CLOSE
Home Authors Posts by instore

instore

3070 POSTS 0 COMMENTS

Selex chiude il 2023 a 20 miliardi di fatturato e pianifica nuovi investimenti

La stima di chiusura 2023 per il Gruppo Selex si attesta al +9,3% rispetto al 2022, mentre il fatturato al consumo raggiunge quasi 20 miliardi di euro (19,9 Mld). Elemento chiave della crescita è la quota di mercato che supera il 15%. Di grande rilievo anche l’affermazione e il consenso ottenuto dalla Marca Del Distributore (MDD) che registra una crescita del + 17,3% a valore.

“Possiamo essere soddisfatti di questi risultati, soprattutto perché ottenuti in un anno complicato che ci ha visto in prima linea nella difesa del potere di acquisto dei consumatori, anche attraverso l’adesione alle iniziative delle istituzioni” afferma Alessandro Revello, Presidente di Selex Gruppo Commerciale. “L’attenzione alle persone e ai territori in cui operiamo sono elementi distintivi su cui si basano le nostre imprese e che continueremo a sviluppare anche nel 2024”.

Per l’anno nuovo, le previsioni di fatturato al consumo sono di 20,8 miliardi di euro, per una crescita pari al +4,5% rispetto alla chiusura del 2023, e il piano degli investimenti ammonta a 540 milioni di euro, con l’apertura di 65 nuovi negozi e 94 ristrutturazioni per quanto concerne quelli esistenti, un record senza precedenti per il Gruppo. Continuerà in maniera sempre più strutturata il presidio di temi e progetti relativi all’innovazione digitale, all’omnicanalità, alla modernizzazione dell’offerta ed alla sostenibilità.

“Seppur il quadro economico generale che si profila per il 2024 ci impone un approccio prudenziale, stiamo avviando numerosi nuovi progetti, con orizzonte a breve e medio termine” aggiunge Maniele Tasca, Direttore Generale Selex Gruppo Commerciale. “Le iniziative nel nuovo anno saranno prioritariamente indirizzate a mantenere una forte competitività per le nostre insegne con politiche di prezzi e promozioni mirate, senza penalizzare la qualità della nostra offerta. Un’attenzione particolare verrà riservata alla revisione assortimentale. Proseguirà poi il focus sulla Marca del Distributore, un progetto in cui investiamo molto e dal quale ci aspettiamo un’ulteriore crescita”.

Come si diventa Battitore del Consorzio Parmigiano Reggiano

Per il terzo anno consecutivo, il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha tenuto lo stage di taratura dei martelli presso i Magazzini Generali Fiduciari del Gruppo Montepaschi a Suzzara (Mantova). L’appuntamento ha visto come protagonisti i 25 battitori del Consorzio, le figure chiamate a “espertizzare” ogni singola forma della Dop prima che venga immessa sul mercato, provenienti dalle cinque province della zona d’origine (Parma, Reggio Emilia, Modena, Mantova alla destra del fiume Po e Bologna alla sinistra del fiume Reno). L’appuntamento è stato anche l’occasione per annunciare la nomina di un nuovo battitore, Andrea Pasquali per la provincia di Parma, e la promozione a battitore senior di Tommaso Emiliano Bertani Pecorari per la provincia di Reggio Emilia.

I 25 esperti si sono dedicati alla tradizionale battitura per la selezione delle forme sotto la supervisione del servizio istituzionale del Consorzio, dei segretari di sezione e del personale dell’Organismo Controllo Qualità Produzioni Regolamentate per la vita delle Dop. Il Parmigiano Reggiano è l’unica Dop al mondo a prevedere il controllo di ogni singola forma da parte di tecnici specializzati consortili. Il battitore espertizza le forme affidandosi a un particolare martelletto, a una tecnica appresa in anni esperienza e formazione, e soprattutto alla sua sensibilità, al suo talento e alla sua passione. Battendo ripetutamente il martelletto sulla forma, ascoltandone il suono e percependone le vibrazioni, è in grado di capire quali e quante possibili “imperfezioni” ci siano all’interno. Il lungo percorso formativo per diventare battitori è affidato al Consorzio del Parmigiano Reggiano e per accedervi è necessario il possesso di un diploma di scuola media superiore. I primi tre anni sono dedicati all’apprendistato, in cui gli allievi seguono una formazione teorica e pratica affiancando i battitori senior sul campo. Imparano quali e quanti sono i caseifici del territorio e i magazzini di stagionatura, come girare una forma, come riconoscere le rotture nella pasta, quali “strappi”, “occhi”, “tagli”, “bolle”, o correzioni sulla crosta e, ovviamente, come usare il martello: dove battere la forma, quanti colpi dare, per quanto tempo, con quale cadenza. Il martello è uno strumento abbastanza semplice in sé, ma occorrono grande sensibilità ed esperienza per saper cogliere anche le più piccole differenze di suono. Nessuna macchina potrebbe mai sostituire l’orecchio del battitore.

