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I consumatori scelgono nuovi modi per gratificarsi a tavola

Come si gratificano a tavola i consumatori europei? Dimenticate carboidrati, grassi, zuccheri e alcol. Oggi la gratificazione nel cibo riguarda sapori dal mondo, nuovi ed entusiasmanti, ingredienti attentamente selezionati e persino l’acquisizione di nuove abilità culinarie. Un kit per cucinare ben curato può soddisfare tanto quanto una barretta di cioccolato o una vaschetta di gelato. Una piacevole visita al ristorante riguarda tanto la socializzazione l’atmosfera e la scoperta di nuove cucine, quanto tornare a casa sazi. A fare luce su questi comportamenti è l’analisi “Eat Play Love” di Circana, che offre un’istantanea sui consumatori del Vecchio Continente, che restano misurati negli acquisti quotidiani, ma al tempo stesso spendono in modo più generoso per momenti di gratificazione legata al cibo che nutre sia il corpo che la mente.

LA “SNACKIFICAZIONE” DEL CIBO
Cominciamo dagli snack, che non vengono più consumati solo tra i pasti, ma anche abbinati o in sostituzione di una tradizionale colazione, pranzo o cena. Il 13% degli europei dichiara di mangiare snack al posto di un pasto principale e il 28% li consuma contemporaneamente. Inoltre, quattro snack su dieci fuori casa vengono ora consumati a pranzo o a cena. Non solo patatine e barrette di cioccolato, quasi tutto può essere considerato uno snack, inclusi sottaceti, uova sode e persino la pizza surgelata. Ciò che conta per i consumatori è che quanto scelto si adatti alla propria giornata e soddisfi le esigenze del proprio stile di vita.
Grazie a molte più opzioni naturali, ricche di proteine e minimamente processate tra cui scegliere, non sorprende che quasi la metà dei consumatori europei affermi che fare spuntini regolarmente rappresenti una forma di cura di sé, con il 73% che si concede questo piacere davanti a uno schermo, e quasi la metà che lo considera un rituale di benessere. La spesa per i “pasti snack” è aumentata del 4,5% nei punti vendita di servizi di ristorazione e del 9,6% nella ristorazione al dettaglio (un totale combinato di 64 miliardi di euro).
Lo snacking rappresenta ora quasi il 40% del valore totale dei prodotti alimentari, generando 234 miliardi di euro in vendite, con un aumento del 2,9% o 7 miliardi di euro in più nel 2024 rispetto al 2023. “Mangiare non riguarda più solo placare la fame; si tratta di migliorare l’umore, aggiungere entusiasmo a ogni pasto e arricchire i rituali quotidiani – dichiara Ananda Roy, Senior Vice President of Strategic Insights and Thought Leadership EMEA di Circana –. La convenienza, la flessibilità e la varietà offerte dagli snack ne sono un ottimo esempio. Oggi, gli snack rappresentano più un acquisto consapevole che un piacere proibito”.

QUALITÀ DA RISTORANTE, DIRETTAMENTE A CASA
Ordinare a domicilio è uno dei modi più costosi per portare cibo a casa, ma gli europei accorti stanno usando il delivery per gestire intelligentemente la spesa pur continuando a sperimentare cibo di ristoranti di qualità. Ordinando solo il piatto principale a domicilio e acquistando antipasti, dessert e bevande al supermercato, trasformano una visita al ristorante da 120 euro in una consegna di pizza da 50 euro, mantenendo gran parte dello stesso piacere. Questo è uno dei motivi per cui il delivery continua a performare sorprendentemente bene in Europa, anche con l’aumento della pressione sul costo della vita, con una spesa nell’ultimo anno di 29 miliardi di euro per le consegne di cibo e bevande, in aumento rispetto ai 26 miliardi di euro del 2023.
Il desiderio di un maggiore controllo va oltre gli ingredienti – afferma Edurne Uranga, Vice President Foodservice Europe di Circana –. I consumatori stanno monitorando le loro spese, chiedono le ‘doggy bag’ e pianificano attentamente le occasioni dei pasti. Questo non è solo budgeting; è una forma di empowerment. Man mano che le esigenze emotive delle persone nei confronti del cibo cambiano, il confine tra ciò che acquistano nei negozi di alimentari e nei bar, ristoranti e altri punti di ristoro sta sfumando”.

FOCUS SULL’ALIMENTAZIONE EQUILIBRATA
Poiché il mondo sembra più caotico e le preoccupazioni per la salute, come l’obesità e le malattie croniche, aumentano, i consumatori europei vogliono essere più proattivi nel prendere il controllo della propria salute. Alimenti ricchi di proteine, con l’aggiunta di fibre, che rafforzano il sistema immunitario, migliorano l’umore e stimolano la mente rappresentano ora un business multimiliardario e sono saldamente integrati nella cultura alimentare europea. Questo non significa che gli europei siano completamente contrari alla lavorazione. Sebbene le opzioni più naturali siano decisamente richieste, soprattutto in categorie come lo snacking, il 38% dei consumatori crede anche che la lavorazione industriale possa migliorare il gusto e il 40% afferma che rende i prodotti più accessibili.

GRANDI CATENE E SUPERMERCATI ANCORA PROTAGONISTI
La scelta di ristoranti, bar, punti di ristoro e negozi di alimentari da parte degli europei rimane decisamente tradizionale. Acquistano ancora di più da catene come Starbucks, Five Guys, Quick e Pret a Manger rispetto agli indipendenti perché desiderano valore, convenienza e opzioni di consegna a domicilio facili, che i grandi operatori con operazioni di back-office professionali sono spesso maggiormente in grado di offrire. Questo è evidente anche nella vendita al dettaglio di alimentari. Dopo anni di rapida crescita per i discount, gli europei stanno tornando ad amare i supermercati. Nell’ultimo anno, le vendite unitarie dei supermercati sono cresciute dell’1,6% rispetto a solo lo 0,8% per i discount.

