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CIRFOOD: lotta allo spreco alimentare lungo tutta la filiera

CIRFOOD guidata dalla visione “Feed the Future”, sceglie di nutrire il presente di idee e prospettive per garantire a tutta la società uno sviluppo sostenibile dal punto di vista economico, ambientale, sociale e culturale, anche in linea con i principi della Giornata Nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare, dal campo alla tavola

Tali azioni si basano su un modello di impresa che fa leva sull’Economia Circolare, l’unico possibile per ripensare i propri modelli di ristorazione, dalla produzione fino al servizio, valutando l’intero ciclo di vita dei prodotti per arrivare a un sistema quanto più possibile sostenibile. In coerenza con questo percorso, CIRFOOD ha scelto di aderire all’Alleanza per l’Economia Circolare, insieme a 17 grandi imprese tra le più importanti nei rispettivi settori.

“Per noi la lotta allo spreco alimentare è colonna portante e fondamentale per concretizzare la nostra visione di business. CIRFOOD lavora costantemente allo sviluppo di soluzioni innovative per ridurre gli sprechi alimentari e la Giornata Nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare ci ricorda quanto sia importante fare la nostra parte come impresa e, parallelamente, educare soci, dipendenti, clienti e studenti a una corretta educazione ambientale e a corretti stili di vita”, commenta Maria Elena Manzini, CSR Manager di CIRFOOD.

Contrastare lo spreco a tavola

Ecco le iniziative messe in campo dall’azienda:

  • Patto contro lo Spreco Alimentare promosso da Too Good To Go: l’impresa ha scelto di partecipare a quest’alleanza virtuosa tra aziende, supermercati e consumatori volta ad abbattere gli sprechi alimentari nei prossimi 3 anni. All’interno del Patto, CIRFOOD ha scelto di aderire alle azioni “Azienda Consapevole” e “Consumatore Consapevole” in linea con il percorso di partnership avviato nel novembre 2020 con Too Good To Go che prevede l’introduzione delle “Magic Box” nei locali RITA: delle bag con una selezione a sorpresa di prodotti e piatti freschi, rimasti invenduti a fine giornata. L’iniziativa, nei primi 3 mesi di attività, ha permesso di evitare lo spreco di 635kg di CO2.
  • Le BAG ANTISPRECO nelle SCUOLE: Gli studenti possono portare a casa pane e frutta non consumati in refettorio grazie a bag in tessuto o carta realizzate ad hoc, un progetto di educazione alimentare e ambientale che vuole coinvolgere i giovani nella lotta contro gli esuberi alimentari e far crescere in loro una maggiore consapevolezza sull’importanza del consumo consapevole.
  • FOOD SHUTTLE: il laboratorio edu-tech pensato da CIRFOOD per fare scoprire ai ragazzi delle scuole primarie e secondarie di primo grado il valore degli alimenti e del territorio, l’origine dei prodotti, la biodiversità, la lotta agli sprechi e l’educazione al gusto. Il laboratorio mira ad avvicinare i bambini ad un consumo consapevole del cibo, inteso come valore, nutrizione e cultura e allo stesso tempo rendendoli protagonisti di un’esperienza di ricerca ed esplorazione nell’universo del cibo.
  • NUTRIAMO la SCUOLA: il progetto ha previsto l’osservazione di diverse variabili legate al servizio di ristorazione scolastica alla riapertura delle scuole a settembre, con l’applicazione dei protocolli anti Covid-19, ma non solo. Grazie alla “Settimana del Cibo”, i bambini hanno immaginato il cibo del futuro, ripensandolo per bisogni e desideri di domani, anche in un’ottica di lotta allo spreco, ritrovando un contatto diretto con la natura.

Contrastare lo spreco lungo la filiera

  • QUANTA STOCK AND GO: la soluzione centralizzata per la supply chain sostenibile che ha permesso a CIRFOOD di ridurre gli sprechi nella logistica. Il sistema di demand forecasting e di ottimizzazione dell’inventario si basa su algoritmi di intelligenza artificiale che CIRFOOD ha implementato nel 2020. Tramite la piattaforma, l’impresa può pianificare attentamente sia la fase di produzione che di approvvigionamento. L’obiettivo è ridurre gli sprechi del 15% e di 111 tonnellate lo stoccaggio in magazzino.
  • DONAZIONI: CIRFOOD, presente in 73 province in Italia, ha attivato accordi con onlus ed enti caritatevoli (Banco Alimentare, Caritas, Last Minute Market) in tutto il Paese per donare eventuali materie prime in eccedenza. Nel 2019 sono state distribuite oltre 76mila pietanze. In questo modo si raggiungono due obiettivi: evitare lo spreco di alimenti ancora commestibili e sostenere le realtà impegnate nel garantire a tutti il diritto a un’alimentazione sana, generando al contempo un alto valore sociale.
  • AZIONE SOLIDALE: CIRFOOD collabora inoltre con l’Associazione Solidarietà “progetto Azione Solidale”. Nel primo periodo emergenziale l’impresa, grazie anche ai propri fornitori, ha potuto donare a enti caritatevoli emiliani circa 2 tonnellate di materi prime, utilizzate per la preparazione di oltre 2.500 pasti per i più bisognosi.
  • CIRFOOD Cooperativa Italiana di Ristorazione. Con oltre 50 anni di storia, CIRFOOD è una delle maggiori imprese italiane attive nella ristorazione collettiva, commerciale e nei servizi di welfare aziendale, con un fatturato di gruppo di 686 milioni di euro. Presente in 17 regioni e 73 province d’Italia, in Olanda e Belgio, CIRFOOD produce oltre 100 milioni di pasti l’anno grazie al lavoro di 13.000 persone, la vera forza dell’impresa. Feed the future è la visione che ispira da sempre CIRFOOD nel modo di fare impresa e guardare al domani per migliorare gli stili di vita delle persone nel rispetto dell’ambiente. CIRFOOD si impegna ogni giorno a nutrire il futuro di idee e soluzioni in grado di garantire a tutta la società uno sviluppo sostenibile, dal punto di vista economico, ambientale, sociale e culturale.

