CLOSE
Home Authors Posts by instore

instore

428 POSTS 0 COMMENTS

Valsoia entra nel mercato del kefir comprando il 70% della slovena Kele & Kele

La strada seguita da Valsoia per entrare nel mercato del kefir passa dalla Slovenia. E dall’acquisizione del 70% di Kele & Kele d.o.o, azienda produttrice e distributrice di kefir a marca Krepko. L’operazione ha un controvalore iniziale pari a circa 3 milioni di euro, sulla base di un enterprise value totale di 5,4 milioni di euro, ed è stata totalmente finanziata con risorse già disponibili.
Il restante 30% delle quote rimane agli attuali soci fondatori che, per un periodo minimo di tre anni, manterranno un ruolo attivo nella gestione aziendale, con l’obiettivo di affiancare e supportare il management di Valsoia nel processo di graduale e completo trasferimento delle competenze, del know-how produttivo e tecnologico, unitamente alla conoscenza approfondita del business e dei processi aziendali. Al termine dei tre anni, Valsoia avrà il diritto a procedere, attraverso un meccanismo di put and call, alla possibile acquisizione del restante 30% del capitale sociale.

PRODUZIONE ALL’INSEGNA DELLA TRADIZIONE CAUCASICA
La società Kele & Kele, fondata nel 1992 vicino a Lubiana (Slovenia) dalla Famiglia Kelečevič, è specializzata sin dalla sua fondazione nella produzione e commercializzazione di kefir. Il prodotto a marchio Krepko viene realizzato con il metodo tradizionale caucasico, solo da veri grani di kefir vivi. Con oltre 30 diversi probiotici, vanta importanti proprietà salutistiche anche nelle versioni bio e delattosato.
Ad oggi, il business di Kele & Kele è sviluppato unicamente sul territorio sloveno dove la marca Krepko, con una percentuale del 30,2% di quota di mercato a valore e una crescita al consumo del +3,5% sull’anno precedente, è il leader nel mercato del kefir con una copertura distributiva superiore al 75% in Slovenia nel canale moderno, oltre ad una distribuzione diretta nei canali out of home e door to door (fonte: Nielsen IQ giugno 2025).

DIVERSIFICAZIONE STRATEGICA, MA SEMPRE NEL SALUTISTICO
Valsoia sottolinea che Kele & Kele ha storici e stabili accordi con tutti i grandi retailer sloveni attraverso i quali distribuisce oltre ad una ampia gamma di referenze di kefir, anche altre categorie di prodotti delattosati e biologici. “L’acquisizione della marca di Kefir Krepko rappresenta un’operazione di significativo valore prospettico per la nostra società – commenta Lorenzo Sassoli de Bianchi, Presidente di Valsoia –. Oltre all’ingresso nell’estremamente dinamico mercato del kefir con la marca leader in Slovenia, riconosciuta per il suo posizionamento unico e premium nel vero kefir tradizionale, rafforziamo la nostra presenza diretta in Europa. Questa acquisizione amplia inoltre, ulteriormente, la diversificazione strategica del nostro gruppo sotto il coerente “ombrello” dei prodotti salutistici e funzionali, accelerando il percorso di crescita all’estero e certamente anche in Italia”.

Panettone o pandoro? Il preferito dagli italiani è…

È una classica diatriba natalizia, che divide famiglie e tavolate in due scuole di pensiero spesso inconciliabili. Qual è il lievitato da ricorrenza giusto per chiudere degnamente pranzi e cene nelle festività: panettone o pandoro? In base ai dati dell’Osservatorio Shopping di DoveConviene, la bilancia pende nettamente dalla parte del dolce di Verona, preferito dal 52% degli italiani, a fronte del 32% che sceglie il panettone. A seguire, nella classifica dei dessert natalizi irrinunciabili, l’8% elegge il torrone come dolce simbolo delle feste, mentre un altro 4% sceglie il goloso tronchetto di Natale.
A mettere d’accordo le diverse fazioni è però la fedeltà alla tradizione: la maggior parte degli amanti del pandoro predilige la versione classica (65%). Quasi 1 su 4 (23%) si lascia invece tentare dalle farciture, mentre oltre 1 italiano su 10 (12%) non resiste alla variante arricchita dal cioccolato. E anche quando si tratta di panettone, il classico con canditi resta la scelta preferita dei consumatori (70%), sebbene il 30% non rinunci a un tocco di golosità extra, tra creme (18%) e scaglie di cioccolato (12%).

LE PROMOZIONI INDIRIZZANO BUONA PARTE DEGLI ACQUISTI
DoveConviene è uno dei marketplace di Shopfully, società che opera a livello internazionale nel Drive to Store e partner di 500 top retailer e brand in 25 Paesi. Dunque, è logico che l’Osservatorio abbia focalizzato l’attenzione anche sui comportamenti d’acquisto. Secondo Federconsumatori, negli ultimi due anni i prezzi del panettone e del pandoro hanno subito un rincaro del +13% e del +11% rispettivamente, ed ecco che oltre 1 italiano su 3 (34%) guarda al prezzo nel momento di scegliere il lievitato da ricorrenza.
E, se il marchio rappresenta un fattore di acquisto determinante per il 26% degli italiani, in verità le promozioni la fanno da padrona: infatti, se l’etichetta preferita non è in sconto, il 43% degli italiani ne cerca un’altra in promozione, mentre quasi 1 consumatore su 5 (23%) acquista unicamente prodotti in offerta, senza considerare il brand.

