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Il primo negozio “nudo” di Lush, a Milano

il primo Lush Naked Shop al mondo nasce venerdì 1 giugno in via Torino, 42 a Milano. il punto vendita del brand si spoglia letteralmente di tutto il packaging per trasformarsi un negozio “unico nel suo genere, un luogo di condivisione e scambio di idee”.

Prima di tutto, sarà un negozio senza imballaggio, nel quale saranno in vendita solo e unicamente prodotti nudi e privi di packaging.
Ma sarà anche luogo di conoscenza e sensibilizzazione verso il problema delle mnacce ambientali, plastica in primis: per tutta l’estate si alterneranno appuntamenti, workshop, talk, proiezioni cinematografiche, installazioni artistiche.

Come sottolineano dall’azienda: “In un momento storico in cui l’inquinamento causato dalla plastica è un problema crescente, cresce anche l’impegno nel cercare alternative efficaci. Il primo Lush Naked Shop al mondo si prepara così ad essere un vero e proprio viaggio alla ricerca di soluzioni verso un futuro privo di plastica.

Colruyt investe 700mila euro per rendere le città più pulite

Una call to action per rendere le nostre città più pulite, ma anche un grande investimento in una campagna di responsabilità sociale: è “Joining hands for less street litter” (uniamo le forze per avere meno spazzatura), il piano quinquennale intrapreso dal gruppo Colruyt, insegna belga.

Ingente l’investimento, di 700mila euro, per allestire isole con bidoni per la raccolta differenziata e pali per fumatori in 220 parcheggi di altrettanti punti vendita. Ma il programma prevede anche poster in punti di vendita, fermate dell’autobus vicino ed etichette su 4 milioni di prodotti: il tutto con l’obiettivo di convincere i clienti, ma anche i dipendenti, a produrre meno spazzatura. Un test effettuato l’anno scorso su 22 punti vendita ha permesso di produrre il 25% di spazzatura in meno.

“Ci siamo focalizzati su un cambiamento di comportamenti a lungo termine. In particolare pensiamo ai rifiuti urbani: tutti pensano che sia logico buttare la spazzatura differenziando a casa propria, ma non quando sono fuori. Dobbiamo cambiare questo atteggiamento urgentemente. L’esperimento con le isole dei bidoni dimostra che ciò è possibile. E vogliamo avere un approccio totale, perché i rifiuti non sono fatti solo di bottigliette di PET e lattine. Con tutti questi sforzi, e insieme ai nostri quasi 30.000 dipendenti, stiamo supportando il governo nella lotta all’immondizia” ha detto Vic De Meester coordinatore della campagna per Colruyt.

Majestic Wine, l’enoteca britannica facile e inclusiva

Un’enoteca che è anche un po’ supermercato, più del genere discount invero, ma con una grande attenzione al consumatore, anche non espertissimo, che si desidera coinvolgere e informare: è Majestic Wine, catena britannica con 211 punti vendita nel Regno Unito.

Poi ci sono le promozioni: si viene più che incoraggiati a comprare vini in cassette da sei, e lo sconto nel qual caso è chiaramente evidenziato, ma in una cassetta si possono inserire anche vini diversi.

I voti dei clienti sono affiancati dal parere dell’esperto.

Le spedizioni sono gratuite (le vendite, ça va sans dire, è anche online). Mentre il grande plus del negozio è la degustazione self service, con un banco che propone varie etichette: si prende un bicchiere e ci si serve da soli, e poi si decide, in piena libertà.

Infine lo staff: amichevole ma competente, e per nulla assillante. Un prerequisito dell’insegna, che si vanta di avere personale “refreshingly down-to-earth”, ovvero senza pretese in modo rilassante (per il cliente)

Già, perché poi le enoteche devono essere luoghi snob e un po’ spocchiosi, che spesso respingono il cliente invece che accoglierlo? Mentre il grande problema del supermercato, oltre all’assortimento, è la mancanza di consiglio.

