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Shopping, da ottobre a dicembre 227 euro di spesa media

Con l’avvicinarsi dei mesi più intensi per lo shopping, la piattaforma tecnologico finanziaria Adyen presenta una nuova indagine, condotta in collaborazione con OnePoll, che esplora come, quanto e in quali momenti gli italiani si preparano a spendere nel periodo ottobre-dicembre, con un focus sulle preferenze e le aspettative in materia di pagamenti.
In particolare, la ricerca evidenzia come la peak season dello shopping in Italia non sia limitata ai soli Black Friday e Cyber Monday, ma registri un picco degli acquisti a inizio dicembre e a ridosso delle festività. Per una vasta gamma di articoli e occasioni, dai prodotti alle esperienze, passando per cene, viaggi e regali, la spesa media prevista è di 227 euro. Tendenze interessanti sono emerse, inoltre, in relazione alle modalità e all’esperienza stessa di acquisto.

I METODI DI PAGAMENTO PREFERITI
L’indagine di Adyen rivela che un italiano su tre prevede di suddividere in modo equilibrato i propri acquisti tra online e negozio fisico durante la peak season, evidenziando l’importanza di offrire pagamenti performanti e senza frizioni su tutti i fronti.
Allo stesso modo, le preferenze in materia di pagamento si mantengono pressoché identiche tra online e negozio fisico, prediligendo le stesse soluzioni digitali su entrambi i canali. La carta di credito/debito rappresenta il metodo di pagamento che gli italiani pensano di utilizzare di più sia online che in store, rispettivamente con il 60% e il 59% delle preferenze. Significative anche le app di pagamento, al secondo posto tra le opzioni digitali, scelte dal 37% per l’online e dal 24% per gli acquisti in store. Da segnalare, infine, il ruolo dei digital wallet, indicati dal 15% nel primo caso e dal 13% (via mobile o smartwatch) nel secondo.

LA VARIETÀ DI OPZIONI È INDISPENSABILE
Fondamentale è, quindi, offrire ai clienti un’ampia varietà di opzioni e un processo fluido, come dimostra il fatto che quasi la metà degli intervistati (48%) sarebbe propensa ad abbandonare l’acquisto se non potesse utilizzare il metodo di pagamento desiderato.
Tra gli aspetti più importanti per chi fa shopping online, il 36% indica infatti la possibilità di scegliere tra più metodi di pagamento, il 27% la possibilità di completare la transazione in pochi clic e il 25% l’assenza di reindirizzamenti verso siti esterni per finalizzare il checkout.
Infine, un focus ulteriore dell’indagine ha riguardato la sicurezza nei pagamenti digitali, percepita positivamente dalla maggior parte degli italiani: ben l’82% dichiara infatti di sentirsi sicuro nell’effettuare acquisti con questa modalità durante la peak season, aspettandosi quindi standard elevati e soluzioni affidabili da parte dei merchant.

GESTIONE FACILE DEI RESI
Durante la peak season, anche la possibilità di cambiare idea sugli acquisti è un’esigenza diffusa tra i consumatori italiani: il 42% indica la facilità nei resi come l’aspetto più importante quando acquista in un negozio fisico. Un dato che racconta non solo la necessità di gestire con semplicità il “change of mind” tipico dello shopping nel periodo natalizio, ma anche l’importanza di offrire un’esperienza post-vendita ottimale, garantendo flessibilità, come la possibilità di restituire gli articoli anche in punti vendita diversi della stessa insegna. Dal punto di vista generazionale, la richiesta di resi facili cresce con l’età: si passa dal 27% tra i 18-24 anni al 47% per gli over 65.
Accanto ai resi, anche i programmi fedeltà devono evolvere, come dimostra il fatto che il 27% degli italiani considera importante accumulare punti automaticamente senza dover usare una carta fedeltà per gli acquisti in store, percentuale che sale al 39% tra i 25-34enni. Ciò evidenzia come i clienti desiderino sempre di più essere riconosciuti e premiati in modo diretto e immediato. Una possibilità garantita da soluzioni digitali e integrate che consentono di offrire vantaggi personalizzati anche sulla base dello storico degli acquisti.

IL CHECKOUT DIVENTA SOLIDALE
In vista di questo periodo di shopping intenso e di bilanci di fine anno, cresce però l’attenzione verso il valore sociale che può assumere anche un gesto semplice come il pagamento. Secondo l’indagine, il 62% degli italiani si dichiara interessato a effettuare una donazione direttamente al checkout, senza interrompere il processo d’acquisto, con il maggiore interesse riscontrato tra le fasce più giovani, come mostrano picchi del 68% tra i 18-24 anni e del 69% tra i 25-34 anni. Un dato che sottolinea come anche questa fase possa trasformarsi in un’occasione concreta per i merchant di coinvolgere i clienti in iniziative solidali e rafforzare il legame con il brand.
I dati raccolti raccontano, quindi, una stagione degli acquisti che sembra essere fatta non solo di offerte e regal – dichiara Gabriele Bellezze, Country Manager Adyen Italia – ma di scelte consapevoli e nuove aspettative: pagare diventa esperienza, relazione e anche occasione di responsabilità sociale. In questo scenario, il checkout evolve e si arricchisce di nuove funzioni, segnando una trasformazione concreta nel modo in cui i merchant si possono relazionare con i consumatori italiani”.

LA METODOLOGIA DELLA RICERCA
La survey è stata condotta da OnePoll per Adyen dal 11 al 15 settembre 2025 su un campione di 1000 italiani adulti, di età superiore ai 18 anni e selezionati in modo casuale e stratificato per età, genere e area geografica. I dati relativi alla spesa, ai canali e ai metodi di pagamento si riferiscono agli intervistati che hanno dichiarato di avere intenzione di effettuare acquisti nel periodo ottobre-dicembre.

