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Prodotti funzionali, i driver che guidano gli acquisti

Il mercato c’è ed è destinato a crescere: secondo la società di consulenza e ricerche Precedence Research, il settore degli integratori alimentari e della nutrizione (Fsn – food supplement and nutrition), che comprende bevande arricchite con proteine, drink fortificati e integratori funzionali, dovrebbe raggiungere circa 758,99 miliardi di dollari entro il 2034, con un tasso di crescita annuale composto (Cagr) del 7%.
Per aiutare i marchi del settore alimentare e delle bevande a comprendere meglio esigenze e opportunità in questo specifico ambito, Tetra Pak ha commissionato a Ipsos un’indagine condotta lo scorso luglio, intervistando 25.547 consumatori attenti alla salute – dai genitori ai giovani adulti (16-65 anni), fino ai senior (65+) – in 17 Paesi.
La ricerca rivela che i consumatori considerano i prodotti food supplement and nutrition non solo per i loro benefici funzionali, che si integrano perfettamente negli stili di vita moderni, ma anche per l’aspetto emotivo, aspirazionale e di sicurezza legato alle prestazioni che tali prodotti offrono.

SOLUZIONI NUTRIZIONALI ADATTE AI DIVERSI STILI DI VITA
Dallo studio emerge che i consumatori si rivolgono sempre più ai prodotti funzionali come parte di un approccio olistico al benessere. I principali motivi includono il sostegno alla salute fisica, citato dal 58% dei consumatori, il corretto apporto nutrizionale quotidiano garantito (51%) e il mantenimento dei livelli di energia durante una giornata intensa (47%). Oltre ai benefici fisici, questi prodotti sono apprezzati anche per il loro ruolo nel migliorare il benessere mentale, l’aspetto fisico o la forma.
La rassicurazione emotiva è un altro fattore importante. Infatti, il 42% dei consumatori afferma di volersi sentire maggiormente padrone della propria salute, il 39% desidera la tranquillità di soddisfare i propri bisogni nutrizionali e il 30% aspira a sentirsi più equilibrato o meno stressato.

COMODITÀ E RISPARMIO DI TEMPO
Accanto a questi fattori legati alla salute, alcune considerazioni pratiche stanno acquisendo importanza: per chi è spesso in movimento, la comodità motiva il 21% dei consumatori, mentre il risparmio di tempo nei pasti o negli spuntini influenza il 18%. È interessante notare come diversi gruppi di consumatori diano priorità a benefici differenti: i giovani adulti sono più guidati dal piacere del gusto, mentre i senior cercano tranquillità riguardo alla propria alimentazione.

SPAZIO AI FORMATI LIQUIDI
I formati liquidi stanno guadagnando terreno, con il 59% dei consumatori che esprime interesse per questa opzione nel campo degli integratori e della nutrizione. Il loro fascino risiede nella praticità quotidiana: questi prodotti non richiedono preparazione, sono facili da conservare e ideali per il consumo on-the-go. Questa tendenza riflette un desiderio più profondo di prodotti che si adattino agli stili di vita dei consumatori.

LE MOTIVAZIONI DEI CONSUMATORI ITALIANI
In Italia, i consumatori mostrano un profilo per lo più in linea con il trend globale, quando si osservano le motivazioni all’uso di prodotti funzionali, ma emergono alcune variazioni di rilievo. Più precisamente, gli italiani si distinguono rispetto alla media per un maggiore orientamento al benessere mentale (41%) e al miglioramento dell’aspetto o della forma fisica (35%). Gusto e praticità delle confezioni ready-to-drink si confermano due ulteriori fattori di rilievo nella preferenza di acquisto per questa tipologia di prodotti.
La praticità rimane un’aspettativa fondamentale – commenta Anna Larsson, Category Leader di Tetra Pak –. Per i marchi, rappresenta un’opportunità per distinguersi con formati convenienti e formulazioni innovative che soddisfano aspettative in evoluzione e offrono maggiore valore ai clienti. Tuttavia, l’interesse per questa categoria va ben oltre la sola comodità. Con il 71% dei consumatori che preferisce risultati graduali da ingredienti naturali rispetto ad alternative sintetiche rapide, e un’eguale percentuale disposta a pagare un prezzo premium per queste caratteristiche, assistiamo a un chiaro spostamento verso prodotti basati sul valore, che supportano il benessere a lungo termine”.

IL RUOLO DEL PACKAGING
Come è giusto che sia – considerata l’attività di Tetra Pak, che opera a livello mondiale nella lavorazione degli alimenti e nelle soluzioni di confezionamento – lo studio identifica anche punti critici specifici che il packaging può contribuire a risolvere, dalla sensibilità al prezzo e alla fiducia, fino alla praticità del formato e alla trasparenza sugli ingredienti. Considerando che il 63% degli intervistatili consuma i prodotti funzionali “così come sono”, i formati monoporzione e a lunga conservazione risultano particolarmente adatti a soddisfare questa esigenza.
Dalle confezioni a base carta, che migliorano la praticità, alle analisi utili per orientare formulazioni e posizionamento di mercato, i risultati del sondaggio supportano i marchi nella creazione di offerte differenziate. “Queste evidenze offrono una direzione chiara per i marchi che desiderano crescere in un mercato in rapida evoluzione come questo – conclude Larsson –. Combinando benefici funzionali e appeal emotivo, e adattando i prodotti alle preferenze locali, i brand possono costruire legami più forti con i consumatori, aumentare la fedeltà e cogliere nuove opportunità di crescita sostenibile”.