Cuki e Banco Alimentare: sette passi per non sprecare

Foto di alleksana da Pexels

In occasione della prima Giornata Internazionale della Consapevolezza della Perdita e dello Spreco Alimentare Cuki, nell’ambito di Cuki Save The Food, progetto nato nel 2011 in collaborazione con Banco Alimentare per contrastare lo spreco alimentare (sono circa 17 milioni le porzioni di cibo recuperate e ridistribuite ai bisognosi), lancia il vademecum denominato “Sette Missioni”: consigli pratici, semplici regole, buone abitudini, per evitare lo spreco e risparmiare.

MISSIONE #1: PIANIFICA: Pianificare il menù della settimana in base ai 5 pasti giornalieri (colazione, spuntino, pranzo, merenda e cena) facendo attenzione alle giuste categorie di nutrienti per un piano alimentare equilibrato. Preparare una lista della spesa per la settimana evitando di acquistare cibi inutili o quantità in eccesso che poi saremo costretti a buttare. Inoltre, utilizza i corretti prodotti per la conservazione degli alimenti. Importante anche cucinare in anticipo: colazione, spuntino e merenda si preparano facilmente giorno per giorno. Il pranzo e la cena, invece, si organizzano in anticipo, seguendo il menu settimanale. Le verdure possono essere cotte e poi conservate sia in frigo che in congelatore. Pane, sughi, salse, carne adeguatamente porzionati possono essere congelati e usati all’occorrenza. Meglio mangiare subito, invece, il pesce. Al contrario, i formaggi, possono essere conservati più giorni in frigorifero. 

MISSIONE #2: GO LOCAL: Frutta e verdura sono il cibo più sprecato nel nostro Paese, prediligere gli alimenti locali e di stagione seguendo le buone regole della conservazione consente di limitare lo spreco

MISSIONE #3: FRIGORIFERO: imparare a utilizzare al meglio il frigorifero, utilizzando i ripiani più adatti, rispettando semplici regole: formaggi e latticini vanno posizionati nei piani alti, salumi, uova, dolci e avanzi meglio metterli nei piani intermedi, in quanto da consumare nel breve periodo. Il piano più basso vedrà come ospiti ottimali la carne e il pesce; la temperatura, infatti, è più fredda e adatta alla conservazione di questi cibi. Frutta e verdura andranno invece nei cassetti in basso. Infine, la porta del frigo è luogo ideale per bibite, salse e burro. 

MISSIONE #4: OCCHIO AL PACKAGING: Per preservare il gusto e le proprietà nutritive è fondamentale conservare gli alimenti in maniera corretta scegliendo i contenitori più adeguati. La pellicola, per esempio, è una pratica scelta per avvolgere alimenti e sigillare contenitori, mantenendo la freschezza e il grado di umidità del cibo. I fogli di alluminio permettono di isolare il cibo da odori, aria e luce, garantendo una prolungata conservazione, mentre le vaschette (sia in alluminio che in cartoncino) sono comode per congelare, scongelare e poi cuocere. I sacchetti gelo sono ideali per il congelamento e garantiscono un effetto barriera che isola dagli odori e protegge dal gelo. Per rispettare l’ambiente ricordati di utilizzare prodotti con packaging monomateriali riciclabili.

MISSIONE #5: QUESTIONE DI ETICHETTE: imparare a conoscere le date di scadenza; c’è una notevole differenza tra “consumarsi entro il” e “preferibilmente entro il”. Un Italiano su cinque non controlla le date di scadenza degli alimenti in frigo. Acquista solo il necessario e presta attenzione alle indicazioni sulle etichette imparando a leggerle correttamente.