Dopo il periodo di apprendistato, sono i battitori senior a giudicare gli allievi che, se idonei, possono proseguire il percorso di formazione affiancandoli come battitori junior per diventare, dopo altri tre anni, a loro volta senior. Ma la formazione non si esaurisce qui. Seguono le diverse specializzazioni, che possono durare anche 9 anni: per l’espertizzazione del Parmigiano Reggiano Prodotto di Montagna, per il Premium, per il 40 mesi, per l’export. Infine, ai battitori che si siano distinti per l’esperienza e la lunga durata del servizio, viene assegnato il titolo onorifico di battitore decano.

I cinque battitori delle province di Bologna e Modena sono Andrea Aguzzoli (battitore), Mariano Bortolai (senior), Davide Campana (senior), Enzo Marcolini (senior) e Paolo Pritoni (senior).

I due battitori della provincia di Mantova sono Elia Maioli (battitore) e Sante Spiaggiari (senior).

Gli otto battitori della provincia di Parma sono Mattia Bertinelli (battitore), Francesco Di Noto (senior), Fulvio Galloni (decano), Claudio Maffina (decano), Matteo Mori (battitore), Andrea Pasquali (battitore), Federico Rotelli (senior) e Costantino Vernizzi (decano).

I dieci battitori della provincia di Reggio Emilia sono Tommaso Emiliano Bertani Pecorari (senior), Matteo Bettuzzi (battitore), Michele Bossari (battitore), Daniel Chiesi (battitore), Luciano Ferrari (decano), Renato Giudici (decano), Giovanni Marconi (battitore), Renello Reverberi (decano), Fabio Salsi (decano) e Alessandro Stocchi (battitore).

“Quando si pensa alla lavorazione della nostra Dop, raramente si riflette sul fatto che l’udito è un senso fondamentale nella produzione del Parmigiano Reggiano” dichiara Nicola Bertinelli, Presidente del Consorzio. “Il talento dei nostri battitori nel comprendere come un suono o una vibrazione si traducano nell’uniformità o in un potenziale difetto del formaggio è un’arte che nessuna macchina, per quanto sofisticata essa sia, può replicare. Come per gli elementi di un’orchestra, diventare battitore è un’arte che richiede studio, applicazione e una propensione naturale. Come Consorzio siamo orgogliosi dei nostri “musicisti”, che danno un contributo fondamentale nel rendere il Parmigiano Reggiano ciò che è: un simbolo unico, inimitabile e amato in tutto il mondo delle eccellenze Made in Italy”.

Retail italiano “rimandato” sulle tematiche ambientali

Il retail italiano è un settore ancora poco maturo sul fronte delle tematiche ESG, con molti elementi non adeguatamente monitorati e, soprattutto, mancanza di obiettivi a medio-lungo termine, tra cui quelli science-based di decarbonizzazione. La Gdo fatica quindi a raggiungere obiettivi ESG, seppur stia intervenendo bene su alcuni aspetti ambientali (energia rinnovabile ed emissioni Scope 1 e 2). Tema caldo per il settore resta l’uguaglianza di genere: se il 57% dell’organico è donna, solo il 23% è dirigente e il 4% siede in CDA, con un divario retributivo medio del 30%.