“Ci sono un sacco di posti dove si può comprare un buon vino, ma ciò che davvero ci esalta sono i vini interessanti: i vini che quando li provi risultano un più speciali. Sono difficili da trovare al supermercato ma noi ne abbiamo a centinaia pronti per essere provai da voi, e non vogliamo che paghiate una fortuna per trovarli. Majestic rende ciò che è interessante abbordabile, in modo che tutti possano goderne” è la filosofia dall’insegna. In fondo, c’è più di un’idea da copiare…

Ekoplaza inaugura ad Amsterdam la prima corsia con prodotti senza plastica

“In questo negozio ci sono 680 prodotti senza plastica, e aumentano di continuo” recita il contatore nel sito di Ekoplaza, catena di prodotti biologici che ad Amsterdam ha inaugurato nell’Ekoplaza LAB con grande fanfara (e una grafica di forte impatto) “la prima corsia di supermercato libera da plastica”.

L’obiettivo è arrivare a un mondo libero di plastica al 100%, “non siamo ancora arrivati, ma accettiamo la sfida”. La soluzione è arrivata grazie a innovativi biomateriali compostabili sviluppati per Ekoplaza LAB. Ci sono molte alternative alla plastica e ce ne saranno sempre di più: vetro, alluminio, carta e biomateriale. Quello sviluppato per Ekoplanet è completamente compostabile e realizzato con fibre vegetali, pasta di legno, cellulosa e acido lattico.  È composto da diversi strati, ognuno con una sua funzione. Può essere usato con rifiuti organici, e si decompone entro 12 settimane. 

Semplice è l’assunto: perché qualcosa di bello, fresco e biologico deve essere confezionato in qualcosa che è innaturale e indistruttibile? Gli imballaggi di plastica di cibo e bevande sono utili solo per alcuni giorni, dopo di che hanno un impatto devastante sul pianeta per secoli. 

L’iniziativa è partita dall’Ekoplaza Lab, ma sarà presto estesa a tutti gli Ekoplaza. 

“Questo è ciò che rende diverso lo shopping in Ekoplaza. Ti rende orgoglioso e ti lascia senza pensieri perché sai che non ci sono sgradevoli effetti collaterali”.

 

Il bancone halal di Iper Tosano

Un intero bancone della macelleria destinato alla carne halal, ovvero consentita per il consumo di chi segue la religione musulmana: lo ha allestito l’iper Tosano di Colle Umberto (Tv) come riporta Oggi Treviso.

La carne Halal deve seguire tutta una serie di procedure in fase di macellazione rigidamente codificate, che sono anche andate incontro a polemiche (anche da parte di associazioni animaliste) e addirittura bandi, come in Vallonia (Belgio), mentre se ne discute in Friuli.

Resta il fatto che in zona la comunità islamica è presente e richiede questo tipo di servizio. Così, pollo, pecora, capra, bovino sono proposti anche nella versione “lecita” (questo significa halal).

Oltre alle complesse procedute di macellazione, questo tipo di carne non deve entrare in contatto con prodotti  “haram”, ovvero vietati, come carne di maiale e l’alcol. E non devono contenere tracce di sangue.

La carne Halal è già da tempo presente nei supermercati e ipermercati Tosano, ma nel punto vendita di Toano (aperto lo scorso novembre) si distingue oer l’ampeizza dll’offerta.

Del resto, e sempre più, i regimi alimentari “altri” – vuoi per scelte etiche – vegetarianesimo, veganesimo,  appartenenza a gruppi religiosi – o per problemi di salute –  intolleranze, allergie, sindromi metaboliche, età – sono sempre più diffuse nella popolazione, come cresce la componete multietnica. Dunque, perché non favorire il cliente, dandogli quello di cui ha bisogno? O addirittura, come si legge nel sito “far sentire chi è lontano da casa un po’ più vicino”? 

