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Kinder Crispy amplia l’offerta di Ferrero nello snacking al cioccolato

Lo snacking dell’offerta al cioccolato è oggi una componente sempre più rilevante nelle abitudini alimentari degli italiani. In base ai dati a fonte Circana, si tratta di un mercato che vale oltre 400 milioni di euro (ISLSP+Discount+Online 24/25) ed è in crescita negli ultimi 5 anni. Ce n’è abbastanza per capire perché Ferrero abbia voluto ampliare la propria gamma in questo ambito facendo esordire Kinder Crispy.
La dinamica positiva del mercato evidenzia come lo snacking al cioccolato non rappresenti più soltanto un momento sporadico, ma un’occasione di consumo trasversale, capace di rispondere a esigenze differenti: dalla gratificazione personale alla condivisione, fino al bisogno di una pausa gustosa durante la giornata. Questo ruolo poliedrico si riflette anche nella platea dei consumatori, ampia ed eterogenea, che comprende giovani, adulti e famiglie e che porta lo snacking al cioccolato a integrarsi in contesti domestici, lavorativi e fuori casa.

ESORDIO A 35 ANNI DAL LANCIO DI KINDER BUENO
Ed è proprio nello scenario appena descritto che si è collocato l’esordio di Kinder Crispy, arrivato a distanza di 35 anni dal lancio di un’icona come Kinder Bueno nella sua versione standard e a quasi 10 anni dall’ultima variante di gusto rappresentata da Kinder Bueno Dark.
Il prodotto si distingue per la sua ricetta, che combina tre strati di wafer croccante con un doppio ripieno al latte e al cacao, un sottile strato di nocciola e una copertura di cioccolato al latte arricchita da croccante granella di biscotto. L’innovazione ha un ruolo centrale nella strategia di Ferrero, che con Kinder Crispy persegue l’obiettivo di offrire soluzioni capaci di accompagnare le persone in più momenti della giornata.

Retail & beneficenza, la tecnologia facilita le donazioni

La tecnologia fa sempre la differenza, anche quando si tratta di fare beneficenza. A dimostrarlo è il Retail Report 2025 di Adyen, piattaforma tecnologico finanziaria scelta da molte aziende leader a livello globale, che mostra come è appunto la tecnologia a permettere donazioni più frequenti e di importo ridotto, in linea con le diverse possibilità di spesa.
Ben due italiani su tre (il 67%) hanno dichiarato di effettuare donazioni a favore di cause benefiche. Tuttavia, l’11% ha ammesso di aver dovuto rinunciare a donare a causa dell’aumento dei costi in altri ambiti della vita quotidiana. Analizzando i dati per fasce d’età, si nota come siano i Millennial a registrare la percentuale più alta di donatori tra le generazioni più giovani, con il 71%, mentre tra i Baby Boomer la percentuale scende al 64%. Guardando alla frequenza, emerge inoltre che il 25% dei consumatori italiani dona una o più volte al mese.

LA FUNZIONE ROUND-UP È UN’OPPORTUNITÀ DA SFRUTTARE
Il metodo preferito per donare resta il supporto a iniziative benefiche promosse da amici e familiari con il 30%, seguito dalla funzione “round-up” al momento del checkout, indicata dal 21% che afferma di averla già utilizzata più volte. Quest’ultima rappresenta un’opportunità per aziende e partner del terzo settore di interagire con i potenziali donatori. La funzione permette agli acquirenti di arrotondare l’importo dei propri acquisti e donare piccole somme alle cause che stanno loro più a cuore, favorendo la collaborazione tra retailer globali e realtà sociali e generando un impatto concreto a livello locale, dove le donazioni fanno la differenza.
Questa evoluzione digitale rende il sostegno alle cause benefiche sempre più semplice e accessibile. Non a caso, il 42% degli italiani afferma di donare di più durante l’anno quando può scegliere importi ridotti. La maggior parte dei donatori predilige infatti soluzioni flessibili e meno vincolanti: l’aumento dei costi porta il 36% dei consumatori, percentuale che sale al 39% tra i Millennial, a cercare alternative che non prevedano abbonamenti annuali o mensili.
Infine, oltre la metà degli italiani, il 55%, ritiene che le aziende potrebbero fare di più per sostenere il terzo settore, mentre più di un terzo, il 37%, afferma che, se non può donare nel modo che preferisce, rinuncia del tutto a farlo.