Esselunga inaugura il 50esimo beauty store eb

Il primo punto vendita aprì a Milano, nel 2002, nell’Esselunga di via Ripamonti che già in altre occasioni era stata utilizzata per testare nuove iniziative da parte della catena. Allora l’insegna era Esserbella, poi mutata nel tempo in eb. L’idea era comunque giusta, come dimostra la cinquantesima inaugurazione fatta a Varese Malerba, in via Leopoldo Gasparotto 77, alla presenza di Attilio Fontana, Presidente della Regione Lombardia.
Il negozio, situato al piano terra, si estende su una superficie di 157 metri quadri di sala vendita, con ampie vetrine esterne e un layout interno moderno, grazie anche alla presenza di schermi digitali. Si tratta del terzo punto vendita di eb a Varese e del 33esimo in Lombardia. L’offerta comprende un’ampia selezione di brand di profumeria, prodotti viso e corpo e make-up. In vista del Natale, largo spazio ovviamente alle idee regalo, come i nuovi Calendari dell’Avvento, in due versioni. Arricchiscono l’esperienza d’acquisto, alcuni servizi dedicati: sedute make-up, consulenze beauty e di armocromia.

SERVIZI E TRATTAMENTI SPECIALIZZATI
La formula visibile a Varese è ovviamente diversa da quella lanciata nel 2002, perché aggiornata negli anni fino a diventare nel 2013 un concept pensato per rispondere alle nuove esigenze di consumo di una clientela sempre più variegata. Dal 2019 eb si è trasformata in un vero e proprio beauty store: un luogo dove – grazie alla presenza di personale esperto – make-up, skincare e haircare si uniscono a un assortimento che unisce brand esclusivi, novità di tendenza e grandi classici.
Leva fondamentale è quella dei servizi, introdotti in punti vendita selezionati. Trattamenti estetici specializzati – come nail studio, brow studio, skin studio, hair studio e body studio – proposti in collaborazione con partner per arricchire la customer experience, con l’obiettivo di offrire un’esperienza di bellezza completa e personalizzata. In pratica, eb vuole essere non solo un luogo di acquisto, ma uno spazio dedicato alla cura di sé.

E ORA È LA VOLTA DEL MARCHIO PRIVATO
La nuova sfida, da affrontare nel 2026, sarà lo sviluppo dell’offerta a marchio privato, attualmente concentrata sulla categoria dei pennelli e su alcuni accessori. Ma l’intenzione di Esselunga è anche quella di proseguire il percorso di espansione della rete vendita, con nuove aperture sul territorio.
Va infine ricordato che eb è presente anche online con il sito e-commerce ebprofumerie.it, dove è possibile prenotare servizi ed effettuare acquisti in tutta Italia, anche nelle zone dove non sono presenti negozi.

Italiani sempre più infedeli alle insegne

Di sicuro è un effetto collaterale dell’aumento dei prezzi: alle prese con l’erosione del loro potere d’acquisto, gli italiani si scoprono sempre più infedeli alle insegne al momento di fare la spesa. È quanto emerge da un’indagine dell’Osservatorio Shopping DoveConviene, secondo cui quasi 1 utente su 2 (49%) è propenso a cambiare punto vendita se più conveniente. I dati legati alla fedeltà alle insegne sono ulteriormente peggiorati, complice la crescente necessità di ricercare offerte in linea con il proprio budget.
Secondo questa ricerca, nell’arco di un mese solo il 5% degli intervistati frequenta un unico punto vendita. La maggior parte, invece, si muove tra più insegne: il 36% ne visita regolarmente tre e il 16% addirittura più di quattro.

A CACCIA DI PROMO
Ma se la fedeltà non è il fattore principale, cosa guida allora la scelta del punto vendita in cui fare la spesa? A fare la differenza sono appunto promozioni e prezzi convenienti: il 60% dei consumatori si orienta verso le offerte più vantaggiose, mentre il 50% privilegia i supermercati con i prezzi più bassi. Seguono poi la prossimità del punto vendita e la varietà dei prodotti: il 29% opta per i negozi vicini a casa, mentre il 28% predilige store con ampi assortimenti di articoli disponibili. Il risparmio rimane tuttavia al centro. Basti pensare che il 70% degli italiani consulta sempre i volantini promozionali in fase di pianificazione della spesa.
L’indagine evidenzia, inoltre, una tendenza da parte dei consumatori a prediligere formati di negozi diversi, a seconda della tipologia di prodotti acquistati. In particolare, per la spesa alimentare, l’86% preferisce affidarsi a supermercati e ipermercati, mentre il 52% sceglie il discount. D’altra parte, per l’acquisto di prodotti per la cura della casa e della persona, il 62% si rivolge a negozi specializzati e il 50% a supermercati e ipermercati.

Loner Consumer, chi è e come sceglie cosa comprare

C’è un consumatore che sta cambiando le regole del consumo, e lo sta facendo in modi più profondo di quanto sembri. È il Loner Consumer, il protagonista inatteso del 2025. A indagare il fenomeno è il nuovo Trend Reality Report 2025 – From Signals to Strategy realizzato da YouGov Shopper – che opera nelle ricerche sul mondo del largo consumo – in collaborazione con pressrelations. Lo studio è stato condotto su oltre 21.000 individui in 22 paesi europei.
Attualmente le famiglie ‘single’ costituiscono il 35,4% del totale delle famiglie italiane, con una crescita ancora più marcata se si considera il lungo periodo: +20% rispetto al 2015. Tra le famiglie ‘monocomponenti’, il 40,9% è composto da persone over 65, target che si conferma il più alto spendente e che da solo sviluppa il 42,2% del valore del largo consumo. I consumatori ‘single’ generano il 27,6% del valore complessivo del mercato dei prodotti di largo consumo, il che – se confrontato con le famiglie composte da 2, 3 o più persone – indica una spesa pro capite considerevolmente più elevata.

