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Carta addio? Ma no, sei famiglie italiane su 10 stampano ogni settimana

Si fa presto a dire digital, poi alla prova dei fatti, il documento di carta ha ancora, almeno in Italia, una sua rilevanza: il 59,5% delle famiglie italiane (contro una media europea del 53%) stampa ancora documenti cartacei almeno una volta alla settimana. Lo rivela una ricerca commissionata da Epson in Italia, Spagna, Germania e Regno Unito e condotta su 2.000 famiglie in ogni Paese con figli di età compresa tra 5 e 16 anni. Dai genitori ai figli, più avvezzi alla tecnologia, la maggior parte delle famiglie necessita regolarmente di stampare, che si tratti di documenti ufficiali (ricevute fiscali, estratti conto bancari, fatture telefono/luce/gas), di fotografie, di compiti e comunicazioni scolastiche o di documenti lavorativi.

Grafico - Quali documenti si stampano a casa 300dpi 12cm

«Nonostante l’aumento del numero di dispositivi elettronici portatili, la stampa di documenti su carta è ancora oggi il metodo preferito dalle famiglie italiane ed europee per avere un documento da conservare» spiega Renato Salvò, Business Manager Area Consumer di Epson Italia.

Oltre il 70% degli italiani infatti preferisce avere i documenti importanti in forma cartacea.
Nonostante nell’ottobre 2014 il numero di dispositivi mobili attivi abbia superato, per la prima volta in assoluto, la popolazione mondiale (dati GSMA Intelligence), dalla ricerca Epson emerge che per i documenti importanti come contratti o ricevute di acquisto il 34,1% degli italiani intervistati (40% media europea) afferma di preferire la versione cartacea a quella elettronica; mentre il 39,5% (38,6% media europea) li tiene in entrambi i formati, con il risultato che oltre il 70% delle persone stampa questo genere di documenti, ritenendo più sicuro il supporto cartaceo.

Grafico - stampati o digitale 300dpi 9,5cm

La praticità è un altro aspetto importante che incide sulla scelta di stampare un documento anziché disporre semplicemente della versione elettronica. In molti casi, ancora oggi, i documenti più importanti possono essere solo cartacei. Il 35% degli intervistati (40% media europea) afferma di stampare un documento poiché richiede una firma tangibile, mentre un ulteriore 28,9% (35% media europea) fa riferimento alle esigenze di natura legale associate alla conservazione di una copia cartacea. In effetti molte organizzazioni non sono ancora pronte per accettare ed elaborare documenti elettronici, e alcuni requisiti governativi e normativi a livello regionale impongono l’utilizzo dei documenti cartacei, limitando di conseguenza la diffusione del formato elettronico.

Sembra che nel Paese della persistenza della cartamoneta dove oltre il 31% non ha mai navigato su web, il Digital divide implichi anche la necessità/bisogno psicologico (e spesso, come abbiamo visto, anche reale) di stampare su carta. Perché si sa, verba volant ma scripta…

Nel 2015 il retail cresce con il franchising

Nell’economia post-crisi il format del franchising giocherà un ruolo rilevante, perché favorisce l’apertura di nuovi negozi e dunque la piccola imprenditoria, aiuta i grandi brand a sperimentare nuove idee e nuovi canali e favorisce l’occupazione. Non a caso nel primo semestre del 2015 il franchising ha fatto registrare una crescita dello 0,6% del fatturato, in linea con la ripresa del PIL e dell’economia italiana.

Delle prospettive del comparto si parlerà nella tradizionale fiera di riferimento, il Salone Franchising Milano, giunto alla sua 30° edizione, che si terrà dal 23 al 26 ottobre in Fiera Milano, nel quartiere fieristico di Rho, a fianco di Expo2015 e della fiera Host.

Un’anticipazione sull’andamento del franchising viene presentata dal Centro Studi RDS del Salone Franchising Milano.

La crescita dello 0,6% nel primo semestre 2015 del fatturato (rispetto allo stesso periodo del 2014) è trainata dalla crescita di negozi sempre più specializzati: dal +3% del food (ristoranti vegani, per celiaci, a chilometro zero, birrerie, vendita di soli prodotti fritti, ristoranti a tema) al +2,5% di abbigliamento e accessori (abbigliamento per bambini, camicerie, calze, intimo).

Globalmente il comparto registra un giro d’affari complessivo di 23 miliardi di euro delle 950 aziende franchisor e dei 51.000 franchisee (negozi affiliati), e dà lavoro a 180.000 persone (dati 2014). Il fatturato è passato dai 21,5 miliardi del 2008 ai 23 miliardi del 2014,attraversando un periodo di crescita zero negli anni più bui della crisi economica e iniziando a crescere di nuovo negli ultimi tre anni.

