Quest’anno i consumi nazionali a prezzi costanti sono previsti in debole crescita, con un aumento del +0,8% rispetto al +0,4% dello scorso anno. Rallentano gli incrementi del potere d’acquisto dal +2,0% del 2024 al +0,8% del 2025. Le stime sono state diffuse in occasione dell’assemblea di Ibc – Associazione industrie beni di consumo. Un comparto popolato da più di 35mila imprese, in gran parte piccole e medie, che genera un giro d’affari di circa 500 miliardi di euro (230 solo nel settore grocery), occupa 1,1 milioni di addetti (il 29% dell’industria manifatturiera) e investe annualmente circa 17 miliardi di euro nella ricerca e nell’innovazione. Secondo l’analisi redatta da Ref Ricerche per Ibc, il prevalere nelle famiglie di un comportamento prudenziale rende difficile un reale rilancio della domanda interna, mentre resta alto il livello della propensione al risparmio (9,5% di incidenza sul reddito). La cautela degli italiani è confermata dalle evidenze presentate nel corso dei lavori dall’istituto di ricerche YouGov: massiccio ricorso alle promozioni per contenere lo scontrino, inclusione del canale discount nella spesa (la penetrazione è dell’88,7%) e acquisti sempre più frequenti (+3,9% nell’ultimo anno) ma ridotti (la spesa media per atto è diminuita del -2,7%).
“In un quadro geopolitico ed economico all’insegna dell’incertezza le nostre aziende hanno grosse difficoltà ad impostare piani di attività ed investimenti – sottolinea Flavio Ferretti, Presidente di Ibc (nella foto a sinistra) –. Subiamo elevati costi dell’energia, volatilità del prezzo delle materie prime, difficoltà di approvvigionamento. Problematiche che si sommano ai problemi di accesso al credito e all’elevata pressione fiscale, penalizzando la nostra competitività. I dazi? Lanciamo un appello affinché le istituzioni europee e nazionali intervengano per scongiurare un’escalation su vasta scala”. Nel corso dei lavori il presidente di Ibc ha inquadrato gli ambiti d’intervento suggeriti al Governo a sostegno della domanda interna e delle imprese. Ha rimarcato, tra l’altro, l’opposizione a sugar e plastic tax ed evidenziato l’importanza di azioni per la semplificazione normativa, il supporto a una transizione sostenibile che non pregiudichi la competitività, l’alleggerimento del carico fiscale per le imprese. Ha ricordato, inoltre, il varo da parte di Ibc di un ciclo di seminari sul territorio nazionale studiati per catalizzare, in particolare nelle piccole medie imprese, l’adozione degli strumenti abilitanti per digitalizzazione dei processi e la logistica integrata diffusi da GS1 Italy.
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Per Ibc il 2025 è un anno di consumi deboli e di alta propensione al risparmio
Birra, i trend di consumo analizzati da Coop Alleanza 3.0
La birra secondo Coop Alleanza 3.0: la più grande delle cooperative del sistema Coop ha realizzato una ricerca sulle tendenze di consumo di una delle categorie più importanti del mondo beverage, basandosi sui dati dei suoi 350 punti vendita e di EasyCoop, il suo servizio di spesa online. Un osservatorio indubbiamente interessante, considerati gli oltre 40 milioni di pezzi afferenti al mondo delle birre venduti nei soli negozi fisici nel corso del 2024. E oltre 5,5 milioni di questi erano prodotti a marchio del distributore, che nel complesso delle sue linee ha fatto segare una crescita del +1,2% sul 2023. I clienti di EasyCoop, lo scorso anno, nel 20% dei loro ordini hanno messo nel carrello virtuale bottiglie o lattine di birra e in media ne hanno acquistato almeno 5 pezzi. A sottolineare l’aspetto legato al relax e alla convivialità della birra è il dato per cui il prodotto più spesso acquistato da chi mette nel proprio carrello le birre sono i taralli Fior Fiore, seguiti dalle patatine grigliate. Inoltre, si segnala per gli utenti del servizio di spesa online una preferenza spiccata per la birra a marchio Coop: nel 2024 una birra su tre acquistata con un click è a marchio Coop e una su 10 appartiene a categorie più di nicchia. Si tratta infatti di birre artigianali, radler, analcoliche o gluten free. In particolare, questi ultimi due segmenti hanno visto una crescita significativa rispetto al 2023 con un 20% in più nei carrelli virtuali, con una media di spesa di 8 euro.