Il web guida le scelte di acquisto nel non food

Italiani sempre più “digitali”, informati e riflessivi nell’approccio allo shopping di prodotti non alimentari. È quanto emerge da un’indagine condotta da Metrica Ricerche per l’Osservatorio Non Food di GS1 Italy. L’indagine ha voluto approfondire il percorso pre e post acquisto adottato dagli italiani nel mondo dei prodotti non food, e in particolare, il ruolo degli strumenti digitali (come i motori di ricerca, i social e l’intelligenza artificiale) nella raccolta di informazioni e nell’orientamento agli acquisti.
Dalla ricerca emerge che l’acquisto non è più un atto, ma un processo – commenta Samanta Correale, Business Intelligence Senior Manager di GS1 Italy – dove chi sa orientarsi, leggere, confrontare e verificare si sente più protetto e soddisfatto. Il consumatore ha imparato a muoversi nel labirinto dell’offerta e oggi vuole essere protagonista delle proprie scelte”.

COME SI DECIDE COSA COMPRARE E DOVE?
Quando iniziano a pianificare un acquisto, gli italiani vanno online soprattutto per due scopi: cercare i negozi che vendono il prodotto cercato e confrontare i prezzi per cercare quello più conveniente. La ricerca dello shop dove trovare il prodotto voluto riguarda soprattutto il bricolage (39% delle risposte), seguito da casalinghi e profumeria e cosmesi, categorie in cui i consumatori mostrano un approccio più razionale e riflessivo.
Invece quando si tratta soprattutto di comprare mobili e arredamento (43,7%) e abbigliamento, calzature, intimo e accessori (40,2%), ma anche tessile per la casa e articoli per lo sport il motore dei consumatori sono il confronto dei prezzi e la ricerca di convenienza.
Ci sono poi prodotti di routine e consumo rapido (come i detersivi per l’igiene e la cura della casa) dove a prevalere è una logica di acquisto abituale e di impulso, spesso legata all’esperienza o alla fiducia consolidata in determinati brand, tanto che il 46,3% dei consumatori decide al momento dell’acquisto, senza una preliminare ricerca di informazioni. Un atteggiamento riscontrato in misura minore anche per altre merceologie, come abbigliamento, edutainment e tessile casa.

MOTORI DI RICERCA E RECENSIONI PER INFORMARSI
Prima di decidere cosa e dove comprare, si ricorre all’online anche per cercare informazioni e leggere le recensioni di altri utenti, che sono tra i contenuti più determinanti per gli acquisti.
I motori di ricerca sono il principale strumento di raccolta delle info in quasi tutte le categorie, e soprattutto in bricolage, casalinghi, tessile, elettronica e mobili e arredamento, dove coinvolgono oltre il 50% dei consumatori. A seguire troviamo i marketplace e siti di aziende rivenditrici, che rappresentano un punto di riferimento consolidato sia per la ricerca che per il confronto tra alternative, in particolare per tessile casa, casalinghi ed edutainment.
Le recensioni online sono il punto di riferimento per articoli sportivi, edutainment e detersivi, e sono importanti anche per elettronica di consumo e casalinghi. Quanto ai siti ufficiali delle aziende sono consultati in particolare per i mobili e arredamento (48,8%) così come i comparatori di prezzo (37,4%), molto utilizzati anche per abbigliamento e bricolage.
Le recensioni lasciate da altri utenti sono il maggior orientamento d’acquisto e l’elemento più persuasivo in tutte le categorie rilevate dell’Osservatorio Non Food – aggiunge Correale – con valori particolarmente elevati (superiori al 70%) in edutainment, articoli sportivi e bricolage. Invece gli influencer hanno un ruolo piuttosto limitato nella fase di scelta, con impatti più rilevanti per categorie ‘estetiche’ come la profumeria e la cosmetica (12,0%)”.

SUI SOCIAL SI SCEGLIE, MA POI SI VA NEL NEGOZIO ONLINE O FISICO
I social sono protagonisti prima, durante e dopo l’acquisto di un prodotto non food. Funzionano soprattutto nel momento della scoperta e della prima valutazione (oltre il 60% in quasi tutte le categorie), quando li si usa per raccogliere informazioni, confrontare, o semplicemente farsi un’idea prima di decidere cosa acquistare. La fase post-acquisto ha un’incidenza più contenuta, ma non trascurabile visto che tutorial o feedback post-vendita fungono da aiuto e supporto per l’acquirente.
Ma i social spingono anche gli acquisti: il 42,3% degli utenti dichiara di aver acquistato almeno una volta un prodotto dopo averlo visto sui social e a guidare la trasformazione dei social in strumenti di consumo sono soprattutto la Generazione Z e i Millennial. A finire nel basket di spesa sono soprattutto prodotti legati all’identità personale e al lifestyle, come abbigliamento, calzature e accessori e profumeria e cosmesi.
Va detto anche che la maggior parte degli acquisti non avviene direttamente sui social e solo una minoranza effettua il checkout attraverso le piattaforme, mentre la stragrande maggioranza clicca su un link, visita un sito esterno o si reca fisicamente in negozio.