 
 

Tesco contribuisce alla lotta a malattie cardiache, diabete e cancro

Immagine ©Licensed to i-Images Picture Agency. 09/01/2018. Tesco Charity Partnership. Foto di Andrew Parsons / i-Images

Tesco, la principale insegna della Gdo britannica, lancia una grande campagna nazionale per la salute attraverso l’alimentazione che punta alla prevenzione in partnership con tre primarie associazioni: the British Heart Foundation, Cancer Research UK, Diabetes UK.

Denominata “Little Helps for healthier living” (piccoli aiuti per una vista più sana) la campagna intende affrontare tre delle principali problematiche per la salute in Occidente: le malattie cardiovascolari, i tumori e il diabete di tipo “.

Nei prossimi quattro anni il retailer con le tre associazioni lavoreranno a una serie di iniziative per “rimuovere le barriere a uno stile di vita sano” rivolgendosi sia ai 300.000 dipendenti dell’insegna sia ai milioni di clienti.

Il primo passo riguarderà il posto di lavoro, dove i dipendenti saranno stimolati a consumare meglio con sconti e pacchetti, check-up gratuiti e la spinta a un atteggiamento positivo.

L’obiettivo e rendere il carrello della spesa più sano, e misurare l’impatto sulal salute a livello nazionale.

 

«Questa è una partnership unica, che mette insieme li talenti e l’esperienza delle principali associazioni per la salute del Regno Unito con il principale distributore alimentare con il fine di affrontare le principali sfide alla salute della nazione. Con British Heart Foundation, Cancer Research UK e Diabetes UK vogliamo aiutare le persone a prendere piccoli passi, seguendo il loro ritmo, per sviluppare abitudini più sane. Utilizzeremo l’energia, l’esperienza e l’audience delle nostre organizzazioni per sviluppare piccoli aiuti che facciano al differenza nel livello di salute del Paese» ha detto Dave Lewis, Chief Executive di Tesco.

Fa notizia la corona natalizia verde e sana di Waitrose

Verde, sana, e pure nel solco della tradizione, molto British, di mangiare cavoletti di Bruxelles a Natale: non ci si crederebbe ma sta facendo notizia la corona natalizia di Waitrose, insegna d’alta gamma della Gdo britannica. Il più contestato tra le brassicacee, bollito e inondato di gravy, il sugo di carne in vasetto, altro caposaldo della cucina britannica tradizionale, in realtà non è proprio amato da tutti gli abitanti del Regno Unito, che negli ultimi decenni hanno parecchio raffinato e diversificato i gusti. Ma Waitrose ha deciso comunque di “trovare un modo inusuale per incorporare la verdura nell celebrazione delle feste, anche per chi lo evita a tavola”.  Come dire, rimaniamo nella tradizione ma evitiamo di mangiarla!

La corona è formata di cavoletti di Bruxelles e rami di pino raccolto da foreste scozzesi cresciute in modo sostenibile, come tutte le corone dell’insegna, e riporta il nome di chi l’ha fatta. Può essere appesa alla porta o usata come centritavola. E i veri e sempre più sparuti appassionati possono anche, dopo le feste, mangiarsene un po’.
«Volevamo creare qualcosa di davvero particolare nella nostra offerta natalizia di ortofrutta. Ci è sembrata una bella opportunità per fare qualcosa di divertente e creativo con i cavoletti» spiega Samantha Brett, buyer ortofrutta di Waitrose.

Come primo obiettivo, la corona ha certamente fatto parlare di sé sulla stampa britannica. E se arriverà il successo di vendite la bizzarra decorazione, per ora proposta in edizione limitata nei punti vendita con un dipartimento Food & Home, il prossima Natale sarà proposta in tutti i supermercati Waitrose

Porta il tuo contenitore da casa: l’invito di Carrefour Belgio per ridurre i rifiuti

Stiamo soffocando in un mare di rifiuti, in particolare di plastica, e Carrefour Belgio prova a dare una soluzione al problema: consente, anzi invita i clienti a portare da casa non solo i sacchetti riutilizzabili, ormai proposti un po’ ovunque nella Gdo, ma anche i propri contenitori riutilizzabili (quelli per riporre gli alimenti in frigo, per intenderci) nei banchi macelleria, gastronomia e pescheria.