MEGLIO PER ME E PER L’AMBIENTE
Nonostante la pressione sul costo della vita, essere responsabili dal punto di vista ambientale negli acquisti alimentari rimane importante: il 26% dei consumatori europei preferisce opzioni ecocompatibili e il 27% è attratto da marchi socialmente responsabili. Sebbene la maggior parte delle visite ai ristoranti continui ad essere guidata dal desiderio di concedersi un piacere, gli europei prediligono sempre più prodotti locali e stagionali. Inoltre, il 20% dei consumatori europei ora afferma che è importante portare a casa la propria “doggy bag” e lo considera un atto di sostenibilità. Il risparmio di denaro è la motivazione principale per richiederla, ma anche il desiderio di ridurre lo spreco alimentare gioca un ruolo centrale. Un ulteriore 19% vorrebbe che gli avanzi fossero donati in beneficenza.

Nel retail vince chi conosce meglio il cliente

Il mondo del retail è in costante fermento, e il cliente di oggi è più esigente che mai. Ma come possono le aziende non solo sopravvivere, ma prosperare in questo scenario in continua evoluzione? KeyPartners, società di Executive Search, ha esplorato le principali tendenze che stanno rimodellando la distribuzione intorno al concetto della centralità del cliente realizzando il white paper “Retail 4.0: strategie, tecnologie e tendenze per creare esperienze incentrate sul cliente”. Frutto della collaborazione con esperti di spicco del settore, il report esamina le strategie e gli strumenti tecnologici per la transizione dal paradigma basato sulla disponibilità del prodotto a scaffale a quello incentrato sull’ascolto e sulla comprensione profonda del cliente. L’obiettivo è offrire esperienze sempre più coinvolgenti, personalizzate e appaganti in ogni singolo touchpoint.
“Nel retail non vince chi vende di più, ma chi conosce meglio il proprio cliente – commenta Marco Oliveri, Co-Founder & Partner, KeyPartners –. Nel 2024, il 69% delle grandi imprese italiane ha adottato l’AI nei processi di gestione cliente, con impatti fino al +15% sul tasso di conversione. Ma non basta la tecnologia: serve un cambio culturale. Il cliente oggi non cerca un prodotto, cerca un’identità in cui riconoscersi. Il nostro white paper vuole sfidare le aziende a passare dalla logica del ‘vendere’ a quella del ‘coinvolgere’, perché l’esperienza è il vero prodotto del futuro”.

QUALITÀ, PREZZO ED ESPERIENZA
Nell’era digitale, il cliente oggi è iperconnesso, informato ed esigente. Non si accontenta più solo di prodotti di qualità o prezzi convenienti; cerca esperienze su misura. La diffusione di smartphone, marketplace social ed e-commerce ha alzato le aspettative, rendendo velocità, comodità e personalizzazione requisiti imprescindibili. Il passaggio fluido tra canali – dalla scoperta di un prodotto sui social all’acquisto in negozio – è ormai uno standard. In questo contesto, le tecnologie digitali rappresentano una leva fondamentale per i retailer: omnicanalità, big data, AI, geofencing, chatbot, VR e AR sono solo alcuni degli strumenti a disposizione. Integrandoli strategicamente, le aziende possono ottenere una comprensione profonda delle esigenze individuali e delle abitudini d’acquisto di ogni cliente. Questo permette di intercettarle e soddisfarle in maniera proattiva e personalizzata su qualsiasi canale, ottimizzando i tassi di conversione e cementando la fidelizzazione.

L’OMNICANALITÀ SECONDO MONDADORI RETAIL E SEPHORA
L’omnicanalità rappresenta oggi una necessità strategica per il retail, consentendo alle imprese di offrire un’esperienza integrata e senza interruzioni attraverso tutti i canali di vendita. Non si tratta solo di offrire canali diversi, ma di integrarli in un ecosistema unico in cui il cliente percepisce continuità e facilità d’uso. “L’integrazione tra esperienza fisica e digitale è spesso associata al marketing, ma in realtà coinvolge trasversalmente tutte le aree aziendali: acquisti, operation e vendite – spiega Carmine Perna, Amministratore Delegato Mondadori Retail –. L’omnicanalità non è più un’opzione, ma una necessità per garantire al cliente un’esperienza fluida e coerente. Si parla sempre più di ‘phygital’, un concetto che combina il meglio del mondo fisico e digitale”.
Un esempio concreto del successo dell’omnicanalità riguarda la multinazionale di profumi e cosmetici Sephora. La catena, infatti, ha implementato un’esperienza d’acquisto che combina tecnologia digitale e consulenza in negozio. La app Sephora permette di provare virtualmente il trucco sullo smartphone grazie alla realtà aumentata (Virtual Try-On) e i clienti possono salvare i prodotti provati in negozio sull’app per acquistarli successivamente online.

LA REALTÀ AUMENTATA DI IKEA CREATIVE
L’intelligenza artificiale (AI) è uno strumento chiave per prevedere le esigenze dei clienti e offrire esperienze su misura, analizzando dati per raccomandazioni personalizzate. Nel 2024 due terzi delle grandi imprese italiane hanno aumentato il budget AI per l’Omnichannel Customer Experience, con il 69% che l’ha utilizzata nei processi di gestione del cliente. L’analisi dei Big Data e i customer analytics trasformano le informazioni in dettagli preziosi per ottimizzare assortimenti, marketing e pricing. Comprendere il percorso del cliente attraverso dati concreti permette alle aziende di adattarsi rapidamente ai cambiamenti nelle preferenze. L’adozione di sistemi Crm avanzati e l’analisi dei dati per offrire esperienze d’acquisto iper-personalizzate hanno mostrato un impatto significativo sul tasso di conversione (+10/+15%) e sull’AOV nel commercio elettronico.
L’uso di chatbot basati sulla AI migliora il customer service, offrendo assistenza 24/7 e risposte rapide alle domande più comuni. La realtà aumentata (AR) e virtuale (VR) arricchiscono l’esperienza d’acquisto, consentendo ai consumatori di “provare” virtualmente i prodotti o di visualizzare articoli quali mobili o decorazioni nel loro contesto di destinazione. Ikea, ad esempio, ha sviluppato Ikea Creative, una app di realtà aumentata che consente ai clienti di visualizzare virtualmente mobili e complementi d’arredo nelle proprie case prima dell’acquisto. “I dati sull’utilizzo di Ikea Creative da parte dei clienti sono positivi – dichiara Laura Schiatti, Country Marketing Manager Ikea –. È in fase di semplificazione per rispondere sempre meglio alle esigenze e rendere l’esperienza più intuitiva e accessibile. L’obiettivo è quello di offrire uno strumento ancora più efficace, che permetta di progettare e personalizzare gli spazi con maggiore facilità”.

