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Surgelati protagonisti nella lotta allo spreco alimentare

Il problema è noto, ma ancora lontano dal trovare una soluzione. Anzi, secondo uno studio dell’Osservatorio internazionale Waste Watcher-Campagna Spreco Zero, condotto per l’Istituto Italiano Alimenti Surgelati (IIAS), è in deciso peggioramento, a dispetto delle iniziative per sensibilizzare i consumatori. In Italia ogni settimana gettiamo, in media, 667,4 grammi di cibo pro capite, con una crescita del +17,9% rispetto allo scorso anno (a gennaio 2024, erano 566,3 g). In cinque anni il quantitativo di prodotti alimentari buttati via sarebbe cresciuto di quasi 140 g settimanali, posizionando l’Italia al pari della maggior parte dei paesi europei. In questo quadro non proprio confortante, risalta la ridotta quantità di alimenti surgelati gettati: 14,9 g sul totale pro capite settimanale, il 2,23% rispetto allo spreco individuale complessivo. L’indagine ha coinvolto lo scorso aprile un campione di 1.000 intervistati dai 18 anni in su, rappresentativo della popolazione italiana. “Lo spreco alimentare – dichiara Andrea Segrè, Direttore Scientifico dell’Osservatorio internazionale Waste Watcher – non deve essere letto esclusivamente come un comportamento individuale scorretto. Piuttosto è un indicatore di fragilità socio-culturale e di marginalità educativa e se vogliamo contrastarlo in modo sistemico, è necessario rafforzare le politiche di educazione alimentare, prestare maggiore attenzione alle informazioni in etichetta, ma anche promuovere l’accesso a elettrodomestici efficienti e soluzioni smart per la gestione del cibo in casa, affinché le famiglie italiane possano trasformare i loro freezer in ‘centri di riserva alimentare’ intelligenti e sostenibili. La nostra indagine, infatti, ha rivelato chiaramente che i surgelati sono un valido alleato contro lo spreco”.

I PIÙ SPRECATI? FRUTTA, VERDURA E PANE
Frutta e verdura fresche, insalate, pane, cipolla, aglio e tuberi, latte e yogurt occupano i primi posti in classifica tra i cibi più sprecati, con picchi di 26,82 g e 23,89 g settimanali rispettivamente per frutta e verdure fresche. Nella top 10 dei meno sprecati, invece, trovano posto i surgelati, che con i già citati 14,9 g gettati via a settimana, registrano uno spreco inferiore del -37,6% rispetto a quello delle verdure fresche e del -17,4% rispetto a verdura e frutta non fresche (in vasetto o in barattolo). L’indagine WWI ha mostrato, inoltre, differenze molto significative su base geografica. I consumatori del Nord Italia si distinguono per comportamenti più responsabili, con soli 12,5 g di surgelati sprecati a settimana, (-16% rispetto alla media nazionale). Le abitudini alimentari variano anche in base alla composizione familiare e al livello socioeconomico. Le famiglie con figli sprecano l’11% in meno di surgelati rispetto alla media e il ceto medio e medio-basso dimostrano maggiore attenzione, con percentuali che oscillano tra -7% e -8% vs. la media nazionale. Analoga sensibilità si riscontra in chi vive in piccoli centri, sprecando un 8% in meno di surgelati rispetto alla media o in chi abita in grandi città (-5%).
Premesso che oltre 1 intervistato su 3 (34%) dichiara di non gettare mai via surgelati, tra le ragioni per cui anche questi prodotti finiscono in pattumiera ci sono principalmente fattori organizzativi, logistici o imprevedibili: la dimenticanza delle scadenze (22%), la cattiva conservazione (21%) la mancanza di spazio nel freezer/una cattiva organizzazione domestica (20%) e le interruzioni della catena del freddo (16%). Non si tratta, quindi, di motivi legati alla deperibilità del prodotto ma, piuttosto, a una gestione poco efficiente della sua conservazione. Quanto alla frequenza di spreco, circa 1 su 10 (14%) si trova a buttar via surgelati ogni 3-4 mesi, a fronte di un 59% che li spreca molto meno spesso.