UNA SOLUZIONE PER MICRO-TRANSAZIONI FISICHE E ONLINE
Nonostante questi dati, solo il 20% delle aziende italiane consente ai clienti di effettuare donazioni in negozio, e la stessa percentuale offre questa possibilità online. Inoltre, il 9% dichiara di non avere le risorse o le competenze per gestire la raccolta di donazioni, ad esempio tramite la funzione di round-up, pur desiderando offrire questa opportunità.
In questo scenario, la soluzione Giving di Adyen si conferma uno strumento strategico per facilitare la generosità di consumatori e aziende, permettendo ai clienti di donare direttamente al checkout, sia online che in negozio, tramite un importo fisso o un arrotondamento del totale degli acquisti. Proprio quest’anno, Giving ha superato i 25 milioni di dollari in donazioni a livello globale, registrando anche il miglior risultato di sempre in termini di volumi, con brand di tutto il mondo che utilizzano questa soluzione per coinvolgere i propri clienti nel sostegno a cause benefiche. Dal lancio nel 2020, sono state effettuate ben 35 milioni di micro-transazioni tramite la piattaforma.

LA GENEROSITÀ CRESCE SE È INTEGRATA NELL’ESPERIENZA D’ACQUISTO
I dati della ricerca confermano che gli italiani sono pronti a sostenere il terzo settore, soprattutto quando la tecnologia rende il gesto semplice e trasparente – afferma Gabriele Bellezze, Country Manager Adyen Italia –. Grazie a soluzioni innovative integrate nei pagamenti, come Giving, il momento del checkout diventa un’opportunità concreta per fare la differenza e sostenere le cause che stanno più a cuore alle persone. I risultati raggiunti in questi anni dimostrano che, quando donare è facile e parte dell’esperienza di acquisto, la generosità cresce e si diffonde”.
Per celebrare il traguardo raggiunto, nel 2025, Adyen ha deciso di raddoppiare l’impatto delle donazioni effettuate tramite Giving a livello globale, impegnandosi a eguagliare ogni contributo versato dai consumatori al checkout. Questa iniziativa si inserisce in un percorso più ampio, che vede l’azienda puntare a superare i 100 milioni di euro di donazioni processate entro il 2030.

Export vino, più risorse per la promozione

La partita sui dazi Usa per il vino è definitivamente chiusa? Unione italiana vini (Uiv) si augura di no: “La speranza è che sui dazi si possa giocare un ‘secondo tempo’ – ha dichiarato Marzia Varvaglione, Vicepresidente di Uiv nel corso del convegno organizzato a Villa Madama a Roma dal ministero degli Affari esteri nell’ambito della Settimana della Cucina italiana – con l’esenzione del comparto wine and spirits. Ma in attesa che la diplomazia faccia il suo corso, bene ha fatto il Governo a inserire nel Ddl Bilancio ulteriori 100 milioni di euro l’anno per il triennio 2026-2028 in attività destinate a promozione e internazionalizzazione. Confidiamo che una buona fetta di queste risorse sia riservata al nostro comparto, che tra dazi, calo del dollaro e del potere di acquisto è a forte rischio ridimensionamento”.

SPEDIZIONI OLTREOCEANO CROLLATE DEL 23%
La situazione di mercato del vino verso i Paesi extra-Ue e in particolare gli Stati Uniti – ha aggiunto Varvaglione – è molto critica: in pochi mesi siamo passati da un export oltreoceano a +12,5% di un primo trimestre fortemente condizionato dal frontloading pre-dazi, a un -4% nei primi nove mesi, con un -23% solo nell’ultimo trimestre. Uiv è convinta che in questa fase di pesante incertezza sia necessario aumentare le risorse per la promozione all’estero e al contempo attivare progetti più efficaci e condivisi con le imprese del vino. Una terapia d’urto appoggiata dal Governo”.