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE PUÒ ASPETTARE
L’utilizzo dell’intelligenza artificiale per pianificare gli acquisti non food non è ancora un’abitudine, bensì un comportamento occasionale e sporadico. “Solo il 16,3% degli intervistati ha dichiarato di usare gli assistenti virtuali, i chatbot o gli strumenti di raccomandazione intelligente – sottolinea Correale – e di farlo specialmente per comprare prodotti di elettronica, edutainment e casalinghi”. La Generazione Z è la più coinvolta con il 32,3% che utilizza sistemi di AI durante lo shopping non food contro l’8,0% dei Boomer.
Il restante 83,7% del campione dichiara di non utilizzare strumenti di questo tipo per acquistare prodotti non food, perché preferisce il contatto e l’interazione umana (45,5%), perché non sa come utilizzarli (28,3%) o non è capace di farlo (13,6%), ma anche per una certa diffidenza nei confronti dei risultati proposti (20,6%), per timori legati alla privacy (14,7%) o per motivazioni etiche o ambientali (intorno al 5%).
L’Osservatorio Non Food di GS1 Italy raccoglie informazioni su 13 comparti: abbigliamento e calzature, elettronica di consumo, mobili e arredamento, bricolage, articoli per lo sport, prodotti di profumeria, casalinghi, prodotti di automedicazione, edutainment, prodotti di ottica, tessile casa, cancelleria, giocattoli. Di questi, lo studio mette a fuoco giro d’affari, consumi, canali di vendita, innovazioni tecnologiche e tendenze, venendo aggiornato annualmente

Gen X, la generazione dimenticata vale 15,2 trilioni di dollari

Attenti a sottovalutarli, perché sono loro il motore dei consumi. I nati tra il 1965 e il 1980 appartengono alla cosiddetta Gen X, spesso chiamata “Generazione Sandwich”, perché centrale tra due fasce d’età che si affidano a lei: da una parte, i genitori verso i quali ricoprono la funzione di caregiver – richiedendo assistenza fisica, emotiva o economica – e, dall’altra, se presenti, i figli che invece hanno bisogno di supporto per l’istruzione e non solo. Essendo così tanto intrecciata con le altre due generazioni, la Gen X possiede un ruolo centrale nei consumi, esercitando una forte influenza sulle decisioni di acquisto di genitori e figli. Si pensi che le donne di questa generazione controllano il 50% della spesa globale e condizionano il 70-80% delle decisioni di acquisto delle famiglie.

UN MERCATO CHE VALE IL DOPPIO DELLA SPESA CINESE
La Gen X è al centro di un importante cambiamento economico considerando che guida la spesa in varie categorie mentre gestisce le esigenze di più generazioni – dichiara Marta Cyhan-Bowles, Chief Communications Officer & Head of Global Marketing COE di NIQ –. I dati sono chiari: l’influenza della Gen X è profonda e troppo spesso trascurata dai brand. Questo target continuerà a plasmare il futuro dell’economia globale e dei consumi per molti anni a venire”.
È questo il profilo tracciato dall’ultimo report globale curato da NielsenIQ, in collaborazione con World Data Lab (WDL), dal titolo “The X Factor: How Generation X is quietly driving trillions in consumer spending” (Il Fattore X: come la Generazione X guida silenziosamente trilioni di spesa nei consumi). I nati tra il 1965 e il 1980 formano la fetta di consumatori più influente e trascurata del prossimo decennio. Grazie all’analisi, si delinea un target dal grande potenziale: globalmente, nonostante sia più piccola dei Millennial o della Gen Z, la Gen X rappresenterà nel 2025 il secondo più grande mercato di consumo al mondo – secondo solo agli Stati Uniti e circa il doppio della spesa totale della Cina.

CAPACITÀ DI SPESA RILEVANTE
Non solo hanno una concreta potenzialità di orientare le scelte di spesa, ma hanno anche una grande capacità di acquisto: a livello globale, le persone tra i 45 e i 60 anni si trovano nei loro anni di massima spesa già dal 2021 e continueranno ad essere quelle con la spesa più alta al mondo fino al 2033. Eppure, fa notare NielsenIQ, il mercato si sta rivolgendo principalmente alla Gen Z, dimenticandosi della Gen X la quale, secondo le previsioni, solo nel 2025 spenderà 15,2 trilioni di dollari, e la cui spesa annuale entro il 2035 raggiungerà il picco di 23 trilioni. Un aumento indirizzato a tre categorie chiave: alimenti e bevande analcoliche (+507 miliardi di dollari), beauty (+80 miliardi di dollari) e bevande alcoliche (+42 miliardi di dollari).
La Gen X è una parte significativa dei consumatori italiani – afferma Enzo Frasio, Amministratore Delegato di NIQ Italia –. La spesa complessiva della Gen X per il 2025 equivale a circa 369,8 miliardi di dollari ed è destinata a crescere del 23% raggiungendo nel 2030 la cifra di 455,6 miliardi di dollari. Nel Bel Paese, questa generazione mostra una buona capacità di spesa: su 14,2 milioni di individui, 1,5 milioni rientrano nella fascia ad alto reddito, contribuendo al fatturato della Gdo con 105 miliardi di dollari e una spesa media individuale annua di 67,4 mila dollari. Sono invece 12,1 milioni quelli della classe media, che generano 263 miliardi di dollari con una spesa pro capite di 21 mila dollari. Questi dati ci mostrano come sia, per brand e retail, un target importante a cui rivolgersi per investire su una crescita a lungo termine”.

