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Mercato lattiero-caseario, aumentano i prezzi all’ingrosso

A partire dallo scorso mese di maggio, nel mercato lattiero-caseario italiano si sta registrando una fase di aumento dei prezzi all’ingrosso. Il dato emerge dall’analisi mensile sui prodotti lattiero-caseari condotta da Unioncamere, in collaborazione con BMTI. Nel caso specifico del latte spot (il prodotto sfuso in cisterna scambiato al di fuori dei contratti di fornitura tra allevatori e industria), si tratta di un recupero avvenuto dopo i ribassi registrati nei primi mesi dell’anno, che ha risentito anche del calo della produzione, fattore che tipicamente si registra durante la stagione estiva. I prezzi rilevati dalle Camere di commercio si sono attestati, a fine giugno, sui 0,56 €/l, in crescita del +5% rispetto allo scorso anno.

Tra i formaggi DOP, nelle ultime settimane sono aumentati i prezzi all’ingrosso del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano, anche grazie al buon andamento della domanda estera. Nel primo trimestre dell’anno le esportazioni complessive dei due formaggi DOP, infatti, sono cresciute in volume del +15,1% rispetto allo stesso periodo del 2023 (+9,8% in valore), registrando in particolare un incremento del +23,3% sui mercati extra Ue-27, dove spiccano le maggiori quantità esportate dirette negli Stati Uniti (+28,3%) e in Canada (+54%). I prezzi all’ingrosso del Grana Padano stagionato 20 mesi rilevato nei listini delle Camere di commercio si sono attestati sugli 11,40 €/kg (+13% rispetto a dodici mesi fa). Crescita meno marcata per il Parmigiano Reggiano, con i prezzi saliti sui 12,40 €/kg (+6% su base annua).

Tra le materie grasse derivate dal latte, dopo un’ulteriore crescita nella prima parte di giugno, si sono registrati dei segnali di assestamento per i prezzi all’ingrosso del burro, sebbene le quotazioni registrate a fine mese rimangono comunque in rialzo del +45% rispetto a un anno fa, confermando il prezzo di 6,55 €/kg per il burro prodotto con crema di latte.

Buon momento per latte e formaggi italiani ma pesano incognite su energia e clima

Scenario mediamente positivo per il latte e i formaggi italiani: a dirlo è l’Osservatorio di Clal, punto di riferimento per il comparto lattiero caseario e partner di Fieragricola di Verona. Per quanto concerne il latte, i valori alla stalla si stanziano intorno ai 51,50 €/100 kg nella fase attuale, grazie a costi della razione alimentare in parte in flessione (“con i prezzi della soia e della farina di soia che dovrebbero diminuire nei prossimi mesi, mentre i listini del mais potrebbero segnare una tendenza rialzista”, afferma Ester Venturelli di Clal) e a un mercato positivo del Grana Padano anche in chiave di export (+22,67% le esportazioni di Grana Padano e Parmigiano Reggiano nei primi due mesi del 2024). Altrettanto rincuorante l’export dei formaggi italiani, contraddistinto da una crescita delle vendite in volume costante sin dagli anni Novanta, che tra il 2015 e il 2023 ha subito un’accelerazione del 67%.

Le incognite, al momento, restano legate al clima e all’energia, “fortemente connesse allo scenario geopolitico, tuttora instabile a causa della guerra in Ucraina, delle tensioni in Medio Oriente e nello stretto di Hormuz e, in proiezione futura, al possibile ricorso ai dazi come misura protezionistica, elemento che potrebbe complicare l’export agroalimentare” come dichiara Alberto Lancellotti, analista di Clal. A complicare il quadro potrebbero anche essere i cambiamenti climatici. In alcune aree del pianeta infatti, le consegne di latte potrebbero rallentare a causa dell’eccesso di precipitazioni (Nord Europa, Paesi Bassi, Irlanda, Regno Unito, Uruguay e Argentina) o per effetto della siccità (Sicilia, Sardegna, Spagna), influenzando allo stesso tempo le produzioni agricole.