PER NON PERDERE TERRENO LE AZIENDE ABBASSANO I PREZZI
Secondo l’Osservatorio Uiv, il calo del prezzo medio per i vini in uscita dalle cantine italiane e dirette oltreoceano nel trimestre luglio-settembre è stato del 15,5%. Un’auto-tassazione, operata per mantenere le quote di mercato, che però le imprese a giudizio dell’associazione non potranno sostenere oltre il breve termine. Per questo, rileva Uiv, è necessario aumentare ulteriormente il plafond destinato al capitolo internazionalizzazione e a progetti di promozione attuati mediante Agenzia Ice. Progetti straordinari, che dovranno essere sviluppati mediante una regia pubblico-privata con un lavoro sinergico tra imprese e agenzie pubbliche per calibrare al meglio gli strumenti più adatti, la comunicazione più efficace, i segmenti di mercato prioritari.

Arnd Riehl è il nuovo Ceo di Penny Italia

La nota stampa è stringata e non fornisce – come di regola in queste occasioni – troppi dettagli. Arnd Riehl è il nuovo Chief Executive Officer di Penny Italia, il discount alimentare del gruppo tedesco Rewe, a partire dal 1° febbraio 2026. Succede a Nicola Pierdomenico, che l’azienda – e anche questo rientra nella regola – ringrazia “per il contributo offerto durante il suo mandato”, augurandogli ogni successo per il futuro.
Quella di Arnd Riehl è una carriera interna da quasi un decennio: nel Gruppo Rewe è entrato nel 2016 come Direttore Vendite Discount National (Penny) in Germania, dal 2020 al 2023 ha ricoperto la carica di Ceo di Billa Slovacchia, prima di assumere il ruolo di Director People & Culture presso Rewe International nel gennaio 2024.

INTERVENTI MIRATI SU LOGISTICA E ASSORTIMENTI
L’azienda precisa che questa nomina conferma l’impegno nel percorso di crescita e innovazione sul mercato italiano: “Il piano strategico avviato nei mesi scorsi prosegue con determinazione, prevedendo investimenti significativi per la modernizzazione della rete, l’efficientamento dei processi e la valorizzazione delle leve fondamentali del business, in linea con le evoluzioni del mercato e le esigenze dei clienti”.
Attraverso interventi mirati su logistica, assortimenti e patrimonio immobiliare, Penny Italia intende consolidare la propria competitività e assicurare continuità al progetto aziendale, “con l’obiettivo di offrire un’esperienza di acquisto sempre più moderna e di qualità”.

UNA RETE DI OLTRE 460 PUNTI VENDITA
Nata nel 1994, l’insegna discount Penny conta circa 460 punti vendita distribuiti sul territorio italiano, oltre 5.000 dipendenti (di cui il 62% donne) e rivendica di avere un fatturato per metro quadro superiore alla media di categoria. A livello internazionale, è presente anche in Austria, Germania, Repubblica Ceca, Ungheria, Romania.
La storia di Rewe è assai più lunga e inizia nel 1927, quando 17 cooperative d’acquisto fondarono la “Revisionsverband der Westkaufgenossenschaften” – o in breve Rewe – con l’obiettivo di organizzare collettivamente l’acquisto di cibo. Oggi la cooperativa ha una presenza internazionale nella vendita al dettaglio e nel turismo, impiega oltre 389.000 dipendenti e ha chiuso il 2023 con un fatturato superiore ai 92 miliardi di euro, con più di 16.000 tra punti vendite e agenzie in tutto il mondo. Oltre a Penny, nel retail ha insegne come Rewe, Rewe Center, Rewe City, Billa e Diy.

Milano centro e Orio Center numeri 1 dello shopping in Italia

Sono i due principali “contenitori” commerciali esistenti in Italia: da una parte le agglomerazioni urbane centrali, intese come le vie dello shopping collocate in una stessa zona cittadina; dall’altra i centri commerciali. Per entrambi, il TradeLab Shopping Index, l’indicatore elaborato e fornito dall’Osservatorio Non Food di GS1 Italy, calcola il ranking in base alla capacità di attrazione delle insegne di ciascun punto vendita della moderna distribuzione presente nell’area.
Ecco, dunque, come sono mutate le due classifiche nazionali di questi luoghi fondamentali per il commercio e la vivacità economica dei singoli territori.

