InstoreMag

Buon momento per latte e formaggi italiani ma pesano incognite su energia e clima

Scenario mediamente positivo per il latte e i formaggi italiani: a dirlo è l’Osservatorio di Clal, punto di riferimento per il comparto lattiero caseario e partner di Fieragricola di Verona. Per quanto concerne il latte, i valori alla stalla si stanziano intorno ai 51,50 €/100 kg nella fase attuale, grazie a costi della razione alimentare in parte in flessione (“con i prezzi della soia e della farina di soia che dovrebbero diminuire nei prossimi mesi, mentre i listini del mais potrebbero segnare una tendenza rialzista”, afferma Ester Venturelli di Clal) e a un mercato positivo del Grana Padano anche in chiave di export (+22,67% le esportazioni di Grana Padano e Parmigiano Reggiano nei primi due mesi del 2024). Altrettanto rincuorante l’export dei formaggi italiani, contraddistinto da una crescita delle vendite in volume costante sin dagli anni Novanta, che tra il 2015 e il 2023 ha subito un’accelerazione del 67%.

Le incognite, al momento, restano legate al clima e all’energia, “fortemente connesse allo scenario geopolitico, tuttora instabile a causa della guerra in Ucraina, delle tensioni in Medio Oriente e nello stretto di Hormuz e, in proiezione futura, al possibile ricorso ai dazi come misura protezionistica, elemento che potrebbe complicare l’export agroalimentare” come dichiara Alberto Lancellotti, analista di Clal. A complicare il quadro potrebbero anche essere i cambiamenti climatici. In alcune aree del pianeta infatti, le consegne di latte potrebbero rallentare a causa dell’eccesso di precipitazioni (Nord Europa, Paesi Bassi, Irlanda, Regno Unito, Uruguay e Argentina) o per effetto della siccità (Sicilia, Sardegna, Spagna), influenzando allo stesso tempo le produzioni agricole.

La produzione mondiale di latte, comunque, è in crescita. Secondo le elaborazioni di Clal, le produzioni dei principali Paesi esportatori a livello mondiale (Ue-27, Argentina, Australia, Bielorussia, Cile, Nuova Zelanda, Uruguay, Usa) dovrebbero leggermente aumentare dello 0,39% nel periodo compreso fra aprile e settembre 2024, con una crescita superiore in Unione europea, nell’ordine del +0,44%, trascinata nel Vecchio Continente da Francia, Germania, Polonia, ma anche Italia. Nel contempo però è attesa una polarizzazione della produzione italiana: la nuova geografia delle produzioni che si sta delineando sulla Penisola potrebbe avere effetti in parte destabilizzanti sul mercato del latte spot (il latte in cisterna venduto con contratti di conferimento non superiori ai tre mesi). Se fra gennaio e febbraio di quest’anno le consegne di latte in Italia sono salite dello 0,7% a 2.193.505 tonnellate, il Nord ha segnato un’accelerazione dell’1,6% (con una produzione di 1.921.885 tonnellate), mentre il Centro e il Sud-Isole hanno perso rispettivamente il -4,8% e il -4,7% tendenziale. In termini concreti significa che al Centro-Sud mancano circa 50 cisterne di latte alla settimana rispetto alla domanda 2023, che vengono acquistate dal Nord Italia, innescando rialzi sul mercato del latte spot. Lo conferma il balzo (+6,32%) segnato in Borsa merci a Verona – riferimento su scala nazionale – dal latte spot lo scorso 20 maggio rispetto alla quotazione della settimana precedente, che ha raggiunto i 50,50 €/100 chilogrammi.