Secondo lo studio Retail ESG Pulse Check di Bain & Company Italia, sul frangente sostenibilità al momento è in pole position la ristorazione, che vanta un giro d’affari di 75 miliardi di euro. Pur essendo un sistema estremamente frammentato, le catene organizzate sono tra i player più avanzati nella scala di maturità ESG. A mostrare buon livello di attenzione rispetto alle tematiche ecologiche è anche il settore dell’abbigliamento, che vede una buona presenza di bilanci di sostenibilità.

Le cose vanno male invece in settori piuttosto rilevanti come l’elettronica e l’arredo, e ancora peggio dove si registra l’assenza totale di maturità ESG come i drugstore e il pet food. “La Gdo alimentare mostra in generale evidenti lacune soprattutto in termini di obiettivi di medio-lungo termine. È necessario un deciso cambio di passo a livello di sistema sul percorso di transizione ESG nel nostro Paese” commenta Andrea Petronio, Senior Partner e Responsabile della pratice Retail di Bain & Company in Italia.

“La grande distribuzione alimentare italiana è ancora in fase embrionale sui temi di sostenibilità, soprattutto se confrontata con le best practice internazionali e le aziende di beni di largo consumo” aggiunge Matteo Capellini, Expert Associate Partner di Bain & Company. “Esiste ancora una concezione di sostenibilità molto legata alla responsabilità sociale e alla filantropia, mentre il vero tema da affrontare è la trasformazione dei modelli di business per ridurre le esternalità negative dirette e indirette. Non abbiamo dubbi che nei prossimi anni vedremo una fortissima accelerazione, anche grazie alla spinta dalla CSRD che contribuirà a definire i market leader di domani e sarà focalizzata soprattutto sul tema decarbonizzazione”.

Aumentano i prodotti in packaging con informazioni ambientali: freddo e carni in testa

Durante il 2023, sul mercato nazionale, sono risultati in costante aumento i prodotti che riportano informazioni ambientali relative al packaging come richiesto dalla normativa vigente. Su oltre 136.000 prodotti di largo consumo analizzati nel quarto report di IdentiPack, l’Osservatorio nazionale sull’etichettatura ambientale, compaiono le indicazioni sulla tipologia di imballaggio e sul corretto conferimento in raccolta differenziata per il 50% di quelli a scaffale (+3,2 punti % rispetto all’anno precedente) e per il 74,4% di quelli effettivamente venduti (+2,6 punti % rispetto all’anno precedente).

Sono 60.246 i prodotti i cui imballaggi a scaffale presentano la codifica identificativa del materiale, ai sensi della Decisione 129/97/CE. Corrispondono al 44,1% del totale delle referenze a scaffale nel grocery (+5,3 punti percentuali rispetto all’anno precedente) e al 68,5% del totale delle confezioni vendute (+3,8 punti percentuali rispetto all’anno precedente). A oggi, inoltre, 10.399 referenze riportano marchi e informazioni ambientali volontarie. Rappresentano il 7,6% del totale dei prodotti a scaffale in grande distribuzione e quasi l’11% delle confezioni vendute.

Fra i settori merceologici analizzati, quello del freddo conferma la posizione di leadership per la comunicazione delle informazioni ambientali obbligatorie dei packaging: gelati e surgelati si aggiudicano il primo posto per incidenza di prodotti che riportano in etichetta la codifica identificativa del materiale, oltre alle indicazioni sulla tipologia di imballaggio e sul corretto conferimento in raccolta differenziata. In ottima posizione anche le carni, al secondo posto per quanto riguarda la presenza di informazioni sulla codifica identificativa del materiale. Bene anche il fresco, medaglia di bronzo per la comunicazione di informazioni sulla codifica identificativa del materiale e medaglia d’argento nel campo delle informazioni sul corretto conferimento dell’imballaggio in raccolta differenziata.

“È la prova che le aziende hanno risposto con efficacia nell’adeguarsi alla nuova normativa” commenta Ignazio Capuano, presidente CONAI. “Il graduale aumento degli imballaggi che comunicano in etichetta informazioni ambientali rappresenta un grande cambiamento: non si tratta solo di ottemperare a un obbligo, ma anche di aver compreso quanto sia importante fare comunicazione ambientale anche attraverso il packaging”.