La produzione mondiale di latte, comunque, è in crescita. Secondo le elaborazioni di Clal, le produzioni dei principali Paesi esportatori a livello mondiale (Ue-27, Argentina, Australia, Bielorussia, Cile, Nuova Zelanda, Uruguay, Usa) dovrebbero leggermente aumentare dello 0,39% nel periodo compreso fra aprile e settembre 2024, con una crescita superiore in Unione europea, nell’ordine del +0,44%, trascinata nel Vecchio Continente da Francia, Germania, Polonia, ma anche Italia. Nel contempo però è attesa una polarizzazione della produzione italiana: la nuova geografia delle produzioni che si sta delineando sulla Penisola potrebbe avere effetti in parte destabilizzanti sul mercato del latte spot (il latte in cisterna venduto con contratti di conferimento non superiori ai tre mesi). Se fra gennaio e febbraio di quest’anno le consegne di latte in Italia sono salite dello 0,7% a 2.193.505 tonnellate, il Nord ha segnato un’accelerazione dell’1,6% (con una produzione di 1.921.885 tonnellate), mentre il Centro e il Sud-Isole hanno perso rispettivamente il -4,8% e il -4,7% tendenziale. In termini concreti significa che al Centro-Sud mancano circa 50 cisterne di latte alla settimana rispetto alla domanda 2023, che vengono acquistate dal Nord Italia, innescando rialzi sul mercato del latte spot. Lo conferma il balzo (+6,32%) segnato in Borsa merci a Verona – riferimento su scala nazionale – dal latte spot lo scorso 20 maggio rispetto alla quotazione della settimana precedente, che ha raggiunto i 50,50 €/100 chilogrammi.

Gorgonzola, bilancio positivo per il 2023 anche sul fronte export

In occasione dell’Assemblea annuale dei soci del Consorzio Gorgonzola Dop, sono stati presentati i dati di produzione, export e consumi 2023. La produzione ha raggiunto 5.178.975 forme con una crescita del 2,59%, pari a 130.664 forme in più rispetto al 2022. Rispetto al 2021, invece, la produzione è leggermente calata (-1.54%, pari a 79.853 forme in meno). Nella distribuzione regionale, nel 2023 il Piemonte ha segnato +3,58% per un totale di 3.757.088 forme prodotte, mentre la Lombardia ha consolidato il dato dell’anno precedente con 1.421.887 forme (+0,07%). Leggera flessione per la tipologia piccante (-2,47%, 617.039 forme) che copre l’11,86% della produzione totale. La tipologia bio raggiunge quota 50.257 forme (pari allo 0,97% della produzione totale) e cresce del 19,02% recuperando così il terreno perso nel 2022.

Sul fronte dei consumi, lo scorso anno per il Gorgonzola si è chiuso con una negatività ed è stata la tipologia piccante a perdere percentualmente più volumi con quasi 400.000 acquirenti in meno e un acquisto medio in calo (fonte Gfk). Sopra la media gli acquirenti del Nord, soprattutto Nord-Ovest, dove si registrano anche le maggiori quantità acquistate. Le famiglie di classe socio-economica alta o medio-alta, con 2 componenti e con RA (responsabile acquisto) > di 55 anni e senza bambini, sono quelle che mostrano la maggiore concentrazione e i più alti livelli di acquisto medio. Nei canali d’acquisto il supermercato registra i valori più elevati, sia in termini di volumi (55,2%) che a valore (55,5%). Segue il discount (vol. 19,5%; val. 17,3%), mentre è meno apprezzato dai consumatori di Gorgonzola Dop il “tradizionale specializzato” che tuttavia consolida la sua posizione all’1,5% del valore.