MISSIONE #6: CONGELA: ogni anno una famiglia italiana butta in media 270 euro di cibo. Congela il cibo non consumato nell’immediato per mantenere le sue qualità più a lungo per combattere lo spreco alimentare e risparmiare

MISSIONE #7: PORTA A CASA: al ristorante il 58% degli Italiani si vergogna di portare a casa il cibo non consumato nel piatto. Nel 2016 nasce, in collaborazione con Banco Alimentare, Cuki Save Bag, la doggy bag di Cuki per gustare a casa tua il cibo ordinato che puoi conservare e consumare successivamente a casa. Non vergognarti, contribuisci anche tu a combattere lo spreco del cibo nei luoghi della ristorazione fuori porta.

Il vademecum “Le Sette Missioni” fa parte di Cuki Save the Food, il progetto di responsabilità sociale di Cuki nato, nel 2011, per combattere lo spreco alimentare nelle mense collettive. Nel 2016 nasce Cuki Save Bag, la doggy bag di Cuki realizzata in alluminio per portare a casa il cibo ordinato al ristorante e non consumato. Entrambi i progetti vedono la collaborazione con Banco Alimentare.

Spreco alimentare: arriva anche in Italia l’app Too Good To Go

Ogni anno sono circa 1,3 miliardi le tonnellate di cibo che vengono gettate nella pattumiera [1] e le previsioni non sono certo rosee: le inefficienze nel settore indicano infatti che la perdita e lo spreco di cibo nel mondo arriveranno, entro il 2030, a quota 1,2 trilioni l’anno. Un dato che si riflette anche nel nostro Paese, dove si sprecano ogni anno oltre 10 milioni di tonnellate di cibo, pari a circa  €15 miliardi l’anno[2].
Con l’obiettivo di combattere lo spreco alimentare, arriva anche in Italia Too Good To Go, l’app nata nel 2015 in Danimarca, che permette a bar, ristoranti, forni, pasticcerie, supermercati ed hotel di recuperare e vendere online – a prezzi ribassati – il cibo invenduto “troppo buono per essere buttato”. 

Come funziona

I ristoratori e i commercianti di prodotti freschi iscritti all’applicazione possono mettere in vendita le Magic Box, delle “bag” con una selezione a sorpresa di prodotti e piatti freschi, rimasti invenduti a fine giornata e che non possono essere rimessi in vendita il giorno successivo.

D’altra parte, i consumatori possono acquistare con un semplice tap sull’applicazione  prodotti a prezzi minimi, tra i 2 e i 6 euro, impegnandosi allo stesso tempo nella lotta agli sprechi e nella tutela dell’ambiente, considerando che ogni Magic Box acquistata permette di evitare l’emissione di 2 kg di Co2: basta geolocalizzarsi e cercare i locali aderenti, ordinare la propria Magic Box, pagarla tramite l’app e andarla a ritirare nella fascia oraria specificata per scoprire cosa c’è dentro.

Inoltre, per limitare l’uso di imballaggi, i negozi aderenti a Too Good To Go incoraggeranno i clienti stessi a portare da casa contenitori e sacchetti propri.

“Il nostro obiettivo è creare la più grande rete antispreco in Italia: ad oggi sono state oltre 11 milioni le Magic Box acquistate in Europa, il che ha permesso a livello ambientale di evitare l’emissione di più di quasi 23 milioni di tonnellate di CO2*”, spiega Eugenio Sapora, Country Manager di Too Good To Go per l’Italia. “Punto di partenza è Milano, dove hanno già aderito numerosi ristoratori, bar e pasticcerie”.

I negozi aderenti

I ristoranti biologici EXKi e i negozi Carrefour Italia sono tra i primi punti vendita aderenti al progetto di Too Good To Go in Italia; anche Eataly, da sempre impegnata nelle politiche contro lo spreco, prende parte al progetto con un pilota dedicato al punto vendita di Milano Smeraldo.

“La lotta allo spreco alimentare è da sempre al centro di numerose iniziative concrete, promosse a livello mondiale da Carrefour Gruppo nella strategia della Transizione Alimentare. Fondamentale è che sempre più persone siano consapevoli dell’importanza della riduzione degli sprechi, oltre che di una corretta alimentazione”, afferma Alfio Fontana, Responsabile CSR Carrefour Italia. “E’ importante inoltre il coinvolgimento di tutti gli stakeholder, con particolare attenzione ai nostri clienti. La proposta di soluzioni pratiche come l’app Too Good To Go consente di accelerare il raggiungimento dell’obiettivo di riduzione dello spreco alimentare, esigenza non solo sociale, ma anche ambientale”.

Nel capoluogo lombardo, a preparare le Magic Box sarà anche to.market, con l’obiettivo di affrontare la lotta allo spreco alimentare in una logica di sistema e coinvolgendo l’intera filiera, dalla produzione al consumatori, passando per la distribuzione. Tra gli altri, nella rete di Too Good To Go presenti anche i Tramezzini Veneziani di Tramè e le delizie del micropanificio artigianale Le Polveri: gettare cibo buono che tuttavia non può essere venduto il giorno dopo significherebbe buttare via tempo, energie, materia prima di qualità eccellente.

