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La cura di sé e della casa traina il non food

Più attenzione all’aspetto fisico, al look e al benessere, ma anche desiderio di rendere la casa più digitale, accogliente e confortevole: sono le due principali tendenze che hanno guidato l’evoluzione dello shopping degli italiani nel corso dell’ultimo quinquennio. A identificarle è l’Osservatorio Non Food di GS1 Italy, lo studio che raccoglie, organizza e sistematizza l’andamento di 13 comparti e ne mette a fuoco giro d’affari, consumi, canali di vendita, innovazioni tecnologiche e tendenze di mercato.

TANTI GLI INCREMENTI A DOPPIA CIFRA
Tra 2020 e 2024 il mercato complessivo dei prodotti non alimentari stimato nell’Osservatorio Non Food ha vissuto una crescita molto sostenuta (+18,6%), in parte attutita nel corso dell’ultimo anno, ed è arrivato a un giro d’affari di 111,59 miliardi di euro.
I dati relativi all’andamento della spesa non food degli ultimi cinque anni evidenziano un aumento in tutti i 13 comparti merceologici che monitoriamo, spesso anche con tassi a doppia cifra – commenta Samanta Correale, Business Intelligence Senior Manager di GS1 Italy –. A spiccare sono soprattutto gli acquisti dedicati alla cura di sé e a quella della casa, artefici di crescite importanti e che mostrano ancora segnali di vivacità”.
La miglior performance è quella messa a segno dai prodotti di profumeria, che in cinque anni hanno visto aumentare di +47,3% il loro giro d’affari. A seguire, nella classifica per tasso di crescita, ci sono abbigliamento e calzature (+28,5%), mobili e arredamento (+23,2%), ottica (+23,2%) e prodotti di automedicazione (+22,9%). Più contenuta, invece, l’espansione della spesa per casalinghi, edutainment e giocattoli.

L’ANDAMENTO DEI 13 PRINCIPALI COMPARTI NON FOOD

  • Elettronica di consumo: cinque anni vivaci (+7,0% a valore) ma crescita annua ferma (-0,5%), per un settore che vale in totale 21,85 miliardi di euro.
  • Abbigliamento e calzature: dopo un quinquennio brillante (+28,5% a valore) oggi la situazione è stabile (+0,0% annuo) e il fatturato è di 21,67 miliardi di euro.
  • Mobili e arredamento: nell’ultimo anno si è fermata la crescita (-0,3%), anche per il venir meno dei bonus dedicati all’edilizia e all’arredamento negli ultimi anni. Oggi questo comparto vale 15,71 miliardi di euro di vendite, il 23,2% in più rispetto al 2020.
  • Bricolage: questo comparto viene da un quinquennio dove ha aumentato le vendite del +13,0% a valore ma nell’ultimo anno ha perso vendite (-1,4%) fermandosi a 13,33 miliardi di euro.
  • Prodotti di automedicazione: il settore dei farmaci acquistabili senza prescrizione medica e degli integratori notificati dal SSN viene da un quinquennio di grande espansione (+22,9% a valore). Anche nell’ultimo anno ha continuato a crescere (+3,2%), arrivando a 8,95 miliardi di euro di giro d’affari.
  • Prodotti di profumeria: è il best performer del non food, grazie a una crescita quinquennale a valore di +47,3%. E conferma questo suo dinamismo anche nell’ultimo anno, che ha chiuso con un +8,0% raggiungendo gli 8,12 miliardi di euro di giro d’affari.
  • Articoli per lo sport: trend quinquennale molto positivo (+21,3% a valore) per questo settore che però nell’ultimo anno ha rallentato la crescita (+0,8%) e oggi vale 6,21 miliardi di euro.
  • Edutainment: il mondo dei prodotti destinati all’intrattenimento e alla cultura (come film, libri, videogiochi e supporti musicali) è tornato nel quinquennio (+7,1%) e ha confermato questo trend anche nell’ultimo anno (+3,2%) toccando i 4,87 miliardi di euro di vendite.
  • Casalinghi: tra 2020 e 2024 ha visto salire il giro d’affari di +3,7% mentre nell’ultimo anno è rimasto stabile (+0,2%), toccando i 4,44 miliardi di euro di giro d’affari.
  • Ottica: l’ultimo anno ha rappresentato uno stop della spesa per i prodotti di ottica (-0,7%) dopo cinque anni di crescita a doppia cifra (+23,2%). Il giro d’affari è di 2,76 miliardi di euro.
  • Tessile casa: dal Covid in poi la crescita non si è più fermata: +20,4% a valore nel quinquennio e +2,0% nell’ultimo anno per un giro d’affari annuo di 1,37 miliardi di euro.
  • Cancelleria: vale 1,20 miliardi di euro questo comparto che viene da un quinquennio di crescita a doppia cifra (+11,7% a valore) ma che nell’ultimo anno ha perso il -2,9% del giro d’affari.
  • Giocattoli: l’andamento del quinquennio (+7,1% a valore) faceva ben sperare in una ripresa delle vendite. Ma nell’ultimo anno il trend è tornato negativo (-3,4%) e il giro d’affari si è fermato a 1,09 miliardi di euro.