Il progetto, partito dall’ipermercato di Bierges ed esteso a tutti i punti vendita del Paese dopo sole due settimane, prevede che il cliente porti da casa il suo contenitore, che sarà calcolato come tara. Una volta pesato il prodotto (un tipo solo per contenitore, per evitare contaminazioni) l’etichetta con il prezzo sarà attaccata al contenitore. Gli addetti al banco possono rifiutare di utilizzare contenitori che risultino poco igienici. Evidente è il risparmio in termini di imballaggio. L’idea è precisamente quella dei negozi che vendono prodotti sfusi, applicata alla vendita servita in un supermercato “tradizionale”.

Lato ortofrutta, è invece partita una sperimentazione per proporre sacchetti di tessuto anziché plastica. Lavabili e riutilizzabili, sono proposti in pacchi di cinque al prezzo di 2,40 euro (60 centesimi l’uno). Da settimana prossima interesserà 15 punti vendita dell’insegna. Le due iniziative sono state lanciate in questi giorni in occasione della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti (che si è svolta dal 20 al 26 novembre).

Cm zero: Ahold Delhaize apre il primo orto sul tetto

Si fa un gran parlare di orti urbani, e Ahold Delhaize Belgio non sta con le mani in mano: ha appena aperto una innovativa “urban farm” di 360 metri quadri sul tetto di uno dei suoi punti vendita a Elsene,  nell’area di Bruxelles. Consiste in un orto con serra, e consentirà ai clienti de supermercato di acquistare verdure cresciute a pochi metri sulle loro teste.

L’obiettivo di offrire prodotti sostenibili, locali e abbattere i costi di trasporto in questo caso è certamente raggiunto.

Per cominciare sono stati piantati cinque tipi di lattuga, tra cui lattughino e crescione, con una produzione che vero la fine della stagione raggiungerà 5.200 piante, ma l’anno prossimo verrano aggiunte anche coltivazioni di pomodori, melanzane e zucchine.

Se il test sarà soddisfacente, l’insegna intende aprire altre urban farms sopra altri punti vendita in futuro.

La Coop svedese fa il rullo di carne smart e green

Un rotolo di carne: pare bizzarro ma è il nuovo imballaggio pensato dalla Coop svedese per i proprio prodotti a marchio, che consente di ridurlo dell’82%, e diminuire le emissioni in fase di trasporto del 31%. A tutto vantaggio dell’ambiente, duramente provato dalla presenza ormai diffusa ed invasiva di un materiale dannoso per la salute di animali e umani (l’ultimo allarme viene da alcune ricerche che hanno rilevato la presenza di microplastiche nell’acqua potabile, e pure nel sale marino).

Ma non è tutto qui: il nuovo packaging permette anche di aumentare la shelf life della carne (si parte dalla trita di manzo, uno dei tagli più popolari, ma sarà presto esteso ad altri tagli di carne), da 7 a 14 giorni. Con ulteriori vantaggi nella lotta alo spreco.

«Il rullo di carne mostra i vantaggi che possono essere ottenuti con un design di imballaggio più intelligente. Per Coop, significa che siamo in grado di trasportare con un minore impatto ambientale la carne trita, che occupa anche meno spazio nei nostri banchi di carne, mentre i nostri clienti devono portare a casa meno plastica e hanno un trito con una durata più lunga» come ha sintetizzato Louise König, responsabile sostenibilità di Coop.

La Coop svedese da tempo lavora per ridurre l’impatto ambientale degli imballaggi dei prodotti a marchio. Già nel 2015, il packaging tradizionale della carne era stato sostituito da confezioni realizzate con il 75% di materiali riciclati. Nello stesso anno, parte della gamma di carne è stata anche imballata con il cosiddetto “skinpack” che ha un impatto ambientale minore.

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