Il fatturato medio di una azienda franchisor è di 24 milioni di euro, mentre l’investimento iniziale degli affiliati (franchisee) è inferiore ai 50mila euro nel 58% dei casi e tra 50 e 150mila euro nel 32% dei casi.

Il franchising è una formula ampiamente sperimentata nel Nord Italia, mentre è in rapida espansione nel Centro e nel Sud. Cresce il numero delle donne che scelgono di aprire un punto vendita in franchising: sono 16.900, cioè il 33,15% del totale dei 51.000 imprenditori in affiliazione, con un aumento del 20% dal 2008 al 2014.

Le merceologie più scelte dagli affiliati nel 2014 sono: abbigliamento (22%), food (20%), servizi ai privati, cioè i servizi a domicilio o in negozio per la cura della persona, (19%) commercio specializzato (17%), articoli per la persona (10%), servizi per le imprese (6%), prodotti per la casa (3%). Le donne imprenditrici preferibilmente scelgono: abbigliamento, accessori moda, cosmetici e profumeria, salute e benessere, food and beverage, articoli per la casa, articoli per bambini.

“Il mondo del retail sta cambiando rapidamente – spiega Antonio Fossati, Ceo di RDS che organizza il Salone insieme a Fiera Milano – basti pensare alle nuove tendenze del click & collect stores (acquisto su Internet e ritiro in negozio), l’omnicanalità (cioè il ricorso a tutti i canali dai dispositivi mobili e il PC al punto vendita, dai chioschi multimediali al direct mail), dello slowpay (nuovo servizio di pagamento in 3 mesi senza interessi), del servizio al cliente sviluppato al massimo come fattore chiave della vendita. Il Franchising è dentro questo trend, per questo abbiamo sviluppato nel Salone una nuova area, chiamata ‘R+++’”.

Il mondo del franchising inoltre si sta sempre più aprendo ai mercati esteri: 160 brand italiani hanno aperto 7.600 punti vendita in affiliazione all’estero, e il 10% dei brand attivi in Italia sono esteri.

Il comparto occupa in Italia 180mila addetti, che potrebbero aumentare sensibilmente se la crescita registrata nella prima metà del 2015 proseguirà nei prossimi anni, proponendo una soluzione di imprenditoria autonoma anche a giovani in cerca di prima occupazione, a commercianti che vogliono seguire nuove strade, a persone espulse dal mondo del lavoro. Dal punto di vista occupazionale è assai interessante il progetto della Regione Lombardia che ha stanziato 500.000 euro a fondo perduto per favorire l’apertura di negozi in franchising nei centri storici delle città lombarde (il piano verrà presentato al Salone Franchising). Un progetto pilota che potrebbe essere seguito anche da altre Regioni.

Italia Paese dei fiori: il 46% li compra. Coldiretti pensa di certificare la filiera italiana

Agli italiani piacciono i fiori, in vaso o recisi, e li acquistano più di ogni altro Paese europeo: secondo un’indagine Coldiretti/Censis sono nelle case del 46,2 per cento degli italiani. Una percentuale che aumenta nella fascia dei Millennials (Under 34), notoriamente interessati al naturale e al sostenibile, dove raggiunge il 50,8 per cento. L’identikit del flower lover è vario: trasversale tra uomini e donne, fasce di età e territori di residenza anche se dall’analisi emergono aspetti sorprendenti: dichiara di avere il pollice verde oltre il 47,5% degli uomini a fronte del 43% delle donne. Nove italiani su dieci sostengono che avere fiori in casa sia un piacere. Una funzione antistress peraltro confermata da studi scientifici, che si scontra però con un calo degli acquisti che anche a causa della crisi sono scesi sotto la soglia storica degli 8 milioni di acquirenti che si è registrata molto raramente negli ultimi dieci anni.