 

[1] dati FAO

[2] Rapporto Waste Watcher 2019

 

 

Lotta allo spreco, da Spar Austria arriva la birra fatta con il pane invenduto

Come gli antichi egizi, guardando al futuro: è in sintesi l’operazione di Spar Austria, che, per ridurre gli sprechi alimentari, lancia una birra biologica prodotta con il pane invenduto. L’iniziativa viene dalla panetteria INTERSPAR che, in collaborazione con il birrificio Gusswerk di Salisburgo, ha permesso di realizzare e introdurre sugli scaffali dell’insegna Young & Urban, una ambrata con gradazione alcolica di 5,5%.

Il pane biologico che rimane invenduto costituisce la base della birra biologica, naturalmente torbida. Parte del contenuto di orzo e malto viene infatti sostituito da vari prodotti da forno biologici, e la birra realizzata in tal modo è ora disponibile esclusivamente nei negozi SPAR, EUROSPAR e INTERSPAR di tutto il Paese.

“La panetteria INTERSPAR è la più grande panetteria artigianale nel commercio alimentare austriaco – ha detto il mastro birraio Reinhold Barta di Gusswerk -. In quanto tale, produce spesso un eccesso di prodotti da forno. Per ridurre gli sprechi, è nata l’idea innovativa di utilizzare il pane in eccesso per produrre una birra biologica ambrata a base di pane”.

La realizzazione non è stata senza problemi, anche se chi conosce un po’ di storia della bevanda, una delle più antiche, sa che, nata in Mesopotamia e abbbracciata con entusiasmo dagli antichi Egizi, fu probabilmente realizzata per la prima volta proprio con gli scarti del pane, rimasti a bagno in acqua e che inziarono a fermentare. “Preparare una birra di pane corposa è una sfida, perché il contenuto salino del pane la influenza. Ma la crosta del pane crea una nota leggermente caramellata, che conferisce un gusto caratteristico” ha detto Barta.

Birra e pane condividono gli stessi ingredienti di base come lievito, cereali e acqua. Con Young & Urban di SPAR, una antica tradizione viene ripresa.

Lotta allo spreco alimentare: approvata la legge. L’opinione di Coop

Anche il senato l’ha approvata: 181 sì, 2 no e 16 astenuti.

E la lotta allo spreco, con la nuova legge – promossa dall’onorevole Maria Chiara Gadda e già approvata alla Camera il 17 marzo scorso- fa un ulteriore passo avanti.

L’Italia non è sola in questa battaglia, all’inizio dell’anno anche la Francia si era mossa in questa direzione, ma con un profilo più sanzionatorio. Il Bel Paese ha invece preferito la via degli incentivi.

Il nuovo testo, infatti, si propone di contrastare lo spreco delle eccedenze tramite recupero (si incentiva infatti il ricorso alla family bag nei ristoranti), riutilizzo o valorizzazione (con il compost, ad esempio), prevedendo anche delle agevolazioni fiscali per produttori e distributori.

Opinione pubblica e addetti ai lavori plaudono l’iniziativa parlamentare.

A tal proposito riportiamo l’opinione di Stefano Bassi presidente di Ancc-Coop: “Una buona legge che favorisce ed incentiva l’impegno delle imprese volto a ridurre lo spreco di prodotti alimentari ancora perfettamente consumabili, ma non più vendibili”. Buona “perché assicura – in un contesto di trasparenza e rigore amministrativo – la donazione di ingenti quantità di alimenti a fini di solidarietà sociale e per il contrasto della povertà, attraverso una forte semplificazione ed un’importante estensione delle merceologie e della platea dei soggetti del Terzo Settore destinatari. Si tratta di una legge, destinata ad essere d’esempio nell’Unione Europea, che proprio in questo periodo sta definendo le Linee-guida sulla donazione di cibo: non è un caso, infatti, che la bozza avviata alla consultazione dall’UE in queste settimane riprenda buona parte del contenuto della Legge italiana”.

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Eccedenze alimentari, le soluzioni di filiera secondo Ecr

Ogni anno in Italia vengono generate 5,6 milioni di tonnellate di eccedenze alimentari lungo tutta la filiera, dai campi fino alla tavola del consumatore, pari al 16% del consumo annuo. Di questi 5,6 milioni di tonnellate, circa il 20% è prodotto dalle aziende dell’industria e della distribuzione).

Ed è proprio sulla riduzione di questo 20% che le aziende del largo consumo hanno deciso di concentrare il loro impegno e il lavoro di ECR Italia, l’associazione che raggruppa le principali aziende di marca e della distribuzione moderna e che concentra la sua attività nell’identificare innovazioni per migliorare l’efficienza di filiera produttore/distributore/consumatore.