OLTRE IL PUNTO VENDITA
Il report “Retail 4.0” sottolinea l’importanza dei layout dei negozi fisici, trasformati da semplici punti vendita in spazi di interazione ed esperienza con design immersivo e innovazione tecnologica. Desigual, Il brand spagnolo di abbigliamento e calzature, ad esempio, ha rinnovato i suoi negozi ispirandosi alle gallerie d’arte, offrendo anche personalizzazione dei capi e workshop. I touchpoint digitali – dai social alle app, agli e-shop – devono garantire un’esperienza rapida e senza frizioni.
Infine, il tema della sostenibilità è cruciale per le imprese che devono adottare pratiche ecocompatibili e comunicare in modo trasparente. Oltre il 66% dei consumatori globali è disposto a pagare di più per prodotti o servizi di aziende impegnate in modo coerente nella sostenibilità.

Buon Mix Valfrutta, la fantasia (di legumi) al potere

Valfrutta, la marca della “natura di prima mano”, presenta la linea di prodotti pronti Buon Mix. Si tratta di una fantasia di legumi e verdure cotte a vapore, pensata per un pubblico giovane, attento al benessere, ma con poco tempo da dedicare alla cucina. Conserve Italia, a cui appartiene il marchio Valfrutta, sottolinea che le ricette offrono un perfetto equilibrio nutrizionale, grazie a un utilizzo più bilanciato dei diversi ingredienti, con un apporto proteico potenziato con diversi tipi di legumi, per esprimere al meglio l’energia naturale di questi alimenti. Buon Mix Valfrutta è un piatto pronto, ma può essere utilizzato come base per primi piatti, insalate o bowl.

Tre le combinazioni disponibili: Cannellini, Soia e Mais, con un tocco di croccantezza; Fagioli Rossi, Mais e Peperoncino, con un accento etnico e mediterraneo; Ceci, Piselli e Mais, ideale per piatti freschi e colorati. Ogni mix è cotto a vapore per preservare al meglio sapore e proprietà nutrizionali, è ricco di proteine vegetali, senza conservanti, 100% naturale e pronto da gustare, anche a temperatura ambiente. Il formato monodose da 140 g è disponibile in cluster da due lattine con un prezzo consigliato al pubblico di 1,99 euro.

Il nuovo Buon Mix Valfrutta ha un’immagine fresca e contemporanea. Il logo è in forte evidenza, a sottolineare il grande valore della marca. Il prodotto è protagonista assoluto, con fotografie che ne esaltano l’aspetto. La sub-brand Buon Mix intende mettere in luce in modo chiaro il concetto stesso del prodotto. Inoltre, il nuovo pack valorizza i plus nutrizionali e funzionali, parlando in modo diretto ai consumatori.

L’Abbondanza festeggia 50 anni con i clienti di Gala

L’Abbondanza compie 50 anni di attività e invita i suoi clienti fedeli a festeggiare insieme. Come? Con un concorso a premi promosso da Gala supermercati, la maggiore insegna del gruppo. L’Abbondanza è presente in Umbria, Toscana e Marche con oltre 40 punti vendita e il concorso “50 per te” è stato progettato e sviluppato da Olojin Società Benefit, agenzia di digital marketing e loyalty. Riservato ai titolari di carta fedeltà, prevede due modalità di gioco Instant win: attraverso l’app MyGala oppure in negozio, durante un “tour” che fino a luglio farà tappa, un giorno alla volta, in ogni punto vendita. Al termine di questa fase, ci sarà un’estrazione finale tra tutti i partecipanti.

Il nome del concorso riprende il pay off di Gala, “ogni scelta è per te”, e i premi in palio sono tutti all’insegna del numero “50”: 50 buoni spesa per ogni punto vendita durante il “tour” e buoni da 50 euro in app. La meccanica di gioco, elaborata da Gala insieme a Olojin, è finalizzata innanzitutto all’awareness e alla celebrazione dell’anniversario aziendale, ma punta anche a migliorare la loyalty con il cliente, incentivando il download dell’app. La sezione “50 per te in tour” è pensata invece, in ottica di inclusività, per avvicinare e gratificare anche il pubblico meno digitalizzato.

La scelta di affidare a Olojin il progetto del concorso a premi – racconta Daniela Fiorucci, Specialista Marketing, Loyalty e Brand Communication di Gala – nasce da una collaborazione lunga sei anni, iniziata con il branding e il lancio dell’insegna Gala. Determinante è stata la possibilità di affidare interamente la gestione a Olojin, che ha curato naming, grafica, sviluppo della piattaforma di concorso digitale e aspetti burocratici del concorso a premi”.

Nel design di un concorso a premi, la cura del dato del consumatore è fondamentale – commenta Stefano Notturno, Ceo di Olojin –. La conoscenza dei sistemi cassa di Gala ci ha permesso di dialogare con il loro database per l’aggiornamento in tempo reale. Questo è il punto centrale di tutto il nostro lavoro con Gala, fin dal 2019”.

Cisalfa Group stima 1 miliardo di ricavi nel 2024

La soglia del miliardo di euro è raggiunta. E ora l’obiettivo è incrementare la marginalità operativa e potenziare la rete commerciale. Cisalfa Group ha fornito un’anticipazione sui risultati finanziari dell’esercizio 2024/2025 della capogruppo Cisalfa Sport: i ricavi consolidati – in costante crescita negli ultimi cinque anni – saranno pari a 1 miliardo di euro, mentre l’Ebitda si attesterà attorno ai 105 milioni di euro. Secondo quanto dichiarato dell’azienda, la performance riflette una strategia di investimento mirata, orientata al rafforzamento del posizionamento in Italia e in Germania oltre all’espansione nei mercati europei. Tra le principali operazioni degli ultimi anni, le acquisizioni delle società tedesche Sport Voswinkel GmbH nel 2023 e SportScheck GmbH nel 2024 che rappresentano circa il 30% dei ricavi complessivi del gruppo con oltre 75 store in 12 stati federali. Cisalfa Group ha potuto così consolidare la propria presenza internazionale diventando uno tra i primi 10 player europei dello sport retail e oggi conta su circa 250 punti vendita e oltre 5.800 persone tra Italia e Germania.

