Sephora si è allargata all’interno del Centro Commerciale Nave de Vero di Marghera spostando il suo store in uno spazio collocato al piano terra della struttura. Situato in Via Pietro Arduino 20, il nuovo negozio si estende su 320 metri quadri ed è stato pensato per accogliere i clienti in un ambiente moderno e luminoso.
All’interno dello store, i clienti possono trovare la gamma di prodotti Sephora Collection, tra makeup, skincare, haircare e accessori, oltre a novità e brand come Charlotte Tilbury, Rare Beauty, Huda Beauty, Sol de Janeiro, Fenty Beauty, Pat McGrath Labs, Anastasia Beverly Hills, Drunk Elephant e molti altri. Non manca l’area consulenza dedicata, dove i Beauty Advisor offrono supporto su misura, consigliando prodotti e routine personalizzate.
Il nuovo store di Marghera ambisce ad affermarsi come una nuova destinazione beauty nel territorio veneto, proponendo un modello di retail esperienziale, che mira a valorizzare la scoperta e la sperimentazione.
Nata nel 1969 a Limoges, in Francia, la catena Sephora opera in 35 mercati con 50.000 dipendenti e conta oltre 3.000 negozi, di cui circa 130 in Italia, a cui si aggiungono le piattaforme digitali e il sito e-commerce. L’offerta comprende oltre 500 marchi e la private label Sephora Collection. Dal 1997 fa parte del gruppo LVMH.
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Nuovo store a Marghera per Sephora
Filiera lattiero casearia, crescono l’export e la fiducia degli italiani
Numeri da record per la filiera lattiero casearia, con 7,1 miliardi di euro di valore realizzato dalla fase di allevamento e 21,8 miliardi di euro nella successiva trasformazione. Questa seconda fase ha fatto registrare un aumento del 9% nell’ultimo anno, confermando il primato in termini di fatturato nell’ambito dell’industria alimentare. A fare da traino sono le esportazioni: lo scorso anno ha visto un risultato straordinario – 5,4 miliardi euro di giro d’affari e 660 mila tonnellate inviate oltreconfine – e il primo semestre 2025 ha fatto registrare un +15,7% in valore e un +5% in volume.
L’Italia si posiziona al quinto posto tra i produttori di latte bovino in ambito UE, con oltre 13.000 tonnellate consegnate, 23.000 allevamenti e circa 1,7 milioni di vacche. Nel 2025 la produzione di latte è in calo (-0,6% nel periodo gennaio-luglio), a fronte di prezzi alla stalla mediamente in crescita (+15% nel periodo gennaio-agosto) sostenuti dalle quotazioni all’ingrosso dei principali formaggi della tradizione.
IN RECUPERO LA DOMANDA INTERNA
La spesa delle famiglie italiane per i prodotti lattiero caseari – che incide per circa il 14% sullo scontrino medio – fa segnare un deciso recupero nel corso del 2025, con una maggiore propensione da parte dei consumatori a riempire il carrello con formaggi freschi (+5,7% in volume nei primi sette mesi) e yogurt (+6%). All’opposto sempre meno latte fresco, complici dinamiche socio-demografiche e cambiamento di abitudini e preferenze.
Questo è il quadro delineato da Ismea, sulla base degli ultimi dati presentati in occasione di “Think Milk, Taste Europe, Be Smart”, la campagna di promozione di latte e derivati, promossa dal settore lattiero-caseario di Alleanza delle Cooperative Italiane, realizzata da Confcooperative con il cofinanziamento della Commissione europea.
IL PROCESSO DI AGGREGAZIONE AVANZA
Negli ultimi dieci anni, rileva Ismea, sono progressivamente scomparse le realtà di piccole dimensioni, a favore, però, di un progressivo percorso di aggregazione. Sebbene gli allevamenti di piccole dimensioni (<49 capi) siano attualmente circa la metà del totale nazionale, l’offerta è per lo più concentrata in aziende di medio-grandi dimensioni. Quelle grandissime con oltre 5.000 capi, pur rappresentando poco meno del 5% della numerosità totale, detengono circa 1/3 dei capi da latte.
“Oggi, uno dei principali obiettivi su cui il comparto deve intervenire anche con strumenti politico-normativi – commenta Giovanni Guarneri, Presidente del Settore lattiero-caseario Confcooperative Fedagripesca (nella foto a sinistra) – è quello dell’aggregazione del sistema produttivo. Solo con una maggiore dimensionalità delle aziende è possibile, infatti, competere nei mercati internazionali. È già in atto un robusto consolidamento delle dimensioni, in virtù sia di processi di crescita che di fusioni fra cooperative e se teniamo conto che il 63% del giro d’affari cooperativo lattiero-caseario è sviluppato proprio dalle 25 imprese più dimensionate, è evidente come risulti fondamentale organizzarsi per fare sinergie ed economie di scala, per essere maggiormente reattivi di fronte a cambiamenti repentini e per accrescere il potere contrattuale sui mercati internazionali”.