LE MARCHE PIÙ CLICCATE SULLA PIATTAFORMA DOVECONVIENE
Guardando alle marche di pandoro presenti su DoveConviene, gli utenti sono particolarmente attratti da Balocco, brand che raggruppa il maggior numero di clic sulla piattaforma (20%), seguito da Bauli (16%) e Paluani (7%). Anche nella scelta del panettone Bauli (18%) e Balocco (14%) dominano la classifica, seguiti da Maina (8%).
Invece, per quanto riguarda i canali, la spesa natalizia di molti consumatori passerà dalla grande distribuzione organizzata, per intercettare prodotti più convenienti e offerte favorevoli: l’86% dei consumatori acquisterà pandori e panettoni in supermercati e ipermercati. Solo il 10% degli italiani si affiderà alle pasticcerie, andando alla ricerca di prodotti artigianali.

Export agroalimentare italiano a un passo dai 70 miliardi di euro

Il settore agroalimentare italiano resta competitivo sullo scacchiere internazionale, con numeri in crescita anche nel 2025 che dovrebbe chiudersi con un export superiore ai 70 miliardi di euro, soglia mai raggiunta finora. Ma ha un problema, reso ancora più di attualità dal protezionismo trumpiano: la sostanziale dipendenza da pochi grandi mercati. L’Italia è oggi il nono esportatore mondiale per valore (67,2 miliardi di euro nel 2024) e secondo Paese per crescita nell’ultimo quinquennio, con un aumento del 55%. Una crescita diffusa su quasi tutti i mercati, con risultati particolarmente rilevanti in Polonia (+112%), Spagna (+74%) e Stati Uniti (+69%). Ma la concentrazione geografica è forte: i primi cinque mercati di destinazione — Germania, USA, Francia, UK e Spagna — rappresentano ancora il 50% dell’export complessivo. Riuscire a diversificare sarà fondamentale in una fase caratterizzata da molteplici fattori di incertezza e complessità, in cui gli equilibri commerciali globali si stanno rivelando sempre più fragili.
Le stime del 2025 sono comunque positive: secondo uno studio Nomisma, i dati gennaio-settembre mostrano una crescita per l’export agroalimentare italiano del +5,7% rispetto allo stesso periodo del 2024, segnale che il comparto dovrebbe superare per la prima volta la soglia dei 70 miliardi di euro. Un record – se così sarà – trainato soprattutto dai mercati dell’Unione Europea (+9%), con ottime performance in Polonia (+17,3%), Romania (+11,1%), Repubblica Ceca (+9,1%) e Spagna (+14,5%). Meno brillante la crescita extra UE (+4%), frenata dai cali registrati negli Stati Uniti (-1,1%), in Russia (-8%) e in Giappone (-13%).

PESA LA SVALUTAZIONE DEL DOLLARO
Il calo dell’export agroalimentare negli USA è legato principalmente alla svalutazione del dollaro (oltre -10% da inizio anno) e all’incertezza generata dalle politiche daziarie dell’Amministrazione Trump, che hanno provocato un andamento altalenante: una forte crescita nei primi tre mesi dell’anno dovuto all’effetto scorte e un crollo fino al -22% in agosto, con l’introduzione del dazio aggiuntivo del 15% su alcuni dei nostri prodotti.
Nonostante ciò, gli Stati Uniti restano un mercato strategico e difficilmente sostituibile per il food & beverage italiano. Con un Pil pro capite prossimo ai 90.000 dollari e una spesa alimentare annua di oltre 4.500 dollari a persona, gli USA importano 211 miliardi di dollari di prodotti agroalimentari, con una crescita del 50% negli ultimi 5 anni. Gli acquisti di prodotti agroalimentari italiani sono aumentati del 66% tra il 2019 e il 2024 e oggi l’Italia è il terzo fornitore con una quota di quasi il 4%, dopo Canada e Messico che congiuntamente pesano per oltre il 40% sull’import agroalimentare statunitense.

IL DIFFERENZIALE DI PREZZO NEGLI USA
La rilevanza del mercato Usa per l’export italiano è stata analizzata da Nomisma attraverso il confronto incrociato – per singolo prodotto – tra la crescita nell’export a volume degli ultimi 5 anni, il differenziale esistente tra il prezzo medio all’export negli USA rispetto alla media mondiale e il peso assunto dal mercato statunitense sull’intera categoria. Dall’analisi è emerso come per due categorie di prodotti in particolare, ovvero i derivati della carne e la cioccolata, il differenziale di prezzo sia superiore al 40% così come la crescita nei volumi esportati risulti maggiore del 50%.
Per olio d’oliva, vini fermi e frizzanti imbottigliati, liquori e aceti l’incidenza del mercato USA è superiore al 25% del nostro export a livello mondiale, con un differenziale di prezzo intorno al 30%, a dimostrazione di quanto il mercato americano risulti “attrattivo” e profittevole per le imprese italiane.