Rovagnati, 2024 chiuso con un fatturato di 320 milioni di euro

Soddisfazione per i risultati dello scorso esercizio, ma soprattutto per i trend positivi di quello in corso. È questa la sensazione comunicata da Rovagnati, che ha reso noto l’andamento del 2024. L’anno si è chiuso con un fatturato di oltre 320 milioni di euro, ma l’accento è posto in particolare sui primi otto mesi del 2025, che hanno fatto registrare un incremento del giro d’affari di circa il +5% rispetto all’analogo periodo precedente.
Quest’anno, lo sviluppo è trainato dalla grande distribuzione, che ha evidenziato un aumento del +7% rispetto al 2024; segnali importanti anche dal mercato internazionale, caratterizzato da dinamiche in rapido cambiamento, dove Rovagnati ha messo a segno un incremento del +39% sul precedente esercizio. La presenza all’estero è oggi estesa a 20 Paesi, tra cui Francia, Svizzera, Germania, Croazia e Stati Uniti, con uno stabilimento produttivo a Vineland, nel New Jersey, inaugurato nel settembre 2021.

ANDAMENTO POSITIVO PER LA LINEA SNELLO
Sul fronte dei brand, la linea Snello, focalizzata sulla categoria benessere, ha registrato ottimi risultati da inizio anno con un incremento delle vendite pari a +7% rispetto al 2024, mentre Gran Biscotto, il brand simbolo di Rovagnati e tra i più amati, ha segnato una crescita del +4%.
Il 2024 si è rivelato un anno positivo – dichiara Gabriele Rusconi, Managing Director & Board Member di Rovagnati – durante il quale abbiamo sostenuto una crescita equilibrata del brand e rafforzato la nostra presenza sui mercati internazionali. I risultati ottenuti sono il frutto di una strategia chiara, fondata su innovazione, qualità e impegno per la sostenibilità, e di un’organizzazione che ha saputo reagire con tempestività alle complessità del contesto. Affrontiamo il 2025 con un trend positivo e con la consapevolezza che la nostra forza risiede nella coerenza tra valori e risultati: continuiamo a investire per migliorare i processi, ampliare le competenze e generare un impatto positivo dal punto di vista economico, sociale e ambientale. La crescita è importante, ma lo è ancor di più costruirla su basi solide e responsabili, per creare valore duraturo per tutti i nostri stakeholder”.

IL PROGRAMMA DI SOSTENIBILITÀ
In questa cornice, l’azienda evidenzia la sua attenzione costante alle tematiche Esg. Il programma di sostenibilità Rovagnati Qualità Responsabile mira a uno sviluppo sostenibile, con azioni e progetti orientati alla promozione di un’alimentazione consapevole, al supporto di persone e comunità locali, all’efficientamento degli stabilimenti e all’impatto positivo sulla filiera.
Nata nei primi anni ’40 da un’idea di Angelo Ferruccio Rovagnati e da suo figlio Paolo, Rovagnati è oggi tra le aziende italiane leader nella produzione di salumi. I sei stabilimenti produttivi presenti in Italia sono specializzati per categoria: Biassono per il prosciutto cotto, Villasanta per gli affettati e gli stagionati brevi, Arcore per i piatti pronti, Felino e Sala Baganza per il prosciutto crudo, Faenza per la mortadella. Il gruppo gestisce, inoltre, sette allevamenti, tra strutture di proprietà e altre in soccida. Al vertice ci sono oggi Claudia Limonta Rovagnati, vedova di Paolo, nel ruolo di Presidente e il figlio Ferruccio quale Amministratore Delegato, dopo la scomparsa in un incidente aereo dell’altro figlio Lorenzo, anch’egli Amministratore Delegato.

Le differenze inventariali costano ai retailer l’1,2% delle vendite

In Italia il loro costo è stato in media pari all’1,2% dei ricavi annui dei retailer, per un valore di 4,12 miliardi di euro di perdite, cioè 107 euro per cittadino. Da qualsiasi punto di vita le si guardi, le differenze inventariali da taccheggio sono un problema importante e reale. A fare i conti è l’edizione 2024 del Barometro dei Furti nel Retail in Italia promossa da Checkpoint Systems Italia in collaborazione con NielsenIQ.
Lo studio evidenzia come il 53%, ovvero oltre la metà delle perdite, sia causato da furti commessi dai potenziali clienti nei punti vendita: un fenomeno in crescita, rispetto all’anno 2023, percepito dall’84% delle aziende intervistate. Tra le altre tipologie di perdite si registra una percentuale del 21% di furti interni, da parte dei dipendenti, un 15% di errori dei fornitori e 11% di errori amministrativi.

FOOD, HEALTH & BEAUTY TRA I BERSAGLI PRINCIPALI
Il food retail risulta ancora una volta l’ambito più colpito, rappresentando il 45% delle perdite complessive da taccheggio. Tra questi l’84% ha in assortimento prodotti di health & beauty, il 74% articoli per gli animali da compagnia, il 68% tessili per abbigliamento e casa, il 63% materiale elettrico, per il fai-da-te, libri o articoli da cancelleria e, infine, il 58% propone prodotti di elettronica.
In termini di incidenza dei furti, il comparto health & beauty rappresenta circa il 19% del totale, seguito dal tessile e abbigliamento con il 14%. Il fai-da-te registra un peso del 7%, mentre l’elettronica si attesta al 5%. Chiudono la classifica i prodotti per animali da compagnia e le decorazioni per la casa, entrambi al 4%, e infine libri e articoli di cancelleria, che rappresentano il 2%.
Sebbene le differenze inventariali da taccheggio si distribuiscano lungo tutto l’arco dell’anno, la stagione invernale si conferma la più critica, concentrando il 28% degli episodi, complice il maggiore afflusso nei punti vendita e la possibilità di occultare più facilmente la merce.