Complessivamente, al sistema cooperativo fanno capo, attualmente, 17.000 stalle, 540 imprese di trasformazione e più di 13.000 lavoratori: la cooperazione è responsabile del 65% del latte raccolto in Italia nonché del 70% della produzione dei principali formaggi Dop.
I CRITERI DI ACQUISTO
Interessanti i risultati emersi dalla Consumer Survey condotta da Nomisma, sempre nell’ambito delle attività di monitoraggio del progetto “Think Milk, Taste Europe, Be Smart”. Il 98% della popolazione italiana consuma più o meno regolarmente latte, yogurt e formaggi.
Trai i criteri di acquisto dei prodotti lattiero-caseari e tra i desiderata, convenienza e sconti ricoprono un ruolo di rilievo, accompagnati però da qualità, filiera tracciata e certificazioni, delineando come il passaggio dal prezzo al valore del prodotto sia un percorso da consolidare in modo consapevole.
GLI ITALIANI SI FIDANO DEL MADE IN EU
Rispetto alle precedenti survey di monitoraggio, cresce la fiducia nel latte e nei prodotti lattiero-caseari Made in EU, arrivando quasi a 8 italiani su 10. Il dato è maggiore negli uomini, tra i più giovani e al salire di reddito e titolo di studio. Il 44% cerca fonti ufficiali a conferma delle informazioni sui prodotti alimentari trovate online, ma aumenta il gruppo di chi si informa tramite web e social media (28%). Nel complesso sale la quota di italiani che si informa (85%, +23punti percentuali rispetto al 2024).
Andando poi ad analizzare la conoscenza delle specifiche dei prodotti lattiero-caseari, emerge come oltre 6 su 10 italiani ne sono consapevoli, con una correlazione positiva tra chi si fida ma anche tra chi si informa, indice che la consapevolezza non può prescindere da una corretta informazione. Sulle fake news legate al mondo lattiero-caseario, 2 consumatori su 3 sono in grado di individuarle correttamente: l’eliminazione del lattosio appare un’informazione ancora poco conosciuta, ma in consolidamento, mentre su bevande vegetali e latte Uht permangono falsi miti ancora non del tutto sfatati.
LA PERCEZIONE DEL BENESSERE ANIMALE
L’indagine ha poi esplorato la percezione relativamente alla sostenibilità, con un focus sul comparto bovino da latte: un ambiente pulito e spazioso il concetto principalmente associato al benessere animale, tema su cui gli italiani cercano informazioni (ma sporadicamente) soprattutto su canali entertainment Tv e social. Infine, appare positiva – ma con spazi di miglioramento – l’attitudine futura all’informazione sui prodotti lattiero-caseari, con il 78% che si dichiara interessato ad avere maggiori informazioni sul latte e sulle sue proprietà nutrizionali.
“La survey fa emergere chiaramente la connessione fra una corretta informazione su latte e formaggi e la fiducia dei consumatori – afferma Chiara Volpato, Head Of Technical Consulting di Nomisma – che deve necessariamente basarsi su un solido percorso di consapevolezza. Incrociando il profilo relativo all’informazione e la consapevolezza specifica, emerge infatti come gli italiani siano un popolo di fact checkers: oltre uno su due ha un approccio proattivo nell’informazione rispetto ai prodotti alimentari e una buona conoscenza delle specificità dei prodotti dairy”.
UNA CAMPAGNA PER SFATARE I FALSI MITI
“Questa indagine – aggiunge Guarneri – ci restituisce un quadro positivo che attesta l’efficacia della campagna ‘Think Milk,Taste Europe, Be Smart’, nata più di quattro anni fa proprio con l’obiettivo di sfatare falsi miti e sensibilizzare i consumatori, ma soprattutto i giovani, nei confronti dei prodotti lattiero-caseari con un’immagine contemporanea e attraverso attività esperienziali, digital e corretta informazione. Oggi, ci approcciamo ad un consumatore informato e consapevole che cerca qualità, sicurezza alimentare, benessere animale, certificazioni e tracciabilità di filiera: ecco perché è importante lavorare di concerto con i diversi attori della filiera, con la distribuzione e con gli organi di stampa per continuare a promuovere un consumo consapevole guidato soprattutto dal valore intrinseco del prodotto stesso”.
Pet food & care, secondo Circana vale 4,2 miliardi di euro
Si accende la sfida – a colpi di dati – nel mercato pet food & care italiano. Solo qualche settimana fa NielsenIQ aveva annunciato l’ampliamento del servizio di rilevazione su questo sempre più ricco comparto merceologico, mentre oggi è Circana rimarcare la propria copertura omnicanale e le collaborazioni strategiche con retailer leader del canale specializzato e online. E lo fa da un podio importante: l’evento riservato alle aziende associate ad Assalco (Associazione nazionale tra le imprese per l’alimentazione e la cura degli animali da compagnia).