Il contesto caratterizzato da incertezze macroeconomiche e volatilità dei mercati, suggerisce a Cisalfa Group di adottare per l’anno in corso un approccio improntato al pragmatismo. Le priorità saranno, come anticipato, l’incremento della marginalità operativa e il rafforzamento delle società chiave, con particolare attenzione al consolidamento di SportScheck nel mercato tedesco e di Intersport Superstore in quello italiano.

Il raggiungimento del miliardo di euro di ricavi non è solo un traguardo simbolico, ma il risultato concreto di una strategia industriale coerente e lungimirante – commenta Boris Zanoletti, Direttore Generale di Cisalfa Group –. L’integrazione di Sport Voswinkel e SportScheck, insieme a una costante attenzione e adattamento del business model alle dinamiche del nostro mercato di riferimento, rappresentano le basi su cui stiamo costruendo il futuro del gruppo. Il 2025 proseguirà con oltre 30 milioni di euro di investimenti già pianificati, focalizzati sul potenziamento della rete commerciale, digitalizzazione e omnicanalità”.

La Gdo alla prova della sostenibilità

Le imprese della Gdo giocano d’anticipo sulla sostenibilità. Con l’obiettivo di essere pronte in vista dell’adozione dei nuovi standard ESRS previsti dalla direttiva Ue Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), oggetto di revisione del Pacchetto Omnibus che punta a semplificare gli obblighi di sostenibilità per le imprese, posticipando al 2028 l’obbligo di rendicontazione per le grandi imprese non quotate. L’analisi contenuta nel Report di Sostenibilità di Settore della Distribuzione Moderna 2025 di Federdistribuzione evidenzia come il 94% delle imprese sia già impegnato nell’allineamento ai requisiti della nuova direttiva europea, l’80% intenda pubblicare un bilancio di sostenibilità volontario già nel 2025 e il 59% abbia definito una strategia di sostenibilità con obiettivi quantitativi. La sostenibilità è entrata a pieno titolo nella governance aziendale del settore: il 71% delle imprese ha una o più figure con deleghe formali alla sostenibilità, mentre quasi la metà, il 47%, possiede un sistema di gestione dei rischi aziendali che include quelli legati agli ESG. Il Report, realizzato con il supporto di Altis Advisory, spin-off dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, è giunto alla sesta edizione ed evidenzia l’impegno crescente delle imprese del settore retail nei diversi ambiti di sostenibilità.

IL CONTRASTO AL CAMBIAMENTO CLIMATICO
Dall’analisi emergono risultati positivi in termini di efficientamento energetico e riduzione delle emissioni. Tra il 2022 e il 2023 il comparto alimentare ha registrato una riduzione dell’intensità energetica del -9% in rapporto al fatturato e del -4% per metro quadro. Il comparto del retail specializzato mostra una riduzione dell’intensità pari al -10% sul fatturato e al -7% sulla superficie di vendita. Inoltre, il 41% delle aziende dichiara una riduzione delle emissioni negli ultimi tre anni superiore al 10% e l’88% ha attivato azioni di efficienza energetica nei propri punti vendita, mentre il 65% ha sistemi di monitoraggio GHG (Greenhouse Gas Protocol), il principale standard internazionale per la misurazione, gestione e rendicontazione delle emissioni di gas a effetto serra. Il 53% delle imprese ha anche definito una strategia con obiettivi sulle emissioni Scope 1 e 2, mentre il 47% già traccia le emissioni Scope 3.

ECONOMIA CIRCOLARE E USO RESPONSABILE DELLE RISORSE
Il 94% delle imprese ha implementato una strategia specifica per la gestione degli imballaggi, mentre l’82% ha attivato sistemi di tracciamento per rifiuti pericolosi e non pericolosi e il 59% dispone di politiche formalizzate in materia di gestione circolare. Il 71% delle imprese ha adottato una politica sugli impatti di materie prime, rifiuti ed economia circolare, mentre il comparto alimentare è fortemente impegnato nel contrasto allo spreco alimentare: il 100% delle imprese ha attive partnership con organizzazioni dedicate alla redistribuzione delle eccedenze e il 91% dispone di sistemi di controllo per il monitoraggio in termini di peso delle donazioni effettuate.

LAVORO E GESTIONE DEI COLLABORATORI
Il 41% delle aziende ha adottato delle policy dedicate alla gestione degli impatti sui lavoratori, mentre il 35% affronta questi temi nel proprio Codice Etico. Sono diffusi strumenti di ascolto e coinvolgimento dei collaboratori (73%), piani di welfare strutturati (47%) e iniziative per la parità di genere, con il 71% delle aziende che monitora il gender pay gap e che ha attivato almeno un’iniziativa con l’obiettivo di ridurlo nel tempo, a dimostrazione di una crescente attenzione verso il tema della parità di genere.

LE COLLABORAZIONI DI FILIERA
Cresce l’attenzione del settore. Il 71% delle aziende ha adottato un codice di condotta per la supply chain e l’83% ha implementato un processo di selezione dei fornitori che include criteri di sostenibilità, mentre il 76% delle aziende ha già avviato collaborazioni con i supplier in ottica ESG e il 77% ha una policy per valutare il rispetto dei criteri di sostenibilità ambientale dei fornitori. Inoltre, la metà delle imprese (54%), ha formalizzato una procedura di due diligence o audit sui diritti umani e dei lavoratori sulla catena di fornitura.

LE INIZIATIVE A FAVORE DELLE COMUNITÀ LOCALI
Il 100% delle imprese ha attivato delle iniziative per le comunità locali, in particolare nei settori dell’educazione (65%), della salute, cultura e sport (59%) e dell’ambiente (47%). Il 76% pur realizzando iniziative concrete, non include questa tematica in documenti formali. C’è l’opportunità per il settore di rafforzare l’approccio strategico su questo ambito, oggi presidiato soprattutto in chiave progettuale.