DIVERSIFICARE È UNA PRIORITÀ
Per ridurre i rischi e rafforzarne la crescita futura, diventa quindi fondamentale ampliare la presenza dell’agroalimentare Made in Italy in altri contesti. “Per quanto il mercato statunitense sia insostituibile per il nostro export agroalimentare – premette Denis Pantini, Responsabile Agroalimentare Nomisma – vi sono paesi che nell’ultimo decennio hanno incrementato le importazioni di nostri prodotti food & beverage a tassi medi annui superiori al 12%, in particolare Messico, Polonia, Romania, Corea del Sud ma anche Australia e Brasile, dove i nostri prodotti possono fare leva, oltre che sull’elevata qualità, su asset di sviluppo come la presenza di una nutrita comunità di origine italiana ma anche di ristoranti di cucina italiana, oggi ad un passo dal diventare ufficialmente patrimonio culturale immateriale dell’umanità da parte dell’Unesco. In un contesto economico sempre più instabile, l’agroalimentare italiano conferma la propria forza e la capacità di espandersi oltre confine, ma la sfida per i prossimi anni sarà diversificare, innovare e cogliere le nuove opportunità offerte dai mercati esteri”.
In questo contesto, un ruolo decisivo potrà essere svolto dai nuovi accordi di libero scambio. L’intesa UE–Mercosur, che coinvolge 260 milioni di persone e oltre 3.000 miliardi di dollari di Pil, secondo Nomisma rappresenta un’opportunità per le aziende italiane, considerando che il nostro export agroalimentare verso quest’area già oggi vale 440 milioni di euro (+68% negli ultimi cinque anni). Ulteriori prospettive arrivano dalla chiusura del negoziato con l’Indonesia, mercato da 287 milioni di abitanti, dove l’export italiano ha già raggiunto i 90 milioni di euro, con una crescita del +58% dal 2019.

IL FATTURATO CRESCE PIÙ DELLA MARGINALITÀ
Altro aspetto interessante – messo in luce da Crif, che con Nomisma ha realizzato la piattaforma Agrifood Monitor – è l’andamento di alcuni fondamentali indicatori finanziari con riguardo all’industria alimentare italiana. Il fatturato del comparto mostra tassi di crescita superiori rispetto alla mediana italiana. Sul fronte della marginalità, anche per effetto dell’inflazione sulla componente di energia e materie prime, il progresso rispetto al pre-Covid è risultato meno marcato nel confronto con il dato nazionale.
Dal punto di vista finanziario, invece, il comparto ha solo parzialmente ampliato la propria flessibilità finanziaria, a dispetto di quanto avvenuto in modo più marcato in altri settori. Ciononostante, il debito finanziario continua a risultare sostenibile, con un rapporto debito finanziario lordo su Ebitda mediamente pari a 2,5x e un adeguato livello di copertura degli oneri finanziari prossimo a 8x, pur in presenza dell’incremento del tasso di interesse a partire dal secondo semestre 2022.

TASSO DI DEFAULT IN CALO
Le analisi prodotte da Crif Ratings segnalano che a fine 2024 il tasso di default delle società di capitali operanti nel settore alimentare ha registrato una riduzione di circa 25 punti base rispetto al 2023, a fronte di un lieve aumento di 15 punti base per l’intero universo delle società di capitali italiane. Sebbene tale tasso di default risulti leggermente superiore alla media dell’economia italiana, per quasi tutti i comparti del settore alimentare si è mantenuto su livelli inferiori rispetto a quelli osservati nel periodo pre-Covid.
Relativamente ai pagamenti commerciali, infine, le performance risultano molto eterogenee tra i diversi canali di sbocco anche se, mediamente, tutti mostrano percentuali di ritardi gravi superiori alla media nazionale, seppur senza segni preoccupanti di aumento negli ultimi semestri.
Pur in un contesto di incertezza, il settore alimentare italiano sta dimostrando una sostanziale stabilità dal punto di vista creditizio – commenta Simone Mirani, Managing Director di Crif Ratings –. L’attuale tasso di default delle società di capitali operanti nel settore si mantiene infatti nell’ordine del 3%, di poco sopra la media italiana e con dinamiche sostanzialmente omogenee nei diversi comparti. Tuttavia, la capacità di dotarsi e mantenere un’adeguata flessibilità finanziaria risulta un elemento chiave per affrontare con sufficienti margini di manovra il volatile contesto geopolitico e macroeconomico, ivi incluso l’impatto moderatamente negativo dei dazi USA”.

Sponsorizzazioni sportive, Maniva chiude il 2025 a quota 18

Il numero è di per sé indicativo dell’attenzione per lo sport e il benessere psico fisico di Maniva, produttore di acque minerali attivo dal 1998 fra le Alpi Retiche lombarde. L’azienda bresciana chiuderà il 2025 avendo raggiunto il traguardo di 18 società sportive con le quali ha deciso di dar vita ad altrettante partnership, con la precisa finalità di sostenerle nel loro percorso sportivo e nelle loro competizioni. Una strategia che si traduce in una strutturata vicinanza ai territori dove insistono produzione e proposta commerciale del gruppo.