L’ultima rilevazione firmata Circana registrava a dicembre 2024 un valore di 3,1 miliardi di euro su base annua, in crescita del 3,7% sull’anno precedente. L’analisi, ora ampliata, porta a settembre 2025 questo valore – sempre su base annua – a 4, 2 miliardi di euro.
UN PANEL DI PET SHOP INDIPENDENTI
Circana sottolinea di essere l’unica azienda a rappresentare in modo continuativo e strutturato il rilevante fatturato generato dai 4.573 negozi Pet Shop indipendenti presenti in Italia, grazie a un campione proprietario attivo da oltre 20 anni. Questa copertura – ribadisce una nota della società – consente di cogliere trend e dinamiche di mercato che sfuggono ai modelli alternativi che stimano il dato di vendita, senza rilevarlo in store.
Con più di due decenni di collaborazione con aziende dell’industria e della distribuzione, oltre che alla storicità della collaborazione con Assalco per la pubblicazione del suo Rapporto annuale, Circana rivendica una competenza verticale nel canale specializzato, che si traduce in insight strategici e soluzioni su misura per affrontare le sfide del mercato.
NON SOLO CIBO PER CANI E GATTI
Grazie all’ampliamento del panel e all’integrazione di nuovi dati, Circana rileva ora un mercato pet care pari a oltre 1 miliardo di euro nell’anno terminante a settembre 2025. I segmenti oggetto della rilevazione sono: gli accessori per animali da compagnia, che comprendono le lettiere, i prodotti per l’igiene e salute, i masticativi, i giochi e gli antiparassitari; gli alimenti per altri animali da compagnia, ovvero quelli per uccelli, piccoli mammiferi, tartarughe e pesci.
IL WELLNESS COME NUOVO PARADIGMA COMPETITIVO
Che cosa si cela dietro la continua crescita del mercato e quali i nuovi bisogni vengono soddisfatti? Circana osserva che l’espansione del pet care è guidata da un crescente interesse degli italiani per il benessere degli amici animali. Questa tendenza è evidente non solo nelle formule alimentari (con la diffusione di claim come Grain Free, Hypoallergenic e l’arricchimento con Superfood) ma anche nel non food.
Tra i segmenti più dinamici, nel perimetro omnicanale, troviamo:
- Antiparassitari: registrano l’incremento più robusto del settore non-food, con un balzo del 7,6% a valore;
- Igiene e salute cane/gatto: cresce del 6,3% a valore, guidato dagli integratori per animali da compagnia (pet supplement);
- Pet Supplement: il sottosegmento, appena citato, cresce del +21,9% a valore e genera 65 milioni di euro, con oltre 370.000 famiglie acquirenti (+46% vs anno precedente, fonte: YouGov).
VOLUMI IN CRESCITA E STABILITÀ DEI PREZZI
Nel perimetro omnicanale che include distribuzione moderna, drugstore, discount, canale specializzato e online, considerando la crescita a valori costanti nel periodo gennaio-settembre 2025, il segmento dei prodotti per il pet food e il pet care fa segnare +2,1% contro il +1,9% del largo consumo confezionato, evidenziando prezzi stabili rispetto all’incremento dell’1,4% fattore registrare dal mondo lcc.
“Il mercato italiano del pet food & care mostra una resilienza straordinaria – commenta Paolo Garro, Business Insights Senior Director di Circana – e una complessità crescente. La nostra capacità di rilevare in modo completo e granulare tutti i canali – mass market, specializzato e online – ci consente di identificare con precisione i trend emergenti e le nuove opportunità di business. Il benessere animale è una delle concause endogene di una crescita solida e duratura, così come il benessere lo è per il cibo per umani”.
cameo celebra i 20 anni di Pizza Ristorante con un’edizione limitata
In quel lontano 2005 a esordire nei punti vendita italiani furono cinque referenze, tuttora in commercio: Quattro Formaggi, Pesto Sfizioso, Spinaci, Tonno e soprattutto Salame, definito ancora oggi il prodotto di punta della gamma, arrivata a contare 14 referenze. Compie vent’anni Pizza Ristorante, marchio di cameo che raggiunge oltre 2,5 milioni di famiglie con circa 16 milioni di pizze all’anno, che generano il 13% del fatturato complessivo dell’azienda, per un totale di oltre 300 milioni di pizze in due decenni.
In realtà l’anniversario è doppio, perché ricorrono anche i 40 anni dalla nascita del marchio in Germania, a Bielefeld sede del gruppo nel mondo.
PIÙ DI UNA SEMPLICE RISERVA DA FREEZER
“Da sempre i consumatori riconoscono a Pizza Ristorante un’esperienza di gusto inimitabile, conferita dalla sua caratteristica base sottile e croccante e dalle abbondanti farciture che arrivano fino al bordo – sostiene – Riccardo Panichi, Executive Marketing Manager di cameo –. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, Pizza Ristorante non è considerata una semplice riserva da conservare nel freezer: nella maggior parte dei casi viene scelta al supermercato e portata direttamente in tavola la sera stessa, segno di un legame autentico con le abitudini di consumo quotidiane. Siamo orgogliosi di poter festeggiare questo importante traguardo dei vent’anni insieme alle famiglie italiane e, con il lancio della nuova limited edition, ci auguriamo di raggiungere un numero sempre più alto di consumatori”.