Per quanto concerne l’export, è stata mantenuta una posizione di prestigio sui principali mercati internazionali. Nel 2023 l’export di Gorgonzola è cresciuto dell’1,1%, per un totale di 24.982 tonnellate esportate di cui 21.422 intra-UE (+0,8%) e le restanti 3.559 extra-EU (+2,9%). In dettaglio, Germania e Francia, con oltre 11k tonnellate, rappresentano il 44,6% delle esportazioni totali restando sostanzialmente stabili rispetto al 2022 (Francia -0,41%; Germania -1,4%). Menzione d’onore per Giappone (533.781 kg, +15,76%) e Polonia (1.216.583 kg, +14,94%). In totale, sono 90 gli Stati nel mondo dove si consuma il Gorgonzola con una copertura di quasi il 50% del pianeta. Anche nel 2024 l’export cresce: del 6,1% all’interno dell’UE e del 16% nel resto del mondo (dati Clal aggiornati a febbraio 2024).

Come commentato dal Presidente Antonio Auricchio, i dati raccolti hanno dimostrato una resilienza del settore caseario italiano in un contesto economico globalmente molto difficile: “L’incremento dei costi delle materie prime e l’inflazione, che si ripercuote su chi produce e su chi acquista, è una delle principali sfide che stiamo affrontando con strategie mirate per contenere i costi senza compromettere la qualità del prodotto finale. Un punto su cui non transigo perché quello che ci differenzia dalle imitazioni è proprio l’altissima qualità e la sicurezza dei nostri prodotti certificati. Su questo non dobbiamo fare mai neanche il più piccolo passo indietro” sostiene Antonio Auricchio.

L’attenta gestione delle risorse, l’ottimizzazione della filiera produttiva e la valorizzazione della tradizione casearia italiana sono oggi priorità fondamentali per i formaggi DOP e IGP che, con 590mila tonnellate prodotte nel 2023 (+11,6% rispetto all’anno precedente) e 5,2 miliardi di euro di valore alla produzione, pongono l’Italia al terzo posto tra i principali produttori caseari europei, dopo Germania e Francia (dati Afidop). “Abbiamo recuperato più della metà di quanto avevamo perso nel 2022 e lo abbiamo fatto in un momento di difficolta per tutto il settore e anche quest’anno promette bene. Nei primi quattro mesi del 2024 la produzione è stata di 1.775.190 forme, con un aumento dello 0,86% rispetto al 2023 e dell’8,18% rispetto al 2022″ aggiunge Auricchio.

Con oltre 630mila menzioni, il Gorgonzola è il formaggio DOP italiano più citato su Instagram ed è recentemente sbarcato su TikTok con un profilo tutto suo in cui sono condivise ricette e curiosità pensate per un pubblico ancora più giovane e internazionale. Promuovere il prodotto vuol dire anche essere presenti online. Il Consorzio ha costruito negli ultimi anni una piattaforma imponente composta da un sito ufficiale, un canale YouTube con videoricette e profili social tutti declinati in ben 11 lingue e movimentati con campagne internazionali. “Quest’anno puntiamo molto sui ristoratori: come AFIDOP abbiamo sottoscritto insieme a Fipe le linee guida per una corretta valorizzazione dei formaggi certificati all’interno dei menu. Le linee guida sono a disposizione di tutti i ristoratori con consigli di servizio, caratteristiche organolettiche e storia dei prodotti caseari italiani DOP e IGP” conclude Auricchio.

Banco assistito, un touch point per fidalizzare il cliente della Gdo

Nel corso del 2023 il progressivo aumento dell’inflazione ha inciso notevolmente sul comportamento di acquisto del comparto salumi e formaggi che ha registrato una regressione dei prodotti preconfezionati il cui costo euro/kg ha iniziato a essere percepito come troppo elevato a beneficio di quelli serviti al banco. Il ritorno dei consumatori al banco taglio rappresenta, sia per le aziende del settore food sia per la Gdo, una nuova importante sfida e un’opportunità da cogliere. Ci si chiede quindi come questo trend possa cambiare le strategie di brand di insegne della Gdo e delle industrie del food.