PIÙ TEMPO DI QUALITÀ PER SE STESSI
Il Loner Consumer non è un ‘solitario’ nel senso tradizionale: coniato dal The Economist lo scorso giugno, il termine descrive una tendenza tutt’altro che marginale e che – diffusasi durante la pandemia – esprime il crescente desiderio di indipendenza, di ricerca di spazio personale e di tempo di qualità con sé stessi. Una scelta che, sempre più spesso, influenza il modo in cui le persone comprano, viaggiano e vivono la dimensione quotidiana.
Stando ai dati rilevati dal report di YouGov, infatti, tra principali motivazioni che spingono gli italiani a ritagliarsi un momento di solitudine ci sono: la volontà di riposarsi mentalmente (per il 49% di loro), avere un momento di introspezione (per il 45%) e connettersi con sé stessi (per il 41%).

IN BILICO TRA VULNERABILITÀ ED EMANCIPAZIONE
I dati del Trend Reality Report di YouGov Shopper evidenziano la doppia sfaccettatura del fenomeno. Da un lato emerge la cosiddetta Loneliness epidemic, la crisi di solitudine che colpisce molte società occidentali. Un recente sondaggio YouGov – rappresentativo della popolazione italiana adulta – mostra, infatti che circa un quarto degli italiani (23%) si senta solo e che per quasi due terzi di loro (62%), questa sensazione sia aumentata rispetto al 2024. La solitudine, inoltre, è un fattore che influisce fortemente sul 21% degli italiani.
Dall’altro lato, però, la solitudine diventa anche una scelta. Molti consumatori, infatti, vivono l’isolamento e il distacco dall’iper-connettività come un modo per prendersi cura di sé, rallentare e compiere scelte più autonome e consapevoli. Solo un 1 italiano su 7, infatti, dichiara di non apprezzare le attività svolte in solitudine – una tendenza rilevata particolarmente tra gli over 55. Queste ultime, poi, si differenziano in base al genere: il 43% delle donne, ad esempio, preferisce lo shopping mentre il 38% degli uomini si dedica allo sport all’aria aperta.

COME CAMBIANO LE DINAMICHE DEL LARGO CONSUMO
Sul mercato italiano il trend del Loner Cosumer è amplificato da un dato demografico importante: il numero dei nuclei familiari aumenta, mentre la popolazione complessiva diminuisce. Questo significa che le famiglie diventano sempre più piccole e che cresce il numero e il peso dei consumatori single; ciò determina cambiamenti significativi nelle abitudini d’acquisto del settore dei beni di largo consumo caratterizzate da una spesa più frammentata, con una frequenza d’acquisto che dal 2022 è aumentata del quasi 19%, ma con il numero di unità per carrello diminuite del 13%.
Inoltre, i consumatori single ricorrono alla spesa online il 10% in più rispetto agli altri cluster, rappresentando il 3,4% del valore totale del mercato. Le differenze non si limitano soltanto alle abitudini d’acquisto: anche il contenuto del carrello del Loner Consumer si caratterizza per una maggiore incidenza, rispetto alla media nazionale, di alimenti per gatti (139%), primi piatti pronti di diverso genere (con i freschi leggermente preferiti rispetto a quelli conservati a temperatura ambiente – 133% vs 129%) e integratori (123%).

PRODOTTI E CONTENUTI SU MISURA
Il Lower Consumer è quindi un consumatore che si muove da solo e con un desiderio crescente di vivere esperienze individuali, non solo nella sfera personale e sociale – con un aumento dell’80% nel 2025 di ricerche di viaggi in solitaria (fonte: Airbnb) e l’offerta di bar e locali pensati appositamente per chi desidera vivere esperienze individuali senza sentirsi ‘fuori posto’ – ma anche nell’esperienza d’acquisto.
In Italia brand e retailer si stanno, quindi, adattando sempre di più alla diffusione di questo evidente trend sociale proponendo da un lato prodotti su misura con ‘confezioni per single’ e piccoli nuclei familiari pratici e adatti a sostenere stili di vita indipendenti e ridurre gli sprechi; dall’altro supportando i consumatori ‘Loner’ con contenuti chiari, recensioni dettagliate sui prodotti e percorsi di acquisto self-service sempre più semplici e veloci.
Il Trend Reality Report di YouGov evidenzia un cambiamento culturale profondo che offre il ritratto di un nuovo consumatore – dichiara Marco Pellizzoni, Commercial Director Consumer Panel di YouGov Shopper – in bilico tra solitudine e ricerca di autonomia, che rivendica libertà e qualità del proprio tempo. In un mercato sempre più guidato da nuclei familiari ridotti e scelte individuali, il ‘Loner Consumer’ rappresenta dunque una sfida e un’opportunità strategica per brand e retailer di ripensare prodotti, servizi ed esperienze che rispondano alle sue esigenze e lo accompagnino nella sua ricerca di indipendenza”.