EDIZIONE LIMITATA CON UNA NOTA DI TARTUFO
Per celebrare la ricorrenza, l’offerta si arricchisce infatti di un’edizione limitata: Pizza Ristorante Funghi e Pancetta con una nota di Tartufo. Una combinazione che mira ad arricchire la linea di un gusto sofisticato e ricercato.
L’azienda – specializzata in torte, dessert e pizze – sottolinea che i vent’anni di Pizza Ristorante non sono un punto d’arrivo, ma una tappa di un percorso che continua a guardare avanti. Le esigenze alimentari si evolvono, la sensibilità verso la sostenibilità cresce e cameo dichiara di accompagnare questi cambiamenti lavorando su ricette che rispettino i più alti standard di qualità, su nuovi formati e su processi produttivi sempre più sostenibili. È così che, nel 2025, è stato ridotto lo spessore della pellicola di plastica che avvolge le pizze, utilizzando il 14% di materiale in meno. Un cambiamento che si traduce in un risparmio, nel mondo, di 310 tonnellate di plastica all’anno.
Pomodoro da industria, l’Italia supera la Cina
È un bilancio fatto di luci e ombre quello dell’ultima campagna di trasformazione del pomodoro. La principale nota positiva è il sorpasso ai danni della Cina, ma la corsa dei prezzi e la difficoltà di dialogo lungo la filiera hanno di sicuro complicato l’intero processo. A fronte di 78.695 ettari messi a coltura, la produzione è stata di 5,8 milioni di tonnellate, in leggero aumento rispetto al 2024, ma comunque inferiore (-10% circa) a quanto era stato programmato. Tanto basta comunque all’Italia per tornare ad essere il secondo Paese trasformatore di pomodoro a livello mondiale dopo gli Stati Uniti e prima della Cina che, dopo l’exploit degli scorsi anni, ha ridotto drasticamente le produzioni alla luce delle difficoltà legate principalmente al mantenimento delle quote di mercato estero.
IL NORD ACCRESCE LA PRODUZIONE
Andando ad analizzare nel dettaglio, al Centro Sud sono state trasformate 2,71 milioni di tonnellate di pomodoro (-5,3% rispetto al 2024) mentre nel bacino Nord il trasformato finale è stato di 3,12 milioni di tonnellate (+27,6% rispetto allo scorso anno). L’industria ha dovuto fare i conti con un incremento sostanziale dei prezzi del pomodoro rispetto a quanto preventivato, sia nel bacino Nord – dove l’elevato grado Brix ha determinato un indice di pagamento positivo, provocando un incremento del prezzo della materia prima rispetto al contrattato – che in quello Centro Sud, dove, a causa delle difficoltà di approvvigionamento idrico, in particolare nell’areale foggiano, e di comportamenti distorsivi in fase di approvvigionamento della materia prima, il pomodoro ha registrato incrementi fino al 40% rispetto al prezzo medio programmato.
PEGGIORANO LE RESE AGRICOLE
La campagna è stata, inoltre, caratterizzata da un peggioramento delle rese agricole che hanno registrato la performance più negativa degli ultimi cinque anni. Per il pomodoro pelato intero, prodotto caratteristico del Made in Italy, il calo delle rese agricole, associato a quello delle rese industriali, ha portato ad una riduzione della produzione di oltre il 20%.
“Quella appena conclusa è stata una campagna particolarmente lunga e complessa – dichiara Marco Serafini, Presidente di Anicav –. Lo sfasamento dei tempi di maturazione della materia prima ha comportato un allungamento dei periodi di trasformazione. Le aziende, in particolare al Centro Sud, non sono mai riuscite a lavorare a pieno regime con una perdita importante delle economie di scala. Inoltre, gli incrementi del prezzo pagato per il pomodoro, che rimane il più alto al mondo, hanno creato situazioni distorsive del mercato rischiando seriamente di mettere in crisi il comparto. Sarà, quindi, prioritario cominciare a lavorare per un riequilibrio del valore lungo tutta la filiera, garantendo una giusta remunerazione ad agricoltura, industria e Gdo, investendo in innovazione e ricerca per migliorare le rese agricole e industriali, aumentare la produttività, ridurre i costi di produzione, ottimizzare i consumi idrici ed energetici e rendere più efficienti le operazioni di raccolta, soprattutto nel bacino pugliese”.