I RISCHI DEL SELF-CHECKOUT
Quanto ai luoghi in cui si verificano i furti, l’area di vendita resta il principale teatro, seguita dalle casse dove, con la diffusione dei sistemi self-checkout, emergono nuove vulnerabilità: le aziende intervistate concordano sul fatto che in queste postazioni il rischio di taccheggio sia superiore rispetto alle casse assistite, evidenziando la necessità di rafforzare i presidi di controllo e deterrenza.
Oggi il 79% delle aziende dichiara di disporre di casse self-service e, per far fronte alle criticità connesse, il 32% ha destinato risorse specifiche a quest’area per prevenire i furti. Inoltre, l’83% delle realtà intervistate ha potenziato le misure di sicurezza introducendo telecamere di sorveglianza, addetti dedicati e sistemi antitaccheggio, mentre il 33% ha implementato anche soluzioni basate su tecnologia Rfid.

L’IDENTIKIT DEL TACCHEGGIATORE
L’analisi evidenzia come oltre la metà dei furti ovvero 53% sia perpetrata da singoli individui, generalmente non professionisti e attivi in modo episodico, mentre il restante 47% risulta riconducibile a gruppi organizzati. Anche l’esame della recidiva offre spunti significativi: il 54% degli episodi di differenze inventariali da taccheggio è attribuito a soggetti già noti per precedenti infrazioni, contro un 46% di autori occasionali.
Dal punto di vista anagrafico, due aziende su tre segnalano che il 68% dei responsabili appartiene alla fascia d’età compresa tra i 18 e i 50 anni, confermando un profilo prevalentemente adulto e operativo. I minori e gli over 50 impattano rispettivamente per un 16%.

CRESCONO LE AGGRESSIONI VERBALI O FISICHE
Sul piano economico, i furti riguardano prevalentemente beni di valore contenuto: nel 40% dei casi l’importo stimato si colloca tra 41 e 80 euro, mentre per il restante 60% si tratta di episodi di entità più variabile, equamente distribuiti tra valori inferiori ai 40 euro e oltre gli 80 euro.
Lo scenario si conferma dunque complesso e in evoluzione, coinvolgendo non solo le dinamiche del taccheggio ma anche la sicurezza del personale nei punti vendita. Sia nei furti esterni sia in quelli interni commessi dai dipendenti, l’84% delle catene segnala un aumento significativo delle aggressioni verbali o fisiche nei confronti degli addetti. Parallelamente, il 68% delle aziende riconosce la necessità di formare il personale per prevenire e gestire tali episodi, mentre il 53% evidenzia crescenti difficoltà nel reperire figure dedicate alla sicurezza, a conferma di una pressione crescente sulle risorse umane impegnate nella tutela dei punti vendita.

I PRODOTTI DI USO QUOTIDIANO SONO I PIÙ RUBATI
L’analisi NielsenIQ mette in luce un quadro sorprendentemente trasversale: il taccheggio non risparmia nessun reparto. Dall’alimentare alla tecnologia, alcuni articoli risultano particolarmente esposti per valore, frequenza e facilità di sottrazione. Nel food & beverage gli articoli più sottratti sono tonno, formaggi e prodotti del reparto liquidi (alcolici e bevande), seguiti da caffè e salumi. Il fenomeno mostra una progressione netta rispetto al 2023 con un incremento significativo nella misura del +90% per tonno e vini, alcolici e altre bevande, +70% per il caffè, +60% per il formaggio e +40% per salumi e gastronomia.
Nel comparto health & beauty si confermano al primo posto i prodotti per la cura del viso e del corpo, seguiti da lamette da rasoio, deodoranti, prodotti per l’igiene orale e make-up: articoli a valore medio-alto e a elevata rotazione, spesso oggetto di furti seriali. Rispetto al 2023, i furti crescono dell’80% per i prodotti viso, del 60% per quelli dedicati alla cura del corpo, del 70% per rasoi, deodoranti e dentifrici speciali, fino a toccare un +90% per il make-up.

PET FOOD, BIANCHERIA E CANDELE
Anche il Pet Food è sempre più nel mirino, con cibo umido e secco tra i prodotti più sottratti, seguiti da articoli per la cura e l’igiene degli animali. Nel settore tessile e abbigliamento, i furti si concentrano su biancheria intima, t-shirt, calzature e abbigliamento sportivo, a conferma di un trend che privilegia prodotti di uso quotidiano e ad alto turnover.
La categoria Casa e decorazione registra invece il maggior numero di differenze inventariali da taccheggio su candele, profumatori per ambienti e utensili da cucina: articoli di valore contenuto ma grande appeal. Nel fai-da-te e materiale elettrico, i protagonisti dei furti restano pile e lampadine, mentre nel comparto elettronica spiccano cuffie, auricolari e accessori per smartphone e stampanti seguiti da smartwatch e dispositivi indossabili.