 

Coldiretti pensa di certificare la filiera

L’Italia è anche leader nella produzione di piante e fiori in Europa: il florovivaismo italiano vale oltre 2,4 miliardi di euro e conta oltre 30 mila aziende agricole che garantiscono occupazione ad oltre 100 mila persone. Ma sul settore pesa la piaga del commercio abusivo di fiori recisi e di piante in vaso: un’economia sommersa stimabile in alcune centinaia di milioni di euro, con ramificazioni legate alla criminalità che ne organizza la distribuzione in tutta Italia. Nonostante il primato italiano in Europa tra l’altro aumentano le importazioni di fiori e piante, del 7% nei primi sei mesi del 2015, anche per le triangolazioni di Stati dell’Unione Europea che li importano da Paesi extra Ue dove vengono prodotti senza rispettare le normative fitosanitarie comunitarie, e sfruttando le popolazioni locali. Rose, orchidee, ma anche piante in vaso sono i prodotti più frequentemente oggetto di questo fenomeno. «È anche per questo motivo che Coldiretti sta lanciando, attraverso la propria rete di vendita diretta, fattorie e mercati di Campagna Amica e attraverso Fai, il brand firmato dagli agricoltori italiani, il fiore e la pianta della filiera agricola tutta Italiana, per dare certezze al consumatore circa la provenienza dei prodotti florovivaistici, la loro qualità e l’adozione di processi produttivi eticamente corretti» ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.

I detenuti di Opera recitano per Telethon, Simply sponsorizza

Mercoledì 14 ottobre dalle 19.30 all’interno del Carcere di Opera, eccezionalmente aperto al pubblico, si terrà il Concert-Show per la pace nel mondo “L’amore vincerà”, lo spettacolo interpretato dai detenuti del circuito di alta sicurezza della Casa di Reclusione di Opera.

Banner-Evento-Telethon-Opera Con la collaborazione Rotary Club Milano Parco Sud e Laboratorio di Musical del Carcere e il coinvolgimento di Simply, l’insegna dei supermercati del Gruppo Auchan, è stata organizzata una serata dedicata a Telethon, che riceverà la somma ricavata dalla vendita dei biglietti d’ingresso. I carcerati, che in veste di attori e cantanti daranno vita a questo originalissimo musical, rinunceranno al ricavato per donarlo alla ricerca scientifica contro le malattie genetiche rare di Telethon. Una troupe RAI riprenderà la serata per trasmettere una sintesi dello spettacolo nel corso della tradizionale maratona televisiva di dicembre dedicata alla raccolta fondi a favore di Telethon.
La Casa di Reclusione di Opera è il più grande carcere italiano di massima sicurezza per numero di detenuti: 1.400 persone, di cui 1.300 con condanne definitive. Da otto anni, all’interno è stato avviato dalla cantautrice e regista Isabella Biffi (in arte “Isabeau”) in collaborazione con EDV Associazione Culturale e Ex.it Consorzio di Cooperative Sociali, un Laboratorio artistico del Musical. Il fine è il recupero e reinserimento lavorativo dei detenuti.
L’Amministrazione Penitenziaria crede fermamente nell’importanza, nel valore e nell’utilità di questo grande progetto sociale, conscia delle molteplici finalità e ricadute positive che si sprigionano dalla rivoluzione umana di detenuti ergastolani. Il profilo rieducativo è stato completamente riconosciuto dall’Area Pedagogica dell’Istituto, ma anche il profilo artistico ha raggiunto livelli sorprendenti.
All’interno della Casa di Reclusione di Opera è stato costruito un teatro da 400 posti. Gli spettacoli messi in scena dai detenuti hanno attirato quest’anno oltre 2.000 spettatori. Nel 2011 i detenuti ergastolani del Carcere di Opera sono stati autorizzati in via straordinaria a recitare presso il prestigioso Teatro degli Arcimboldi di Milano. Lo spettacolo ha richiesto un imponente spiegamento di forze di sicurezza, ripagato dal tutto esaurito del Teatro con oltre 1800 spettatori.
Per vedere lo spettacolo è necessario riservare il posto accedendo a questo link . Il biglietto si paga direttamente all’ingresso prima dello spettacolo.

Buono, sicuro, nutriente e antispreco: è il tonno in scatola (infografica)

Un’indagine commissionata alla Doxa dall’Ancit (Associazione nazionale conservieri ittici) e da Anfima (Associazione nazionale fabbricanti imballaggi Metallici e Affini) ha evidenziato il rapporto degli italiani con la scatoletta di tonno, presente nel 93% delle nostre case. Ne emerge il ritratto di un prodotto contro lo spreco: solo l’1% del tonno utilizzato finisce nella spazzatura, a fronte, per esempio, del 20% della verdura e del 14% della frutta.

La scatoletta di tonno, poi, non manca mai nella dispensa degli italiani: in media 4 scatolette, ma nel 93% dei casi almeno una è sempre a disposizione. Del resto, sottolinea il presdiente di Ancit Vito Santarsiero «nel 2014 i consumi di tonno sono aumentati a dispetto di una situazione economica complessiva non proprio favorevole».