L’EXPORT RESTA FONDAMENTALE
Anicav è l’Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali. A farne parte sono i 3/4 delle aziende di trasformazione di pomodoro operanti sul territorio nazionale. Dagli stabilimenti di queste imprese esce circa il 70% di tutto il pomodoro lavorato in Italia e la quasi totalità del pomodoro pelato intero prodotto nel mondo, con un fatturato che nel 2024 ha raggiunto i 3,9 miliardi di euro, cioè più del 70% del fatturato totale del comparto italiano della trasformazione del pomodoro. Circa il 60% delle produzioni è destinato all’esportazione sia verso l’Europa (Germania, Francia, Regno Unito) che verso gli altri Paesi (USA, Giappone, Australia).
IL DIALOGO LUNGO LA FILIERA NON DECOLLA
Sulla necessità di collaborazione insiste Giovanni De Angelis, Direttore Generale di Anicav: “Il comparto è messo a dura prova dalle situazioni spesso non semplici dei mercati di sbocco e delle politiche daziarie statunitensi. Resta prioritario un recupero del dialogo di filiera tra parte agricola e parte industriale. L’Interprofessione rimane uno strumento utile e fondamentale ma, in particolare nel Bacino Centro Sud, stenta a decollare per la difficoltà di dialogo tra le parti, per cui è necessaria una ridefinizione del perimetro di competenza e del modello operativo alla base delle relazioni interprofessionali dove gli accordi quadro restano l’elemento indispensabile e centrale. Abbiamo chiesto al Masaf di creare una cornice istituzionale entro cui muoversi per potersi dare regole chiare e cogenti. In assenza di un perimetro di regole ben definito – avverte De Angelis – sarà molto difficile immaginare di poter trovare un accordo per la prossima campagna di trasformazione”.
Acquisizione in Sardegna per il Gruppo San Benedetto
Si allarga la rete produttiva del Gruppo San Benedetto, che in accordo con la Regione Sardegna ha acquisito lo stabilimento di imbottigliamento delle fonti Sandalia e Giara di Villasor, in provincia di Cagliari. L’impianto era rimasto inattivo per circa due anni e ora sarà oggetto di un piano di investimenti per la manutenzione, l’ammodernamento e la piena ripresa della produzione, con l’obiettivo di rilanciare sul mercato le acque minerali Sandalia e Giara entro sei mesi. Il progetto prevede non solo il riassorbimento del personale precedentemente impiegato, ma anche un incremento occupazionale legato al piano di sviluppo industriale e commerciale, che punta a estendere la distribuzione dei prodotti oltre i confini regionali.
“Restituire vita a un impianto fermo da anni significa ridare fiducia, lavoro e prospettive – afferma Alessandra Todde, Presidente della Regione (nella foto a sinistra) –. La Sardegna è una terra che offre risorse straordinarie e competenze qualificate: la decisione del Gruppo San Benedetto di investire qui è un segnale concreto di fiducia nel nostro territorio e nelle persone che lo abitano”.
PIÙ VICINI AL CONSUMATORE
“Questa operazione rappresenta un atto di fiducia nelle potenzialità del territorio sardo – aggiunge Enrico Zoppas, Presidente e Amministratore Delegato di Acqua Minerale San Benedetto (nella foto a destra, Ph Cristian Castelnuovo) – e nella qualità delle sue risorse naturali. Il nostro obiettivo è dare nuova vita a queste due fonti preziose con l’impegno e la competenza che da sempre ci contraddistinguono, creando valore per la comunità locale e per i consumatori che ogni giorno scelgono i nostri prodotti. L’acquisizione si inserisce perfettamente nel nostro Progetto Network, una visione industriale avanzata fondata sull’integrazione tra innovazione, rispetto per il territorio e responsabilità sociale. Un modello che punta a essere vicini al consumatore non solo commercialmente, ma anche fisicamente, riducendo le distanze tra luogo di imbottigliamento e punto vendita, minimizzando l’impatto ambientale dei trasporti, ottimizzando l’efficienza logistica e contribuendo concretamente allo sviluppo economico dei territori in cui siamo presenti”.
IL NETWORK PRODUTTIVO
Con questo intervento, lo stabilimento di Villasor – dotato di linee di imbottigliamento in Pet e in vetro a rendere per l’acqua naturale e frizzante – si aggiunge altri sette di cui Gruppo San Benedetto dispone in Italia e cioè Scorzè (VE), Pocenia (UD), Popoli Terme (PE), Donato (BI), Nepi (VT), Viggianello (PZ) e Atella (PZ). Sono invece quattro i siti produttivi all’estero: due in Spagna, uno in Polonia e uno in Ungheria.
L’azienda è presente in oltre 100 Paesi nei cinque continenti ed è il primo player del beverage analcolico in Italia, con una quota a volume del 17,1%(fonte: GlobalData 2025, dati 2024). Inoltre, il brand San Benedetto è leader in diversi segmenti: acqua minerale (11%), thè freddo (27,9%), bibite gassate no cole low calorie (30,2%) ed enhanced waters (40,7%). Con il marchio Energade, l’azienda è leader anche nel comparto degli sport drinks (34,7%).