Shopping natalizio: italiani più prudenti d’Europa e a caccia dell’affare migliore

Nonostante la crisi e l’inflazione che continua a mordere, gli italiani non intendono astenersi dal tradizionale shopping natalizio: secondo un recente studio di ShopFully e Offerista, solo il 18% degli intervistati in Italia rinuncerà ai regali di Natale a causa del ridotto potere di acquisto, un dato in linea con la media europea (20,06%).

Tra le categorie di acquisto preferite dagli italiani primeggia la moda: abbigliamento, scarpe, accessori e articoli sportivi sono i regali che il 51% dei consumatori italiani acquisterà per questo Natale, mentre il 44% dichiara di preferire la categoria gastronomica, spaziando dal cibo alle bevande. Sotto l’albero non mancheranno i giocattoli, scelti da quasi il 34% degli intervistati in Italia.

Le famiglie italiane sono anche le più prudenti: a guidare lo shopping natalizio per circa un italiano su due, è l’attenta valutazione del rapporto qualità/prezzo e la ricerca delle migliori promozioni, in linea con la Francia (49,37%) e seguito dalla Spagna (39,58%) e la Romania (38,87%). Quasi il 21% degli intervistati in Italia, afferma di dare inizio allo shopping natalizio in concomitanza con l’arrivo delle offerte natalizie – un dato che supera la media degli altri Paesi europei (15%) – e il 20% ha già approfittato dell’appena trascorso Black Friday.

Il 41% degli italiani intervistati dichiara di preferire fare acquisti solo nei negozi fisici: un trend che osserviamo in altri Paesi europei come la Spagna (54,17%), la Francia (48,10%) e la Germania (64,37%). Per questa ragione resta fondamentale per brand e retailer continuare a presidiare i negozi fisici attraverso tecnologie che permettono di incentivare le visite in negozio anche in questo periodo; soltanto il 10%, invece, afferma di avvalersi esclusivamente dei canali online.

Supply chain in previsione delle festività: crescono nearshoring e friend-shoring

Il recente report del Capgemini Research Institute esamina come le organizzazioni CPR (legate ad aziende di beni di consumo e di vendita al dettaglio) stiano trasformando la loro strategia di supply chain per garantire resilienza, efficienza e sostenibilità al proprio business. Secondo l’indagine, le catene di fornitura globali sono minacciate da una moltitudine di fattori, tra cui inflazione, tensioni geopolitiche, eccessiva dipendenza da alcuni Paesi per la fornitura di componenti, oscillazione delle tariffe di trasporto e congestione dei porti.

Più di tre quarti (77%) delle organizzazioni CPR ha ad esempio dichiarato che le tensioni geopolitiche hanno un impatto sui costi e sull’efficienza delle loro supply chain. Alla luce di questo scenario, il report ha rilevato che il nearshoring e l’approvvigionamento a livello nazionale stanno assumendo un ruolo sempre più significativo, in quanto le organizzazioni cercano di trovare un equilibrio tra costi e resilienza. Entro il 2025 si prevede che gli acquisti offshore diminuiranno del 7% a livello globale, mentre il nearshoring e l’approvvigionamento domestico aumenteranno rispettivamente del 4% e del 3%.

“Negli ultimi anni le interruzioni della supply chain sono diventate un’esperienza comune per le aziende di largo consumo, causando carenze di prodotti, ritardi nelle consegne e aumento dei costi. Per far fronte a queste sfide e generare una crescita redditizia, sarà essenziale bilanciare efficienza dei costi e resilienza, diversificando e adottando pratiche di economia sostenibile e circolare”, ha dichiarato Gerardo Ciccone, CPRD & EUC Director di Capgemini in Italia. “Riuscire a ottimizzare le scorte, localizzare le reti di fornitura ed esplorare opzioni alternative di approvvigionamento aiuta a soddisfare le aspettative dei consumatori e gestire i picchi di richiesta. L’adozione di tecnologie innovative e i dati giocheranno un ruolo fondamentale in questo senso, che si tratti di monitorare la previsione della domanda, automatizzare i magazzini, migliorare la customer experience o garantire efficienza nell’evasione degli ordini. Le aziende che adottano strategie di approvvigionamento più resilienti sono meglio preparate a garantire la continuità operativa, ridurre i costi e proteggere la loro reputazione”.