CURIOSI E APERTI ALL’ESPLORAZIONE
Dalle rilevazioni di NielsenIQ, i nati tra il 1965 e il 1980 sembrano essere inclini all’esplorazione negli acquisti: anche se non sono pionieri, visto che questo ruolo spetta ai Millennials (20% vs solo 9% della Gen X), si delinea comunque un profilo curioso e disposto a provare nuovi prodotti. Infatti, al 42% piace provare nuovi articoli e restare aggiornato sulle novità e spesso è alla ricerca di nuovi prodotti da adottare (vs 31% dei Baby Boomer).
Inoltre, il 43% del campione di consumatori tricolore appartenenti alla Gen X dichiara di non prestare attenzione alla marca, ma di lasciarsi orientare prevalentemente dal bisogno, mentre il 28% indica di voler mettere nel carrello della spesa, quando possibile, le grandi marche conosciute o prodotti di insegne fidate. Gli articoli di alta gamma sono acquistati dal 44% del campione per concedersi qualcosa di speciale. Emerge anche spazio per i piccoli brand (15%), evidenza ancora più marcata nelle generazioni più giovani (Millenials 19%; Gen Z 21%).

TECNOLOGIA SÌ, MA SENZA RINUNCIARE ALLE INTERAZIONI UMANE
Un ritratto articolato quello della Gen X italiana quando ad essere posto sotto i riflettori è il loro rapporto con la tecnologia. Da una parte, viene integrata nella loro vita quotidiana e si affidano ai sistemi di automazione per accelerare le loro decisioni di acquisto (27%) e ai dispositivi intelligenti (es. i sensori nel frigo) per ordinare i prodotti mancanti (25%). Dall’altra, però, rimane ancora un alone di cautela – per salvaguardare la privacy, è il 49% a evitare di condividere informazioni personali nelle interazioni virtuali– e viene ancora richiesto l’apporto umano quando si richiede supporto ai customer service, come indicato da oltre la metà del campione (53%).

Shopping natalizio, ecco i giorni di maggiore affluenza

È il 3 gennaio 2026 la data da segnare con il bollino rosso sul calendario dei retailer. Sarà quella la giornata che in Italia registrerà il più alto flusso di visite nei negozi dell’intero periodo natalizio, cioè nel momento più importante per lo shopping (e il fatturato). A dirlo è la divisione di consulenza e analisi del traffico retail di Sensormatic Solutions. Le proiezioni sono basate su trend e dati storici rilevati dalla soluzione ShopperTrak Analytics, che monitora 40 miliardi di visite di acquirenti a livello globale, offrendo un quadro preciso delle abitudini di acquisto.

A CACCIA DI OFFERTE
I dati in realtà rappresentano una conferma di una tendenza ormai consolidata. In un contesto in cui i consumatori continuano a spendere con prudenza è prevedibile che i giorni di maggiore affluenza nei punti vendita durante il periodo festivo coincidano con quelli in cui fioccheranno gli sconti. Ed ecco spiegato perché l’inizio dei saldi invernali – il 3 gennaio 2026, appunto – e le due domeniche successive (4 e 11 gennaio 2026) occupano le prime tre posizioni della speciale classifica, mentre la domenica della Black Week (30 novembre 2025) si inserisce al quarto posto.
Chiude il quintetto il 21 dicembre 2025, cioè l’ultima domenica prima di Natale. In questo caso a guidare lo shopping e provocare il picco di traffico saranno gli acquirenti ‘last minute’. Ma attenzione: una ricerca condotta sempre da Sensormatic Solutions su oltre 1.000 utenti italiani evidenzia che il 57% dei consumatori prevede di anticipare gli acquisti, con l’obiettivo di distribuire il costo delle festività su più mensilità.

LE PROMOZIONI HANNO BISOGNO DI DATI
Insomma, gli italiani continueranno a praticare uno shopping “intelligente”, tanto che il 69% dichiara che dedicherà più tempo alla ricerca di offerte vantaggiose per i propri acquisti natalizi. “La corsa al Natale è alle porte e la competizione per catturare l’attenzione dei clienti quest’anno sarà più agguerrita che mai – dichiara Nicola Fagnoni, General manager Italy & Med Countries ShopperTrak Analytics di Sensormatic Solutions –. In un contesto caratterizzato da incertezza economica che colpisce sia gli acquirenti che le aziende, i retailer che daranno priorità a promozioni omnicanale precise e personalizzate otterranno un vantaggio significativo. L’analisi dei dati rappresenterà il fattore chiave per queste iniziative: dotati di previsioni accurate, i retailer possono utilizzare questi insight per creare esperienze in-store comode e fluide, quelle che gli acquirenti oggi privilegiano”.

Agosto amaro per le bevande analcoliche: vendite calate dell’11,3%

È stata un’estate avara di soddisfazioni per il comparto delle bevande analcoliche quella che si è appena conclusa. E se non bastasse l’andamento negativo del mercato nei mesi di picco stagionale, ad alimentare la preoccupazione dei produttori è l’avvicinarsi dell’entrata in vigore della Sugar tax, prevista per il 1° gennaio 2026.
In base ai dati a fonte Circana diffusi da Assobibe, l’associazione di Confindustria che rappresenta le imprese delle bevande analcoliche in Italia, l’estate 2025 ha mostrato una debolezza del carrello della spesa e vendite particolarmente sotto le aspettative nel canale domestico: i volumi di vendita nei canali Gdo e cash & carry hanno visto un giugno positivo seguito da un graduale peggioramento a luglio (-4,3%) e agosto (-11,3%).
Le riduzioni hanno interessato la maggior parte dei segmenti: le acque toniche hanno segnato -4,2% a luglio e -11,3% ad agosto; andamento simile per le bevande a base di tè (-7,3% e -17,3%), i chinotti (-8,7% e -17,9%), le aranciate (-6,3% e -12,5%), le limonate (-2,4% e -12,8%) le gazzose (-3,7% e -13,6%) e gli aperitivi analcolici (-11,9% e -15,2%).