Paolo Borgio alla guida di Macfrut
Si rafforza la squadra di Macfrut con la nomina di Paolo Borgio alla guida della fiera internazionale della filiera dell’ortofrutta. Figura di primo piano nel comparto fieristico, vanta una specifica competenza nel settore del food con importanti incarichi in Fiera Milano nell’ambito del management, delle relazioni commerciali e degli eventi. Attualmente collabora con IEG (Italian Exhibition Group) attraverso una consulenza commerciale sulle manifestazioni italiane ed estere, lanci di nuovi eventi, sul settore congressuale e gli allestimenti. Borgio (a sinistra nella foto in alto) avrà un ruolo centrale nello sviluppo della parte commerciale Italia e nel coordinamento del team di professionisti della manifestazione.
PRESTO UN NUOVO COMITATO TECNICO
“Procediamo spediti nell’organizzazione di un grande Macfrut, come si prospetta l’edizione 2026 in programma dal 21 al 23 aprile prossimo – spiega Patrizio Neri, Presidente di Cesena Fiera (a destra nella foto in alto) –. Dall’insediamento del nuovo consiglio di amministrazione, arricchito di due nuove importanti professionalità di settore, come Alessandra Graziani e Carlo Costa, siamo subito passati alle attribuzioni delle deleghe ai consiglieri valorizzando le esperienze di tutti in un’ottica di lavoro squadra. Con la nomina di Paolo Borgio alla guida della manifestazione Macfrut facciamo un ulteriore passo in avanti per la crescita della fiera italiana dell’ortofrutta, allargando la squadra a un importante professionista nel settore fieristico. Il prossimo passo sarà la nomina del Comitato Tecnico e Scientifico Macfrut che coinvolgerà imprenditori e agli esperti del settore e aiuterà il CdA di Cesena Fiera nel delineare le strategie della fiera che è consapevole delle centralità di questo settore nel panorama dell’agrifood del nostro Paese”.
UN HUB GLOBALE PER L’ORTOFRUTTA
“Accetto con molto entusiasmo questa nuova sfida in un settore strategico nel made in Italy agroalimentare – afferma Paolo Borgio –. Il nostro obiettivo è rendere Macfrut un hub globale sempre più forte per l’ortofrutta, ampliando le opportunità di networking e di business per tutti gli espositori, in stretta sinergia con un altro elemento che caratterizza questa manifestazione: la conoscenza. Sono convinto che in un’ottica di sistema e di lavoro di squadra Macfrut continuerà a crescere e ad affermarsi sempre di più come punto di riferimento internazionale per il settore”.
Etruria Retail stringe un accordo con la GMF del Gruppo Unicomm
Era uno dei quesiti sollevati dall’acquisizione di Carrefour Italia da parte di NewPrinces: che cosa avrebbe fatto Etruria Retail, master franchisee del gruppo francese? Avrebbe trovato un accordo con la società compratrice – guidata dal vulcanico Angelo Mastrolia, che ha messo a segno una serie impressionante di acquisizioni nel giro di pochi mesi, ma è alla sua prima esperienza nel retail – o avrebbe cercato nuovi approdi? La risposta è arrivata: la cooperativa toscana ha siglato un accordo con GMF, società del Gruppo Unicomm, a sua volta socio di Selex.
I negozi affiliati Etruria Retail abbandoneranno le insegne Carrefour per passare, a partire da gennaio 2026, a quelle Famila e A&O, con il prodotto a marchio Selex.
LA STORIA SI RIPETE
Si apre così un nuovo capitolo per Etruria Retail, che per ben due volte nel corso degli anni si è trovata a fare i conti con la ritirata di gruppi francesi dal mercato italiano. Nata nel 1961 a Siena come gruppo di acquisto e tra i fondatori di Conad nel 1962, la cooperativa era entrata in Crai nel 1994, per poi affiliarsi ad Auchan nel 2000 con un contratto di master franchising.
Il rapporto con Carrefour era iniziato nel 2020, dopo la decisione di Auchan di cedere a Conad le attività italiane e ora la storia si è ripetuta, portando all’alleanza con il Gruppo Unicomm.
PENSARE IN GRANDE, AGIRE LOCALE
“Siamo due aziende che condividono valori, storia e visione – sottolinea Claudio Bernardini, Presidente di Etruria Retail – e abbiamo scelto di mettere in comune i punti di forza per guardare insieme al futuro. Con questa operazione rafforziamo la nostra rete e il legame profondo con le comunità in cui operiamo, con l’obiettivo di generare valore, migliorare la competitività e promuovere al tempo stesso la redditività, restituendo benefici tangibili a soci, clienti e fornitori”.
“Come Unicomm – aggiunge Marcello Cestaro, Presidente del gruppo veneto – abbiamo sempre creduto che sia fondamentale pensare in grande, ma agire in locale. Ne è prova il fatto che, ogni volta che abbiamo acquisito realtà in territori diversi dal Veneto, abbiamo sempre mantenuto un presidio commerciale e di marketing radicato sul territorio, per valorizzarne competenze e relazioni. Grazie alla collaborazione avviata con Cedi Etruria il Gruppo Unicomm nel 2026 raggiungerà un fatturato alle casse di oltre 4 miliardi”.