Valeria Ortolani, CEO dell’agenzia di comunicazione padovana Ocalab, spiega quali sono gli elementi che è necessario tenere in considerazione nelle strategie di posizionamento e di comunicazione per la Gdo e l’industria: “La generazione Z incide profondamente sui consumi e richiede ai brand un notevole sforzo per assecondare le proprie esigenze. I dati ci dicono che il 67% è aperto a sperimentare nuovi prodotti e per legarsi a un marchio deve trovare in esso una profonda e autentica connessione. La sostenibilità è considerata da questa generazione un fattore imprescindibile e non un mero elemento distintivo e la reputazione di una marca viene attentamente studiata prima di effettuare un acquisto. Oggi le aziende devono scegliere autenticamente chi sono e devono diventare rilevanti anche a livello sociale. Il tempo dei “secondo me” è finito: serve capacità di ascolto e di raccolta dati sui quali costruire la propria strategia di brand, ponendo sempre più il consumatore con i suoi desideri e i bisogni al centro di ogni scelta di business”.

I dati emersi dai trend del 2024 dimostrano infatti che i consumatori sono alla ricerca di brand con uno scopo più profondo, che vada oltre al prodotto e alla comunicazione: l’innovazione diventa trainante, così come la capacità di sfidare le logiche tradizionali e dare risposte diverse ai nuovi bisogni. La reputazione e la capacità di comunicare in maniera naturale e spontanea sono le leve che più influenzano il desiderio di acquisto non solo della generazione Z ma di tutti i consumatori.

Strategie di branding per la Gdo
Per la Gdo è importante lavorare sulla customer experience e il banco assistito può diventare un touch point fondamentale per creare una relazione forte e fidelizzare il cliente. Per farlo sono 4 le leve su cui è possibile intervenire strategicamente:

1. la scelta dell’assortimento: una maggiore varietà di prodotti consente di intercettare le diverse esigenze dei consumatori e di distinguersi dai competitor.
2. la trasformazione del banconiere da tecnico a vero e proprio testimonial del brand: avendo il contatto diretto con i clienti, il banconiere dovrebbe essere formato non solo dal punto di vista tecnico ma anche relazionale, per trasmettere ai consumatori i valori del brand che rappresenta e, allo stesso tempo impostare la vendita secondo indicazioni comuni. Creare un’accademia a loro dedicata potrebbe essere un’idea importante da sviluppare.
3. la selezione di un packaging in linea con il proprio posizionamento: dal colore, al materiale, passando per la tipologia di incarto, il packaging può essere utilizzato dalla Gdo a livello di comunicazione per trasmettere la propria identità e messaggi differenti al consumatore.
4. l’utilizzo di strumenti digitali: per coinvolgere il cliente e migliorare la sua esperienza all’interno del supermercato è possibile servirsi di tecnologie capaci di far dialogare il mondo online con quello offline. Alcuni esempi possono essere schermi interattivi ed installazioni supportate dall’AI, capaci di dare consigli di acquisto ed informazioni aggiuntive sui prodotti.

Strategie di branding per l’industria
Alle industrie alimentari spetta un maggiore sforzo, in quanto hanno un limitato perimetro di azione al banco assistito. Ad esempio, non è permesso loro di utilizzare un packaging o una tipologia di incarto personalizzata o di fornire una formazione specifica ai banconieri. Tuttavia, le leve su cui è possibile lavorare sono la brand awareness e la brand reputation, che non rappresentano più un’opzione ma un’attività necessaria per creare connessioni ed essere scelti dai consumatori. Come? Attraverso la comunicazione dei valori, dell’identità e della reputazione dell’azienda e l’impegno intrapreso in azioni di sostenibilità e innovazione.

Sabelli acquisisce Stella Bianca ed entra nel mercato dei freschi spalmabili

Sabelli e Mila – Latte Montagna Alto Adige hanno firmato un accordo vincolante per la cessione di Stella Bianca, azienda specializzata nella produzione di stracchino, robiola, caprino, formaggi spalmabili freschi e solo da latte 100% italiano. Il closing dell’operazione è previsto entro il prossimo mese di giugno.