Per far fronte alle aspettative di un commercio sempre più rapido ed evitare l’esaurimento delle scorte durante gli intensi periodi festivi, proprio come quello che ci apprestiamo a vivere, l’83% delle organizzazioni sta investendo quindi nel friend-shoring, una pratica commerciale in crescita in cui il network della supply chain si concentra su Paesi considerati alleati politici ed economici, in modo da ridurre ulteriormente l’esposizione al rischio. Non mancano comunque le criticità come esaurimenti di scorte o carenza di prodotti, ritardi nelle consegne legati alle importazioni e manodopera insufficiente.

Tuttavia, secondo il report, le aziende continuano a essere cautamente ottimiste nel 2023, dal momento che si stanno concentrando sul miglioramento della redditività delle supply chain agendo su pianificazione, processi e automazione. Per il 42% delle organizzazioni CPR, migliorare l’efficienza in termini di costi della supply chain è il principale obiettivo da raggiungere nei prossimi 12-18 mesi. Per raggiungere questo obiettivo, la stragrande maggioranza (82%) delle aziende ritiene che la propria supply chain dovrà subire un cambiamento significativo e quasi nove su dieci (86%) affermano che i dati e la tecnologia avranno un ruolo chiave nel garantire questa trasformazione. Tra le tecnologie adottate, implementate e portate su scala, la gestione dei dati (56%), il cloud computing (55%) e l’automazione (52%) sono le più citate per ottenere risparmi sui costi e aumentare i ricavi.

Quota di mercato in crescita per Pink Lady, in Italia da 25 anni

La stagione 2023/24 si preannuncia produttiva per Pink Lady, brand che opera nel settore melicolo e che quest’anno festeggia il venticinquennale di attività in Italia. La stima potenziale del volume di vendite in Europa per il prodotto a marca Pink Lady e PinKids è pari a 225.000 tonnellate (di cui 90.000 in Italia) rispetto alle 180.000 (di cui 75.000 in Italia, +40% in 10 anni) della scorsa stagione, ovvero +25% a livello europeo e +20% in Italia.

La filiera produttiva Pink Lady coinvolge attivamente 3 Paesi e oltre 3000 produttori:
Francia: Sud-Est, Sud-Ovest, Valle della Loira – 617 produttori;
Italia: Alto Adige, Emilia-Romagna – 2.455 produttori, pari al 78% del totale dei produttori;
Spagna: Lleida, Girona – 73 produttori.
A questi si aggiungono 10 vivaisti che producono gli alberi grazie a un lavoro di selezione naturale e di riproduzione in vivaio, 3.145 produttori che realizzano un lavoro minuzioso durante tutto l’anno per produrre una mela di qualità; 81 stazioni di confezionamento nelle quali si selezionano, conservano e confezionano le mele che diventeranno delle Pink Lady e Pinkids e 13 distributori che assicurano la commercializzazione di Pink Lady in 50 Paesi del mondo.

In Italia la coltivazione della Pink Lady è presente nelle regioni più produttive e vocate dal punto di vista melicolo, l’Alto Adige e l’Emilia-Romagna, con 2.440 ettari di frutteti. Un impatto positivo sull’economia locale italiana con circa 3.000 occupazioni sostenute dal settore, di cui quasi la metà di impieghi diretti (860 in Alto Adige e 580 in Emilia-Romagna). Sul territorio sono presenti inoltre 21 stazioni di confezionamento e 6 distributori autorizzati.

Rilevante l’impegno profuso dall’azienda per la sostenibilità: Pink Lady ha infatti eliminato la plastica nelle confezioni monouso, risparmiando in media 660 tonnellate di plastica in una stagione: le confezioni sono al 100% di cartone, con alveoli di cellulosa per i vassoi destinati allo sfuso. Il cartone è certificato FSC, proveniente da foreste gestite responsabilmente.