IN CAMPO NEL CALCIO MASCHILE E FEMMINILE
Tre le discipline agonistiche individuate e supportate a diversi livelli. Partiamo dal calcio professionistico di serie B e C sia maschile che femminile, con realtà come l’A.C. Monza, lo Spezia Calcio, il Mantova 1911 e l’A.C. ChievoVerona, ma anche con la presenza a fianco delle squadre dei territori dove sono ubicati gli impianti di produzione del Gruppo Maniva: la provincia di Brescia con l’ A.C. Ospitaletto maschile e con l’A.C.F. Brescia Calcio femminile, oltre a l’FC Lumezzane, e quella di Arezzo con l’S.S. Arezzo, sia maschile che femminile.

IL SOSTEGNO ALLA PALLAVOLO E AL BASKET
Le altre due attività sportive sostenute da anni da Maniva sono la pallavolo – dove la società è partner da tempo del pluri blasonato Trentino Volley, ma anche dell’Atlantide Pallavolo Brescia e del Futura Volley femminile di Busto Arsizio in Serie A2, oltre alla Joy Volley di Gioia del Colle che milita in Serie A3 maschile – e il basket, sport dove Maniva è presente sponsorizzando la Vanoli Basket Cremona in Serie A maschile e l’RMB Brixia Basket in Serie A femminile.

FAVORIRE SOCIALIZZAZIONE E STILI DI VITA SANI
“Da parte nostra non si tratta meramente di sponsorizzazioni annuali – commenta Michele Foglio, Amministratore Delegato del Gruppo Maniva (nella foto in alto) – ma di un percorso costruito nel tempo e che vuole testimoniare il nostro pieno sostegno ai valori educativi intrinsechi allo sport, all’attività fisica, al benessere e anche alla sana competitività. Per Maniva è un’importante occasione non solo per poter diffondere le caratteristiche e i benefici alcalini della propria acqua, ma per poter evidenziare e rafforzare sempre più i profondi legami con i territori dove siamo presenti e dove vogliamo dare il nostro contributo per favorire socializzazione, inclusione e promozione di stili di vita sani”.

Gruppo Selex supera i 22 miliardi di fatturato nel 2025

Un incremento del +5,5% sull’anno precedente, per un fatturato al consumo pari a 22,2 miliardi di euro. Gruppo Selex ha anticipato i risultati del 2025 e conferma la sua traiettoria di sviluppo. Sommando le iniziative delle 18 imprese socie, il 2026 vedrà investimenti per 590 milioni di euro, destinati all’inaugurazione di 60 nuovi punti vendita e alla ristrutturazione di 96 negozi, in un’ottica di rafforzamento della rete e miglioramento dell’esperienza cliente. La stima di fatturato per il nuovo anno si attesta a 23,2 miliardi di euro, con un incremento atteso del +4,5% rispetto al 2025.
Considerato lo scenario generale siamo molto soddisfatti dei risultati che stiamo consolidando nel 2025 che confermano la buona salute del gruppo e delle imprese socie – dichiara Alessandro Revello, Presidente di Gruppo Selex –. Altrettanto importante è la conferma del piano di investimenti previsto per il 2026, motore indispensabile per continuare a crescere e per garantire qualità e convenienza ai nostri clienti. Concentreremo le risorse su aperture, ristrutturazioni, digitalizzazione, omnicanalità e sviluppo delle risorse umane, una delle priorità nel nostro piano strategico.

MARCA DEL DISTRIBUTORE IN CRESCITA DEL 7%
In crescita anche la marca del distributore: +7% rispetto al 2024 e un fatturato alla vendita di 2,3 miliardi di euro. L’incidenza nelle categorie presidiate varia tra le imprese socie, con punte che raggiungono quasi il 30%. Per il Gruppo Selex la Mdd continuerà a rappresentare uno degli assi strategici del 2026 e conoscerà un ulteriore ampliamento della gamma.

BUONA PARTENZA PER SELEX MEDIA
La comunicazione delle stime di chiusura del 2025 è stata l’occasione per fare il punto su Selex Media, il progetto retail media proprietario lanciato lo scorso giugno. Nei primi quattro mesi di vita sono state erogate 30 campagne pubblicitarie dei brand partner sui 4.000 schermi installati in 250 supermercati del gruppo, il circuito radio in-store e i siti e app proprietari delle imprese socie. L’ecosistema si completa con la possibilità di associare al palinsesto media la possibilità di effettuare campagne di CRM profilate su audience di clienti segmentate in funzione dei propri comportamenti d’acquisto.
Selex sottolinea che il sistema garantisce tracciabilità completa degli effetti generati in termini di vendite e clienti incrementali, misurando puntualmente le performance generate dalle campagne grazie alla lettura dei comportamenti d’acquisto e di navigazione digitale.