La metà degli italiani (45%) – riporta la ricerca – acquista il tonno in scatola perché è gustoso, il 33% perché è un cibo antispreco, il 31% perché è conveniente (per la presenza di proteine nobili a basso costo) e sicuro, il 25% per il suo alto contenuto di servizio.

Come lo preferiscono? Oltre la metà degli italiani (57%) toglie l’olio d’oliva presente nel tonno, ma il 17% ne lascia una metà e il 18% lo versa nel piatto. Anzi, 1 italiano su dieci riutilizza l’olio per cucinare e condire.

Il tonno conferma la sua versatilità anche per il fatto che il 65% degli italiani, se ne avanza, lo conserva e lo consuma nel giro di qualche giorno come condimento di pasta o insalate.

A utilizzo completato, poi, l’84% butta la scatoletta nella raccolta differenziata: i tre quarti di loro lava la scatoletta, mentre il 23% la getta senza lavarla.

infografica tonno e scatoletta

Delverde rinnova il look

Delverde (che fa capo al gruppo “Molinos Rio de la Plata s.a.) presenta in questi giorni all’Anuga di Colonia la sua nuova immagine di marca e il nuovo packaging. in concomitanza con l’arrivo sugli scaffali delle più importanti catene distributive e dei negozi gourmet d’Europa.

nuovo pack corta renderingLogo e packaging acquisiscono maggiore forza anche al punto di vista cromatico, grazie ad una tonalità più intensa di verde, che mette in risalto l’elemento cardine della nuova immagine: l’acqua, che sgorga dalla sorgente del fiume Verde situata alle spalle del pastificio di Fara S. Martino, in Abruzzo, nel territorio incontaminato del Parco nazionale della Maiella. Prelevata a 80 metri di profondità alla temperatura naturale di 8 °C, l’acqua di questa antica sorgente è considerata ideale per la fase di impastamento perché crea le migliori condizioni per la protezione del glutine e consente di produrre una pasta con elevata consistenza e capacità di tenuta in cottura.

Il nuovo pack è stato pensato non solo per avere massima distintività sullo scaffale ma anche per venire incontro al consumatore più esigente, con una serie di servizi a valore aggiunto, come il Qr code geolocalizzato, che fornisce immediatamente una varietà di ricette in lingue diverse, e l’inserimento di nuovi tempi di cottura per garantire un risultato ottimale.

Il lancio del nuovo pack sarà sostenuto sul punto vendita da materiali pop aggiornati per comunicare la nuova immagine di marca, nonché da una nuovissima campagna stampa internazionale che naturalmente avrà come focus principale l’acqua e che sarà declinata nei principali mercati del marchio, Canada e Brasile in primis, e naturalmente in Europa.

Il reatyling è stato affidato a Saatchi&Saatchi con un team internazionale e il coordinamento dell’International Marketing Director di Delverde, Anna Lanzani, da Buenos Aires.

Sipo promuove l’agroalimentare italiano con visite e pranzi in serra

Far toccare con mano l’eccellenza agroalimentare Made in Italy: è quello che ha fatto SIPO, azienda italiana specializzata in prodotti ortofrutticoli di I e di IV gamma, che ha colto l’occasione della partecipazione al recente Macfrut per organizzare l’evento “Dal Campo alla Tavola … For Real!” al quale hanno preso parte buyers e importatori esteri provenienti da Europa e Paesi del Medio Oriente, oltre a giornalisti, nutrizionisti e addetti ai lavori.

Obiettivo: vedere da vicino e gustare le produzioni di SIPO in serra di melanzane, cetrioli, pomodori e la raccolta in campo aperto in piena lavorazione di lattughe ed ortaggi a foglia larga, in linea con la comunicazione aziendale focalizzata sulla passione per la terra. Durante l’evento è stato visitato anche lo stabilimento di SIPO sotto la guida di Massimiliano Ceccarini, General Manager, per illustrare agli ospiti il processo di cernita, mondatura, lavaggio, asciugatura e il confezionamento dei prodotti pronti per essere spediti.

“Abbiamo avviato un processo di internazionalizzazione che ci ha portato in aree contraddistinte da un elevato potere d’acquisto e da condizioni climatiche avverse alle produzioni agricole – ha dichiarato Massimiliano Ceccarini. Guardiamo con interesse destinazioni come Nord Europa, Scandinavia e Golfo Persico perché particolarmente sensibili al Made in Italy, all’arte culinaria italiana e al biologico. Tutti temi che si sposano con i nostri prodotti di prima gamma evoluta ricettati e con la linea bio”.