L’acquisizione di Stella Bianca rientra in un processo di ampliamento del gruppo Sabelli su segmenti adiacenti rispetto al core business principale. L’investimento inoltre ha come obiettivo l’ulteriore accelerazione del progetto di sviluppo del gruppo con un ingresso importante nella divisione formaggi freschi spalmabili, in grado di permettere a Sabelli di diventare un punto di riferimento sul versante della produzione conto terzi, e fornendo al contempo dello spazio ulteriore di visibilità e costruzione della marca Sabelli. A seguito dell’operazione, il fatturato del gruppo Sabelli si attesterà a oltre i 320 milioni di euro con un ebitda di oltre 41 milioni di euro. L’operazione rappresenta una grande opportunità anche per tutti i collaboratori e gli stakeholder di entrambe le società, in virtù della forte complementarità e delle numerose opportunità congiunte di sviluppo nell’ambito della distribuzione e nei piani di ricerca & sviluppo di lungo periodo.

Simone Mariani e Angelo Davide Galeati

“L’acquisizione di Stella Bianca fa parte di un ampliamento su segmenti adiacenti rispetto al business delle paste filate, processo che ha visto un’importante accelerazione già nel 2016, con l’acquisizione dell’azienda Trevisanalat che ha permesso a Sabelli di diventare il secondo polo in Italia per la produzione di mozzarella. Analogamente, l’operazione Stella Bianca si pone come obiettivo l’ingresso nel mercato dei freschi spalmabili, guadagnando una posizione di leadership sul versante della produzione conto terzi e fornendo spazio ulteriore di visibilità e costruzione della marca Sabelli” commenta Simone Mariani, CEO di Sabelli.

Gli fa eco Angelo Davide Galeati, CEO di Sabelli: “L’acquisizione di Stella Bianca intende consolidare la reputazione del Gruppo come fornitore di prodotti di alta qualità per la marca privata e al tempo stesso apre l’opportunità per Sabelli di guadagnare spazio in uno scaffale adiacente, ove possibile presentarsi come il brand specialista del fresco. Questi scaffali si caratterizzano per una forte specializzazione verticale di prodotto da cui i marchi difficilmente riescono a discostarsi, evolvendo in nuove categorie. Con questa acquisizione Sabelli, forte della credibilità assunta negli anni sulle mozzarelle prima e su burrate e stracciatelle poi, punterà a diventare il brand affidabile di riferimento anche per tali categorie”.

Sabelli è stata affiancata da BPER Corporate & Investment Banking con un team guidato da Luca Accerenzi e Matteo Riboldi (M&A Advisor) coadiuvato da Antonio De Luca (Investment Banking Coverage), Studio Legale Giovanardi con Prof. Paolo Benazzo e Avv. Marco Sola, Fava e associati con Avv. Sonia di Lorenzo, LDL Law con Avv. Loredana di Lorenzo.

Taleggio, produzione stabile nel 2023 ma flette l’export (-10,5%)

Il Consorzio Tutela Taleggio ha ufficializzato il bilancio del 2023, un’annata ancora contraddistinta da problematiche internazionali e ambientali ma che, tuttavia, ha mantenuto sostanzialmente risultati analoghi a quelli dell’anno precedente.

Nel corso del 2023 la produzione di Taleggio D.O.P. (pari a 8.791.936 chilogrammi) ha registrato un pareggio rispetto all’anno 2022 (8.791.535 chilogrammi). È aumentata la produzione destinata al mercato nazionale mentre sono calate le esportazioni del 10,5%. Il valore di queste ultime, pari a 2.306.557 chilogrammi, si attesta al 26,2% del totale della produzione di cui il 65,9% (tonnellate 1.521) viene assorbito dal mercato UE mentre il restante 34,1% (tonnellate 786) si colloca sul mercato extra UE. La Francia è il primo Paese per esportazione seguita dagli Stati Uniti, dalla Germania e dal Belgio. Si segnala una sensibile crescita di esportazione di Taleggio D.O.P. nel Regno Unito che, superando la Svizzera, si posiziona nel 2023 al secondo posto della classifica di importatori fuori dall’area UE.