E NEL 2026 SI ALLARGHERÀ LA RETE DI PUNTI VENDITA COINVOLTI
Il progetto Selex Media proseguirà il suo sviluppo nel 2026, con una roadmap che prevede il potenziamento significativo della rete attraverso l’installazione progressiva di ulteriori centinaia di punti di vendita, rafforzando la capacità di misurazione e l’integrazione delle properties digitali.
Negli ultimi anni abbiamo investito in tecnologia, digitalizzazione ed omnicanalità – afferma Maniele Tasca, Direttore Generale di Gruppo Selex portando i dati sempre più al centro delle politiche commerciali. I risultati in termini di crescita e fidelizzazione ci incoraggiano a proseguire il percorso ed i servizi di retail media appena lanciati ci consentono di innovare le modalità di collaborazione con i fornitori e rendere ancora più interessante l’esperienza di acquisto dei nostri clienti”.

L’IDENTIKIT DEL GRUPPO
Nato nel 1964 come Unione Volontaria A&O, Selex è il primo gruppo della distribuzione moderna organizzata italiana, con una quota di mercato del 15,8% (fonte GNLC NielsenIQ Iper + Super + Superettes + Discount). Costituito da 18 imprese socie, ha una rete commerciale formata da 3.331 punti di vendita con un’elevata pluralità di formati, dai superstore ai discount. Le insegne con diffusione nazionale che fanno capo al gruppo sono Famila, A&O e C+C, cui si affiancano brand regionali. L’organico è di oltre 42.600 addetti. Selex Gruppo Commerciale è socio della centrale d’acquisto ESD Italia, a sua volta partner della centrale EMD, leader in Europa.

Centro Carni Company presenta il Christmas Burger a forma di stella

Il Natale si avvicina e Centro Carni Company lo celebra – a partire dal 9 dicembre e fino al 6 gennaio – con un’edizione limitata: il Christmas Burger. A forma di stella e realizzato con l’86% di carne bovina, senza glutine e senza lattosio, il Christmas Burger arricchisce la gamma You&Meat, il brand retail dell’azienda di Tombolo (PD), ed è proposto in un packaging che nella grafica richiama una comunicazione natalizia studiata per catturare l’attenzione dei clienti e distinguersi nel banco dei freschissimi.

SULLE ORME DI SAN VALENTINO
Il prodotto è ispirato al successo del Love Burger creato per San Valentino, che negli ultimi tre anni ha registrato una crescita costante e arrivata al +20,6% nel 2025 rispetto al 2024. Entrambe le referenze rientrano nell’ambito di You&Season, iniziativa che viene definita come un modo innovativo e coinvolgente di vivere la carne. Si tratta in pratica di edizioni speciali ispirate alle stagioni e alle ricorrenze più amate, reinterpretate in chiave contemporanea. Ogni prodotto è caratterizzato da identità visiva e gustativa, per garantire un’esperienza immediatamente riconoscibile e in linea con lo stile You&Meat.

REFERENZE PER UN PUBBLICO TRASVERSALE
Il progetto You&Season nasce da un lavoro di marketing e ricerca, con l’obiettivo di rispondere alle esigenze dei consumatori moderni, sempre più attenti a prodotti buoni, sicuri, pratici e capaci di valorizzare stagionalità e convivialità. L’iniziativa mira, inoltre, a rafforzare l’identità del brand, portando novità nel banco carni e coinvolgendo i consumatori con un linguaggio fresco, divertente e trasversale, in grado di parlare a un pubblico ampio, dai più piccoli agli adulti.
Con il nostro Christmas Burger – commenta Raffaele Pilotto, Direttore Commerciale e Marketing di Centro Carni Company – proponiamo una ricetta curata e un packaging che richiama immediatamente l’atmosfera delle feste. Continuiamo a valorizzare il binomio tra qualità ed esperienza conviviale, promuovendo al tempo stesso una cultura alimentare che mette al centro una carne fresca, buona e accessibile. Per noi trasformare la qualità in un piacere quotidiano, divertente e condiviso resta un principio fondamentale, anche e soprattutto nel periodo natalizio”.

NewPrinces Group perfeziona l’acquisizione di Carrefour Italia

Nessuna obiezione dalla Commissione Europea in merito all’acquisizione del 100% del capitale di Carrefour Italia da parte di NewPrinces Group. L’operazione è stata dichiarata compatibile con il mercato interno e con l’Accordo sullo Spazio Economico Europeo (SEE) e si è dunque perfezionata. NewPrinces diventa così il secondo gruppo italiano agroalimentare per fatturato e il primo operatore food & beverage in termini occupazionali, con 13.000 operatori diretti in Italia e più di 18.000 nel mondo, oltre a ulteriori 11.000 persone coinvolte nelle attività accessorie fornite da aziende esterne.

TORNA L’INSEGNA GS
Il gruppo guidato da Angelo Mastrolia potrà mantenere le insegne Carrefour per un periodo massimo di tre anni, sino fine 2028, al fine di garantire continuità operativa e una transizione graduale per consumatori, dipendenti e fornitori. Contestualmente, verrà avviato un processo progressivo di rebranding con il ripristino della storica insegna GS, secondo un piano di implementazione articolato per aree geografiche.
La rete di Carrefour Italia conta oltre 1.000 punti vendita distribuiti nelle principali regioni italiane. Il piano di sviluppo definito da NewPrinces prevede la loro modernizzazione e il rilancio del marchio GS con un nuovo posizionamento, l’accelerazione del piano di aperture attraverso l’espansione sia dei negozi diretti sia di quelli gestiti in partnership tramite operating lease e l’integrazione operativa con la piattaforma logistica NewPrinces — che dispone di oltre 600 mezzi refrigerati — per potenziare la distribuzione nel canale Horeca e nei servizi di home delivery, inclusa la crescita del marchio Docks cash & carry.