STABILITÀ DELLA FILIERA A RISCHIO
Dati che Assobibe vede come una conferma delle difficoltà del settore che, pur con qualche eccezione, si trova a fronteggiare consumi in ulteriore contrazione e un contesto estremamente instabile. Situazione ancora più allarmante se si considera che si verifica nella stagione estiva, abitualmente il periodo principale per il comparto. In questa fase così delicata, pesa la prospettiva dell’entrata in vigore della Sugar tax: un provvedimento che l’associazione definisce non sostenibile e che a suo dire rischierebbe di compromettere ulteriormente la stabilità della filiera delle bevande analcoliche, già provata da mesi difficili. “Dietro questi dati ci sono lavoratori, famiglie e territori che rischiano di pagare il prezzo più alto – dichiara Giangiacomo Pierini, Presidente di Assobibe –. I nostri appelli di questi ultimi mesi vanno proprio in questa direzione: le imprese hanno bisogno di interventi per la crescita e investimenti, anziché di misure regressive come la Sugar tax. È necessario che venga rapidamente cancellata questa misura fiscale che umilia il Made in Italy, alimenta incertezza costante, frena la competitività con ripercussioni pesanti per produttori e famiglie italiane, senza garantire risultati concreti per la salute pubblica”.

Intenzioni di acquisto ai massimi degli ultimi due anni

Gli italiani rinunciano alle vacanze, ma non allo shopping. È questa l’impressione che si ricava scorrendo i dati dell’Osservatorio mensile Findomestic di settembre. Cominciamo dalla buona notizia per i produttori e i retailer: le intenzioni di acquisto crescono mediamente del 6% nell’ultimo mese, toccando il livello più alto degli ultimi due anni. L’Osservatorio Findomestic evidenzia gli aumenti più significativi per gli elettrodomestici piccoli (+6,5 punti percentuali rispetto ad agosto, il 45% degli intervistati dichiara di essere propenso ad acquistarne uno) e grandi elettrodomestici (+3,8 p.p.) che raggiungono i livelli più elevati da oltre un anno. Incremento sensibile anche per le intenzioni di acquisto nel settore della telefonia, con 4,7 punti percentuali in più rispetto al mese precedente: il 37% del campione (il dato più elevato dell’ultimo anno) sta pensando di comprare un nuovo smartphone nei prossimi 3 mesi.

IL RITORNO A SCUOLA E AL LAVORO RILANCIANO LA TECNOLOGIA
Circa 3 italiani su 10 hanno intenzione di acquistare entro dicembre attrezzature per il fai da te e sportive (+1,2 p.p.), Tv (+3 punti percentuali su agosto e livello massimo da un anno a oggi) e mobili (+1,5 punti). Il ritorno a scuola e in ufficio sostiene la propensione a dotarsi di nuovi pc (+3,2 p.p.) e tablet (+2,4) anch’essi ai massimi da 12 mesi, mentre il 15% del campione indica la ristrutturazione di casa (+0,7 p.p.) o l’acquisto di nuovi infissi (-0,3 p.p.) come un obiettivo del prossimo periodo.
Passando all’auto: il 17% afferma che vorrebbe comprarne una nuova a breve termine (+2 p.p. rispetto ad agosto 2024) e il 16% una usata (+1,8 p.p.) toccando così il picco più alto dell’ultimo anno. Meno di un italiano su 10 mostra intenzioni di acquisto di e-bike, attrezzature di isolamento termico, impianti fotovoltaici, pompe di calore, caldaie a condensazione, monopattini e motoveicoli.

NIENTE VACANZE PER 3 FAMIGLIE SU 10
Insomma, un quadro abbastanza positivo alla luce delle premesse o, meglio, delle rinunce fatte nel periodo estivo: il 31% delle famiglie non si sono concesse nemmeno un giorno di vacanza durante l’estate, dato in crescita rispetto al 27% del 2024. Il quadro delineato dall’Osservatorio mensile Findomestic di settembre evidenzia come il 28% di quanti sono andati in vacanza le abbia ridotte a qualche weekend lungo o a pochi giorni mentre il 67% ha percepito costi in aumento soprattutto per ristoranti, bar e spiagge. Le famiglie che si sono concesse solo pochi giorni di svago erano il 20% nel 2024 e sono aumentate di 8 punti percentuali quest’anno.

CALATA LA SPESA MEDIA PER IL TURISMO
La durata più breve delle vacanze ha contribuito a far abbassare anche la spesa media: nell’estate 2024 una famiglia di tre persone spendeva mediamente 2.017 euro, nel 2025 siamo scesi a 1.847 euro. Le famiglie da 4 o più persone hanno speso oltre 300 euro in meno nell’ultimo anno: da 2.315 del 2024 a 2.007 euro del 2025. Se l’esborso è stato inferiore rispetto al 2024 è anche grazie all’oculatezza dei vacanzieri: gran parte delle famiglie (63%) dichiara di aver speso quanto pianificato prima delle vacanze, il 14% addirittura meno anche per i rincari percepiti specialmente per ristoranti e bar (69% di quanti sono andati in vacanza) ma anche per spiagge (61% dal 41% del 2024) e alberghi (60%).
La stagione estiva 2025 – commenta Claudio Bardazzi, responsabile Osservatorio Findomestic – restituisce un quadro in chiaroscuro: da una parte sono aumentate le famiglie che non sono partite, le vacanze sono state più brevi e più al risparmio; dall’altra si sono attenuate le preoccupazioni ed è cresciuto l’ottimismo per il futuro favorendo un aumento importante delle intenzioni d’acquisto. Sembra che l’estate restituisca ai consumatori la voglia di investire in beni durevoli, anche se l’investimento dovrà, poi, fare i conti con le condizioni del mercato e dei budget familiari. Si tratta, comunque, di un buon viatico per aprire la stagione autunnale degli acquisti che avrà il suo culmine con il Black Friday ed il Natale”.