Nel 2023 il Consorzio Tutela Taleggio ha partecipato a un progetto sperimentale – avviato da AFIDOP con il supporto tecnico di Griffeshield, realtà specializzata in nuove tecnologie informatiche a difesa della proprietà industriale, e del Comando dei Carabinieri Tutela Agroalimentare – con l’obiettivo di verificare il corretto utilizzo online di nove Denominazioni di Origine Protetta nell’ambito della ristorazione. Dal progetto è emerso un dato interessante ed emblematico in termini di consumo, diffusione e gradimento della D.O.P. casearia: l’indicazione “Taleggio” è citata sui menù di ristoranti dislocati in ben 103 diverse province italiane, a indicazione di una capillare diffusione territoriale del formaggio, apprezzato e utilizzato nel settore Horeca anche al di fuori della sua area di produzione.

“Le iniziative di comunicazione intraprese durante il 2023 hanno avuto come obiettivo lo sviluppo di una nuova strategia di comunicazione e di una nuova campagna multicanale e integrata, allo scopo di aumentare la conoscenza e l’utilizzo del Taleggio per intercettare un pubblico giovane, anche attraverso una strategia social e di influencer marketing. Per quanto riguarda l’estero, abbiamo puntato principalmente su Francia, Spagna e Germania al fine di consolidare la conoscenza e la diffusione del formaggio Taleggio Dop presso i professionisti e i consumatori francesi e spagnoli. In Germania non è mancata la consueta partecipazione all’edizione 2023 di Anuga ed è già a calendario la nostra presenza al SIAL Paris 2024 prevista per il prossimo autunno” ha detto Lorenzo Sangiovanni, Presidente del Consorzio Tutela Taleggio.

Regge l’export del Gorgonzola: nel 2023 crescita in valore del 15,5%

In merito all’export caseario del 2023, il Gorgonzola Dop ha tenuto bene a volume ed è cresciuto a valore. Nel dettaglio le esportazioni sono cresciute dell’1,1% per un totale di 24.982 tonnellate, pari a 2.081.834 di forme esportate, con un incremento a valore di circa 202 milioni di euro in crescita del 15,5% rispetto all’anno precedente (fonte Clal).

Il Gorgonzola DOP rimane così uno dei formaggi italiani più conosciuti all’estero con una diffusione in 91 Paesi in tutto il mondo e una percentuale di prodotto esportato sulla produzione totale 2023 (5 milioni 179mila forme) che, come l’anno precedente, si attesta intorno al 40%.

Con 1.785.167 forme, l’Unione Europea assorbe gran parte dell’export. Sostanzialmente stabile la quota diretta ai primi due Paesi importatori in assoluto, Francia (485.803 forme) e Germania (442.800), seguiti dalla Spagna (155.164) dove si registra una crescita dell’8%. Ottime le performance di Macedonia (+89%), Bosnia-Erzegovina (+51%), Norvegia (+40%), Ucraina (+28%) e Polonia (+15%).

Cresce del 2,9% l’export di Gorgonzola Dop verso il resto del mondo raggiungendo quota 296.583 forme. Lo scorso anno sono andate in Svizzera 85.465 forme. Il Regno Unito, che torna a crescere (+8%) per la prima volta dopo Brexit, è stato destinatario di 44.347 forme. Fuori dai confini fisici del continente europeo il Giappone si conferma per il terzo anno consecutivo primo Paese importatore extra UE (44.482 forme) con una crescita del 15%, seguito dagli USA (32.738, +1,56%). Ottime le performance di Indonesia (+147%), Costa Rica (+48%), Hong Kong (+40%).

Quattro nuovi formaggi bio per il Caseificio Fratelli Castellan

Stracchino, robiola, ricotta e caciotta: sono questi i formaggi freschi della nuova linea biologica a marchio “Assaggi del Piave” del Caseificio Fratelli Castellan, che così risponde alle esigenze del consumatore sempre più attratto da prodotti che provengono da filiere controllate e garantite.