OLTRE 775 MILIONI DI EURO DALLA CASA MADRE FRANCESE
Nel periodo precedente al closing, Carrefour ha effettuato una cash injection di circa 530 milioni di euro, destinata alla copertura dei debiti infragruppo e altre passività minori, nonché una ulteriore cash injection di circa 245 milioni di euro, come previsto dal piano di investimenti condiviso in precedenza (inizialmente stimato per in 237 milioni di euro), per un totale di oltre 775 milioni di euro di liquidità investita da parte di Carrefour in Carrefour Italia.
Questa liquidità, aggiunta a quella fornita da NewPrinces come da piano di investimenti, pari a 200 milioni di euro, consente a Carrefour Italia di avere una posizione finanziaria netta positiva di oltre 400 milioni di euro.

UN GRUPPO DA 7 MILIARDI DI EURO
Con l’ingresso di Carrefour Italia, NewPrinces Group raggiunge una dimensione senza precedenti – dichiara Angelo Mastrolia, Presidente di NewPrinces Group – con ricavi consolidati pari a circa 7 miliardi di euro e un profilo patrimoniale che, entro fine anno, prevediamo superiore a 1,1 miliardi di euro, accompagnato da una posizione finanziaria netta positiva compresa tra 150 e 200 milioni di euro su base ex IFRS 16. Questi risultati rafforzano ulteriormente la solidità del nostro modello industriale e confermano la validità delle operazioni realizzate nel corso dell’anno: dall’IPO di Princes Group, all’acquisizione di Diageo Operations Italy, fino a Carrefour Italia, insieme alle operazioni che completeremo entro il 2025, come l’acquisizione di Plasmon, generando valore significativo e sostenibile per tutto il Gruppo”.

COLLABORAZIONE CON I FORNITORI E FATTI CONCRETI PER I CLIENTI
NewPrinces si impegna a garantire un approccio equo, trasparente e collaborativo con tutti i fornitori di Carrefour Italia, valorizzando il lavoro delle filiere e assicurando stabilità, correttezza e partnership di lungo periodo.
Siamo inoltre pienamente consapevoli delle aspettative dei consumatori italiani – continua Mastrolia – che chiedono qualità, convenienza e sicurezza. Il nostro obiettivo è rispondere con fatti concreti, rafforzando l’assortimento, migliorando l’esperienza di acquisto e garantendo standard elevati lungo tutta la catena del valore. Le famiglie italiane saranno al centro delle nostre scelte, con l’impegno a offrire prodotti migliori, prezzi corretti e una presenza sul territorio ancora più solida e vicina alle comunità locali. Questa operazione rappresenta anche l’occasione per integrare una rete distributiva capillare con le nostre competenze industriali, aprendo nuove opportunità in termini di efficienza, sviluppo prodotti, innovazione e posizionamento competitivo. Stiamo costruendo un gruppo integrato e moderno, allineato ai più alti standard europei, capace di generare crescita robusta tanto nel retail quanto nell’industria

CAMBIO DI DENOMINAZIONE PER LE SOCIETÀ TARGET
Da segnalare, infine, che a seguito dell’operazione, le società acquisite hanno assunto nuove denominazioni societarie: Carrefour Italia S.p.A. è stata ridenominata Princes Retail S.p.A.; Carrefour Finance S.r.l. è diventata Princes Finance S.p.A.; Carrefour Property S.r.l. è ora Princes Property S.p.A.

Fatturato di 23,5 milioni di euro per Conapi

Si è chiuso con 23,5 milioni di euro di fatturato (+2,5% sull’anno precedente) l’esercizio 2024/2025 del Consorzio Nazionale Apicoltori (Conapi), la più grande cooperativa apistica d’Europa. La cooperativa riunisce oltre 600 apicoltori, con 100.000 alveari – pari a circa 5 miliardi di api presenti in Italia – e una produzione annua di circa 30.000 quintali di miele tra convenzionale e biologico. La base sociale, presente anche in Spagna e Ungheria, si è allargata a cinque nuovi soci negli ultimi mesi.
Oltre ad approvare il bilancio, l’Assemblea dei soci ha proceduto alle elezioni del Consiglio di Amministrazione, che ha confermato Giorgio Baracani alla presidenza per il prossimo triennio. Il nuovo Cda include Stefano Farnetani, Matteo Federici, Fernandez Santiago Javier Raul, Mattia Martelli, Mario Martino, Davide Mele, Savino Petruzzelli, Enrico Pugliese, Nicola Tieri, Filippo Traviglia.
Essere confermato alla presidenza è un grande onore – dichiara Giorgio Baracani, Presidente di Conapi –. La crescita della base sociale, l’espansione internazionale e il rafforzamento di Mielizia confermano che il nostro modello cooperativo, basato sulla filiera corta e sulla qualità, funziona. Continueremo a portare il miele italiano sui mercati di tutto il mondo”.