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Se n’è parlato oggi nel corso del convegno “La lotta allo spreco alimentare: soluzioni e approcci di filiera” organizzato da GS1 Italy | Indicod-Ecr

«L’adozione di un approccio collaborativo nella lotta agli sprechi alimentari afferma la responsabilità sociale del sistema, non solo delle singole imprese, che va al di là delle dinamiche competitive e che ha permesso alle aziende attive in ECR Italia di identificare delle soluzioni di filiera efficaci e adottabili da tutti gli attori» ha affermato Silvia Scalia, Coordinatore di ECR Italia. «Ottimizzare la gestione dell’eccedenza alimentare significa lavorare in un’ottica collaborativa in azienda e su tutta la filiera: dal magazzino del produttore allo scaffale del punto vendita, sugli assi della prevenzione, della redistribuzione, del riciclo, del recupero e dell’eliminazione delle eccedenze».

«Il tema della lotta allo spreco è sempre di più da leggersi come un processo che deve essere affrontato in logica di sistema» ha dichiarato Carlo Delmenico, Direttore Responsabilità Sociale d’Impresa di Sma. «La ricerca di sinergie nel triangolo produzione, distribuzione, consumo pone le basi non solo alla ricerca di soluzioni ma soprattutto a quel salto culturale comune che consentirà di raggiungere nuovi equilibri a livello etico ed ambientale migliori».

Prevenzione e gestione nella filiera

Come evitare che le eccedenze di cibo si trasformino in sprechi? La prevenzione è stato il primo ambito di intervento del tavolo di lavoro attivato nel 2013 in ambito ECR Italia, che, con la partecipazione attiva delle aziende dell’industria e della distribuzione, ha prodotto una prima fotografia dell’entità e delle cause del fenomeno, ha identificato alcune strategie di prevenzione e ha stilato delle best practice per la gestione delle eccedenze alimentari.

Sono cinque i principali assi di intervento identificati:

  • – Misurare per intervenire: ovvero misurare l’eccedenza e sviluppare sistemi di allerta che attivino piani di intervento.
  • – Coinvolgere: migliorare la consapevolezza, coinvolgere e motivare i dipendenti.
  • – Prevedere: migliorare l’accuratezza delle previsioni e massimizzare la disponibilità di prodotto.
  • – Disegnare: migliorare la progettazione del prodotto e dell’imballaggio in ottica sostenibile.
  • – Semplificare: effettuare verifiche e revisioni di gamma alla luce dei possibili impatti in termini di creazione di eccedenze.

Schermata 2015-11-17 alle 16.18.19È inoltre emerso che, nella maggior parte dei casi, la mancanza di un processo adeguato di controllo del fenomeno si traduce in basse percentuali di recupero dell’eccedenza. Per le aziende della filiera le attività di prevenzione e di gestione delle eccedenze alimentari diventano in un vero e proprio processo aziendale, costituito da attività amministrative, attività operative e momenti decisionali che coinvolgono molteplici attori all’interno dell’azienda. Tanto più il processo è strutturato, tanto maggiore è la capacità di recupero e quindi minore lo spreco.

Pertanto nel 2014, proseguendo nel percorso iniziato, si è deciso di concentrare i lavori in ambito ECR Italia sui modelli per la gestione strutturata dell’eccedenza alimentare, e, in collaborazione con il Politecnico di Milano, sono stati identificati quattro ambiti di approfondimento, che ha illustrato Marco Melancini, Professore di Logistics e Operations Management del Politecnico di Milano durante il suo intervento:

  • Definizione delle variabili di impostazione del processo di gestione dell’eccedenza.
  • Identificazione di best practice a livello di filiera.
  • Identificazione di aree di collaborazione a livello di filiera nella gestione dell’eccedenza.
  • Formalizzazione delle principali barriere alla riduzione dello spreco alimentare.

Le Linee guida ECR Italia, distribuite al termine del convegno, sono disponibili a questi link:

La soluzione collaborativa guarda ai processi

Un testimonianza sull’applicazione delle linee guida ECR Italia è stato offerto dagli interventi di Renato di Ferdinando, SoE Manager Customer Logistic Development di Mondelez. «I lavori svolti – ha spiegato Renato di Ferdinando – guardano ai processi aziendali, alle soluzioni attivabili per capire cosa significa per le imprese, quali sono le implicazioni di processo nella gestione delle eccedenze, con un occhio rivolto anche agli standard che abilitano la prevenzione dello spreco».

Marco Candiani, Direttore Operativo Logistica di Stef, ha invece offerto il punto di vista dell’operatore logistico, e ha individuato due assi di collaborazione e sviluppo: l’elaborazione di soluzioni per diminuire rotture e danneggiamenti delle merci e l’ottimizzazione della vita utile del prodotto, monitorando la movimentazione grazie a sistemi evoluti che abilitano la trasparenza delle informazioni su tutta la rete di distribuzione e garantiscono la tracciabilità dei lotti e delle singole unità logistiche.