Luca Gattiglia nuovo Direttore Generale di Gruppo Sogegross

Investimenti per 200 milioni di euro, 30 nuove aperture nell’arco di un quadriennio e riorganizzazione manageriale. Gruppo Sogegross annuncia una serie di novità nell’ambito del piano di sviluppo 2025-2028. Le leve restano però saldamente nelle mani della famiglia Gattiglia, a cui l’azienda ligure fa capo dal 1920, anno della fondazione. In questo quadro, Luca Gattiglia (nella foto in alto) diventa Direttore Generale, Ercole Gattiglia assume la Presidenza, mentre Maurizio Gattiglia viene confermato nel ruolo di Amministratore Delegato. “Assumere la direzione generale in questa fase rappresenta una grande responsabilità e, al tempo stesso, un’opportunità straordinaria – commenta Luca Gattiglia, Direttore Generale del Gruppo Sogegross –. L’obiettivo è consolidare il percorso di crescita intrapreso, puntando su efficienza operativa, innovazione digitale e sviluppo sostenibile. Abbiamo davanti a noi un piano di sviluppo ambizioso che ci vedrà protagonisti nei prossimi anni, mantenendo salda la nostra identità territoriale e investendo nelle persone e nelle tecnologie”.

UN MODELLO BASATO SU TRE DIREZIONI DI BUSINESS
La riorganizzazione manageriale del gruppo avviata nel corso del 2025 introduce un modello per Unità di Business, volto a rafforzare la coerenza tra le responsabilità operative e l’identità delle singole insegne.
Le nuove direzioni sono articolate in tre macroaree:

  • Direzione Unità di Business Retail, affidata a Giovanni D’Alessandro, che include superstore, supermercati e negozi di prossimità, con la Divisione Basko per la rete diretta e la Divisione Doro per il franchising;
  • Direzione Unità di Business Discount, focalizzata sull’insegna Ekom, diretta da Giuseppe Marotta;
  • Direzione Unità di Business Ingrosso, che comprende i Cash&Carry GrosMarket sotto la guida di Flavio Zago.

I risultati conseguiti confermano la capacità del Gruppo Sogegross di intercettare le trasformazioni in atto nel settore retail – sottolinea Maurizio Gattiglia, Ceo del Gruppo – e crescere anche in contesti complessi. La convergenza omnicanale, l’utilizzo strategico dei dati e la centralità dell’esperienza d’acquisto stanno ridefinendo le dinamiche competitive, imponendo un’evoluzione verso modelli organizzativi più flessibili per essere sempre più orientati al cliente e in grado di cogliere con il giusto tempismo l’evoluzione dei trend merceologici. La riorganizzazione che stiamo portando avanti accelera lo scambio di know-how intragruppo e, insieme agli investimenti programmati, ci consentirà di essere ancora più competitivi e di rispondere con maggiore efficacia alle esigenze di un mercato in continua evoluzione”.

IL PIANO DI SVILUPPO 2025–2028
Il piano di investimenti per il quadriennio 2025–2028 raggiunge i 200 milioni di euro. Le risorse saranno destinate principalmente a tre direttrici strategiche: nuove aperture, riqualificazione e potenziamento della rete di vendita esistente e implementazione di nuovi piani logistici per supportare lo sviluppo delle reti e ottimizzare la gestione e distribuzione delle merci.
Il programma di espansione prevede oltre 30 nuove aperture nell’arco del quadriennio, accompagnate da un’accelerazione delle ristrutturazioni finalizzate all’efficientamento della rete esistente e al continuo miglioramento della shopping experience.
Il Gruppo – parte di Agorà Network insieme a Poli, Tigros, Iperal e Rossetto – conta attualmente 260 punti vendita distribuiti su 5 regioni (Liguria, Piemonte, Lombardia, Toscana, Emilia Romagna). La rete logistica, composta da 11 hub situati tra Liguria, Lombardia e Piemonte, rappresenta un asset strategico per garantire continuità e qualità del servizio.

L’OBIETTIVO DI FATTURATO
Nel 2024, Sogegross ha registrato un fatturato di 1 miliardo e 164 milioni di euro, in crescita del 2,78% sull’anno precedente, con un utile netto consolidato di 13,6 milioni di euro, destinato integralmente a riserva.
L’azienda sottolinea che il risultato supera la media del settore e conferma la solidità del modello multicanale adottato. Anche il primo semestre 2025 ha confermato un andamento positivo (+2,7%) consentendo di mantenere l’obiettivo di 1 miliardo e 223 milioni di euro di fatturato per l’intero esercizio.

La cura di sé e della casa traina il non food

Più attenzione all’aspetto fisico, al look e al benessere, ma anche desiderio di rendere la casa più digitale, accogliente e confortevole: sono le due principali tendenze che hanno guidato l’evoluzione dello shopping degli italiani nel corso dell’ultimo quinquennio. A identificarle è l’Osservatorio Non Food di GS1 Italy, lo studio che raccoglie, organizza e sistematizza l’andamento di 13 comparti e ne mette a fuoco giro d’affari, consumi, canali di vendita, innovazioni tecnologiche e tendenze di mercato.

TANTI GLI INCREMENTI A DOPPIA CIFRA
Tra 2020 e 2024 il mercato complessivo dei prodotti non alimentari stimato nell’Osservatorio Non Food ha vissuto una crescita molto sostenuta (+18,6%), in parte attutita nel corso dell’ultimo anno, ed è arrivato a un giro d’affari di 111,59 miliardi di euro.
I dati relativi all’andamento della spesa non food degli ultimi cinque anni evidenziano un aumento in tutti i 13 comparti merceologici che monitoriamo, spesso anche con tassi a doppia cifra – commenta Samanta Correale, Business Intelligence Senior Manager di GS1 Italy –. A spiccare sono soprattutto gli acquisti dedicati alla cura di sé e a quella della casa, artefici di crescite importanti e che mostrano ancora segnali di vivacità”.
La miglior performance è quella messa a segno dai prodotti di profumeria, che in cinque anni hanno visto aumentare di +47,3% il loro giro d’affari. A seguire, nella classifica per tasso di crescita, ci sono abbigliamento e calzature (+28,5%), mobili e arredamento (+23,2%), ottica (+23,2%) e prodotti di automedicazione (+22,9%). Più contenuta, invece, l’espansione della spesa per casalinghi, edutainment e giocattoli.