MILANO RESTA PRIMA E FA IL BIS
La nuova classifica delle top 10 agglomerazioni urbane centrali conferma il podio dell’edizione precedente. Al primo posto, con la zona Duomo/Vittorio Emanuele, resta Milano che è anche l’unica città a fare il bis in classifica grazie alla nona posizione guadagnata dalla zona Buenos Aires (decima nell’edizione precedente). Nella classifica delle top ten Roma Centro mantiene la medaglia d’argento e il centro storico di Torino quella di bronzo.
Bologna con zona Indipendenza/Bassi/D’Azeglio resta al quarto posto e il centro di Firenze al quinto. Genova (zona San Vincenzo, XX Settembre, Buenos Aires) guadagna in un anno ben tre posizioni e si insedia al sesto posto. Al settimo posto resta Napoli (zona Toledo), mentre Palermo e Bari scendono di due posizioni ciascuna e si fermano rispettivamente all’ottavo e decimo posto.

PORTA DI ROMA SUPERA IL CENTRO CAMPANIA
Più dinamica la classifica dei centri commerciali. Se l’Orio Center di Orio al Serio (BG) resta saldo al primo posto, il Porta di Roma sale al secondo posto e spinge in terza posizione il Centro Campania di Marcianise (CE).
Dal quarto al settimo posto la classifica resta immutata, con, nell’ordine, Euroma 2 di Roma, Il Centro di Arese (MI), Roma Est di Roma e Fiordaliso di Rozzano (MI). L’ottava posizione va a I Gigli di Campi Bisenzio (FI), che scala tre posizioni e rappresenta l’unica new entry dell’anno. In nona posizione troviamo Centro Sicilia di Misterbianco (CT), che scende di un gradino rispetto all’edizione precedente, mentre in decima si conferma Le Gru di Grugliasco (TO).
Per chiudere, è utile ricordare che l’Osservatorio Non Food di GS1 Italy raccoglie informazioni su 13 comparti: abbigliamento e calzature, elettronica di consumo, mobili e arredamento, bricolage, articoli per lo sport, prodotti di profumeria, casalinghi, prodotti di automedicazione, edutainment, prodotti di ottica, tessile casa, cancelleria, giocattoli. Per saperne di più, si può scaricare lo speciale “Le tendenze del Non Food, edizione 2025”.

Gruppo VéGé punta ai 20 miliardi di ricavi entro la fine del 2027

La road map è stata annunciata in occasione della presentazione dei piani commerciali e marketing per il prossimo anno: il 2024 si è chiuso con 15,3 miliardi di euro, l’obiettivo per il 2025 è fissato a 16,2 miliardi di euro, ma il traguardo più ambizioso è da raggiungere entro la fine del 2027: 20 miliardi di euro. Gruppo VéGé guarda al futuro con fiducia, forte di una rete di 3.561 punti vendita su tutto il territorio nazionale e una superficie totale di vendita pari a 2.433.185 metri quadri.
Al momento sono 32 le imprese mandanti, mentre la quota di mercato dell’8,5% vale il quarto posto nella classifica Gnlc. Gli investimenti per il 2025 si sono assestati complessivamente a 265 milioni di euro, con 54 nuove aperture e 38 ristrutturazioni. Per il 2026 si prevedono 65 nuove aperture e 60 ristrutturazioni e un ulteriore investimento di 300 milioni di euro. Il presente e a maggior ragione il futuro passa anche dall’online: sono 1.685 i codici di avviamento postale coperti dall’home delivery, insieme a 362 punti di ritiro per il click & collect, con l’attivazione di partnership nazionali con Glovo, Everli, Just Eat, Deliveroo e Alfonsino.

UN FUTURO POLARIZZATO
“L’obiettivo è accelerare sullo sviluppo – ha dichiarato Giovanni Arena, Presidente di Gruppo VéGé – e puntare a 20 miliardi di euro entro la fine del 2027. Il futuro del retail è costellato di sfide che evolveranno dai paradigmi di oggi e Gruppo VéGé è pronto ad accettare queste sfide: nel medio lungo termine la strada sarà quella della super concentrazione di imprese e razionalizzazione delle insegne, dei pagamenti digitali che renderanno ogni punto di vendita automatizzato e di una polarizzazione del mercato che vedrà i consumatori divisi esclusivamente tra la fascia premium e la fascia convenience. Le risposte risiederanno nella capacità di unirsi, avere coraggio e investire in maniera lungimirante, ottimizzando le soluzioni che già oggi rispondono attivamente alle necessità del mercato: dalla Mdd che rappresenta una scelta crescente da parte dei consumatori e che a mio avviso raggiungerà presto il 50% delle vendite complessive, alla formazione continua dei dipendenti, dalla creazione di un welfare aziendale, all’omnichannel espanso del punto vendita, in grado di fornire tutti i servizi necessari a ogni consumatore e diventarne punto di riferimento”.