Il contributo degli standard GS1

Valerio Cortese, Direttore Sistemi Informativi di Iper, ha illustrato come l’adozione dello standard GS1 DataBar (un codice a barre di dimensioni ridotte che però contiene informazioni supplementari rispetto al solo identificativo GTIN) per la codifica dei prodotti a peso variabile confezionati nei punti vendita Iper abbia consentito di controllare e di gestire le date di scadenza dei prodotti in vendita e prevenire in questo modo lo spreco alimentare.

Il recupero e la redistribuzione delle eccedenze

Recuperare le eccedenze alimentari che vengono prodotte è una fase fondamentale per evitare lo spreco. E qui si inserisce l’importante ruolo svolto delle organizzazioni no profit come Fondazione Banco Alimentare, da sempre impegnata su questo fronte e sulla redistribuzione sul territorio. Giuliana Malaguti, Responsabile Approvvigionamenti di Banco Alimentare, ha sottolineato come nonostante il recupero sia l’ultimo anello della filiera di produzione o di distribuzione, vada comunque inserito a pieno titolo nei processi aziendali, con pari dignità delle altre fasi.

Combattere lo spreco partendo dai dipendenti

È anche attraverso i propri dipendenti che le imprese possono combattere lo spreco alimentare: ne sono convinte le imprese che aderiscono a ECR UK – ha raccontato James Northen, Director of Industry Programmes IGD (ECR UK) – che hanno avviato una iniziativa, finalizzata a ridurre lo spreco domestico attraverso campagne di sensibilizzazione congiunte rivolte ai propri dipendenti.

 

 

Convegno GS1 Italy: soluzioni Ecr e approcci di filiera contro lo spreco alimentare

Ogni anno 1/3 della produzione mondiale (1,3 mld di tonnellate) di cibo finisce nella spazzatura. In Italia lo spreco almentare è quantificato in 4 milioni di tonnellate, vale a dire 8,1 miliardi di euro, pari allo 0,5% del Pil.

Le cause che determinano eccedenze, rimanenze o sprechi sono molteplici e variano a seconda delle fasi della filiera agro-alimentare. Nei Paesi industrializzati la quota maggiore degli sprechi avviene nelle fasi finali (consumo domestico e ristorazione); tuttavia l’entità del fenomeno non è trascurabile anche a monte.

Nella fase di trasformazione e distribuzione, le eccedenze nascono principalmente da difficoltà di previsione della domanda, danneggiamenti riportati sul prodotto e sul packaging degli alimenti in fase di trasporto e stoccaggio, errori nelle procedure di stock rotation, …

Ottimizzare la gestione dell’eccedenza alimentare significa lavorare in un’ottica collaborativa in azienda e su tutta la filiera.

A partire dal 2013, le aziende industriali e distributive hanno costituito un tavolo di lavoro in ECR Italia per affrontare il tema, focalizzandosi sugli aspetti che toccano i processi di interfaccia e ricercando soluzioni e percorsi attivabili per ridurre l’incidenza degli sprechi.

Quali sono le strategie per la prevenzione delle eccedenze e i modelli per una gestione strutturata delle eccedenze?

Quali sono le implicazioni concrete per le aziende?

Quali le principali barriere alla riduzione dello spreco alimentare?

Esistono aree di collaborazione e soluzioni di filiera che permettono di incidere positivamente nella gestione dell’eccedenza?

Questi i temi al centro dei lavori e che saranno discussi al convegno: La lotta allo spreco alimentare: soluzioni e approcci di filiera che GS1 Italy | Indicod-Ecr organizza a Milano Fondazione Stelline – Sala Volta il 17 novembre prossimo

ISCRIVITI QUI

L’incontro consentirà di comprendere quali sono le modalità più efficaci per la gestione delle eccedenze, le best practice di filiera e le soluzioni abilitate dagli standard GS1 e di approfondire il tema attraverso le testimonianze dirette delle imprese impegnate su questo fronte.

Lotta allo spreco e Gdo: cosa stanno facendo le insegne in Europa

Dopo la Francia, potrebbe arrivare anche l’Europa a varare una legge per forzare la grande distribuzione a prendersi cura dei prodotti alimentari scartati perché, per vari motivi, invendibili. Ma molte insegne europee già da tempo hanno intrapreso iniziative interne e campagne di sensibilizzazione per affrontare il tema. Un quadro complessivo delle azioni realizzate sul campo lo fa – con dovizia di case histories – il rapporto 2014 “Retail Agreement on Waste” a cura di Eurocommerce, che raggruppa le associazioni di categoria del Vecchio Continente, e European Retail Round Table.

Le 20 insegne di vari settori, dall’abbigliamento agli alimentari all’arredamento all’elettronica di consumo, hanno aderito nel 2012 al Retail Waste Agreement, impegnandosi a intraprendere entro la metà de 2014 almeno due campagne di sensibilizzazione contro lo spreco rivolte al cliente finale. Recentemente, altre sei insegne hanno firmato lo stesso accordo. L’iniziativa si è svolta all’interno del Retailers’ Environmental Action Programme (REAP) sostenuto dalla Commissione Europea.