L’ANDAMENTO DEI 13 PRINCIPALI COMPARTI NON FOOD

  • Elettronica di consumo: cinque anni vivaci (+7,0% a valore) ma crescita annua ferma (-0,5%), per un settore che vale in totale 21,85 miliardi di euro.
  • Abbigliamento e calzature: dopo un quinquennio brillante (+28,5% a valore) oggi la situazione è stabile (+0,0% annuo) e il fatturato è di 21,67 miliardi di euro.
  • Mobili e arredamento: nell’ultimo anno si è fermata la crescita (-0,3%), anche per il venir meno dei bonus dedicati all’edilizia e all’arredamento negli ultimi anni. Oggi questo comparto vale 15,71 miliardi di euro di vendite, il 23,2% in più rispetto al 2020.
  • Bricolage: questo comparto viene da un quinquennio dove ha aumentato le vendite del +13,0% a valore ma nell’ultimo anno ha perso vendite (-1,4%) fermandosi a 13,33 miliardi di euro.
  • Prodotti di automedicazione: il settore dei farmaci acquistabili senza prescrizione medica e degli integratori notificati dal SSN viene da un quinquennio di grande espansione (+22,9% a valore). Anche nell’ultimo anno ha continuato a crescere (+3,2%), arrivando a 8,95 miliardi di euro di giro d’affari.
  • Prodotti di profumeria: è il best performer del non food, grazie a una crescita quinquennale a valore di +47,3%. E conferma questo suo dinamismo anche nell’ultimo anno, che ha chiuso con un +8,0% raggiungendo gli 8,12 miliardi di euro di giro d’affari.
  • Articoli per lo sport: trend quinquennale molto positivo (+21,3% a valore) per questo settore che però nell’ultimo anno ha rallentato la crescita (+0,8%) e oggi vale 6,21 miliardi di euro.
  • Edutainment: il mondo dei prodotti destinati all’intrattenimento e alla cultura (come film, libri, videogiochi e supporti musicali) è tornato nel quinquennio (+7,1%) e ha confermato questo trend anche nell’ultimo anno (+3,2%) toccando i 4,87 miliardi di euro di vendite.
  • Casalinghi: tra 2020 e 2024 ha visto salire il giro d’affari di +3,7% mentre nell’ultimo anno è rimasto stabile (+0,2%), toccando i 4,44 miliardi di euro di giro d’affari.
  • Ottica: l’ultimo anno ha rappresentato uno stop della spesa per i prodotti di ottica (-0,7%) dopo cinque anni di crescita a doppia cifra (+23,2%). Il giro d’affari è di 2,76 miliardi di euro.
  • Tessile casa: dal Covid in poi la crescita non si è più fermata: +20,4% a valore nel quinquennio e +2,0% nell’ultimo anno per un giro d’affari annuo di 1,37 miliardi di euro.
  • Cancelleria: vale 1,20 miliardi di euro questo comparto che viene da un quinquennio di crescita a doppia cifra (+11,7% a valore) ma che nell’ultimo anno ha perso il -2,9% del giro d’affari.
  • Giocattoli: l’andamento del quinquennio (+7,1% a valore) faceva ben sperare in una ripresa delle vendite. Ma nell’ultimo anno il trend è tornato negativo (-3,4%) e il giro d’affari si è fermato a 1,09 miliardi di euro.

Rovagnati, 2024 chiuso con un fatturato di 320 milioni di euro

Soddisfazione per i risultati dello scorso esercizio, ma soprattutto per i trend positivi di quello in corso. È questa la sensazione comunicata da Rovagnati, che ha reso noto l’andamento del 2024. L’anno si è chiuso con un fatturato di oltre 320 milioni di euro, ma l’accento è posto in particolare sui primi otto mesi del 2025, che hanno fatto registrare un incremento del giro d’affari di circa il +5% rispetto all’analogo periodo precedente.
Quest’anno, lo sviluppo è trainato dalla grande distribuzione, che ha evidenziato un aumento del +7% rispetto al 2024; segnali importanti anche dal mercato internazionale, caratterizzato da dinamiche in rapido cambiamento, dove Rovagnati ha messo a segno un incremento del +39% sul precedente esercizio. La presenza all’estero è oggi estesa a 20 Paesi, tra cui Francia, Svizzera, Germania, Croazia e Stati Uniti, con uno stabilimento produttivo a Vineland, nel New Jersey, inaugurato nel settembre 2021.

ANDAMENTO POSITIVO PER LA LINEA SNELLO
Sul fronte dei brand, la linea Snello, focalizzata sulla categoria benessere, ha registrato ottimi risultati da inizio anno con un incremento delle vendite pari a +7% rispetto al 2024, mentre Gran Biscotto, il brand simbolo di Rovagnati e tra i più amati, ha segnato una crescita del +4%.
Il 2024 si è rivelato un anno positivo – dichiara Gabriele Rusconi, Managing Director & Board Member di Rovagnati – durante il quale abbiamo sostenuto una crescita equilibrata del brand e rafforzato la nostra presenza sui mercati internazionali. I risultati ottenuti sono il frutto di una strategia chiara, fondata su innovazione, qualità e impegno per la sostenibilità, e di un’organizzazione che ha saputo reagire con tempestività alle complessità del contesto. Affrontiamo il 2025 con un trend positivo e con la consapevolezza che la nostra forza risiede nella coerenza tra valori e risultati: continuiamo a investire per migliorare i processi, ampliare le competenze e generare un impatto positivo dal punto di vista economico, sociale e ambientale. La crescita è importante, ma lo è ancor di più costruirla su basi solide e responsabili, per creare valore duraturo per tutti i nostri stakeholder”.