OLTRE IL DATA SHARING
Nell’incontro avvenuto presso il Teatro Manzoni di Milano, agli oltre 800 manager dell’industria è stato presentato VéGé Data Sharing 5.0, evoluzione della nuova piattaforma digitale, in grado di rendere fruibile con immediatezza l’analisi dei dati scanner del gruppo: sarà attivo dal 2026 con novità volte a migliorare l’esperienza dei fornitori.
Utilizzando dati profilati, statisticamente espansi, di 2.980 punti di vendita e che coinvolgono l’85% dei soci di VéGé, nella nuova versione la base informativa verrà ampliata per trasformare il data sharing in quello che il gruppo definisce un vero hub di intelligence. In questo modo, attraverso un numero maggiore di variabili e correlazioni, si potrà leggere il mercato in maniera ancora più approfondita. L’obiettivo sarà inoltre quello di approfondire l’analisi a livello EAN di tutti i prodotti degli oltre 441 fornitori (che rappresentano il 96% del fatturato all’acquisto di VéGé) avendo così la possibilità di ottenere insight puntuali su ogni singolo prodotto e progettare strategie commerciali performanti e misurabili.
Attraverso l’innovazione dei processi e la costante spinta tecnologica e digitale Gruppo VéGé volge sempre lo sguardo al futuro cercando di intercettare le tendenze che definiranno il modo di fare retail di domani – ha commentato Giorgio Santambrogio, Amministratore Delegato di Gruppo VéGé – – sperimentando in prima persona le possibili risposte. Ma è al futuro che dobbiamo guardare, creandolo come lo si desidera. Sono 13 anni di crescita ininterrotta, tra quota di mercato, fatturato concentrato e vendite complessive. Con la metafora della magia, ho illustrato la vision del gruppo, celebrando le capacità dei nostri 32 imprenditori. Ecco allora il senso del nuovo claim che ho creato per VéGé: valori che ci uniscono, persone che ci distinguono”.

LA RELAZIONE CON L’INDUSTRIA DI MARCA
Quanto al rapporto con i fornitori, Edoardo Gamboni, Direttore Commerciale di Gruppo VéGé, si è detto favorevole a reali partnership con l’industria di marca: “L’incontro tra le rispettive scelte strategiche di sviluppo e promozione è la leva principale che ci consente di mettere al centro le famiglie e difendere il potere di acquisto, soprattutto dopo i recenti rialzi inflattivi, degli oltre 9 milioni di consumatori che entrano ogni giorno nei nostri punti di vendita. Gruppo VéGé, anche nel 2026, sarà impegnato per raggiungere obiettivi che anzitutto restituiscano ulteriori vantaggi competitivi ai nostri clienti finali”.
Infine, Gruppo VéGé ha sottolineato la centralità della sostenibilità ambientale, sociale ed economica, ribadendo che – grazie anche all’apporto dell’industria di marca – le iniziative continueranno all’insegna della lotta allo spreco alimentare con il coinvolgimento della clientela e il rinnovo dei progetti di sostegno alle scuole e alle associazioni sportive dilettantistiche. Dal 2025 inoltre si è affiancata l’iniziativa “Noi Amiamo gli Animali” con cui VéGé supporta le associazioni che si occupano di tutelare gli animali in difficoltà e il nuovo progetto dedicato interamente all’educazione alimentare “Missione Buon Appetito”.

Largo consumo avanti piano nel 2026: le previsioni di Circana

La prima notizia – sicuramente buona – è che il 2026 sarà un anno all’insegna della crescita (moderata) per il largo consumo confezionato; la seconda – in larga parte attesa – è che le dimensioni di questa crescita varieranno a seconda delle strategie adottate dalla filiera; la terza – ancora più interessante – è che Circana ha messo nero su bianco la “forchetta” in cui dovrebbe collocarsi questo incremento, prefigurando due scenari differenti.
Le previsioni sono state elaborate attraverso la piattaforma Liquid Data e hanno come premessa i risultati del 2025, che secondo le proiezioni di Circana dovrebbe chiudersi con volumi in aumento del +1,9%, prezzi medi in salita del +1,2% e ricavi attestati a +3,1%. I due scenari prefigurati da Circana per il 2026 si caratterizzano per essere uno più conservativo, l’altro più espansivo. Vediamoli nel dettaglio.