Stracchino e robiola bio sono disponibili anche senza lattosio. Il latte proviene da una azienda agricola biologica del territorio, a pochi chilometri di distanza dal caseificio trevigiano, per garantire formaggi bio di qualità ed espressione di un territorio di antichissima vocazione casearia. La lavorazione artigianale e senza conservanti avviene nel caseificio certificato Bio Valore Italia da qualificati maestri casari che custodiscono passioni e competenze.

Sul piano organolettico lo stracchino bio e la robiola bio presentano un gusto più dolce che rimanda al latte. La ricotta bio realizzata con il siero della lavorazione sprigiona un sapore intenso. La caciotta bio invece ha una pasta più cremosa ed è adatta ai numerosi utilizzi delle cucine domestiche e dei locali del fuoricasa.

Il Caseificio Fratelli Castellan esporrà la nuova linea biologica a Parma, al Cibus 2024, nel suo stand A 055 padiglione 2.

Annata fruttuosa per il Gorgonzola Dop, prodotte oltre 5 milioni di forme

Per il Gorgonzola Dop il 2023 si è chiuso con 5.178.975 forme prodotte con un aumento del 2,59% rispetto all’anno precedente. Le trentanove aziende associate al Consorzio, dislocate nelle quindici province di produzione a cavallo tra Piemonte e Lombardia, hanno prodotto 130.664 forme in più rispetto al 2022, ma è il Piemonte a trainare la crescita con 3.757.088 forme totali nel 2023 (+3,58%).

Relativamente alle tipologie, la produzione di Gorgonzola Dop di tipo piccante lo scorso anno si è fermata a 614.039 forme pari all’11,86% del totale, in calo del 2,47% rispetto al 2022. Diminuisce anche il prodotto fresco destinato alla vendita al cucchiaio (-25,21%), mentre decisamente positivo è il dato relativo al Gorgonzola proveniente da agricoltura biologica che cresce del 19%, pari a 8.032 forme in più prodotte nel 2023.

“Dopo la battuta d’arresto del 2022, la produzione di Gorgonzola Dop è tornata a un deciso segno positivo con oltre 130mila forme in più prodotte lo scorso anno” commenta Antonio Auricchio, Presidente del Consorzio Gorgonzola Dop. “Abbiamo recuperato più della metà di quanto avevamo perso nel 2022 e lo abbiamo fatto in un momento di difficoltà con un’agricoltura in sofferenza a causa dei cambiamenti climatici e una situazione internazionale segnata da disastrosi conflitti bellici in tutto il mondo con ripercussioni anche sulle tradizionali vie commerciali.

Anche le esportazioni sono andate molto bene e al momento sono sostanzialmente stabili. Attendo di vedere i dati dell’ultimo trimestre per pronunciarmi, ma posso dire che a livello globale devono ancora crearsi le condizioni favorevoli ai nostri prodotti. Penso, ad esempio, al fatto che i dazi sulle importazioni in USA sono stati finora congelati e mai cancellati. Inutile dire che un cambio di rotta, in vista delle elezioni americane di quest’anno, per noi sarebbe disastroso”.

Come si diventa Battitore del Consorzio Parmigiano Reggiano

Per il terzo anno consecutivo, il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha tenuto lo stage di taratura dei martelli presso i Magazzini Generali Fiduciari del Gruppo Montepaschi a Suzzara (Mantova). L’appuntamento ha visto come protagonisti i 25 battitori del Consorzio, le figure chiamate a “espertizzare” ogni singola forma della Dop prima che venga immessa sul mercato, provenienti dalle cinque province della zona d’origine (Parma, Reggio Emilia, Modena, Mantova alla destra del fiume Po e Bologna alla sinistra del fiume Reno). L’appuntamento è stato anche l’occasione per annunciare la nomina di un nuovo battitore, Andrea Pasquali per la provincia di Parma, e la promozione a battitore senior di Tommaso Emiliano Bertani Pecorari per la provincia di Reggio Emilia.