Di seguito segnaliamo la tipologia di iniziative intraprese e i filoni coperti. L’intero rapporto è scaricabile qui.

“Dritte” per il consumatore. Ricette per utilizzare gli avanzi, informazioni su come gestire la catena del freddo (a cominciare, banalmente, come fa El Corte Inglès, da come trasportare i surgelati dal pdv a casa, come organizzare gli alimenti nel frigorifero e quanto durano una volta aperti), tramite volantini, house organ, social o cartellonistica in negozio. Asda l’hanno scorso ha lanciato il packaging Simply Roast in the Bag, una busta per pollo arrosto sulla quale erano stampate ricette e consigli su come utilizzare gli avanzi, e un QR Code che rimandava alla pagina web con video e ricette. Albert Heijn ha distribuito un milione di “misurini” per dosare la giusta quantità di pasta e riso. L’olandese Vak Centrum invita i clienti a prendere i prodotti freschi con la data più vicina se sanno che li utilizzeranno a breve: l’abitudine a selezionare il prodotto con la data più estesa aumenta lo spreco.

Il packaging conta. Coop Danimarca ha deciso di vendere banane singole perché il pacco, se contiene anche una sola banana segnata come spesso accade, non è acquistato, e 6mila banane al giorno venivano buttate. Coop Uk ha scoperto che i fori nelle confezioni di fresco per ridurre l’umidità interna, se gestiti da laser guidati da un computer, consentono di allungare la shelf life di un giorno e di ridurre lo spreco. Coop Norvegia ha indicato su sacchetti e confezioni la percentuale di spreco di frutta e verdura, ma anche nei confezionati lo spreco di quel particolare prodotto.

Sensibilizzare lo staff. Il 75% degli impiegati degli uffici centrali di Carrefour in Polonia hanno seguito un programma su come ridurre il carico energetico a casa e al lavoro.

Imparo mentre mi diverto: quiz, giochi, concorsi. Carrefour ha messo online un questionario per determinare il proprio consumo energetico: al primo estratto è andata una lavastoviglie a risparmio energetico. Ikea in Repubblica Ceca ha invitato i clienti a creare oggetti con materiale di scarto. I creatori dei progetti migliori hanno partecipato a un corso tenuto da designer professionisti. Il ricavato della vendita degli oggetti è andato in beneficenza. Molti corsi e concorsi coinvolgono le scuole.

Come ti educo il fornitore. Carrefour Francia ha ideato un premio per il fornitore più virtuoso. La giuria è composta, oltre che da retailer, da ministero dell’Ambiente, WWF e un pool di giornalisti.

Promozioni.. sostenibili. Le classiche promozioni 2×1 sono state messe sotto accusa perché portano il consumatore a comprare di più, aumentando i rischi di spreco specie per alimenti con data di scadenza. Alcune catene hanno deciso di toglierle. Auchan ha intrapreso negli ipermercati francesi una terza via: il 2×1 “dilazionato”. Per una settimana al mese, all’acquisto del primo prodotto si ottiene un buono per ritirare il secondo una settimana dopo. Dei 100mila coupon distribuiti ogni mese la metà è utilizzato.

„Wunderlinge“ bei BILLA, MERKUR und ADEG: REWE International AG stellt neue Eigenmarke für nicht-konformes Obst und Gemüse vorBrutti ma buoni. Billa in Germania ha creato il brand “Wunderlinge” per frutta e verdura di forma anomale ma perfettamente sana.

Economia circolare. Ovvero ciò che è prodotto viene riciclato e riutilizzato. Lidl in Germania ricicla il 50% delle bottiglie in Pet dei suoi marchi Saskia e Freeway. Rewe sta aumentando la percentuale di plastica riciclata e ritira sul posto le confezioni dei prodotti Frosch-Cleaning. Il ristorante olandese Instock utilizza prodotti invendibili (scadenze vicine, packaging rovinati) prelevate con veicoli elettrici dai supermercati Albert Heijn. Dalla scorsa estate ha già “salvato” 20mila porzioni.

 

Les Gueules Cassées, la lotta antispreco che arriva dalla Francia

La lotta contro lo spreco alimentare si fa largo in molti Paesi. Mentre la legge francese che sanziona la distruzione dei prodotti invenduti da parte della distribuzione solleva alcune perplessità, come segnala  Enrico Colla su Tendenzeonline, relative soprattutto al fatto che già oggi la gdo d’Oltralpe ha in atto buone pratiche antispreco, tanto da essere responsabile (solo)  dell’11% degli sprechi, contro il 67% dei nuclei famigliari, dalla Francia si segnala una iniziativa che merita un approfondimento.

base line changé_PASTILLE_OKSi tratta di un sistema anti spreco che si chiama Les gueules cassées (le facce rotte, che potremmo tradurre con “brutti ma buoni”) che si occupa di immettere sul mercato i prodotti (ortaggi, prodotti confezionati, formaggi, ecc) brutti da vedere ma decisamente commestibili. L’iniziativa, finanziata in crowdfuding, è stata fondata da due figli di agricoltori, ha creato una propria etichetta e in soli otto mesi di attività ha venduto più di 10 mila tonnellate di frutta e legumi. Certo, le pere sono un po’ macchiate e le carote e melanzane non sono perfette e non hanno lo stesso calibro, ma sono ugualmente commestibili.