IL PROGRAMMA DI SOSTENIBILITÀ
In questa cornice, l’azienda evidenzia la sua attenzione costante alle tematiche Esg. Il programma di sostenibilità Rovagnati Qualità Responsabile mira a uno sviluppo sostenibile, con azioni e progetti orientati alla promozione di un’alimentazione consapevole, al supporto di persone e comunità locali, all’efficientamento degli stabilimenti e all’impatto positivo sulla filiera.
Nata nei primi anni ’40 da un’idea di Angelo Ferruccio Rovagnati e da suo figlio Paolo, Rovagnati è oggi tra le aziende italiane leader nella produzione di salumi. I sei stabilimenti produttivi presenti in Italia sono specializzati per categoria: Biassono per il prosciutto cotto, Villasanta per gli affettati e gli stagionati brevi, Arcore per i piatti pronti, Felino e Sala Baganza per il prosciutto crudo, Faenza per la mortadella. Il gruppo gestisce, inoltre, sette allevamenti, tra strutture di proprietà e altre in soccida. Al vertice ci sono oggi Claudia Limonta Rovagnati, vedova di Paolo, nel ruolo di Presidente e il figlio Ferruccio quale Amministratore Delegato, dopo la scomparsa in un incidente aereo dell’altro figlio Lorenzo, anch’egli Amministratore Delegato.

Le differenze inventariali costano ai retailer l’1,2% delle vendite

In Italia il loro costo è stato in media pari all’1,2% dei ricavi annui dei retailer, per un valore di 4,12 miliardi di euro di perdite, cioè 107 euro per cittadino. Da qualsiasi punto di vita le si guardi, le differenze inventariali da taccheggio sono un problema importante e reale. A fare i conti è l’edizione 2024 del Barometro dei Furti nel Retail in Italia promossa da Checkpoint Systems Italia in collaborazione con NielsenIQ.
Lo studio evidenzia come il 53%, ovvero oltre la metà delle perdite, sia causato da furti commessi dai potenziali clienti nei punti vendita: un fenomeno in crescita, rispetto all’anno 2023, percepito dall’84% delle aziende intervistate. Tra le altre tipologie di perdite si registra una percentuale del 21% di furti interni, da parte dei dipendenti, un 15% di errori dei fornitori e 11% di errori amministrativi.

FOOD, HEALTH & BEAUTY TRA I BERSAGLI PRINCIPALI
Il food retail risulta ancora una volta l’ambito più colpito, rappresentando il 45% delle perdite complessive da taccheggio. Tra questi l’84% ha in assortimento prodotti di health & beauty, il 74% articoli per gli animali da compagnia, il 68% tessili per abbigliamento e casa, il 63% materiale elettrico, per il fai-da-te, libri o articoli da cancelleria e, infine, il 58% propone prodotti di elettronica.
In termini di incidenza dei furti, il comparto health & beauty rappresenta circa il 19% del totale, seguito dal tessile e abbigliamento con il 14%. Il fai-da-te registra un peso del 7%, mentre l’elettronica si attesta al 5%. Chiudono la classifica i prodotti per animali da compagnia e le decorazioni per la casa, entrambi al 4%, e infine libri e articoli di cancelleria, che rappresentano il 2%.
Sebbene le differenze inventariali da taccheggio si distribuiscano lungo tutto l’arco dell’anno, la stagione invernale si conferma la più critica, concentrando il 28% degli episodi, complice il maggiore afflusso nei punti vendita e la possibilità di occultare più facilmente la merce.

I RISCHI DEL SELF-CHECKOUT
Quanto ai luoghi in cui si verificano i furti, l’area di vendita resta il principale teatro, seguita dalle casse dove, con la diffusione dei sistemi self-checkout, emergono nuove vulnerabilità: le aziende intervistate concordano sul fatto che in queste postazioni il rischio di taccheggio sia superiore rispetto alle casse assistite, evidenziando la necessità di rafforzare i presidi di controllo e deterrenza.
Oggi il 79% delle aziende dichiara di disporre di casse self-service e, per far fronte alle criticità connesse, il 32% ha destinato risorse specifiche a quest’area per prevenire i furti. Inoltre, l’83% delle realtà intervistate ha potenziato le misure di sicurezza introducendo telecamere di sorveglianza, addetti dedicati e sistemi antitaccheggio, mentre il 33% ha implementato anche soluzioni basate su tecnologia Rfid.

L’IDENTIKIT DEL TACCHEGGIATORE
L’analisi evidenzia come oltre la metà dei furti ovvero 53% sia perpetrata da singoli individui, generalmente non professionisti e attivi in modo episodico, mentre il restante 47% risulta riconducibile a gruppi organizzati. Anche l’esame della recidiva offre spunti significativi: il 54% degli episodi di differenze inventariali da taccheggio è attribuito a soggetti già noti per precedenti infrazioni, contro un 46% di autori occasionali.
Dal punto di vista anagrafico, due aziende su tre segnalano che il 68% dei responsabili appartiene alla fascia d’età compresa tra i 18 e i 50 anni, confermando un profilo prevalentemente adulto e operativo. I minori e gli over 50 impattano rispettivamente per un 16%.