Pet care & food, un mercato da 3,6 miliardi di euro

Altro che rallentamento dell’economia e calo del potere d’acquisto: noi italiani quando si tratta dei nostri amici a quattro zampe non badiamo a spese. Secondo i dati diffusi da NielsenIQ (NIQ), metà delle famiglie compra cibo per cani e gatti, per un valore di 2 miliardi di euro nella sola Gdo. Cifra che fa di questa categoria una delle prime nel largo consumo confezionato. Se al computo si aggiungono le grandi catene specializzate, l’esborso sale a 3 miliardi di euro. NIQ stima che l’intero mercato pet (inteso come somma della parte food e del cosiddetto care, cioè tutto ciò che attiene alla cura dell’animale) sia arrivato a valere 3,6 miliardi di euro nell’anno terminante a luglio 2025, con i punti vendita specializzati che contribuiscono per il 30% del fatturato.
Le proiezioni di NIQ relative all’intero 2025 vedono il pet care & food raggiungere i 4,8 miliardi di euro, il che vorrebbe dire una crescita superiore al 30% rispetto all’anno terminante a luglio. Cifra clamorosa, confermata a InstoreMag dall’ufficio stampa della società di ricerche di mercato. Un incremento simile dovrebbe registrarlo anche la fetta più rilevante dell’industry (>80%), cioè il comparto del cibo per i 21 milioni di cani e gatti che popolano le case italiane: la previsione di NIQ in questo caso è che il 2025 si chiuda con un valore superiore ai 4 miliardi di euro. Qualche dubbio resta, legato al fatto che i dati in questione provengono da una nota diffusa a margine di un evento tenuto da NIQ per annunciare una serie di nuovi servizi relativi al comparto pet, tra cui l’ampliamento delle rilevazioni ai punti vendita delle catene specializzate. E dunque variazioni così marcate potrebbero essere dovute in larga parte a una differenza nel perimetro distributivo considerato.

E-COMMERCE IN CRESCITA
Di sicuro c’è il peso, assai consistente, del digitale: nell’anno terminante a giugno 2025, le vendite in questo canale di prodotti appartenenti al pet food & care nei principali Paesi Europei (Regno Unito, Germania, Francia, Spagna e Italia) hanno raggiunto i 10,3 miliardi di euro, rappresentando il 41% del totale. In tutti i mercati la crescita online ha superato quella offline. Il Regno Unito ha la quota e-commerce più alta (54,4%; +2,8 pp rispetto a giugno 2024), segno di maturità digitale, mentre Spagna e Italia, che partono da un valore inferiore, mostrano l’incremento più elevato con +14,3% e +10,7% rispettivamente.
I numeri testimoniano come il canale digitale stia diventando sempre più strategico per il pet food & care, grazie alla maggiore diffusione e all’utilizzo dell’e-commerce in tutte le categorie. NIQ rileva tre tendenze nelle modalità di acquisto da tenere in considerazione:

  • Direct to consumer (D2C): acquista importanza e può comportare la perdita di consumatori a favore dei nuovi operatori;
  • Marketplace: dominano le vendite di accessori (71%), mentre il retail resta prevalente per pet food (89%) e lettiera per animali domestici (88%), evidenziando la necessità di strategie di canale differenziate per categoria;
  • Social commerce: nel Regno Unito, TikTok shop è stato lanciato nel 2021 e da allora ha raggiunto una posizione di rilievo classificandosi come terzo merchant e-commerce, con 3,8% di quota di mercato. In Italia, TikTok shop dopo 18 settimane ha raggiunto una quota dello 0,4% posizionandosi 25esimo.

QUESTIONE DI STILE
In Italia a comprare cibo per cani e gatti sono 13 milioni di famiglie e l’acquisto medio è pari 8,45 euro. Una media che, però, non racconta la moltitudine di diversi atteggiamenti, abitudini e canali che caratterizzano i consumatori. Attraverso l’analisi sul panel consumer proprietario e Sinottica (strumento di analisi che fornisce insight sulla fruizione dei media nei diversi segmenti di popolazione), NIQ ha individuato 7 stili di acquisto che vanno dai Wellbeing Seekers – molto attenti al benessere in generale, sia proprio che degli animali domestici – ai Basic Owners, che approcciano il mondo pet con un atteggiamento estremamente razionale e funzionale, senza spazio per l’investimento emotivo.
A spiccare per crescita sono però gli Inno Seekers, segmento che cerca innovazione, prodotti premium e che vede l’animale domestico come parte integrante della famiglia, con esigenze e attenzioni dedicate. Pesano il 18% del totale giro di affari pet food (cane+gatto), hanno la spesa più alta di tutti (414,3 euro) e presentano delle peculiarità:

  • Il profilo: gli Inno Seekers vivono in centri urbani medio grandi, prevalentemente del Nord Europa. Con un’età media di 51 anni, presentano un elevato livello di istruzione e reddito, spesso single o senza figli conviventi. Cercano benessere a 360° attraverso innovazione, cura di sé, viaggi, cultura, relazioni e realizzazione professionale.
  • Come intercettarli: segmento più attento alla comunicazione, in particolare alla pubblicità sui media tradizionali e non. I touchpoint più efficaci sono cinema, siti web aziendali e recensioni online. I canali digitali mostrano performance superiori e il target predilige pubblicità progressiva e brand che sponsorizzano eventi culturali.