Lo stesso si dica poi del camembert di latte crudo prodotto in Normandia che, per la sua forma non regolare, non può fregiarsi del marchio di denominazione o dei cereali per la prima colazione troppo grandi o troppo piccoli rispetto alla norma. Tutti però hanno un comune denominatore. Costano al consumatore il 30% in meno dei prezzi normalmente esposti. Il che spiega il rapido aumento di notorietà in tutta la Francia e l’inserimento della gamma di questi prodotti nelle maggiori insegne: Carrefour, Leclerc, Monoprix, Franprix, Casino, Spar et Vival.

7778640852_1L’ultima novità sono i prodotti freschi. Con l’etichetta Les Gueules Cassées costano il 50% in meno, rimangono sullo scaffale fino alla data di scadenza e i retailer non devono sopportare i costi del ritiro.

L’iniziativa sarà presto estesa anche al dettaglio tradizionale e ha attirato l’attenzione di ben 18 Paesi esteri e entro giugno è annunciato un incontro con una delegazione dagli Stati Uniti.

Findus vuole “congelare” lo spreco alimentare

Capitan Findus diventa green per la campagna contro lo spreco alimentare

Una campagna sociale con un obiettivo preciso: ridurre lo spreco alimentare, che ogni giorno fa disperdere nell’ambiente oltre un terzo del cibo prodotto, 89 milioni di tonnellate solo nell’Unione Europea. Si chiama Forever Food Together (l’accento è posto sull’adozione di comportamenti personali sostenibili) e l’ha lanciata Iglo Group, primario Gruppo di frozen food in Europa, che in Italia controlla Findus.

La campagna di sensibilizzazione con la quale il marchio si impegna a diffondere una corretta informazione a tutti i consumatori, ma anche, pro domus sua, a promuovere l’uso di alimenti surgelati, vede scendere in campo l’ormai mitico Capitan Findus, protagonista fin dal 1967 di innumerevoli spot televisivi.

Il 42% dello spreco alimentare avviene in casa, e secondo Findus si potrebbe ridurre del 47% lo spreco di cibo usando alimenti surgelati piuttosto che prodotti freschi

Il Gruppo Iglo, e  Findus in Italia, si impegnano ad offrire ai consumatori da qui al 2020, “il 100% di nuovi prodotti che contribuiscano ad una dieta bilanciata”, oltre a una approvvigionamento ed una lavorazione delle materie prime responsabili. Non solo: l’azienda ha anche proposto un decalogo “anti-spreco”. Interessante perché riguarda non solo il consumatore, ma anche la distribuzione che il cibo non lo consuma ma lo vende (e lo spreca a sua volta), i produttori e le istituzioni. Alla grande distribuzione ad esempio si consiglia di sostituire le promozioni “Prendi Due Paghi Uno” con “Prendi Uno e Congela l’altro” e, insieme ai produttori, di selezionare un gruppo di prodotti con l’obiettivo di raggiungere il 100% di risorse utilizzate, dalla fonte primaria fino al piatto.

Italiani spreconi “en travesti”
A parole virtuosi, in realtà spreconi quanto e più degli altri europei. È questa l’immagine degli italiani che emerge da una ricerca condotta in vari Paesi (Italia, Germania, Austria, Francia e Regno Unito ) da Iglo Group tra agosto e settembre.

Se in generale una persona su tre ha dichiarato di acquistare troppo cibo e il 77% ha buttato alimenti che non ha fatto in tempo a consumare prima che si deteriorassero, i consumatori italiani all’apparenza sembrano orientati verso una spesa razionale.

Seguono infatti diligentemente la lista della spesa quando vanno al supermercato (secondi solo ai tedeschi), e si posizionino tra i primi posti nel consumare il cibo acquistato entro le 24 ore (lo fa l’11,9%). Altri elementi però stonano con questa immagine green, quasi bucolica.

Anche se il campione di intervistati ha dichiarato di comprare la giusta quantità di cibo quando va a fare la spesa (74,6%), i consumatori italiani sono quelli che più degli altri sprecano cibo per un valore compreso tra i € 10 e i € 25 alla settimana (circa il 18% del campione intervistato), quando la media del valore del cibo sprecato e di € 5 a settimana. La ragione più comunemente indicata per giustificare un tale spreco è l’aver mangiato fuori casa più spesso di quanto previsto (28,8%).

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