LA RETE DI VENDITA
L’accordo dà vita a una rete di oltre 400 punti vendita e 12 Cash & Carry, distribuiti tra Umbria, Lazio, Toscana e Marche e con un fatturato stimato di circa 1 miliardo di euro. I conti sono presto fatti: Etruria Retail supera i 300 punti vendita tra Toscana, Umbria e Lazio, ha registrato un volume d’affari di 470 milioni di euro nel 2024. GMF – con oltre 100 punti vendita, tra diretti e affiliati, e un fatturato 2024 di 510 milioni di euro – è il presidio territoriale in Italia centrale del Gruppo Unicomm. Opera con le insegne Emisfero, EMI, Hurrà e Cash & Carry C+C, occupando oltre 1.200 collaboratori.
Dal canto suo Gruppo Unicomm è presente in 7 regioni e 32 province con i marchi C+C Cash and Carry, Famila, MEGA, Emisfero, A&O, Emi e Hurrà. Conta oltre 8.000 collaboratori, più di 230 punti vendita diretti e un centinaio di affiliati. La sede principale è a Dueville, in provincia di Vicenza.
SINERGIE PER GUADAGNARE COMPETITIVITÀ
“Questa nuova collaborazione – afferma Giancarlo Paola, Amministratore Delegato di GMF – rappresenta un passo importante, perché rafforza la nostra presenza in Italia Centrale sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Quantitativamente, grazie alla rete di Cedi Etruria, che presidia capillarmente il territorio, ma soprattutto qualitativamente, perché è composta da imprenditori che da decenni conoscono e rispondono ogni giorno alle esigenze e alle abitudini della propria clientela. Siamo convinti che da questa unione nasceranno importanti sinergie operative, in grado di migliorare l’efficienza e la competitività di entrambe le aziende, nel rispetto delle identità e dei valori che ci accomunano”.
Nel comunicare la notizia, le due aziende hanno precisato che nessun posto di lavoro è a rischio: l’obiettivo, al contrario, è rafforzare le competenze presenti, promuovendo un percorso di sviluppo che valorizzi l’esperienza e la professionalità delle persone.
“Questo progetto – dichiara Luca Migliolaro, Direttore Generale di Etruria Retail – nasce dalla volontà di crescere insieme, unendo forze, esperienze e valori con un’azienda che, come noi, vive e conosce a fondo il territorio: i clienti, le istituzioni, i fornitori e la vita sociale delle nostre comunità. Crediamo che collaborare con chi condivide la nostra visione sia la chiave per creare valore vero e duraturo e siamo convinti che la qualità del servizio e la cura delle relazioni nascano dall’ascolto, dal rispetto reciproco e dalla voglia di fare bene insieme”.
Magazzini Gabrielli apre un punto vendita Tigre nella Città del Vaticano
Tecnicamente si tratta di un’apertura all’estero quella fatta da Tigre, insegna del Gruppo Gabrielli, a metà di questo mese di ottobre. Il punto vendita in questione ha una storia lunghissima, perché lo Spaccio Annona – collocato all’interno della Città del Vaticano – già negli anni Trenta distribuiva derrate alimentari. Poi lo scenario cambiò e quello spaccio si trasformò in un vero supermercato, segnando l’inizio anche in Vaticano di un modo diverso di fare la spesa. Ora, per la prima volta dopo 80 anni, l’Annona è gestito da un’azienda privata, la Magazzini Gabrielli, con sede ad Ascoli Piceno e punti vendita in Marche, Abruzzo, Molise, Umbria e Lazio.
Il Tigre Annona è aperto dal lunedì al sabato dalle 7 alle 19.30, con un orario più esteso rispetto al passato. La struttura occupa una superficie totale di 1.321 metri quadrati, di cui 875 destinati alla vendita, con 34 addetti, 6 casse e 30 posti auto riservati. Il punto vendita, completamente ristrutturato, propone circa 11.000 prodotti – con una particolare attenzione a regionalismi, soprattutto nei reparti gastronomia, forno ed ortofrutta – e applica la politica commerciale di “prezzi convenienti tutti i giorni”.
I REPARTI E L’OFFERTA DI SERVIZI
Il negozio ha tutti i reparti tipici di un moderno supermercato e riguardo ai freschissimi, oltre l’ortofrutta, ci sono i banchi serviti della carne, del pane, della gastronomia e della cucina. La macelleria offre molti prodotti pronti da cuocere e nel reparto pane vengono servite pizze sfornate al momento. L’offerta comprende inoltre prodotti ittici in modalità take-away. L’azienda definisce ampio e profondo l’assortimento di vini e bibite, anche con la presenza di frigoriferi dedicati.