IL RAPPORTO CON I CONSUMATORI
Il contatto diretto con milioni di persone è un elemento distintivo della Gdo. Il 94% delle aziende ha formalizzato politiche per garantire qualità e sicurezza sui prodotti e servizi, mentre il 100% dichiara di aver implementato strumenti specifici per la raccolta di feedback da parte dei consumatori. In ambito alimentare, la marca del distributore emerge come elemento strategico per il presidio diretto della qualità dell’offerta, per la trasparenza nella comunicazione verso il consumatore e per lo sviluppo di linee di prodotto con caratteristiche di sostenibilità. Non ultimo, il 71% delle imprese attua politiche di prezzo al fine di favorire l’accessibilità ai consumatori appartenenti a categorie economicamente vulnerabili.
Le nostre imprese dimostrano di essere pronte all’evoluzione del contesto normativo – dichiara Carlo Alberto Buttarelli, Presidente di Federdistribuzione – e stanno integrando sempre più la sostenibilità nei propri modelli di business. Il contatto quotidiano con milioni di persone conferisce al retail moderno una responsabilità sociale, ambientale ed economica importante, ma è anche un’opportunità: quella di orientare comportamenti virtuosi a monte e a valle della filiera, ossia verso produttori e consumatori, generando così valore condiviso. È essenziale che questo impegno, che ha già portato a importanti investimenti da parte delle imprese, sia accompagnato da politiche e normative coerenti e stabili, capaci di sostenere il settore lungo un percorso di transizione che deve essere sostenibile per tutti”.
Le imprese del retail moderno stanno reagendo con prontezza alle sollecitazioni, normative ma non solo – sostiene Stella Gubelli, Amministratore Delegato di Altis Advisory, spin-off dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – orientando l’attenzione agli impatti sociali e ambientali generati. Oggi, per le imprese della distribuzione moderna le scelte di sostenibilità non sono ‘solo’ un insieme di azioni, ma parte integrante dei modelli di business, della governance, delle politiche di gestione e delle relazioni lungo tutta la catena del valore. La sfida resta aperta: per consolidare i progressi compiuti è fondamentale continuare nel percorso di integrazione, con un impegno costante che si fondi su visione strategica, collaborazione tra attori e responsabilità condivisa”.

LA PAROLA AGLI ITALIANI
Negli ultimi anni, l’interesse degli italiani per la sostenibilità ha subito un rallentamento, passando dal 30% al 24%, complice l’instabilità geopolitica ed economica. Tuttavia, l’80% ritiene urgente cambiare i comportamenti di acquisto e di consumo, l’84% chiede alle aziende un impegno sociale e il 78% acquista da brand che riflettono i propri valori. Tre leve guidano l’adozione della sostenibilità: paura del cambiamento climatico (22%), etica (meno di 1 su 10) e qualità (70% associa sostenibilità a qualità e innovazione). Sono questi alcuni dei dati che emergono dal contributo indipendente curato da Ipsos Italia e incluso all’interno del Report di Federdistribuzione. Ipsos sottolinea anche come sia in crescita l’apprezzamento degli italiani verso le insegne retail impegnate sulla sostenibilità e come sia fondamentale per le imprese costruire fiducia attraverso valori condivisi, esperienze autentiche e comunicazioni credibili.
L’innovazione digitale, se integrata strategicamente, consente alle imprese di migliorare produttività, efficacia e modelli di business. Lo sottolinea l’analisi curata da Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano, ospitata nel Report. Per una transizione digitale e sostenibile efficace è fondamentale adottare una strategia a lungo termine basata sulla valutazione della maturità aziendale e su interventi immediati. Un processo che può, inoltre, valorizzare l’individuo attraverso approcci “human-tech” che sostituiscono o affiancano l’essere umano o che adattano la tecnologia alle esigenze personali, coinvolgendo attivamente i beneficiari.

Schweppes Limone Zero al debutto in Tv

Secondo episodio di una saga pubblicitaria ambientata su Marte per Schweppes. Stavolta la campagna è dedicata a Schweppes Limone Zero, referenza senza zuccheri, ed è trasmessa sui principali canali televisivi nazionali e online con un formato da 15 secondi, pensato per massimizzare impatto e memorabilità. Lo spot, firmato dalla regista Susanna White e prodotto da Ridley Scott Associates, vede protagonista ancora una volta Eva, che incontra una civiltà marziana e, in uno scambio di doni simbolico, offre al loro ambasciatore la sua bevanda più preziosa. L’intento è quello di sottolineare quanto anche su Marte, i momenti migliori della vita meritino di essere assaporati proprio come si gusta una Schweppes Limone Zero.

La campagna si avvale di una direzione artistica d’eccezione: il direttore della fotografia John Mathieson (Gladiator I & II), lo scenografo Will Htay (Star Wars) e la costumista premio Oscar Janty Yates (The Martian), che hanno contribuito a costruire un universo visivo dove il gusto senza zuccheri diventa protagonista assoluto.
La pianificazione media interessa il mercato italiano, con un focus particolare sulla brand awareness e sull’engagement crossmediale. Con questa nuova campagna, Schweppes – in Italia prodotta e distribuita da Acqua Minerale San Benedetto su autorizzazione di Schweppes International Limited – conferma il proprio approccio alla comunicazione, che mira a unire storytelling cinematografico, innovazione di prodotto e un’estetica visionaria per coinvolgere un pubblico sempre più attento, curioso e consapevole.