Nel contempo si registra l’impegno per la lotta allo spreco alimentare che si concretizza attraverso la riduzione dei frutti da scartare, migliorando costantemente i metodi di produzione e al monitoraggio tecnico della qualità. Le mele commercializzate con il marchio Pink Lady rappresentano dal 70 al 80% della produzione; quelle meno colorate sono particolarmente apprezzate in cucina, mentre le mele più piccole sono commercializzate con il marchio PinKids: presentano le stesse specifiche di qualità, colore e gusto ma l’unica differenza è il formato più piccolo che permette ai bambini di gustare una mela che si adatta perfettamente alle loro mani e al loro appetito. Le mele non selezionate, invece, sono utilizzate nelle industrie di trasformazione alimentare per produrre prodotti di qualità: estratto e polpa di frutta. Le mele non consumabili sono utilizzate per l’alimentazione animale, il compost o la fertilizzazione del terreno.

Il Black Friday non salva la tecnologia di consumo, fatturato in calo dell’11%

Dopo la crescita record avvenuta negli anni della pandemia e un 2022 leggermente in negativo (-2,3%), dall’inizio di quest’anno il settore della tecnologia di consumo sta vivendo un rallentamento della domanda. Le ragioni? L’effetto saturazione registrato da alcuni settori cresciuti molto gli scorsi anni e il carovita. Si riteneva che il Black Friday avrebbe potuto risollevare tale settore ma così non è stato: il trend negativo infatti è proseguito anche nella settimana dal 20 al 26 novembre.

Le rilevazioni effettuate da GfK mostrano un calo del fatturato del -11% per le categorie più importanti del mercato della tecnologia di consumo (tra cui TV, PC, smartphone, tablet, wearable, frigoriferi, lavatrici, aspirapolvere, stampanti, etc). Per questo perimetro di prodotti, durante la settimana del Black Friday è stato generato un controvalore pari a 438 milioni di euro.

Anche le settimane precedenti al Black Friday sono state negative e il mese di novembre – solitamente decisivo per il settore – non sembra in grado di risollevare le sorti della tecnologia di consumo. La settimana del Black Friday rimane comunque la più importante del 2023 per giro d’affari: rispetto al fatturato della settimana media riferita all’ultimo anno, si è registrato un incremento del +117%. Il confronto è positivo anche rispetto alla settimana precedente: in questo caso la crescita è stata del +47% a valore. Il trend negativo ha riguardato sia i punti vendita tradizionali (-12%) che il canale online (-10%). Durante la settimana del Black Friday, le vendite tramite internet hanno contribuito al 38% del fatturato totale.

Tutti i comparti hanno registrato performance negative rispetto al Black Friday 2022, ma quelli che hanno sofferto di meno sono stati l’home comfort (-2%), il grande elettrodomestico (-3%), il piccolo elettrodomestico (-4%) e il telecom (-4%). La decrescita più notevole è stata invece quella dell’IT & office (-21%) e dell’elettronica di consumo (-25%), a causa di un rallentamento della domanda. In leggero calo risultano gli smartphone (-2%), mentre registrano trend decisamente negativi rispetto allo scorso anno i PC portatili (-24%) e i TV (-26%). Gli unici prodotti che segnano una crescita rispetto al Black Friday 2022 sono le lavastoviglie (+12%) e le stampanti multifunzione (+3%).

L’impatto delle attività promozionali nella settimana del Black Friday è calato rispetto agli ultimi anni, e si assesta al 38% dei volumi venduti con una riduzione di prezzo di almeno il 10. I mediatablets sono stati il prodotto con la percentuale più alta di vendite promozionali (54%). Negli ultimi anni le promozioni si sono moltiplicate, interessando anche altri periodi dell’anno. La settimana del Black Friday, pur mantenendo la sua centralità nel fatturato delle categorie tech, non è più quindi un appuntamento unico per i consumatori per fare buoni affari, dal momento che le attività promozionali sono sempre più presenti anche nelle settimane precedenti.

A Vibo Valentia riapre l’Interspar dopo i lavori di restyling

L’Interspar di Vibo Valentia riapre dopo un progetto di remodelling: nello store, provvisto di un ampio parcheggio e ubicato all’interno del Centro Commerciale Vibo Center, sono presenti tutte le novità previste dal Format 35, il nuovo concept proposto da Despar Centro-Sud, in collaborazione con l’Università di Parma e con gli esperti in Store Design di Spar International.