PREVENIRE È UNA PRIORITÀ STRATEGICA
Nel complesso, il Barometro sui furti nel retail 2025 tratteggia le differenze inventariali come un fenomeno in espansione e sempre più diffuso, che non segue logiche di settore ma di opportunità: dalla spesa quotidiana ai beni personali, dal pet care alla tecnologia, i taccheggiatori sembrano orientarsi verso prodotti ad alta rotazione e facile occultamento, spesso di piccolo formato ma ad alto valore percepito. L’aumento generalizzato delle sottrazioni, con picchi che, in alcune categorie, superano il 90% rispetto al 2023, evidenzia come la prevenzione delle perdite sia ormai una priorità strategica per il retail. Un campanello d’allarme che chiama le aziende a rafforzare i presidi di sicurezza, ma anche a ripensare processi e layout di vendita in chiave più attenta e predittiva.

LE CONTROMOSSE: DAI TAG RFID ALL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Quasi la totalità dei retailer intervistati, per contrastare le differenze inventariali, dichiara di aver adottato sistemi di videosorveglianza (95%) e di disporre di personale dedicato alle aree più sensibili dei punti vendita (95%), a conferma di un approccio sempre più strutturato alla sicurezza. Ampiamente diffusi risultano anche i sistemi antitaccheggio tradizionali (89%), le barriere di sicurezza (95%), gli spider wrap, collari e box in policarbonato (84%). A queste misure più consolidate si affiancano tecnologie di nuova generazione, come le soluzioni basate su Rfid (37%) e, in misura minore, i cestini per la spesa dotati di Rfid (21%).
Nonostante la diffusione sia ancora limitata, proprio l’Rfid emerge come una delle tecnologie con il maggior potenziale di sviluppo nel medio periodo: il 63% dei retailer dichiara di non utilizzarla ancora, ma il 74% ne riconosce l’alto valore aggiunto che può offrire in termini di tracciabilità, visibilità e sicurezza della merce. Infine, il 60% del panel si dimostra interessato a introdurre l’Rfid come sistema antitaccheggio, in abbinamento a nuove soluzioni tecnologiche basate su intelligenza artificiale, smart tag e antenne dotate di telecamere integrate.

PIÙ CONSAPEVOLEZZA E CAPACITÀ DI REAZIONE
I dati emersi dal Barometro 2025 offrono una fotografia estremamente chiara delle sfide che il retail italiano si trova oggi ad affrontare – dichiara Davide Raduazzo, Direttore Commerciale di Checkpoint Systems Italia –. Le perdite dovute a taccheggio e differenze inventariali continuano a rappresentare un impatto economico significativo, ma il settore sta dimostrando una crescente consapevolezza e una forte capacità di reazione. L’evoluzione verso tecnologie avanzate come l’Rfid e l’intelligenza artificiale segna un cambio di passo importante: strumenti che non solo rafforzano la sicurezza, ma consentono di migliorare l’efficienza operativa e la tracciabilità lungo tutta la filiera”.

Lidl Italia: Silvestri lascia, Brandenburger nuovo Ceo

È stato il volto di Lidl Italia per 6 anni e in totale ne ha trascorsi 24 nella catena tedesca: Massimiliano Silvestri lascerà la carica di Ceo della filiale italiana il prossimo 30 novembre per intraprendere nuove sfide personali e professionali. A sostituirlo, a partire dal 1° marzo 2026, sarà Martin Brandenburger, in Lidl da 18 anni.

UNA CARRIERA INTERNAZIONALE
Manager svizzero, Brandenburger ha maturato un’esperienza internazionale significativa: dopo un periodo in Croazia e in Svizzera, nel 2017 è entrato a far parte del board di Lidl Italia in veste di Amministratore Delegato Vendite e Logistica e successivamente ha consolidato le competenze, sempre in ambito logistica, presso la Casa Madre. Dal 2021 ricopre il ruolo di Ceo di Lidl Grecia e Lidl Cipro, due realtà che, grazie alla sua impronta, hanno avuto uno sviluppo costante. In particolare, in soli 4 anni, ha portato Lidl Grecia a diventare la seconda azienda Gdo del Paese.

I RISULTATI DI UNA FASE DI CRESCITA
Nel dare la notizia dell’avvicendamento, Lidl Italia sottolinea di aver superato sotto la guida di Silvestri quota 780 punti vendita, con oltre 23 mila collaboratori. Nello scorso esercizio fiscale, il fatturato ha toccato i 7,5 miliardi di euro, in crescita del 4% rispetto all’anno precedente. Uno sviluppo sostenuto da un piano di investimenti costanti, superiori a 400 milioni di euro all’anno, che ha permesso di ampliare la rete dei punti vendita rendendoli sempre più moderni e sostenibili.

Conserve Italia, 106 milioni di euro liquidati ai soci

Supera i 106 milioni di euro l’ammontare delle liquidazioni erogate da Conserve Italia ai propri soci produttori che, nel corso dell’esercizio 2024-25, hanno conferito il 95% delle 549.542 tonnellate di materia prima trasformate tra pomodoro, frutta e orticole da industria. Si tratta di un importo mai raggiunto in precedenza, che arriva a seguito di un trend di costante aumento delle liquidazioni registrato negli ultimi cinque anni (+60%). Un risultato di grande rilevanza per il Consorzio composto da 35 cooperative agricole e che detiene i marchi Valfrutta, Cirio, Yoga, Derby Blue e Jolly Colombani.