Conad Adriatico chiude il 2024 con un fatturato di 2,2 miliardi di euro

Fatturato di 2,241 miliardi di euro, cresciuto del +4,98% rispetto al 2023, e una quota di mercato del 17,62% nei territori in cui opera. Ecco in estrema sintesi il 2024 di Conad Adriatico, primo retailer – in base ai dati GNLC del secondo semestre 2024 – in Abruzzo (quota 32,18%), nelle Marche (20,89%) e in Molise (20,39%). Lo scorso anno la cooperativa è arrivata a contare 439 punti vendita tra Marche (69), Abruzzo e Molise (158), Basilicata e Puglia (178), Albania e Kosovo (34), con una superficie complessiva di 379.731 mq, gestiti da 267 soci imprenditori, per un totale di 8.842 collaboratori. Diversi i formati distributivi utilizzati: 24 Spazio Conad, 9 Conad Superstore, 179 Conad, 114 Conad City, 24 Margherita Conad, 68 Todis e 15 L’Alimentare. La rete di vendita è completata da 4 distributori di carburante e da 2 Pet Store Conad, a cui si aggiungono 27 Parafarmacie e 10 Ottico Conad. Per il triennio 2024-2027 sono previsti investimenti per 258 milioni di euro, destinati all’ampliamento e all’ammodernamento della rete vendita, all’innovazione tecnologica e al potenziamento dei processi operativi e logistici per accrescere l’efficienza. La cooperativa rivendica di aver confermato anche nel 2024 una strategia orientata al contenimento dei prezzi e al sostegno del potere d’acquisto, generando oltre 74 milioni di euro di risparmio per i clienti, con iniziative come “Bassi e Fissi”, che comprende oltre 600 prodotti a marchio Conad, proposti a prezzi ribassati in modo stabile rispetto alla media di mercato. Quanto al rapporto economico con il tessuto produttivo del territorio, nei passati 12 mesi Conad Adriatico ha attivato rapporti con 549 fornitori locali, generando un volume d’affari di oltre 539 milioni di euro.

I DATI DEL PRIMO BILANCIO DI SOSTENIBILITÀ
La cooperativa ha inoltre presentato il suo primo Bilancio di Sostenibilità, in base al quale nel 2024 è aumentato l’autoconsumo di energia pulita, grazie alla presenza di 31 impianti fotovoltaici attivi su sedi e punti vendita (che diventeranno 41 entro il 2026), per un beneficio ambientale annuo stimato in 2.650 tonnellate di CO₂ non immesse in atmosfera, equivalenti alla restituzione di circa 3.620 alberi all’ambiente. La riduzione delle emissioni totali di sedi e Ce.Di. è stata del 5%, nonostante l’ampliamento del perimetro di rendicontazione, mentre è arrivata al 12% quella delle emissioni per metro quadrato, a conferma del miglioramento dell’efficienza energetica.
Nell’ambito della logistica e dei trasporti, sono state attuate numerose azioni per ottimizzare le tratte, ridurre i carichi e utilizzare mezzi a più basso impatto ambientale, che hanno consentito di migliorare l’efficienza del trasporto stradale. L’impiego di mezzi LNG ha permesso di ridurre del 16,5% le emissioni di particolato (PMx) rispetto al 2023, abbassare l’impatto climatico a 0,130 kg CO₂e per tonnellata-km trasportata e aumentare al 77% la quota di percorrenze effettuate con mezzi Euro 6, confermando un trend di miglioramento continuo. Conad Adriatico sottolinea che la logistica rappresenta un elemento determinante nella sua strategia di sostenibilità, con 9 hub logistici per 115.000 mq di superficie e 250 milioni di colli movimentati.

NUOVA PIATTAFORMA A GROTTAGLIE
Un passaggio chiave è stato l’avvio della nuova piattaforma di Grottaglie (TA), sviluppata su una superficie di 21.000 mq, di cui 10.000 coperti, progettata per gestire le referenze del superfresco – in particolare carni e ortofrutta – e un assortimento no food a media-alta rotazione. La struttura, dotata di impianto fotovoltaico e sistemi digitali avanzati, ha contribuito a migliorare la capacità distributiva della rete della Puglia e dell’intero bacino sud servito dalla Cooperativa. Sempre nel 2024, è stato completamente riorganizzato il magazzino ittico di Pescara (PE), con un progetto di locazione integrale del complesso e l’introduzione dei roll isotermici, per uniformare la gestione delle consegne del pesce rispetto alle altre categorie del fresco. Il nuovo modello, operativo dal secondo semestre 2024, sarà esteso ai punti vendita della Puglia nel 2025.
Tra le iniziative più significative rientra anche il consolidamento del modello di pallet pooling, che consente il riutilizzo dei bancali nel circuito distributivo, riducendo i rifiuti e promuovendo un approccio circolare alla gestione delle risorse. Nel 2024, questa pratica ha permesso di evitare 39.074 km di percorrenze, risparmiare 443.925 dm³ di legno, ridurre le emissioni di CO₂ di 50.099 kg e prevenire la produzione di 49.248 kg di rifiuti. Il solo utilizzo dei pallet CHEP, insieme ai contributi di LPR e CPR, ha garantito una gestione efficiente degli imballaggi e un impatto ambientale significativo: 6.871 tonnellate di CO₂ evitate rispetto alle casse in plastica, 2.503 tonnellate rispetto a quelle in cartone e –29% di materia prima vergine utilizzata per i bancali in legno.

I PROGETTI DI RESPONSABILITÀ SOCIALE
La dimensione sociale dell’impresa ha visto nel 2024 la destinazione di 2,8 milioni di euro a progetti di responsabilità sociale, dalla solidarietà alle nuove generazioni, al contrasto alla violenza di genere, dallo sport inclusivo alla valorizzazione culturale del territorio, grazie anche all’azione congiunta dei soci e della Fondazione Conad ETS per promuovere progetti concreti di inclusione, cultura e sostegno alle nuove generazioni.
Il 2024 è stato un anno complesso – dichiara Antonio Di Ferdinando, Amministratore Delegato di Conad Adriatico –, segnato da instabilità, inflazione e incertezza nei consumi. In questo scenario, Conad Adriatico ha scelto di essere presente, vicino alle persone e ai territori, rafforzando il proprio ruolo sociale ed economico. Abbiamo continuato a investire nella rete, nella qualità dell’offerta e nella relazione con i clienti, grazie all’impegno quotidiano dei nostri Soci e collaboratori, che interpretano con competenza e passione le esigenze delle comunità locali. Il nostro sviluppo si basa su un modello imprenditoriale radicato nei territori, attento all’equilibrio tra crescita e responsabilità. La sostenibilità, integrata in ogni area della Cooperativa, non è un obiettivo separato ma un criterio guida delle nostre scelte: dalle filiere alla logistica, dal contenimento degli sprechi all’efficienza energetica fino all’impegno per i territori e le comunità. Il primo Bilancio di Sostenibilità racconta questo approccio con trasparenza, come parte integrante della nostra identità. Continuiamo a investire sulle persone, con percorsi formativi e iniziative che rafforzano competenze, professionalità e senso di appartenenza. Ci guida lo stesso spirito cooperativo che ci ha portato fin qui: unire forze, esperienze e generazioni per affrontare il cambiamento, costruire futuro e promuovere una crescita sostenibile per tutti”.

