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In Francia una legge contro lo spreco alimentare nel retail

La grande distribuzione dovrà adoperarsi per evitare lo spreco alimentare (da 20 ai 30 chili all’anno per ciascun cittadino) attraverso donazioni oppure destinando l’invenduto all’alimentazione animale o ad usi agricoli come composto o, ancora, per il recupero di energia. Le medie e grandi superfici a partire dai 400 metri quadrati saranno obbligate a sottoscrivere accordi con una associazione caritatevole allo scopo di facilitare il recupero e la distribuzione di cibo. È quanto stabilisce un voto unanime dell’Assemblea nazionale a tre emendamenti alla legge sulla transizione energetica votata qualche giorno fa.

«Molto bene proibire – ha commentato Michel-Edouard Leclerc, capo dell’omonimo gruppo – ma bisogna organizzare il sistema di raccolta». In particolare Leclerc raccomanda un piano per aiutare le associazioni a dotarsi di frigoriferi e camion per il trasporto e la conservazione del cibo donato. In Italia nulla di tutto ciò, nonostante, secondo alcune stime lo spreco alimentare raggiunga i 76 chili a persona, per un valore di 8 miliardi di euro, secondo Last Minute Market.

«Si tratta di una misura di buon senso – annota il presidente di Qui Foundation Gregorio Fogliani – rispettosa dell’ambiente e dei principi di sussidiarietà, finalmente orientata a combattere alla radice lo spreco. Ad oggi, in Italia, donare l’invenduto è quasi una lodevole eccezione che spaventava non poco gli esercenti e le Onlus per le possibili conseguenze legali. La legge approvata in Francia crea un precedente positivo. Viene finalmente riconosciuto il principio opposto, secondo cui non sprecare è il primo dovere di tutti, e le conseguenze legali saranno semmai nei confronti di chi non lo fa. Questa è una legislazione lungimirante. Qui Foundation, da sola, è riuscita a recuperare 200mila pasti nel 2014, e questi si vanno a sommare ai 500mila recuperati e donati negli scorsi anni. Non possiamo che augurarci di vedere tale norma presto introdotta anche nel nostro Paese».