VALORIZZARE LA FILIERA AGRICOLA
La cifra record delle liquidazioni alla base sociale testimonia l’impegno concreto di Conserve Italia nella valorizzazione della propria filiera agricola, alla quale non abbiamo mai fatto mancare il nostro sostegno, soprattutto nei momenti di maggiore difficoltà” ha commentato il Presidente Maurizio Gardini (a sinistra nella foto in alto) intervenendo all’Assemblea dei Soci di Conserve Italia.
Gardini ha anche illustrato gli interventi realizzati nell’ambito del Piano investimenti da oltre 86 milioni di euro, che andrà a concludersi nel 2026: “Le innovazioni che stiamo portando a termine in tutti i nostri stabilimenti produttivi e nella sede centrale ci consegnano un’azienda sempre più all’avanguardia in termini di qualità delle produzioni, efficienza e tracciabilità dei processi, sostenibilità ambientale, digitalizzazione e miglioramento delle condizioni di lavoro. Abbiamo cambiato il volto di Conserve Italia tenendo ben salde le radici nella terra dei nostri soci produttori”.

I NUMERI DEL BILANCIO
L’Assemblea dei Soci di Conserve Italia ha inoltre provveduto ad approvare all’unanimità il bilancio di esercizio 2024-25 (chiuso al 30 giugno 2025). Il bilancio relativo a tutto il Gruppo (la capogruppo Conserve Italia Soc. Coop. Agricola e le altre otto società controllate) ha registrato un fatturato di 1,15 miliardi di euro (in leggera contrazione rispetto all’esercizio precedente), con un utile di 6,5 milioni di euro. La posizione finanziaria netta consolidata si è attestata a 115 milioni di euro, l’Ebitda a 76 milioni di euro (8,5%) mentre il patrimonio ha raggiunto i 306 milioni di euro.

POLITICA COMMERCIALE A DIFESA DEI MARGINI
L’esercizio 2024-25 è stato caratterizzato da un contesto macroeconomico internazionale fortemente instabile e da un effetto deflattivo sui prezzi verificatosi dopo una lunga fase di inflazione, uniti ad una flessione dei consumi in alcune categorie di prodotto. La nostra politica commerciale sia nel mercato interno che nei mercati internazionali – ha spiegato il direttore generale Pier Paolo Rosetti (a destra nella foto in alto) – ha mirato a salvaguardare il più possibile i livelli di marginalità aziendale a beneficio della filiera agricola, anche a costo di sacrificare volumi di vendita, in parte compromessi dalle difficili campagne 2024 che hanno ridotto la disponibilità di prodotto, soprattutto per il pomodoro. Abbiamo continuato a puntare sull’innovazione con la forza dei nostri marchi, a partire da Yoga con le nuove gamme di succhi di frutta sostenute anche dalla campagna pubblicitaria, il pomodoro Cirio con un ampliamento della linea dei sughi con datterino e le novità di Valfrutta nel segmento dei piatti pronti vegetali”.

Peak season 2025: ecco le aspettative degli italiani per la stagione degli acquisti

Con l’arrivo della stagione più calda per il retail, quella che va da ottobre a dicembre passando per Black Friday, Cyber Monday e festività natalizie, emerge un ritratto del consumatore italiano sempre più maturo e consapevole. A fotografarlo è l’indagine condotta da Adyen, piattaforma tecnologico finanziaria scelta da molte aziende leader a livello mondiale, in collaborazione con OnePoll, su un campione di 1.000 italiani adulti, che rivela tendenze interessanti per chi opera nel mondo del retail fisico e digitale.

UNA STAGIONE DEGLI ACQUISTI DA 227 EURO A TESTA
La spesa media prevista dagli italiani per il periodo ottobre-dicembre si attesta sui 227 euro, una cifra che comprende un’ampia gamma di acquisti: dai prodotti alle esperienze, passando per cene, viaggi e regali. Ma ciò che caratterizza questa peak season non è tanto l’ammontare della spesa, quanto piuttosto come e quando questa viene distribuita.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il periodo di acquisti intensi non si concentra esclusivamente su Black Friday e Cyber Monday, ma registra un picco significativo a inizio dicembre e soprattutto a ridosso delle festività, confermando la persistenza di comportamenti d’acquisto tradizionali accanto alle nuove abitudini legate agli eventi promozionali importati dall’estero.

IL TRIONFO DEL MULTICANALE
Il dato forse più rilevante per i retailer riguarda l’approccio multicanale: un italiano su tre prevede di suddividere in modo equilibrato i propri acquisti tra online e negozio fisico durante la peak season. Non si tratta più di una scelta tra canali alternativi, ma di un’integrazione naturale tra le due modalità di shopping.
Questa fluidità si riflette anche nelle preferenze di pagamento, che rimangono praticamente identiche tra online e offline. La carta di credito o debito domina in entrambi i contesti (60% online, 59% in store), seguita dalle app di pagamento (37% online, 24% in store) e dai digital wallet (15% online, 13% via mobile o smartwatch in negozio).
La necessità di offrire un’esperienza senza frizioni emerge chiaramente quando si scopre che quasi la metà degli intervistati (48%) sarebbe propensa ad abbandonare l’acquisto se non potesse utilizzare il metodo di pagamento desiderato. Per chi acquista online, il 36% indica come fondamentale la possibilità di scegliere tra più metodi di pagamento, il 27% vuole completare la transazione in pochi clic e il 25% non vuole essere reindirizzato verso siti esterni per finalizzare il checkout.