I dazi faranno crescere l’Italian Sounding negli USA

I dazi americani faranno crescere negli USA le imitazioni di cibi e bevande italiani. L’Italian Sounding, ovvero i prodotti agroalimentari che attraverso nomi o immagini evocano il Made in Italy senza essere stati realizzati in Italia, negli Stati Uniti aumenterà fino al 15% per effetto dei dazi e dagli attuali 7,5 miliardi di euro raggiungerà gli 8,6 miliardi, quasi 1,1 miliardi di euro in più. I dati sono stati illustrati durante la nona edizione del forum Food&Beverage organizzato da TEHA (The European House – Ambrosetti) a Bormio. “Oltre 6 miliardi di euro di alimenti e bevande Made in Italy dei 7,8 complessivi esportati negli USA – spiega Valerio De Molli, Managing Partner e Ceo di TEHA – sono prodotti che non hanno alternative sul mercato statunitense e perciò difficilmente sostituibili. Se questo può essere un vantaggio in termini di impatto sulle esportazioni, quando i dazi entreranno in vigore faranno crescere l’Italian Sounding, un mercato che colpisce soprattutto i prodotti non sostituibili e che oggi vale 69 miliardi di euro nel mondo, uno in più rispetto all’export agroalimentare italiano. Ciò significa che riducendo queste imitazioni l’export agroalimentare del nostro Paese potrebbe anche raddoppiare, specie negli Stati Uniti”.

L’EFFETTO TRUMP SULL’EXPORT TRICOLORE
I nuovi dazi americani potrebbero generare una riduzione potenziale di 1,3 miliardi di euro di export food italiano, considerando sia lo sforzo di revisione temporanea dei margini da parte delle aziende italiane sia l’elasticità della domanda al consumo. All’interno dell’Ue, il nostro Paese è il più esposto all’effetto dei dazi voluti dal presidente americano, anche perché gli Stati Uniti sono per noi il secondo Paese per esportazioni di cibi e bevande dopo la Germania (10,8 miliardi di euro). Per la Francia il peso dei dazi sarebbe di poco superiore al miliardo di euro (1,1 mld), inferiore per Spagna (0,7 mld) e Germania (0,5 mld). Tuttavia, data l’unicità dell’offerta Made in Italy, la stima realizzata da TEHA è di una contrazione effettiva di circa 300 milioni di euro di esportazione agroalimentare.

CONCORRENZA SLEALE IN GIAPPONE, BRASILE E GERMANIA
Sugli scaffali dei supermercati giapponesi e brasiliani più di 7 prodotti agroalimentari su 10 evocano il Made in Italy, ma solo 3 su 10 provengono davvero dall’Italia. Come emerge dall’analisi dedicata di TEHA, in Germania, Regno Unito e Stati Uniti, l’Italian Sounding rappresenta tra il 60 e il 67% dei prodotti tipici italiani. Viaggiano poco sopra il 50% nei Paesi Bassi, in Cina e in Australia mentre sono poco sotto il 50% le imitazioni dei prodotti italiani venduti nei supermercati di Canada e Francia. I prodotti più contraffatti sono nell’ordine ragù, parmigiano e grana, aceto balsamico, pesto, pizza, prosciutto, pasta di grano duro, prosecco, salame, ecc.
Le imitazioni sono anche più appetibili dei prodotti italiani originali perché i prezzi sono più bassi, a volte anche fino al 70% in meno come succede negli USA per l’olio di oliva, piuttosto che per la pasta (-54%), parmigiano e grana (-44%) e salumi (-40%).

IN CINA C’È DESIDERIO DI MADE IN ITALY
All’estero i consumatori che ci tengono ad acquistare veri prodotti agroalimentari italiani senza badare al prezzo sono soprattutto cinesi, seguiti da giapponesi, canadesi, tedeschi e australiani. Gli inglesi sono, invece, quelli che sembrano badare più al prezzo. I prodotti sui quali si cerca soprattutto la reale origine italiana sono specialmente l’olio d’oliva, l’aceto balsamico, il gorgonzola, la pasta di grano duro, il prosecco, ecc.
Da 4 anni TEHA – afferma Benedetta Brioschi, partner TEHA – elabora il «Manifesto per il contrasto all’Italian Sounding» composto da 8 raccomandazioni e una visione Paese. Sin dalla prima edizione abbiamo evidenziato la necessità di ridurre le barriere tariffarie e doganali, una direzione contraria alle attuali politiche protezionistiche in atto. Si potrebbe agire con nuovi accordi di libero scambio tra Unione Europea e Paesi internazionali e lavorando su rapporti bilaterali per le imprese agroalimentari”.