SCENARIO 1: LA DIFESA DEI MARGINI
La prima ipotesi formulata da Circana implica che gli operatori della filiera adottino nel 2026 politiche orientate alla redditività e alla salvaguardia dei propri margini commerciali. Ecco di seguito con quali risultati.

  • Prezzi di base: la loro crescita si attesterebbe al +1,6%, quindi con un aumento in linea con le tendenze inflattive previste.
  • Pressione promozionale: si ridurrebbe di -0,6 punti percentuali, attestandosi al 23,5%.
  • Performance attesa: in questo quadro, i volumi di vendita del largo consumo confezionato mostrerebbero un incremento limitato, pari al +0,2%, mentre i ricavi raggiungerebbero il +1,4%.

SCENARIO 2: IL CONSOLIDAMENTO DEI VOLUMI
Nel secondo caso, Circana ha ipotizzato per il 2026 un orientamento della filiera finalizzato a sostenere la domanda e consolidare i volumi. Di conseguenza, gli stessi indicatori elencati in precedenza si muoverebbero in maniera differente.

  • Prezzi di base: la crescita prevista per i prezzi sarebbe più contenuta, attesa al +1,0% e dunque con un aumento inferiore rispetto all’inflazione generale.
  • Pressione promozionale: l’investimento nell’attività promo salirebbe di +0,4 punti percentuali, con una pressione che toccherebbe il 24,5%.
  • Performance attesa: con questo approccio, i volumi di vendita del largo consumo confezionato registrerebbero un +1,7% e i ricavi si attesterebbero al +2,6%.

I FATTORI ESTERNI DA METTERE IN CONTO
In pratica, le proiezioni evidenziano che il divario di crescita dei volumi tra i due scenari per il 2026 è di 1,5 punti percentuali, a dimostrazione di come le scelte strategiche sui driver di prezzo e promozione possano determinare risultati di mercato diversi.
Se non è possibile sapere con certezza quali saranno le decisioni degli attori della filiera, si può però indicare quali fattori esterni influenzeranno queste decisioni. Circana ne elenca alcuni di estrema rilevanza, come l’andamento dei costi delle materie prime e della logistica, le nuove politiche di commercio globale e le possibili tensioni geopolitiche. Ad accomunare entrambi gli scenari è la conferma dell’intrinseca resilienza del largo consumo confezionato, con un risultato finale che varia a seconda dei due approcci distinti: dare priorità alla redditività o dare maggiore spinta alla domanda.
Il 2026 sarà un anno di equilibrio incerto tra esigenze di margine e necessità di sostenere i volumi – ribadisce Daniele Gilli, Amministratore Delegato di Circana Italia –. Le nostre analisi aiutano aziende industriali e retailer a pianificare con maggiore consapevolezza in un contesto complesso, fornendo dati chiari come base di riflessione per i propri obiettivi strategici di crescita”.

Chef Barbieri cambia l’aperitivo con il Panettone Salato Motta

Perché aspettare Natale e soprattutto il momento del dessert per mangiare il panettone? Motta, brand premium del Gruppo Bauli, vuole dare una scossa alla tradizione e si fa aiutare dal suo testimonial – Chef Bruno Barbieri – per raccontare le novità del 2025, compresa la linea di panettoni salati.
Nella campagna multicanale firmata Saatchi & Saatchi e realizzata in collaborazione con Think Cattleya, lo spettatore è trasportato direttamente nel laboratorio Motta, luogo in cui la ricerca e la sperimentazione di Chef Bruno Barbieri e della sua brigata prendono forma.
Attraverso un linguaggio cinematografico e contemporaneo, la nuova campagna vuole restituire la passione che anima i protagonisti e permette loro di dare vita alle ricette del Natale Motta. In particolare, un primo capitolo è dedicato al Panettone Tradizionale Motta, mentre un secondo vede protagonista il Pandoro Motta Secondo Bruno Barbieri.