L’IMPORTANZA DEI RESI FACILI
Durante il periodo natalizio, quando l’incertezza sugli acquisti è maggiore per via dei regali, la facilità nei resi diventa un fattore decisivo: il 42% degli intervistati la indica come l’aspetto più importante quando acquista in un negozio fisico. Interessante notare come questa richiesta cresca con l’età, passando dal 27% tra i 18-24 anni al 47% per gli over 65.
La necessità non è solo quella di gestire con semplicità il “ripensamento” tipico del periodo natalizio, ma anche di offrire un’esperienza post-vendita ottimale che garantisca flessibilità, come la possibilità di restituire gli articoli anche in punti vendita diversi della stessa insegna.

PROGRAMMI FEDELTÀ: RICONOSCIMENTO AUTOMATICO E IMMEDIATO
Anche i programmi fedeltà devono evolversi per rispondere alle nuove aspettative. Il 27% degli italiani considera importante accumulare punti automaticamente senza dover usare una carta fedeltà per gli acquisti in store, percentuale che sale al 39% tra i 25-34enni. I clienti desiderano essere riconosciuti e premiati in modo diretto e immediato, possibilmente sulla base dello storico degli acquisti, sfruttando soluzioni digitali integrate.

IL CHECKOUT DIVENTA SOLIDALE
Una delle tendenze più interessanti emerse dall’indagine riguarda la dimensione sociale dello shopping. Il 62% degli italiani si dichiara interessato a effettuare una donazione direttamente al checkout, senza interrompere il processo d’acquisto. L’interesse è ancora più marcato tra le fasce più giovani: 68% tra i 18-24 anni e 69% tra i 25-34 anni.

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE ENTRA NELLO SHOPPING
Come invece emerge dal Retail Report 2025 di Adyen, il 32% degli italiani utilizza già l’IA per fare acquisti, con un aumento del 47% rispetto al 2024. Un trend che potrebbe influenzare anche questa peak season, soprattutto considerando che il 53% dei consumatori italiani che utilizzano l’IA afferma di trarne ispirazione per la scelta di articoli, dall’abbigliamento ai generi alimentari. Solo il 25% dei retailer italiani, tuttavia, prevede di investire nell’IA nei prossimi 12 mesi per supportare le attività di vendita e marketing.

Martelli lancia “Moments”: il ricettario sonoro che celebra la convivialità italiana

Martelli, storico brand italiano specializzato nella produzione di salumi di alta qualità, presenta “Moments”, il suo nuovo ricettario sonoro dedicato ai piaceri della tavola e alla cultura gastronomica italiana.
Il progetto nasce dal claim aziendale “Rende buono ogni momento” e propone un’esperienza multisensoriale in cui sapori, suoni ed emozioni si fondono per riscoprire il piacere del tempo e della condivisione.
Il ricettario “Moments” comprende quaranta ricette suddivise in otto momenti della giornata – dal brunch all’aperitivo, dal pranzo in famiglia alla cena gourmet – ognuno accompagnato da playlist musicali esclusive pensate per amplificare le sensazioni di ogni occasione.
Ogni piatto diventa così un invito a vivere la cucina come un rituale di benessere quotidiano, dove il gusto autentico dei prodotti Martelli incontra la leggerezza e la bellezza della musica.
Con questa iniziativa, Martelli rafforza il proprio legame con i valori della convivialità, della qualità italiana e della sostenibilità, promuovendo un nuovo modo di interpretare la tavola: semplice, genuino e autentico, ma anche attento alle emozioni e ai ritmi di vita contemporanei.
Un’idea che parla al consumatore moderno e si inserisce perfettamente nel contesto della grande distribuzione, dove l’esperienza d’acquisto si arricchisce di contenuti valoriali, storytelling e lifestyle.

Un gruppo solido, tra tradizione e innovazione
Fondata nel 1959 come piccolo macello contadino, Martelli è oggi una realtà industriale strutturata, con sette unità produttive e due società – Martelli Fratelli S.p.A. e Martelli Salumi S.p.A. – attive nella produzione di prosciutti cotti e Dop come il Prosciutto di Parma e il San Daniele.
Il gruppo controlla l’intera filiera, dalla macellazione alla lavorazione delle carni, garantendo tracciabilità totale, qualità certificata e sicurezza alimentare per il mercato e per il consumatore finale.
L’impegno per la sostenibilità e il benessere animale si traduce anche nella linea “Qui Ti Voglio”, lanciata nel 2020, e nei progetti di riduzione delle emissioni di CO₂ grazie all’installazione di impianti fotovoltaici in tutti gli stabilimenti.
Con un fatturato 2024 di 330 milioni di euro e un export del 18% verso Europa, Stati Uniti e Australia, Martelli si conferma un punto di riferimento del comparto salumi, capace di innovare mantenendo intatti i valori della tradizione.

