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APRILE/MAGGIO 2017
RIFLESSI DAL FUTURO
PERCORRE SENTIERI ATAVICI, MA SI FA
INCUBATORE DELLA MODERNITÀ: COSÌ
IL VEGANESIMO CONTRASTA L’IDEOLOGIA
CORRENTE, IN CERCA DI UN’AFFERMAZIONE
C
osa più irritante delle manifestazioni
estreme delle varie frange del movimento
vegano è la superficialità con la quale la
nostra business community analizza il fenomeno.
Accantonati il folklore e il clamore suscitati in alcune
occasioni, per capirne gli sviluppi futuri occorre
partire da un’assunzione. Il veganesimo non è una
semplice biforcazione delle antiche variegate subcul-
ture vegetariane. In quanto tale
è destinato a pesare
inmodo notevole sulle abitudini di consumo che
si vanno formando e per questo genererà nuo-
ve, interessanti tendenze
che le aziende rivolte al
mercato potranno sfruttare profittevolmente. Come
hanno ben evidenziatoAndrewPotter e JosephHeat,
le “ribellioni” creano sempre nuovi mercati e dunque
La ribellione
vegana,
accende
il business
di Amagi (Tirelli Associati)
Filosofia e stili
di consumo
Tornando alle filosofie che ispirano il rifiuto della carne, va detto
che il vegetarianesimo nella sua pacatezza cerca l’equilibrio tra il
sé umano e l’essenza spontanea della flora, sino a convergere nella
filosofia del biologismo e del biodinamismo. Al contempo accetta la
sua condizione minoritaria. Il veganesimo non è una precettistica per
una condotta edificante che si ripaga con la pace interiore. Rifiuta
l’atteggiamento assorto dell’individualismo etico
. Aspira, invece,
ad una “elevazione collettiva”
, al di sopra dei limiti angusti della
fisiologia umana definita scientificamente e delle tecnologie correnti,
ciniche e amorali.
Pertanto gli aderenti al movimento vedono legittimato il
loro furore dall’evidenza di un’interminabile crudeltà che
scaturisce da quel “gene egoista” che spinge l’uomo a
divenire il carnefice che sopprime l’elan vitale del mondo
naturale.
A questa intollerabile, sistematica ferocia il
vegano si oppone. Esce dalla solitudine. Si aggrega.
Biasima questo male manifesto
. Si prepara allo scontro
verbale e, a volte, anche a quello fisico.
Il suo programma di riforma del mondo è volto a sradicare la sua
imperante malacondotta. In quanto pensiero mitico il veganesimo
propone allora immediatamente, fulmineamente, spiegazioni totali
ricorrendo all’intuizione e al trasporto psicologico. La sua visione
di una natura ferita ed umiliata dall’incoscienza e dalla malvagità
abominevole dell’uomo carnivoro, arriva a giustificare l’azione (forse
anche violenta) verso chi indugia nel peccato.
Nella sua aspirazione risolutiva tende invece a ripercorrere, (pur se
gran parte dei suoi seguaci ne sono inconsapevoli) il tracciato di
correnti religiose del passato: dal Catarismo eretico al Giainismo e più
in generale alle sette ispirate dalla filosofia Vedica.
Ed è proprio nella
sterminata, antica letteratura indiana che si possono trovare
anche i germi autoritari di questo movimento in pieno sviluppo
. I
Veda celano, infatti, in vari punti anche l’invito a bandire o a uccidere
coloro che uccidono gli animali per cibarsene.
Si potrebbe aggiungere che la visione ecocentrica del veganesimo
appare, sul piano teologico, antagonista al cristianesimo. Eppure
essa cela un potenziale che già oggi sembra essere recepito anche
dal Cattolicesimo, come dimostra la discussa, ultima cele-
brazione “naturalistica” del Giubileo della
Misericordia del 2016.