Da segnalare la piccola area ristoro all’ingresso per la consumazione in loco dei piatti pronti. Per tutti i reparti freschi è attivo il servizio di prenotazione. In aggiunta il cliente può fare la spesa e passare a ritirarla quando vuole nell’arco della giornata. A breve, sarà attivato il Click&Collect, che permetterà di ordinare la spesa online e di ritirarla in negozio. Sono invece da subito operative le agevolazioni previste per le famiglie numerose, per gli over settanta e il “Cico Club” dedicato ai neogenitori: per tutte queste categorie è previsto lo sconto del 10%.
TELEGESTIONE PER CONTENERE I CONSUMI
Per quanto riguarda gli accorgimenti green, la struttura è dotata di telegestione per il monitoraggio costante dei frigoriferi e degli impianti di raffreddamento; l’illuminazione interna ed esterna è a led con controllo intelligente e adattivo, in linea con la certificazione ISO 50001 ottenuta da Magazzini Gabrielli proprio nel 2025.
Il negozio dispone inoltre di un compattatore per il riciclo delle bottiglie in Pet, con rilascio di buoni acquisto, e di cestini in plastica riciclata. Dal punto di vista della tecnologia sono state introdotte molte innovazioni, tra queste le etichette elettroniche e il sistema di sollevamento dei cestini in cassa.
FOCUS SULLA CAPITALE
“Siamo felici ed onorati di aver intrapreso questa collaborazione con la Città del Vaticano – dichiara Laura Gabrielli, Presidente di Magazzini Gabrielli –. Per la prima volta nella storia, infatti, il Governatorato ha deciso di affidare ad un privato la gestione dell’Annona. È stato motivo di grande soddisfazione per la nostra azienda siglare il 4 luglio l’accordo per la concessione di questo negozio. Abbiamo lavorato assiduamente durante il periodo estivo per poterci esprimere al meglio. Il negozio è stato completamente ristrutturato. Quello che contraddistingue la Magazzini Gabrielli è una storia che da oltre 130 parla di valori. Il marchio Tigre è nato poco meno di 50 anni fa ad Ascoli Piceno: era il ‘78 quando mio padre e i suoi fratelli decisero di aprire il primo supermercato. Si trattava della naturale evoluzione del reparto alimentari all’interno dei grandi magazzini a prezzo unico. Oggi tra gestione diretta e franchising, con le tre insegne Oasi Tigre e Tigre Amico, siamo un gruppo con una numerica importante di negozi, e ci riempie di orgoglio poter annoverare tra questi il Tigre Annona. La nostra presenza nel territorio in cui operiamo è sempre più radicata. Negli ultimi anni, oltre a rafforzarci in Marche, Abruzzo, Molise e Umbria con aperture e rinnovi, abbiamo accelerato lo sviluppo nel Lazio ed in particolare nella Capitale. Siamo cresciuti nei numeri e nella visibilità in maniera sana e sostenibile e sul mercato godiamo di ottima reputazione. Ora con questa eccezionale apertura del Tigre Annona stiamo per compiere una nuova sfida”.

















Il complesso unisce retail, living, office e hospitality, con il Falkensteiner Hotel Bozen WaltherPark (4 stelle superior) inaugurato la scorsa estate. Il cuore commerciale è la Highstreet Gallery, sviluppata su 4 piani per 31.000 mq di spazi commerciali, 4.000 mq dedicati al food market, 2.000 mq di palestra con il Club Virgin Active e il Salewa Cube, la boulder hall per le arrampicate.
Tornando alla parte retail, sono più di 80 i brand locali e internazionali presenti al WaltherPark, tra cui Peek & Cloppenburg, OVS, JD Sports, Conté, Ecoalf, Starbucks, Nike, Lego. E ovviamente Esselunga. La catena lombarda occupa una superficie di vendita di 2.630 metri quadri, in cui propone oltre 15.000 prodotti, comprensivi delle linee a marchio privato. I reparti assistiti sono pesce (con una selezione di sushi), carne, panetteria (con oltre 15 varietà di pane fresco sfornato durante tutto l’arco della giornata) e la gastronomia, con l’assortimento di “Cucina Esselunga”: più di 200 ricette già pronte, tra piatti della tradizione italiana, estera e vegetariani.
Il quartiere in cui sorge il WaltherPark ha una storia lunga. Delimitato da via Garibaldi, via Alto Adige e viale Stazione fu gravemente danneggiato durante la Seconda guerra mondiale e in gran parte ricostruito fra gli anni Cinquanta e Settanta. Più recentemente, il patrimonio edilizio si trovava in condizioni tali da richiedere importanti interventi di risanamento. L’idea del progetto nasce nel 2008 e, successivamente, nel 2014 viene pubblicato il bando per la riqualificazione. Nel 2016 il Piano per la nascita di Waltherpark è oggetto di referendum popolare, che raggiunge il 64,39% dei consensi. Nel 2019 c’è l’avvio del cantiere, con i primi lavori di demolizione.



