CRESCONO LE AGGRESSIONI VERBALI O FISICHE
Sul piano economico, i furti riguardano prevalentemente beni di valore contenuto: nel 40% dei casi l’importo stimato si colloca tra 41 e 80 euro, mentre per il restante 60% si tratta di episodi di entità più variabile, equamente distribuiti tra valori inferiori ai 40 euro e oltre gli 80 euro.
Lo scenario si conferma dunque complesso e in evoluzione, coinvolgendo non solo le dinamiche del taccheggio ma anche la sicurezza del personale nei punti vendita. Sia nei furti esterni sia in quelli interni commessi dai dipendenti, l’84% delle catene segnala un aumento significativo delle aggressioni verbali o fisiche nei confronti degli addetti. Parallelamente, il 68% delle aziende riconosce la necessità di formare il personale per prevenire e gestire tali episodi, mentre il 53% evidenzia crescenti difficoltà nel reperire figure dedicate alla sicurezza, a conferma di una pressione crescente sulle risorse umane impegnate nella tutela dei punti vendita.

I PRODOTTI DI USO QUOTIDIANO SONO I PIÙ RUBATI
L’analisi NielsenIQ mette in luce un quadro sorprendentemente trasversale: il taccheggio non risparmia nessun reparto. Dall’alimentare alla tecnologia, alcuni articoli risultano particolarmente esposti per valore, frequenza e facilità di sottrazione. Nel food & beverage gli articoli più sottratti sono tonno, formaggi e prodotti del reparto liquidi (alcolici e bevande), seguiti da caffè e salumi. Il fenomeno mostra una progressione netta rispetto al 2023 con un incremento significativo nella misura del +90% per tonno e vini, alcolici e altre bevande, +70% per il caffè, +60% per il formaggio e +40% per salumi e gastronomia.
Nel comparto health & beauty si confermano al primo posto i prodotti per la cura del viso e del corpo, seguiti da lamette da rasoio, deodoranti, prodotti per l’igiene orale e make-up: articoli a valore medio-alto e a elevata rotazione, spesso oggetto di furti seriali. Rispetto al 2023, i furti crescono dell’80% per i prodotti viso, del 60% per quelli dedicati alla cura del corpo, del 70% per rasoi, deodoranti e dentifrici speciali, fino a toccare un +90% per il make-up.

PET FOOD, BIANCHERIA E CANDELE
Anche il Pet Food è sempre più nel mirino, con cibo umido e secco tra i prodotti più sottratti, seguiti da articoli per la cura e l’igiene degli animali. Nel settore tessile e abbigliamento, i furti si concentrano su biancheria intima, t-shirt, calzature e abbigliamento sportivo, a conferma di un trend che privilegia prodotti di uso quotidiano e ad alto turnover.
La categoria Casa e decorazione registra invece il maggior numero di differenze inventariali da taccheggio su candele, profumatori per ambienti e utensili da cucina: articoli di valore contenuto ma grande appeal. Nel fai-da-te e materiale elettrico, i protagonisti dei furti restano pile e lampadine, mentre nel comparto elettronica spiccano cuffie, auricolari e accessori per smartphone e stampanti seguiti da smartwatch e dispositivi indossabili.

PREVENIRE È UNA PRIORITÀ STRATEGICA
Nel complesso, il Barometro sui furti nel retail 2025 tratteggia le differenze inventariali come un fenomeno in espansione e sempre più diffuso, che non segue logiche di settore ma di opportunità: dalla spesa quotidiana ai beni personali, dal pet care alla tecnologia, i taccheggiatori sembrano orientarsi verso prodotti ad alta rotazione e facile occultamento, spesso di piccolo formato ma ad alto valore percepito. L’aumento generalizzato delle sottrazioni, con picchi che, in alcune categorie, superano il 90% rispetto al 2023, evidenzia come la prevenzione delle perdite sia ormai una priorità strategica per il retail. Un campanello d’allarme che chiama le aziende a rafforzare i presidi di sicurezza, ma anche a ripensare processi e layout di vendita in chiave più attenta e predittiva.

LE CONTROMOSSE: DAI TAG RFID ALL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Quasi la totalità dei retailer intervistati, per contrastare le differenze inventariali, dichiara di aver adottato sistemi di videosorveglianza (95%) e di disporre di personale dedicato alle aree più sensibili dei punti vendita (95%), a conferma di un approccio sempre più strutturato alla sicurezza. Ampiamente diffusi risultano anche i sistemi antitaccheggio tradizionali (89%), le barriere di sicurezza (95%), gli spider wrap, collari e box in policarbonato (84%). A queste misure più consolidate si affiancano tecnologie di nuova generazione, come le soluzioni basate su Rfid (37%) e, in misura minore, i cestini per la spesa dotati di Rfid (21%).
Nonostante la diffusione sia ancora limitata, proprio l’Rfid emerge come una delle tecnologie con il maggior potenziale di sviluppo nel medio periodo: il 63% dei retailer dichiara di non utilizzarla ancora, ma il 74% ne riconosce l’alto valore aggiunto che può offrire in termini di tracciabilità, visibilità e sicurezza della merce. Infine, il 60% del panel si dimostra interessato a introdurre l’Rfid come sistema antitaccheggio, in abbinamento a nuove soluzioni tecnologiche basate su intelligenza artificiale, smart tag e antenne dotate di telecamere integrate.

PIÙ CONSAPEVOLEZZA E CAPACITÀ DI REAZIONE
I dati emersi dal Barometro 2025 offrono una fotografia estremamente chiara delle sfide che il retail italiano si trova oggi ad affrontare – dichiara Davide Raduazzo, Direttore Commerciale di Checkpoint Systems Italia –. Le perdite dovute a taccheggio e differenze inventariali continuano a rappresentare un impatto economico significativo, ma il settore sta dimostrando una crescente consapevolezza e una forte capacità di reazione. L’evoluzione verso tecnologie avanzate come l’Rfid e l’intelligenza artificiale segna un cambio di passo importante: strumenti che non solo rafforzano la sicurezza, ma consentono di migliorare l’efficienza operativa e la tracciabilità lungo tutta la filiera”.

