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12

OTTOBRE/NOVEMBRE 2017

PRIVACY

IL CITTADINO

CONSUMATORE

DEVE DIVENTARE

CITTADINO

DIGITALE E VIVERE

I SOCIAL CON LA

CONSAPEVOLEZZA

DI TROVARSI IN UN

LUOGO PUBBLICO

Utopia

nell’era

dei social

ACCETTANDO LE CONDIZIONI

DELLE SOCIETÀ CHE FORNISCONO

AL DIRITTO DI RISERVATEZZA.

BISOGNA ESSERNE CONSAPEVOLI

di Elena Consonni

N

ell’epoca dell’intelligenza artificiale, in cui

ogni giorno – attraverso l’Internet delleCose,

i mezzi di informazione e i social media –

siamo tutti costantemente connessi, ha davvero ancora

senso parlare di privacy, almeno per come la intende la

legge? Si è interrogato su questo tema

Andrea Trapani

,

giornalista attento alla rete e attratto dalle relazioni

sociali e dalle complicazioni che ne possono nascere,

durante Social Media Week in Rome, evento che si è

tenuto alla Casa del Cinema, nel cuore della Capitale,

nel mese di settembre.

«Il mondo della rete – ha affermato – vive a cavallo tra

usabilità e sicurezza e questo confine è sempre più

labile. I primi tentativi di stare nella rete risalgono alle

prime comunità on line, degli anni Novanta, che per-

mettevano a gruppi sociali di conoscersi, in anonimato.

In quegli anni, Internet non era per le masse, non era

più sicuro di oggi, ma di certo era meno accessibile.

L’attuale usabilità ha reso più facile l’accesso, gestito

tramite mille strumenti, come software e algoritmi che

moderano i contenuti, imparando a conoscere i gusti

dei partecipanti, e rappresentano una vera forma di

Intelligenza Artificiale».

Contratti non negoziabili

Per legge (D. Leg. N. 196 del 30 giugno 2003) il cittadino

ha diritto alla riservatezza delle informazioni personali

e ha la facoltà di impedire che le informazioni siano

divulgate senza autorizzazione. Ma questo, quando si

ha a che fare coi social, ha poco senso, poiché i profili

vengono attivati solo se si accettano (di solito senza leg-

gerle) le clausole che rendono praticamente impossibile

invocare la violazione del libero consenso. «Questo – ha

sottolineatoTrapani – vale ancheper quasi tutte le caselle

e-mail gratuite. Sottoscrivendo il contratto autorizziamo

ad analizzare i nostri testi. Come possiamo chiedere il

dirittoalla riservatezza senoi stessi diamo

consenso all’utilizzodi quello che postia-

mo? È necessario essere consapevoli che

ogni volta che navighiamo veniamo mo-

nitorati e analizzati. L’anonimato in rete

è al massimo una presunzione e l’errore

più comune che si possa commettere è

quello di credere di essere padroni dei

propri contenuti multimediali».

Va anche tenuto conto dell’impossibilità

di aprire un dialogo con le aziende che

detengono i servizi on-line. Si tratta di

pochi operatori con cui di fatto non è

possibile discutere le condizioni contrat-

tuali, non solo da parte di singoli utenti,

ma anche per le grandi aziende. «Tutto

quelloche commentiamo, scriviamoepoi

cancelliamo negli “status” viene tracciato

–ha sottolineatoAndreaTrapani – tantoè

vero che c’è chi afferma che Facebook sia

in grado di capire l’umore e di prevedere

cosa stiamo per scrivere. Esistono già

le tastiere predittive, non è fantascienza

ipotizzare che da quello che iniziamo a

scrivere, Fb sappia cosa stiamo per dire».

Un’ultima cosa, va ricordata: anche se

ci fosse (a lato server) una completa

protezione della privacy, esisterebbero

comunque gli screenshot e la memoria

delle persone. Anche un messaggio can-

cellato dopo un secondo esiste e lascia

una traccia.

«Il Cittadino Consumatore

– ha affermato Trapani – deve diventa-

re Cittadino Digitale e vivere i social

con la consapevolezza di trovarsi in

un luogo pubblico».

S

Andrea Trapani

giornalista