Martelli nella Gdo: un partner per il valore del made in Italy
Per la grande distribuzione, Martelli rappresenta un partner affidabile e strategico, in grado di coniugare qualità artigianale e capacità industriale.
Attraverso progetti come “Moments”, l’azienda non solo valorizza la propria identità ma porta nel punto vendita un racconto fatto di emozioni, esperienze e italianità: un modo nuovo di dialogare con i consumatori e rafforzare la relazione tra marca e prodotto.

Tornano le Olive Novelle di Madama Oliva

Madama Oliva fa 13. Tante sono le edizioni della selezione speciale Olive Novelle – Nuovo raccolto. Si tratta, come dice anche il nome, di frutti appena raccolti nella campagna di ottobre 2025 e dunque di estrema freschezza. Il prodotto sarà disponibile sugli scaffali fino a tutto il mese di dicembre.
L’obiettivo della selezione Olive Novelle è proprio quello di esaltare e ampliare la cultura sulle olive, dando la possibilità di fare scelte sempre più consapevoli. Grazie al materiale di comunicazione dedicato all’iniziativa, il consumatore viene infatti messo immediatamente a conoscenza del fatto che le olive che acquista sono il frutto del nuovo raccolto.

UNA PRIMIZIA AUTUNNALE
Madama Oliva è l’unica azienda italiana a valorizzare le olive fresche appena raccolte come primizia autunnale – commenta Sabrina Mancini, Direttrice Marketing di Madama Oliva –. In particolare, le olive dolci verdi giganti sono le più consumate in Italia. La nostra selezione è presente negli scaffali dei prodotti freschi e si differenzia dalle conservate, cioè quelle proposte in lattina, vasi di vetro o in piccole bustine, proprio per la tipologia di lavorazione a cui viene sottoposta. Le olive fresche, infatti, non contengono conservanti e non subiscono trattamenti di conservazione. In questo modo mantengono i colori, gli aromi e i sapori autentici ben distinguibili, oltre ad avere un livello di salinità inferiore rispetto alle olive conservate”.

ESPOSITORI AD HOC E FUORI BANCO
Così come nelle precedenti, il target di questa 13esima edizione limitata è il consumatore attento alla freschezza e alla genuinità dei prodotti. I formati sono pensati per il consumo in famiglia. L’azienda precisa che per il loro sapore delicato, queste olive possono accompagnare aperitivi e antipasti.
Il lancio sarà accompagnato da due espositori ad hoc, mentre sulla confezione verrà applicato uno sticker adesivo dedicato alla “Festa delle olive Novelle – edizione limitata”. Spazio anche alle esposizioni fuori banco: dai minibox ai pallbox con grafica personalizzata, bancalini con crowner personalizzati “Olive Novelle” ed evidenziatori a scaffale.
Le olive del nuovo raccolto vengono proposte in due confezioni: Dolci verdi Giganti “Frutto del Mediterraneo” da 250 grammi e nel formato convenienza, in buste da 800 grammi.

Cosa c’è nel carrello dei consumatori italiani? L’essenziale

La ripresa dell’inflazione, seppur contenuta, che ha caratterizzato l’andamento dei prezzi nel largo consumo nei primi 9 mesi del 2025, sta iniziando a impattare sulla domanda. A fronte di una capacità di spesa più ridotta, i consumatori ponderano le proprie scelte d’acquisto e cambiano le dinamiche di fedeltà ai brand e alle insegne distributive. Si aprono quindi nuove sfide per industria e distribuzione per intercettare le nuove esigenze degli shopper. Questo lo scenario delineato e approfondito durante il webinar “Nuovi consumatori, nuove sfide: i segnali del cambiamento nella grande distribuzione”, organizzato da GS1 Italy in ambito ECR e in collaborazione con Circana.

CRESCITA MODERATA A VOLUME
Seppur in questo clima di ordinaria incertezza economica e sociale, i fatturati della distribuzione moderna nel comparto del largo consumo confezionato (LCC) sono aumentati, sostenuti da una crescita moderata dei volumi (+2,2%) e dalla ripresa dell’inflazione (+1,4%). A supportare la domanda sono soprattutto i prodotti più essenziali con dinamiche molto diverse tra loro in base al grado di sostituibilità e alle alternative disponibili nelle diverse categorie.
A fronte della necessità di compiere scelte di acquisto più equilibrate e ponderate, le performance promozionali, complessivamente ancora in calo rispetto al 2024, hanno un grado di aggressività e di efficacia differenti a seconda del ruolo delle categorie.

LA MDD OLTRE IL 30% DI QUOTA
Il ruolo della marca del distributore (MDD) diventa sempre più centrale nella scelta dei consumatori, arrivando a un’incidenza del 30,3% a totale LCC (+0,2% rispetto all’anno precedente). L’assortimento si razionalizza, a eccezione del discount (+3,7%), e dove predomina l’essenzialità c’è poco spazio per l’innovazione di prodotto che infatti risulta limitata: solo il 5% del fatturato deriva da nuovi prodotti (rilevati tramite lo standard di identificazione GS1 GTIN – Global Trade Item Number).
In uno scenario dove l’incertezza è diventata la norma – afferma Corina Passaro, Senior Retail Director di Circana – soddisfare le esigenze dei consumatori è una rivoluzione silenziosa che parte dal carrello e trasforma la catena del valore lungo i processi logistici, produttivi, decisionali”.