Lidl Italia: Silvestri lascia, Brandenburger nuovo Ceo

È stato il volto di Lidl Italia per 6 anni e in totale ne ha trascorsi 24 nella catena tedesca: Massimiliano Silvestri lascerà la carica di Ceo della filiale italiana il prossimo 30 novembre per intraprendere nuove sfide personali e professionali. A sostituirlo, a partire dal 1° marzo 2026, sarà Martin Brandenburger, in Lidl da 18 anni.

UNA CARRIERA INTERNAZIONALE
Manager svizzero, Brandenburger ha maturato un’esperienza internazionale significativa: dopo un periodo in Croazia e in Svizzera, nel 2017 è entrato a far parte del board di Lidl Italia in veste di Amministratore Delegato Vendite e Logistica e successivamente ha consolidato le competenze, sempre in ambito logistica, presso la Casa Madre. Dal 2021 ricopre il ruolo di Ceo di Lidl Grecia e Lidl Cipro, due realtà che, grazie alla sua impronta, hanno avuto uno sviluppo costante. In particolare, in soli 4 anni, ha portato Lidl Grecia a diventare la seconda azienda Gdo del Paese.

I RISULTATI DI UNA FASE DI CRESCITA
Nel dare la notizia dell’avvicendamento, Lidl Italia sottolinea di aver superato sotto la guida di Silvestri quota 780 punti vendita, con oltre 23 mila collaboratori. Nello scorso esercizio fiscale, il fatturato ha toccato i 7,5 miliardi di euro, in crescita del 4% rispetto all’anno precedente. Uno sviluppo sostenuto da un piano di investimenti costanti, superiori a 400 milioni di euro all’anno, che ha permesso di ampliare la rete dei punti vendita rendendoli sempre più moderni e sostenibili.

Conserve Italia, 106 milioni di euro liquidati ai soci

Supera i 106 milioni di euro l’ammontare delle liquidazioni erogate da Conserve Italia ai propri soci produttori che, nel corso dell’esercizio 2024-25, hanno conferito il 95% delle 549.542 tonnellate di materia prima trasformate tra pomodoro, frutta e orticole da industria. Si tratta di un importo mai raggiunto in precedenza, che arriva a seguito di un trend di costante aumento delle liquidazioni registrato negli ultimi cinque anni (+60%). Un risultato di grande rilevanza per il Consorzio composto da 35 cooperative agricole e che detiene i marchi Valfrutta, Cirio, Yoga, Derby Blue e Jolly Colombani.

VALORIZZARE LA FILIERA AGRICOLA
La cifra record delle liquidazioni alla base sociale testimonia l’impegno concreto di Conserve Italia nella valorizzazione della propria filiera agricola, alla quale non abbiamo mai fatto mancare il nostro sostegno, soprattutto nei momenti di maggiore difficoltà” ha commentato il Presidente Maurizio Gardini (a sinistra nella foto in alto) intervenendo all’Assemblea dei Soci di Conserve Italia.
Gardini ha anche illustrato gli interventi realizzati nell’ambito del Piano investimenti da oltre 86 milioni di euro, che andrà a concludersi nel 2026: “Le innovazioni che stiamo portando a termine in tutti i nostri stabilimenti produttivi e nella sede centrale ci consegnano un’azienda sempre più all’avanguardia in termini di qualità delle produzioni, efficienza e tracciabilità dei processi, sostenibilità ambientale, digitalizzazione e miglioramento delle condizioni di lavoro. Abbiamo cambiato il volto di Conserve Italia tenendo ben salde le radici nella terra dei nostri soci produttori”.

I NUMERI DEL BILANCIO
L’Assemblea dei Soci di Conserve Italia ha inoltre provveduto ad approvare all’unanimità il bilancio di esercizio 2024-25 (chiuso al 30 giugno 2025). Il bilancio relativo a tutto il Gruppo (la capogruppo Conserve Italia Soc. Coop. Agricola e le altre otto società controllate) ha registrato un fatturato di 1,15 miliardi di euro (in leggera contrazione rispetto all’esercizio precedente), con un utile di 6,5 milioni di euro. La posizione finanziaria netta consolidata si è attestata a 115 milioni di euro, l’Ebitda a 76 milioni di euro (8,5%) mentre il patrimonio ha raggiunto i 306 milioni di euro.

POLITICA COMMERCIALE A DIFESA DEI MARGINI
L’esercizio 2024-25 è stato caratterizzato da un contesto macroeconomico internazionale fortemente instabile e da un effetto deflattivo sui prezzi verificatosi dopo una lunga fase di inflazione, uniti ad una flessione dei consumi in alcune categorie di prodotto. La nostra politica commerciale sia nel mercato interno che nei mercati internazionali – ha spiegato il direttore generale Pier Paolo Rosetti (a destra nella foto in alto) – ha mirato a salvaguardare il più possibile i livelli di marginalità aziendale a beneficio della filiera agricola, anche a costo di sacrificare volumi di vendita, in parte compromessi dalle difficili campagne 2024 che hanno ridotto la disponibilità di prodotto, soprattutto per il pomodoro. Abbiamo continuato a puntare sull’innovazione con la forza dei nostri marchi, a partire da Yoga con le nuove gamme di succhi di frutta sostenute anche dalla campagna pubblicitaria, il pomodoro Cirio con un ampliamento della linea dei sughi con datterino e le novità di Valfrutta nel segmento dei piatti pronti vegetali”.

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