FOCUS SULLA CINA CON LE COMPOSTE DI FRUTTA
L’export ha raggiunto 2,5 milioni di euro, pari a circa l’11% del fatturato totale, con mercati principali in Europa e Giappone. Tra i focus strategici internazionali si conferma l’ingresso nel mercato cinese con la linea di composte di frutta, mentre prosegue il progetto di espansione in Corea e Canada, quest’ultimo particolarmente interessato ai prodotti italiani grazie alla presenza di una comunità locale.
Buoni risultati si registrano anche in mercati consolidati come Francia, Svizzera e Giappone. Conapi sottolinea che le vendite internazionali sono sostenute dalla qualità e varietà dei prodotti, tra cui i mieli monoflora, che rafforzano il posizionamento premium della cooperativa.

IL MERCATO DEL MIELE IN ITALIA
Il mercato del miele in Italia continua a mostrare dinamiche positive: con un giro d’affari che supera i 157 milioni di euro, registra una crescita del 3,7% a valore, del 5% a volume e del 5,3% in confezioni vendute (fonte: NielsenIQ Retail Measurement al 28 settembre 2025). In questo contesto, Conapi ribadisce che il suo marchio Mielizia consolida la posizione premium e ottiene performance significative. Nel totale mercato Italia il brand cresce del 2,4% a valore e del 7,5% in confezioni, trainato dall’ingresso della linea doypack Sportpocket.
Nel canale iper+super, Mielizia si conferma secondo marchio a livello nazionale, con una crescita del 3,2% a valore, dell’1,4% a volume e dell’8,5% in confezioni, a fronte di un mercato che cresce rispettivamente del 3,4%, 3,6% e 5,3%. La cooperativa legge questi dati come una dimostrazione della sua capacità competitiva nei canali più strutturati, sostenuta da una strategia di distribuzione ponderata, dall’ampliamento dell’assortimento e dall’introduzione della nuova linea Doypack, che ha rafforzato sia la presenza nei punti vendita sia la visibilità del marchio.

I CAMBIAMENTI CLIMATICI IMPATTANO SULLE PRODUZIONI
La stagione 2025 registra un andamento mediamente positivo, con un potenziale conferimento stimato intorno alle 2.000 tonnellate. Le produzioni mostrano variabilità a causa dei cambiamenti climatici, sempre più evidenti e responsabili di raccolti “a macchia di leopardo”. Buoni risultati si registrano per i mieli di acacia e agrumi, stabile il castagno, mentre i mieli millefiori e melata di bosco si mantengono su livelli soddisfacenti. Limitata, invece, la produzione di eucalipto.

LA FILIERA CORTA È UNA LA LEVA STRATEGICA
L’ingresso di cinque nuovi soci conferitori è salutato dalla cooperativa come un rafforzamento della presenza territoriale che consolida l’elemento distintivo del modello Conapi: la filiera corta. Questa viene definita leva strategica, perché a giudizio di Conapi gestire direttamente l’intero processo produttivo – dall’alveare al vasetto – permette di garantire qualità, trasparenza e tracciabilità.
Oggi il termine filiera viene spesso utilizzato in modo generico – sottolinea Nicoletta Maffini, Direttrice Generale di Conapi-Mielizia –. Per l’azienda significa essere produttori diretti, presidiare ogni fase del processo produttivo e garantire al consumatore certezza, qualità e controlli rigorosi, rappresentando così un reale vantaggio competitivo”.

Madama Oliva sceglie Misa per le celle frigorifere

Nella crescita di un’azienda gli investimenti sugli impianti sono fondamentali e dunque assume valore strategico l’ampliamento del sito produttivo di Carsoli (AQ) realizzato da Madama Oliva, attiva nel mercato delle olive da tavola fresche, lupini e prodotti vegetali. Nell’ambito di questa operazione, Madama Oliva si è affidata a Misa, parte del gruppo internazionale Purever Industries, per la progettazione, realizzazione e installazione delle celle frigorifere.
La collaborazione è in realtà iniziata dieci anni fa, ma è stata ora rinnovata alla luce dell’esigenza di individuare un partner in grado di gestire in modo integrato tutte le fasi del progetto, al fine di ridurre le complessità, accelerare i tempi e mantenere elevati standard qualitativi. Misa sottolinea che alla base della sua soluzione vi è la capacità di realizzare spazi a temperatura controllata, studiati in ogni dettaglio: dall’aeraulica all’accessibilità, fino all’illuminazione degli ambienti, al fine di assicurare un equilibrio ottimale tra efficienza e funzionalità. Il risultato è un ecosistema di conservazione definito affidabile, modulare e pronto a evolvere, in modo scalabile, insieme al business del cliente.

MENO GAS REFRIGERANTE PER RIDURRE L’IMPATTO AMBIENTALE
Due le tecnologie adottate: la prima prevede pannelli abbinati a unità remote Refreex, che si distinguono per l’utilizzo di appena il 20% di gas refrigerante rispetto ai sistemi tradizionali, grazie a un sistema di alimentazione dell’evaporatore. Una scelta che, oltre a ridurre l’impatto ambientale, esclude l’impianto dalla direttiva PED grazie all’assenza del serbatoio in pressione.
La presenza di una valvola solenoide modulante, che supera i limiti delle tradizionali valvole termostatiche e di un sistema di sbrinamento a gas caldo più rapido ed efficiente, realizzato attraverso la linea del liquido, consente un sensibile risparmio energetico e una riduzione della potenza elettrica assorbita.