UNO SPOT ISPIRATO AI CODICI DEL BEVERAGE
E poi c’è lo spot che presenta le due grandi novità di queste festività: il Panettone Salato Motta – ricetta all’Arrabbiata e il Panettone Salato Motta – ricetta alla Mediterranea. In questo caso ci si è ispirati ai codici del mondo beverage, con l’obiettivo di posizionare Motta come proposta ideale anche per l’aperitivo, con un tono pop e un mood lifestyle. La creatività ruota intorno ad un piccolo plot twist: Chef Bruno Barbieri durante un aperitivo sorprende gli invitati proponendo di aprire un panettone, che però è salato.

SPAZIO AL PROCESSO CREATIVO
Con la nuova campagna Motta, apriamo le porte dei nostri laboratori con la volontà di introdurre gli spettatori al processo creativo che ha portato alla nascita dei nostri prodotti, realizzati sotto la guida dello Chef Barbieri in collaborazione con la sua brigata – ribadisce Luca Casaura, Chief Marketing Officer del Gruppo Bauli –. Nello specifico, abbiamo voluto dedicare grande spazio alle nuove proposte salate, che rappresentano un invito a portare la tradizione delle nostre tavole natalizie su nuovi orizzonti e in nuovi momenti di consumo, finora inesplorati”.
La campagna multicanale è presente in Tv con tagli da 30’’, 20’’ e 15’’, attraverso una pianificazione curata da PHD; i canali social del brand vedranno una strategia di amplificazione a cura di We Are Social. Le attività Pr e digital Pr curate da NGF Noesis Group| Growth Factory aumenteranno, infine, la risonanza della campagna on e offline.

Squisitus porta a Marca le eccellenze territoriali

Genuinità, qualità e sostenibilità della filiera non sono più richieste di nicchia, ma driver fondamentali per l’industria agroalimentare. L’attenzione dei consumatori nella scelta dei prodotti è sempre più focalizzata su questi temi e anche il mercato del food registra una crescita del mondo del “genuino”, con aumento della ricerca di alimenti freschi, meno processati, privi di additivi artificiali e con maggiori garanzie in termini di qualità di produzione.
Dall’analisi di questa tendenza nasce Squisitus, un nuovo format fieristico che riunisce più brand sotto il payoff “Healthy • Sport • Tasty”, dove eccellenze territoriali storiche hanno l’opportunità di dialogare con i buyer dei canali Gdo e Horeca all’interno di un’aerea condivisa che prevede show cooking, degustazioni e incontri B2B.

APPUNTAMENTO A BOLOGNA
Il debutto del nuovo hub ci sarà a Marca by BolognaFiere dove al padiglione 29, il 14 e 15 gennaio 2026, alcuni brand storici territoriali saranno per la prima volta presenti con Squisitus alla più importante fiera della distribuzione moderna organizzata. “Oggi il consumatore guarda con crescente attenzione alla genuinità e alla tradizione: sceglie prodotti in modo consapevole che oltre ad essere buoni devono essere sani e realizzati con ingredienti naturali – spiega Giuseppe Pepè Sciarria, Ceo di Passione per il Food e cofondatore del progetto –. Con Squisitus vogliamo rispondere a questa evoluzione, riportando al centro le peculiarità delle aziende e delle persone che rendono unico il Made in Italy”.

IL FORMAT ESPOSITIVO
Squisitus è un’area condivisa tra diverse aziende alimentari italiane di eccellenza, ideata da Passione per il Food e Bsg come un’esperienza che racconti il cibo come linguaggio, il benessere come stile di vita e la comunicazione come connessione, interpretando i trend del mercato del settore. Nel 2025 in Italia, dai dati raccolti tra i partner di Passione per il Food, emerge che nel canale della grande distribuzione organizzata le vendite di questa tipologia di prodotti che rispettano la salute, realizzati su ricette tradizionali, con ingredienti semplici e naturali, frutto di processi artigianali sono cresciute in media dell’8%.
L’Italia del food è sinonimo di eccellenza in ambito internazionale – sottolinea Roberta Ceccarelli, Ceo di Bsg e cofondatrice del progetto –. Con Squisitus arrivano per la prima volta a Marca brand del calibro di Bottega Gamberoni, storica azienda romana, simbolo dell’artigianalità della pasta fresca; Mastrogregori, da 40 anni specialista della castagna italiana. Anche Madeo, esclusiva realtà calabrese che ha portato il suino nero oltre i confini italiani torna a Marca esponendo nell’area di Squisitus, che raccoglie tutte aziende che hanno la visione comune di coniugare tradizione, gusto e attenzione al consumatore”.