I 25 esperti si sono dedicati alla tradizionale battitura per la selezione delle forme sotto la supervisione del servizio istituzionale del Consorzio, dei segretari di sezione e del personale dell’Organismo Controllo Qualità Produzioni Regolamentate per la vita delle Dop. Il Parmigiano Reggiano è l’unica Dop al mondo a prevedere il controllo di ogni singola forma da parte di tecnici specializzati consortili. Il battitore espertizza le forme affidandosi a un particolare martelletto, a una tecnica appresa in anni esperienza e formazione, e soprattutto alla sua sensibilità, al suo talento e alla sua passione. Battendo ripetutamente il martelletto sulla forma, ascoltandone il suono e percependone le vibrazioni, è in grado di capire quali e quante possibili “imperfezioni” ci siano all’interno. Il lungo percorso formativo per diventare battitori è affidato al Consorzio del Parmigiano Reggiano e per accedervi è necessario il possesso di un diploma di scuola media superiore. I primi tre anni sono dedicati all’apprendistato, in cui gli allievi seguono una formazione teorica e pratica affiancando i battitori senior sul campo. Imparano quali e quanti sono i caseifici del territorio e i magazzini di stagionatura, come girare una forma, come riconoscere le rotture nella pasta, quali “strappi”, “occhi”, “tagli”, “bolle”, o correzioni sulla crosta e, ovviamente, come usare il martello: dove battere la forma, quanti colpi dare, per quanto tempo, con quale cadenza. Il martello è uno strumento abbastanza semplice in sé, ma occorrono grande sensibilità ed esperienza per saper cogliere anche le più piccole differenze di suono. Nessuna macchina potrebbe mai sostituire l’orecchio del battitore.

Dopo il periodo di apprendistato, sono i battitori senior a giudicare gli allievi che, se idonei, possono proseguire il percorso di formazione affiancandoli come battitori junior per diventare, dopo altri tre anni, a loro volta senior. Ma la formazione non si esaurisce qui. Seguono le diverse specializzazioni, che possono durare anche 9 anni: per l’espertizzazione del Parmigiano Reggiano Prodotto di Montagna, per il Premium, per il 40 mesi, per l’export. Infine, ai battitori che si siano distinti per l’esperienza e la lunga durata del servizio, viene assegnato il titolo onorifico di battitore decano.

I cinque battitori delle province di Bologna e Modena sono Andrea Aguzzoli (battitore), Mariano Bortolai (senior), Davide Campana (senior), Enzo Marcolini (senior) e Paolo Pritoni (senior).

I due battitori della provincia di Mantova sono Elia Maioli (battitore) e Sante Spiaggiari (senior).

Gli otto battitori della provincia di Parma sono Mattia Bertinelli (battitore), Francesco Di Noto (senior), Fulvio Galloni (decano), Claudio Maffina (decano), Matteo Mori (battitore), Andrea Pasquali (battitore), Federico Rotelli (senior) e Costantino Vernizzi (decano).

I dieci battitori della provincia di Reggio Emilia sono Tommaso Emiliano Bertani Pecorari (senior), Matteo Bettuzzi (battitore), Michele Bossari (battitore), Daniel Chiesi (battitore), Luciano Ferrari (decano), Renato Giudici (decano), Giovanni Marconi (battitore), Renello Reverberi (decano), Fabio Salsi (decano) e Alessandro Stocchi (battitore).

“Quando si pensa alla lavorazione della nostra Dop, raramente si riflette sul fatto che l’udito è un senso fondamentale nella produzione del Parmigiano Reggiano” dichiara Nicola Bertinelli, Presidente del Consorzio. “Il talento dei nostri battitori nel comprendere come un suono o una vibrazione si traducano nell’uniformità o in un potenziale difetto del formaggio è un’arte che nessuna macchina, per quanto sofisticata essa sia, può replicare. Come per gli elementi di un’orchestra, diventare battitore è un’arte che richiede studio, applicazione e una propensione naturale. Come Consorzio siamo orgogliosi dei nostri “musicisti”, che danno un contributo fondamentale nel rendere il Parmigiano Reggiano ciò che è: un simbolo unico, inimitabile e amato in tutto il mondo delle eccellenze Made in Italy”.

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