UNA NUOVA GUIDA DI CATEGORIA
Come già anticipato, per dar modo di conoscere più nel dettaglio il comparto pet, NIQ ha allargato la propria visione: “Da questo ottobre 1.190 punti vendita delle catene specializzate andranno ad ampliare le nostre rilevazioni – annuncia Fabrizio Marazzi, Product Leader Retail Measurement Western Europe di NielsenIQ –. Resta separato il dato delle vendite effettuate online che rimane comunque indagabile. Questo ampliamento è di significativa importanza considerando che ci permette di aumentare del +26% la copertura delle vendite effettuate nel comparto”.
Abbiamo voluto arricchire i nostri strumenti di analisi a supporto di industria e distribuzione – aggiunge Antonella Atteno, Sales Manager Pet Care Industry di NielsenIQ Italia – per affrontare sfide chiave come posizionamento, assortimento, innovazione e comportamento d’acquisto. Da queste premesse siamo partiti per presentare al mercato le novità di NielsenIQ: il potenziamento del Panel Retailer con l’integrazione del canale specializzato; la segmentazione per Pet Style, una nuova chiave per interpretare le famiglie italiane in base al loro approccio al Pet Care. Infine, TradeDimensions Pet, la prima Guida NielsenIQ di categoria”.
In arrivo a dicembre 2025, TradeDimensions Pet offrirà una mappatura completa del canale fisico, includendo la Gdo, il canale specializzato (compresi i pet store della Gdo), il canale fai-da-te, il mondo dei garden e dei consorzi agrari. TradeDimensions Pet manterrà la struttura delle altre Guide NielsenIQ: per ognuno degli oltre 32.000 punti di vendita mappati ci saranno informazioni anagrafiche, georeferenziazione, caratteristiche strutturali, servizi offerti e indicatori di potenzialità attrattiva a supporto delle attività strategiche di industria e distribuzione in questo mercato.

Anziano a chi? Alla scoperta dei target senior

L’Italia è un paese in crisi demografica. Non solo la popolazione totale dal 2015 è calata di quasi 2 milioni di abitanti (-3,0%) ma è anche complessivamente invecchiata, facendo registrare una contemporanea crescita in doppia cifra nella fascia d’età 55-64 (+20,7%) e degli over 65 (+10,3%). I target più maturi sono però anche quelli che sostengono la spesa dei beni di largo consumo: le famiglie con il responsabile d’acquisto di età superiore a 55 anni sono il 51% del totale, con i baby boomer e i più anziani che fanno registrare negli ultimi tre anni trend di spesa (rispettivamente +23,8% e +19,5%) superiori alla media nazionale (+18,8%). Occorre comprendere in profondità le esigenze di questi consumatori destinati a una crescente rilevanza: secondo le previsioni nel 2050, l’Italia perderà altri 4,3 milioni di abitanti (-7,3%) vedendo tuttavia aumentare il numero di over 65 (+4,6 milioni). Le famiglie, a loro volta, saranno sempre di più (+2,6%) ma frammentate e poco numerose (le persone sole saranno 770 mila, pari al 41,1% totale delle famiglie).
Questi dati impongono una riflessione a distribuzione e industria per intercettare le opportunità di business presenti e future, come è stato spiegato in un webinar dedicato alla Longevity Economy realizzato da YouGov. Ma quanto è profonda la conoscenza degli acquirenti senior da parte degli operatori? Lo shopper panel di quasi 17.000 famiglie rappresentative della totalità delle famiglie italiane (26 milioni) di YouGov Shopper consente un monitoraggio continuo delle abitudini e dei comportamenti d’acquisto, oltre a raccogliere informazioni relative all’utilizzo dei media. Le evidenze emerse fotografano, infatti, comportamenti che definiscono una tipologia di acquirente molto lontana dagli stereotipi.

CAMBIANO LE ABITUDINI E LA SPESA
Tra gli shopper si riducono sempre più le barriere tra fasce di età: gli over 55 sono più inclini a socializzare (il 77% dei rispondenti dichiara di stare volentieri tra la gente contro il 70% della fascia 18-54 anni), ama fare attività all’aria aperta quasi quanto i giovani (35% vs. 40%) e perfino l’utilizzo giornaliero di internet (68%) e dei social media (62%) è in forte crescita.
Non a caso i dati di YouGov rilevano come si è accentuata la tendenza a carrelli più leggeri e spese più frequenti, con 233 viaggi all’anno (la media nazionale è 203,7) e scontrini medi di 20 euro (21,69) per 11 pezzi acquistati (12,2). Addio quindi all’abitudine delle grandi scorte: la spesa è diventata un rito quotidiano che risponde a ritmi urbani e digitali.
Tra i canali i punti vendita tradizionali e il cosiddetto libero servizio piccolo overperformano, a testimonianza di come gli over 65 prediligano la prossimità. Non a caso tra i format più frequentati spiccano Conad City, Carrefour Express e Ipercoop. Sopra la media anche la penetrazione della spesa online, scelta dal 48,9% degli shopper over 65 (46,3% la percentuale sul totale nazionale).
Per quanto riguarda i consumi, i senior trainano segmenti come il biologico o i prodotti funzionali: la comodità e la salute diventano investimenti in benessere e qualità della vita, senza rinunciare a uno sguardo curioso verso le novità proposte (come dimostra l’apprezzamento per il cibo etnico manifestato dal 39,5% delle famiglie).
Il Beauty Care Tracking, questionario settimanale auto-compilato dai panelisti di YouGov, evidenzia come anche nel settore della bellezza il segmento over 55 valga già 4,8 miliardi. La spesa del target senior è maggiore rispetto al resto della popolazione, indirizzandosi soprattutto verso creme idratanti e anti-age, i segmenti più penetrati (rispettivamente 29,9% e 27,4%).