Vendite in aumento per i prodotti Fairtrade

Il 2024 ha visto segnali incoraggianti per l’economia sostenibile: crescono in Italia le vendite dei prodotti certificati Fairtrade, così come il numero di aziende che scelgono un modello di approvvigionamento più equo, trasparente e attento ai diritti umani lungo tutta la filiera. Il dato emerge dal Bilancio Sociale 2024 di Fairtrade Italia. E se da una parte l’aggravarsi del cambiamento climatico – con effetti sempre più evidenti su coltivazioni come cacao e caffè – rende ancora più urgente l’adozione di pratiche agricole sostenibili da parte dei produttori Fairtrade, dall’altra i dati in crescita raccontano il contributo concreto del mercato italiano.
Fairtrade è il sistema di certificazione internazionale che verifica che dietro ai prodotti ci siano filiere trasparenti, responsabili e attente alle persone. In Italia, Fairtrade collabora con le aziende per facilitare l’approvvigionamento etico delle materie prime come cacao, caffè, banane, zucchero, fino a cotone e fiori. Nel 2024, il valore dei prodotti venduti nel nostro Paese contenenti almeno un ingrediente certificato Fairtrade ha superato i 550 milioni di euro. Un dato che include non solo le materie prime in quanto tali, ma anche i prodotti trasformati che utilizzano uno degli ingredienti certificati, come i biscotti ad esempio.
Ed è proprio grazie agli acquisti – sempre più consapevoli – da parte degli italiani che sono stati generati circa 4 milioni di euro sotto forma di Premio Fairtrade, la somma extra versata per ogni prodotto venduto e utilizzata per finanziare progetti collettivi di sviluppo delle organizzazioni di agricoltori e lavoratori in Asia, Africa e America Latina. L’aumento delle vendite dei prodotti certificati Fairtrade in Italia ha portato a un incremento del Premio del +4%. Le categorie che hanno inciso maggiormente sono state il cacao con più di 2 milioni euro, le banane con 743.000 euro e il caffè con 332.000 euro. A livello globale, il Premio ha superato i 211 milioni di euro nel 2023, sostenendo milioni di persone in oltre 75 Paesi in ambito sanitario, educativo, infrastrutturale e ambientale.

LE BANANE PRIMO PRODOTTO CERTIFICATO A VOLUME
Nel nostro Paese, il 2024 è stato un anno di consolidamento per molte delle filiere certificate Fairtrade. Nonostante l’instabilità dei mercati internazionali e il “caos prezzi” che ha colpito per esempio cacao e caffè, le vendite dei prodotti certificati sono cresciuti. Le banane si confermano il prodotto certificato Fairtrade più venduto, con oltre 14.000 tonnellate (+1,5% rispetto al 2023), e si consolida il consumo di cacao che torna a superare le 10.000 tonnellate, segnando un aumento del 5% rispetto all’anno precedente. In crescita, seppur rallentata, anche lo zucchero di canna (+0,5%), mentre l’andamento del caffè Fairtrade, nonostante l’anno critico a livello globale in tema prezzi che ha visto un’impennata incontrollabile, è tornato sopra le 800 tonnellate, con un incremento superiore al 12,5%.
A salire è anche il numero di operatori italiani attivi: oggi oltre 300 aziende importano, trasformano e distribuiscono prodotti certificati Fairtrade, in crescita del +3% rispetto al 2023. Aumentano anche le referenze a scaffale, soprattutto nella Gdo, e si rafforza la presenza del marchio nel mercato del non food, con il cotone (+40%) e i fiori recisi (+28%) in forte rialzo.

REFERENZE ETICHE AFFIDABILI PER 6 ITALIANI SU 10
A sostenere questa tendenza non è solo la spinta normativa, ma una trasformazione culturale in corso nel comportamento di acquisto dei consumatori. La nuova ricerca Nielsen realizzata per Fairtrade Italia fotografa un’Italia più consapevole, in cui il valore etico di un prodotto non è più un “plus”: oltre sei italiani su dieci giudicano affidabili i prodotti etici. Chi conosce Fairtrade, nella quasi totalità dei casi, ne apprezza il valore: la brand awareness è cresciuta di 8 punti rispetto al 2021 e più di otto persone su dieci che riconoscono il marchio dichiarano di fidarsi di esso. La ricerca descrive Fairtrade come una certificazione moderna e intergenerazionale, capace di coniugare affidabilità, impatto e valore per tutta la famiglia. L’indagine collega questa fiducia a comportamenti concreti: il consumatore di oggi è spinto dalla ricerca di cibi più salutari e predilige brand impegnati che sostengono una giusta causa e che hanno un minor impatto ambientale. Il canale prevalente rimane la grande distribuzione (supermercati, ipermercati e discount), mentre calano i negozi specializzati.

NON SOLO PREZZI GIUSTI
I dati che presentiamo parlano di un’Italia sempre più coinvolta nel cambiamento – afferma Paolo Pastore, Direttore Generale di Fairtrade Italia –. In un mondo che chiede responsabilità, Fairtrade rappresenta una risposta concreta per le imprese e per le persone: un sistema che coniuga rigore, trasparenza e impatto reale. Rafforzare le filiere oggi significa tutelare i diritti umani, affrontare le sfide ambientali e costruire insieme un’economia che guarda al futuro. Non è solo questione di prezzi giusti, ma di responsabilità condivisa. Per questo lavoriamo ogni giorno al fianco delle aziende italiane, non solo con la certificazione ma anche con strumenti concreti per affrontare le nuove sfide di compliance e tracciabilità, restando sempre connessi ai bisogni dei produttori”.
Vediamo una crescente domanda di prodotti sostenibili e tracciabili da parte di retailer e consumatori – aggiunge Thomas Zulian, Direttore Commerciale di Fairtrade Italia –. Le aziende italiane stanno dimostrando di saper interpretare con visione il proprio ruolo nella transizione etica. Oggi il nostro compito non è solo certificare, ma accompagnare le imprese con soluzioni concrete: trasformiamo le richieste normative in percorsi strategici, capaci di generare fiducia, valore e impatto reale lungo tutta la filiera”.

DALLA CERTIFICAZIONE ALLA CONSULENZA
Oltre alla certificazione, che garantisce il rispetto di criteri sociali, ambientali ed economici lungo la catena di fornitura, Fairtrade sottolinea di offrire oggi anche un supporto consulenziale alle aziende. Un’evoluzione naturale, che risponde all’introduzione di normative europee come il Regolamento sulla Deforestazione (EUDR) e la Direttiva sulla Due Diligence di sostenibilità (CSDDD). In questo nuovo contesto, Fairtrade si propone come partner operativo e strategico, in grado di affiancare le imprese nell’interpretazione dei requisiti di legge, nella costruzione di catene di fornitura responsabili e nell’anticipazione delle sfide future, trasformando la sostenibilità in leva competitiva.

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