Il piano di restyling ha riconfermato l’impegno sostenibile di Maiora – Despar Centro Sud, tramite l’installazione di impianti di illuminazione a led e di impianti del freddo a Co2 che sfruttano una tecnologia di refrigerazione di ultima generazione, permettendo l’efficientamento energetico ed elevati standard di sicurezza e affidabilità. Il riammodernamento ha coinvolto tutti i reparti, dalla gastronomia alla panetteria, dalla macelleria alla salumeria. Nell’Interspar calabrese è presente anche la pescheria, in cui è possibile acquistare piatti pronti e specialità ittiche.

Novità assoluta nel reparto frutta e verdura che, oltre ai prodotti freschi e in busta, propone anche l’angolo pronto fresco, un apposito corner in cui poter acquistare frutta fresca già tagliata, estratti, minestroni e spremute pronti per la consumazione. Nello store di Vibo è presente infine lo spazio festa, in cui trovare tutto l’occorrente per celebrare ogni evento con soluzioni utili a decorare feste di compleanno.

“Con circa 80 punti vendita tra diretti e franchising, incrementiamo la nostra quota di mercato nella regione, alzando notevolmente l’asticella dell’assortimento e della qualità dei servizi offerti al consumatore, che sta apprezzando la nostra attenzione alla qualità, unita a prezzi accessibili” commenta Pippo Cannillo, Presidente e Amministratore Delegato di Despar Centro-Sud.

Nell’area ex Snum di Cremona inaugura il nuovo Eurospar

A Cremona ha aperto i battenti il nuovo Eurospar in Via del Giordano – angolo Via Mosa: il punto vendita nasce dal recupero dell’ex-Snum, un’area dismessa nel cuore della città tornata così a nuova vita. I lavori di riqualificazione dell’area hanno altresì permesso, con la supervisione e approvazione della Soprintendenza dei Beni culturali, il restauro e la valorizzazione delle mura antiche.

Sviluppato su una superficie di vendita di 1451 mq, il nuovo Eurospar di Cremona si presenta al pubblico con un layout che punta al miglioramento dell’esperienza d’acquisto del cliente. Ogni reparto è caratterizzato da una nuova grafica di identificazione, con l’inserimento di monitor per offerte commerciali e una comunicazione interattiva. Particolare cura è stata riservata alla sostenibilità: gli spazi sono stati realizzati utilizzando soluzioni a basso impatto ambientale con tecnologie e impianti di ultima generazione quali banchi frigo senza emissione di sostanze inquinanti e con chiusura a porta per ridurre lo spreco energetico, l’utilizzo di illuminazione con led a basso consumo, un impianto di climatizzazione in pompa di calore di dimensioni più ridotte grazie alla scelta di installare un sistema di recupero del calore prodotto dall’impianto frigo alimentare per la produzione dell’acqua sanitaria.

Al banco servito del reparto gastronomia, macelleria e pescheria si aggiungono il reparto panetteria con banco pizza, il reparto ortofrutta, il reparto bibite con l’ampia esposizione di vini e birre, oltre all’area dedicata ai prodotti freschi e freschissimi. Eurospar intende valorizzare anche le produzioni tipiche locali attraverso la creazione di spazi ad hoc dedicati al marchio “Sapori del Territorio” con cui l’azienda promuove le filiere locali e fa conoscere i produttori dell’area lombarda.

“Il nuovo Eurospar contribuirà a creare sviluppo occupazionale mettendo al centro le competenze e la professionalità dei nostri collaboratori che rappresentano gli ambassador dei nostri valori e che nei mesi scorsi abbiamo formato con percorsi specifici” afferma Patrizia Pituelli, Direttore Vendite canale Despar ed Eurospar di Aspiag Service Despar. “Questo punto vendita racchiude in sé tutti i tratti che caratterizzano le direttrici di sviluppo della rete: vicinanza al territorio, innovazione, sostenibilità. Una scelta in linea con l’impegno del marchio dell’Abete di offrire un’esperienza di spesa facile, veloce e intuitiva, valorizzando la qualità le eccellenze locali e la qualità, senza rinunciare alla convenienza”.

 

 

BrandContent

Fotogallery

Il database online della Business Community italiana

Cerca con whoswho.it

Diritto alimentare