L’ERA DELL’OMNICANALITÀ
Questo avviene in un contesto di grande fluidità tra insegne e formati, con i consumatori che mescolano sempre più i propri canali di acquisto. Si assiste a una penetrazione sui canali online in costante aumento, con il digitale che non è più un canale isolato, ma parte integrante del processo di acquisto.
Questi nuovi strumenti aprono scenari di omnicanalità, dove il successo di un’insegna o di un formato dipende dalla capacità di offrire un’esperienza di acquisto coerente e senza frizioni tra negozio fisico, e-commerce, app e servizi di click&collect, premiando chi riesce a soddisfare i bisogni dei clienti in modo rapido e personalizzato in ogni punto di contatto.

EVITARE L’OUT OF STOCK RESTA UNA PRIORITÀ
L’efficienza a scaffale rimane un tema sensibile: il 39% dei clienti preferisce cambiare brand piuttosto che attendere il ripristino. Dal Barometro ECR-OSA (Optimal Shelf Availability) sviluppato da ECR Italia – l’associazione che all’interno di GS1 Italy raggruppa le principali aziende di industria, distribuzione e logistica per migliorare l’efficienza di filiera – emerge che nell’ultimo anno si stabilizzano il tasso di out of stock al 3,4% e quello delle vendite perse al 4,6% (nel 2024 erano rispettivamente 3,5% e 4,8%), ma la stagionalità crea un’alta variabilità nei mesi a seconda della categoria trattata.
ECR Italia ha il compito di mettere a fattor comune esperienze e strumenti – puntualizza Carolina Gomez, ECR Senior Project Manager di GS1 Italy – fornendo al settore linee guida e metriche di riferimento per affrontare in modo coordinato le nuove esigenze dei consumatori e l’evoluzione del mercato”.

BUONE PERFORMANCE PER FORMAGGI E SALUMI
Dalla segmentazione delle categorie di prodotto in base alle performance a volume e per out of stock, attribuendo loro un ruolo (eccellenza esecutiva, collaborazione efficiente, sviluppo potenziale, inefficienza), emerge che formaggi e salumi sono fra le categorie più performanti, mentre frutta e uova fresche risultano tra quelle da sviluppare.
In un momento in cui l’incertezza è la nuova normalità – conclude Giuseppe Luscia, ECR Senior Project Manager di GS1 Italy – la capacità di misurare e interpretare correttamente ciò che accade nel punto vendita diventa essenziale: è lì che si manifesta la fiducia del consumatore e si misura la reale efficacia della collaborazione di filiera”.
Per approfondimenti, i materiali del webinar “Nuovi consumatori, nuove sfide: i segnali del cambiamento nella grande distribuzione” sono disponibili sul sito di GS1 Italy.

Giuseppe Cantone è il nuovo Direttore Generale di Crai

È Giuseppe Cantone il nuovo Direttore Generale di Crai, insegna presente in oltre 1.150 comuni in tutta Italia con una rete di circa 1.800 punti vendita complessivi, tra supermercati, superette e negozi alimentari. Di origine beneventana, Cantone è un volto noto nella business community della Gdo e del largo consumo italiano. Ha lavorato in gruppi distributivi come Despar e Unes, in quest’ultima come Responsabile Acquisti Grocery e Responsabile Sviluppo Progetto Il Viaggiator Goloso. In curriculum ha anche esperienze nell’industria, in D&D Italia e Waterhouse.
Il suo ultimo incarico prima di approdare in Crai è stato nella catena discount MD, dove per cinque anni ha ricoperto la carica di Direttore Commerciale, con un ruolo chiave per lo sviluppo dell’azienda grazie a una visione strategica e a un approccio orientato ai risultati, distinguendosi per la capacità di coniugare efficienza operativa e innovazione.

LA PROSSIMITÀ È IL MERCATO DI RIFERIMENTO
Cantone in Crai succede a Grégoire Kaufman e sarà a diretto riporto del Presidente Giangiacomo Ibba. L’obiettivo che gli è stato assegnato è consolidare la leadership di Crai nel mercato della prossimità e proseguire nel percorso di crescita delineato dal piano CraiFutura.
Desidero ringraziare Grégoire Kaufman per il contributo importante che ha dato nel guidare una fase di trasformazione cruciale per Crai – commenta Giangiacomo Ibba, Presidente di Crai portando visione, metodo e un approccio strategico che continueranno a rappresentare un punto di riferimento per il Gruppo. Siamo entusiasti di accogliere Giuseppe Cantone, manager di grande esperienza e sensibilità commerciale, che darà nuovo impulso al nostro percorso di crescita. Con lui si apre una fase di ulteriore rafforzamento e innovazione, in piena coerenza con gli obiettivi del piano CraiFutura”.
Assumere la guida di Crai in questa fase rappresenta per me un motivo di grande orgoglio ed entusiasmo – dichiara Giuseppe Cantone, Direttore Generale di Crai –. L’azienda sta vivendo un’evoluzione significativa all’interno della distribuzione moderna, distinguendosi per la capacità di reinterpretare il concetto di prossimità attraverso i propri punti vendita, l’assortimento e i progetti di sviluppo. Il mio impegno sarà quello di accompagnare questa crescita con una visione strategica chiara e condivisa, capace di unire efficienza, relazione e valore per il cliente”.

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