SOLUZIONI ADATTE A CONTESTI AD ALTA INTENSITÀ PRODUTTIVA
La seconda tecnologia riguarda la centrale a CO2, con GWP pari a 1, progettata per garantire una potenza frigorifera superiore ai 400Kw in media temperatura. Personalizzabile in base alle esigenze del sito, può essere dotata di funzioni avanzate come il recupero di calore e l’unità di backup e installata in ambienti esterni o in sala macchine, anche in virtù della sua elevata silenziosità.
L’offerta si completa con pannelli isotermici, in classe di reazione al fuoco BS1D0 che, in caso di incendio, contribuiscono a contenere la propagazione delle fiamme. Realizzati in schiuma PIR con classificazione fino a REI 60, per pannelli di spessore 200 mm, risultano ideali in contesti produttivi ad alta intensità operativa.

DALL’ENERGIA AL PACKAGING, NEL SEGNO DELLA SOSTENIBILITÀ
Madama Oliva, con una presenza consolidata in oltre 40 Paesi e una rete distributiva attiva nei cinque continenti, è la prima azienda italiana esportatrice di olive da tavola negli Stati Uniti e in Giappone. Nel 2024 ha conseguito un fatturato di 53,3 milioni di euro, registrando una crescita del 14% rispetto all’anno precedente. Fondata nel 1989 a Carsoli (AQ), Madama Oliva dal 1° gennaio 2025 è diventata una Spa e ha scelto di rafforzare il proprio impegno verso la sostenibilità trasformandosi anche in Società Benefit. Una tappa che consolida un percorso di investimenti in energie rinnovabili, ricerca di packaging ecosostenibili, attenzione alla qualità della filiera e iniziative a favore della comunità. L’obiettivo è generare valore non solo economico, ma anche ambientale e sociale, integrando responsabilità e competitività in una visione d’impresa rigenerativa.
La nostra partnership con Misa nasce dalla fiducia nella capacità di offrire soluzioni all’avanguardia, perfettamente calibrate sulle nostre specifiche esigenze e in linea con i più alti standard qualitativi – dichiara Antonio Mancini, Managing Director di Madama Oliva (nella foto in alto) –. È proprio questa attenzione alla personalizzazione coniugata a un supporto tecnico pre e post-vendita costante e puntuale, che ci spinge ad affidarci a Misa per accompagnare ogni fase di crescita della nostra azienda”.
Collaborare da anni con Madama Oliva, con reciproca soddisfazione, significa per Misa mettere a completa disposizione del cliente tutte le nostre competenze nella progettazione di soluzioni per la refrigerazione – dichiara Marco Crosta, Industrial Sales Manager di Misa (nella foto a sinistra) –. Le nostre soluzioni per le industrie alimentari sono concepite proprio con l’obiettivo di comporre un’offerta altamente selezionata, pensata per durare nel tempo anche in ambienti particolarmente aggressivi”.

Kinder Crispy amplia l’offerta di Ferrero nello snacking al cioccolato

Lo snacking dell’offerta al cioccolato è oggi una componente sempre più rilevante nelle abitudini alimentari degli italiani. In base ai dati a fonte Circana, si tratta di un mercato che vale oltre 400 milioni di euro (ISLSP+Discount+Online 24/25) ed è in crescita negli ultimi 5 anni. Ce n’è abbastanza per capire perché Ferrero abbia voluto ampliare la propria gamma in questo ambito facendo esordire Kinder Crispy.
La dinamica positiva del mercato evidenzia come lo snacking al cioccolato non rappresenti più soltanto un momento sporadico, ma un’occasione di consumo trasversale, capace di rispondere a esigenze differenti: dalla gratificazione personale alla condivisione, fino al bisogno di una pausa gustosa durante la giornata. Questo ruolo poliedrico si riflette anche nella platea dei consumatori, ampia ed eterogenea, che comprende giovani, adulti e famiglie e che porta lo snacking al cioccolato a integrarsi in contesti domestici, lavorativi e fuori casa.

ESORDIO A 35 ANNI DAL LANCIO DI KINDER BUENO
Ed è proprio nello scenario appena descritto che si è collocato l’esordio di Kinder Crispy, arrivato a distanza di 35 anni dal lancio di un’icona come Kinder Bueno nella sua versione standard e a quasi 10 anni dall’ultima variante di gusto rappresentata da Kinder Bueno Dark.
Il prodotto si distingue per la sua ricetta, che combina tre strati di wafer croccante con un doppio ripieno al latte e al cacao, un sottile strato di nocciola e una copertura di cioccolato al latte arricchita da croccante granella di biscotto. L’innovazione ha un ruolo centrale nella strategia di Ferrero, che con Kinder Crispy persegue l’obiettivo di offrire soluzioni capaci di accompagnare le persone in più momenti della giornata.

BrandContent

Fotogallery

Il database online della Business Community italiana

Cerca con whoswho.it

Diritto alimentare