I digital coupon di Savi arrivano sull’app ideaShopping

Savi, martech company attiva nella gestione dei servizi legati all’utilizzo dei buoni sconto, porta i suoi coupon digitali su ideaShopping, applicazione ideata e sviluppata da Amilon, azienda leader Europa per emissione e distribuzione di gift card digitali e soluzioni per l’incentivazione. L’obiettivo dell’accordo è offrire agli utenti dell’app un nuovo strumento di valore che permetta di semplificare il processo di emissione e fruizione dei digital coupon, con evidenti vantaggi per i consumatori.
L’accordo, infatti, consente agli utenti di ideaShopping di accedere già oggi a una gallery di oltre 30 offerte attive: i coupon hanno durata variabile tra 30 giorni e 6 mesi, possono essere utilizzati più volte durante questo periodo e garantiscono un flusso continuo di opportunità di risparmio che può arrivare fino a 350 euro per utente.

L’OBIETTIVO È IL CONSUMATORE FINALE
Lo sbarco sull’app ideaShopping rientra nella strategia di Savi volta ad ampliare la propria rete di distribuzione di offerte e digital coupon – che conta oggi oltre 40.000 imprese partner su tutto il territorio nazionale – aprendo un canale B2C trasversale pensato per raggiungere direttamente il consumatore finale. Un modello digital first che in Italia si sta progressivamente diffondendo, come dimostrano anche gli ultimi dati dell’“Osservatorio sul mercato del couponing”, che, nel primo semestre 2025, ha evidenziato come oggi i digital coupon, rappresentino il 18% del transato in cassa, attestandosi come la principale soluzione utilizzata dal 70% delle imprese partner di Savi.

PROMOZIONI SEMPRE PIÙ INTEGRATE NEL RETAIL MEDIA
Siamo felici di aver concluso un importante accordo con Amilon che ci permette di estendere un valido strumento di risparmio ad una vasta platea di utenti – sottolinea Andrea Zermian, Sales and Marketing Director di Savi (nella foto a destra) –. In generale, stiamo osservando una sempre maggiore integrazione tra promozioni digitali e campagne di retail media, con i coupon dematerializzati che si stanno dimostrando strumenti efficaci non solo per attivare il consumatore in modo mirato, ma anche per misurare le performance e contribuire al tracking dell’intero processo. La partnership è frutto di un lavoro corale del nostro team, che ha visto il contributo decisivo di Francesco Bonaccorso”.

UN ECOSISTEMA PER GLI ACQUISTI
L’app ideaShopping raccoglie in un unico spazio gift card digitali, coupon, carte fedeltà e volantini promozionali della Gdo, riunendo tutti gli strumenti utili allo shopping quotidiano in una applicazione.
Questa integrazione – spiega Lorenzo Incantalupo, Head of Content & Engagement di Amilon (nella foto a sinistra) – rappresenta un passo concreto nella costruzione di un ecosistema digitale che semplifica e valorizza il momento dell’acquisto per il consumatore. Portare i coupon Savi su ideaShopping significa letteralmente offrire agli utenti ‘più valore ogni giorno’, in linea con la nostra visione di piattaforma completa per il digital shopping. Per i brand, invece, questa collaborazione rappresenta un’opportunità di connessione più diretta e misurabile verso i consumatori”.

PARTNERSHIP NEL SEGNO DEI FUTURE BUYERS
La partnership tra Savi e Amilon si inserisce inoltre nel percorso evolutivo dell’app ideaShopping verso la valorizzazione dei Future Buyers, il target pubblicitario di fascia alta composto da circa 5 milioni di utenti profilati che sono acquirenti certi in un futuro prossimo. L’integrazione dei coupon rappresenta un ulteriore strumento di engagement ad alto potenziale, capace di generare insight, relazioni e nuove opportunità di business per tutto l’ecosistema ideaShopping.

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