BRAND STORICI E SERVIZI DEDICATI
Quali sono i marchi più apprezzati? Tra i top 50 del largo consumo Barilla, De Cecco e Ace registrano una penetrazione sopra media, brand storici che possono contare su una solida reputazione di tradizione e funzionalità. Ma dai dati YouGov emerge anche la crescente tendenza del mercato a soddisfare gli shopper senior proponendo servizi e promozioni dedicati, oltre a referenze orientate alla salute e al benessere come le linee arricchite o i prodotti “better for you”.
In un Paese che invecchia rapidamente, i dati di YouGov ci dicono che i consumatori senior sono protagonisti crescenti della scena economica italiana – dichiara Marco Pellizzoni, Commercial Director di YouGov Shopper – rappresentando un driver strategico di sviluppo del business. Comprenderne a fondo i comportamenti e i bisogni significa non solo rispondere a un’evoluzione demografica, ma anche intercettare e valorizzare un segmento che oggi guida la crescita del largo consumo”.

Non solo tech per il Black Friday 2025

Come si preparano gli italiani al Black Friday? La giornata degli acquisti all’insegna degli sconti è ancora lontana – quest’anno cade il 28 novembre – ma qualche anticipazione la fornisce un’indagine condotta dall’Osservatorio Shopping DoveConviene. Il primo dato interessante è legato alla percezione della ricorrenza, una volta considerata un’ottima occasione per aggiudicarsi a buon prezzo il proprio prodotto tech preferito, mentre oggi il 69% degli italiani ammette di sfruttare il Black Friday per comprare vari prodotti di uso quotidiano o che, spesso, non sono indispensabili nell’immediato. Ma non solo: più del 70% sfrutterà questo periodo per anticipare l’acquisto dei regali di Natale.

ANCHE IL FOOD NELLA LISTA DELLA SPESA

Tra le categorie che saranno più ambite dai consumatori per il Black Friday 2025, spiccano l’abbigliamento (59%), seguito dagli elettrodomestici (46%) e dai beni alimentari (42%). Di questi segmenti, i prodotti più ricercati sono latte, caffè, olio extravergine di oliva, asciugatrice e lavatrice. Chiudono la graduatoria i prodotti tech e beauty, entrambi al 23%: smartphone, smart tv, tinte per capelli, rasoi e asciugacapelli.

Il negozio fisico rimarrà il canale di acquisto privilegiato per il 37% degli italiani. Il 41% invece alternerà online e offline, mentre solo il 13% sceglierà esclusivamente di fare acquisti in rete.

TRA PROMOZIONI E PIANIFICAZIONE DEGLI ACQUISTI

Per quanto riguarda il budget, infine, dall’indagine emerge che il 52% degli italiani non ha stabilito un importo preciso e si orienterà in base alle promozioni disponibili. Tuttavia, la pianificazione degli acquisti rimarrà un fattore importante per oltre 1 consumatore su 3 (36%), che utilizzerà le piattaforme online per navigare tra le offerte presenti (58%), confrontare agilmente i prezzi (32%) e reperire tutte le informazioni sui prodotti (23%).

Il Black Friday è ormai una ricorrenza di shopping immancabile per gli italiani – commenta Marco Durante, Global VP Sales & Marketing di Shopfully – che oggi scelgono questo periodo per aggiudicarsi le offerte delle categorie di prodotto più disparate e lo fanno in maniera sempre più omnicanale. Se, infatti, da un lato, una buona fetta di consumatori pianifica gli acquisti online, dall’altro il negozio fisico rimane il punto di riferimento privilegiato per concludere l’acquisto. È in questo equilibrio tra digitale e in-store che brand e retailer dei più disparati settori merceologici devono giocare strategicamente, costruendo percorsi d’acquisto integrati capaci di rafforzare la relazione con i consumatori in una fase dell’anno ad altissimo valore”.

Licensing e collezionabili spingono il mercato del giocattolo

Bilancio positivo per il mercato del giocattolo nei primi sei mesi del 2025: secondo i dati di Circana, in Italia la crescita si è attestata su un +6,8% durante il primo semestre dell’anno. A fare da traino al settore sono i Games & Puzzle, che rappresentano il 18% del fatturato complessivo, seguiti da Building Sets, Action Figures e Plush. Le ultime due categorie registrano un crescente successo grazie al fenomeno del collezionismo, che risulta essere un hobby sempre più in voga: i collezionabili hanno infatti guadagnato un +45%, andando a rappresentare il 15% del fatturato totale. A catalizzare l’interesse sono stati in particolare Manga e Anime, che negli ultimi anni hanno catturato l’attenzione della Gen Z, e il mondo dello sport, soprattutto grazie ai prodotti Formula 1.
L’analisi del primo semestre del mercato italiano del giocattolo – diffusa in occasione della 16° edizione del Press Day, evento organizzato da Assogiocattoli in collaborazione con Circana e NIQ – fotografa anche le ottime performance del segmento del licensing, che nel 2025 ha fatto registrare nuovi record superando il 30% del giro d’affari complessivo. I prodotti su licenza nel 2025 stanno crescendo tre volte più velocemente di quelli senza licenza. In testa alla classifica spiccano i prodotti legati alla Formula 1, seguiti dalle licenze di Lilo & Stitch e Minecraft, legati a lanci cinematografici, e infine, a chiudere, i sempreverdi Pokémon. Secondo le stime di Licensing International, il mercato dei prodotti su licenza nel mondo frutta ben 356 miliardi di dollari.

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