Giulia Pieri, chef vegana, con Massimiliano Ceccarini (a destra) e Roberto Bologna.
Giulia Pieri, chef vegana, con Massimiliano Ceccarini (a destra) e Roberto Bologna.

Al termine della visita guidata è stato preparato infine dalla Vegan Chef Giulia Pieri un pranzo speciale in una serra di cetrioli all’interno dell’agricola Roberto Bologna con i prodotti delle linee Sapori del mio Orto, Verdure di Romagna e Sapori Bio, i tre marchi di SIPO. Oltre alla fiera Macfrut, hanno contribuito all’evento le aziende agricole Bruschi e gli sponsor Poderi dal Nespoli (vini del territorio romagnolo), Panattrezzi (attrezzature per la panificazione), Papì (pane e pizza) e Vip Piada (piadina e crescioni vegan).

Il ritorno di Sisa in TV con le Ricette all’italiana

Il rinnovato appuntamento con il programma itinerante “Ricette all’italiana”, condotto da Davide Mengacci e Michela Coppa, avrà a partire dal 12 ottobre, per 48 puntate Sisa come protagonista.

Infatti i colori, i profumi e i prodotti delle regioni italiane verranno celebrati nelle numerose ricette presentate all’interno della rubrica “La Spesa” e nei piatti da gourmet preparati dallo chef Andrea Palmieri dove i principali interpreti saranno i prodotti a marchio SISA.

Genuinità e sicurezza grazie all’attenta selezione delle materie prime, alla valorizzazione della produzione italiana e al rispetto della sostenibilità ambientale sono i valori delle referenze Mdd nelle tre linee Sisa, Gusto&Passione, Primo.

Conad per il riutilizzo dei sacchetti della spesa, anche quelli biodegradabili

 

spesa ConadConad – fa sapere una nota diffusa oggi – ha distribuito sinora 250 milioni di sacchetti per la spesa in Mater-Bi, pari a 4.300 tonnellate di plastica biodegradabile. In una ricerca condotta tra i propri clienti, è emerso che 8 su 10 si dichiarano non disposti a tornare all’utilizzo dei vecchi sacchetti in plastica tradizionale e 1 su 3 li riutilizza abitualmente in occasione di una nuova spesa. I dati sono stati presentati nel convegno “Consumatori consapevoli ed eco-friendly: dai sacchetti di plastica alle borse riutilizzabili” in svolgimento oggi a Roma, a Palazzo Santa Chiara.

Più di 7.300 comuni hanno da tempo avviato la raccolta differenziata – la produzione di imballaggi ha raggiunto lo scorso anno i 2,1 milioni di tonnellate, in crescita dell’1,9 per cento rispetto all’anno precedente –, raccolta che coinvolge 57 milioni di abitanti, il 96 per cento della popolazione. La raccolta differenziata ha prodotto benefici all’ambiente: evitata l’emissione in atmosfera di 388 mila tonnellate di CO2, risparmiati 8 mila GWh di energia, ridotto di 27 milioni di m3 il conferimento in discarica (fonte: Corepla 2014). Di imballaggi in plastica ne sono state raccolte 846 mila tonnellate, l’8 per cento in più rispetto al 2013 (13,9 kg a testa).

Conad sta spingendo sull’uso di borse in plastica riciclata e in cotone e per il loro ri-uso, oltre che di sacchetti in carta e scatole ripiegate in cartone certificati Fsc, il sistema di certificazione internazionale specifico per i prodotti derivati dal legno delle foreste.

«Trattiamo questi prodotti, componente del nostro forte legame con il territorio, come veri e propri prodotti a marchio, destinati a ricevere tutte le attenzioni e i controlli che riserviamo agli alimentari e al non food che portano la nostra firma», annota il direttore marketing canali distributivi Conad Alberto Moretti. «Nel 2014 abbiamo emesso 516 milioni di scontrini e distribuito 250 milioni di sacchetti monouso biodegradabili. Oltre il 50 per cento dei nostri clienti si serve di una delle nostre borse riutilizzabili o sta riutilizzando un sacchetto biodegradabile. Visto che in media un cliente fa la spesa nei punti di vendita Conad 68 volte all’anno, se si servisse sempre di una borsa riutilizzabile, potrebbe risparmiare all’ambiente 1,2 kg di plastica, per quanto biodegradabile, visto che ogni sacchetto pesa 17 grammi. Vae a dire 4.250 tonnellate di plastica, con un risparmio di circa 10 mila tonnellate di CO2».

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