L’IDENTIKIT DEI CONSUMATORI
La ricerca WWI ha individuato quattro principali tipologie di consumatori, classificandoli in base ai comportamenti legati allo spreco di prodotti surgelati. Eccoli di seguito.
Distratti Organizzati (16,6% del campione): sono prevalentemente giovani coppie under 35, che vivono al Sud, spesso con figli e laureati. La loro gestione poco attenta del freezer e la scarsa consapevolezza delle scadenze causano sprechi leggermente superiori alla media.
Custodi del Freezer (34,1%): sono per lo più over 60, vivono principalmente al Nord, sono single o in coppia, ma senza figli. Sono i più virtuosi: il loro rapporto con il cibo è fatto di rigore e attenzione e lo spreco, per loro, è quasi un’eccezione.
Congelatori Cronici (36,3%): adulti tra i 35 e i 54 anni, spesso con figli e un buon livello di istruzione. Conservano tutto, a lungo. Anche troppo. Il loro spreco non è eclatante, ma diffuso e costante, frutto di dimenticanze e scarsa programmazione. Sono “campioni” della scorta eterna, che però rischia spesso di trasformarsi in scarto.
Spreconi Inconsapevoli (13%): sono giovani, spesso con basso livello di istruzione, appartenenti a fasce sociali fragili. Consumano tanto, ma buttano ancora di più, spesso consapevoli dei propri errori ma privi della volontà e degli strumenti per migliorare.

LA CONVENIENZA ECONOMICA DEL SOTTOZERO
C’è poi l’aspetto economico: un’indagine condotta da AstraRicerche per IIAS ad aprile dello scorso anno ha calcolato l’effettivo “value for money” dei prodotti sottozero rispetto agli analoghi freschi, prendendo in esame cinque frozen food rappresentativi delle principali categorie del comparto (fagiolini, patate fritte, filetti di merluzzo, paella). I dati mostrano che i filetti di merluzzo freschi “costano” il 49% in più dei surgelati, percentuale che tocca il 60% se si considera anche il valore dello spreco alimentare. Analogamente, i fagiolini – che nella versione fresca, necessitano di essere puliti e tagliati alle estremità – superano del 53% il “valore economico” del surgelato e per preparazioni più complesse, come la paella di pesce e verdure, la convenienza del surgelato è inequivocabile: il fresco costa il 246% in più del surgelato.

“ANACRONISTICO INDICARE GLI INGREDIENTI SURGELATI NEI MENU”
I surgelati non sono solo pratici: sono una scelta intelligente, moderna e sostenibile – afferma Giorgio Donegani, Presidente di IIAS –. Dal punto di vista ambientale il loro vantaggio è doppio: meno sprechi alimentari, ma anche minore impatto energetico. I prodotti sono infatti già lavati e questo riduce il consumo domestico di acqua, e i tempi di cottura più brevi consentono un minore dispendio energetico. La loro lunga conservabilità fa inoltre sì che il prodotto non deperisca prima del consumo. Grazie alla loro forte valenza antispreco, i surgelati rappresentano una risorsa importante per ridurre e contrastare gli sprechi alimentari non solo a livello domestico, ma anche di ristorazione. Parlando di ristorazione pubblica, questi dati dovrebbero far riflettere anche sull’opportunità di rivedere i limiti attualmente imposti alle forniture di prodotti surgelati nei contratti di appalto per la ristorazione collettiva (Decreto 10 marzo 2020 sui Criteri Ambientali Minimi). Ma non solo. Sarebbe anche sensato ridiscutere dell’opportunità di continuare a richiedere la presenza dell’asterisco all’interno dei menu della ristorazione per indicare l’uso di ingredienti surgelati: un obbligo anacronistico, su cui sarebbe auspicabile che il legislatore italiano facesse chiarezza, al fine di superare questa datata prassi che origina dalla giurisprudenza”.