“NORMALE” E IN BOTTIGLIA DI VETRO LE PREFERITE DAGLI ITALIANI
Nel 2024 i clienti di Coop Alleanza 3.0, hanno acquistato 33,3 milioni di “birre normali” di cui ben oltre 25,5 milioni di pezzi in vetro. Con la dicitura – non ufficiale – “birre normali” si intendono le birre con gradazione alcolica standard, distinguendole così da birre più “forti” o più “leggere”. Agli italiani piace soprattutto in vetro, e in particolare in “vetro superiore”, ovvero caratterizzato da spessore maggiore, tendenzialmente con colorazioni scure e motivi decorativi. Il “vetro superiore” batte il “vetro normale” 15,8 milioni a 9,6 milioni. Terzo gradino del podio – se consideriamo i due tipi di vetro singolarmente – occupato dalle lattine con 7,8 milioni di pezzi. Nel segmento in lattina buona la performance del prodotto a marchio Coop con 3,6 milioni di pezzi.
“STRONG LAGER” PRIMA TRA LE SPECIALI
La fotografia di Coop Alleanza 3.0 ritrae la rilevanza del segmento delle “birre speciali”. Della categoria fanno parte quelle birre che si differenziano dalla classica lager chiara a media gradazione; sono caratterizzate da alta fermentazione (oltre 12,5 gradi Plato), colore differente – ad esempio ambrate, scure – e prevedono l’utilizzo di un cereale come il frumento. Di questa tipologia di birre, nel 2024 ne sono state vendute 5,6 milioni di pezzi. La preferita è la “strong lager” – a bassa fermentazione e caratterizzata da una gradazione alcolica più elevata rispetto alle lager tradizionali – con 2,3 milioni di pezzi; secondo posto per le “birre di frumento” con 1,4 milioni di pezzi acquistati; sul terzo gradino del podio si piazzano le “birre trappiste” di cui è stato venduto oltre un milione di pezzi. Questa ultima tipologia è una birra brassata da monaci trappisti o sotto il loro diretto controllo che osserva una serie di regole stabilite dall’Associazione Internazionale Trappista e registra +23mila pezzi sul 2023. Nel segmento “birre speciali” menzione per le birre aromatizzate che si mostrano come una nicchia con sempre più proseliti: nel 2024 ne sono state vendute oltre 123mila bottiglie con un balzo in avanti di 35mila rispetto al 2023.
ARTIGIANALI, RADLER, LIGHT, SENZA GLUTINE: UN MONDO IN CRESCITA
Spunti interessanti nella fotografia di Coop Alleanza 3.0 arrivano anche per quanto concerne la birra artigianale. Tra le caratteristiche che la definiscono, per la legge italiana “non può essere sottoposta a processi di pastorizzazione e di microfiltrazione durante la fase di produzione”. Nel 2024 sono oltre 248mila le birre artigianali finite nel carrello della spesa, ben 20mila in più rispetto al 2023. Sul secondo gradino del podio troviamo una birra a marchio Coop della linea Fior fiore prodotta con metodo artigianale. In crescita anche il consumo di radler, birra di origine tedesca ottenuta miscelando birra e limonata, che in origine veniva consumata dai ciclisti – radler, in tedesco – come bevanda rinfrescante di basso grado alcolico. Nel 2024 ne sono state acquistate oltre 340mila bottiglie, quasi l’80% in più rispetto al 2023. Anche in questo caso il prodotto Coop non sfigura, occupando il primo e il terzo gradino del podio. La fotografia di Coop Alleanza 3.0 mostra la crescita anche del mondo delle birre analcoliche: nel 2024 ne sono state vendute oltre 958mila ben 200mila in più rispetto all’anno precedente. In questo segmento il podio è tutto delle birre a marchio Coop. Trend in crescita anche per il gluten-free: oltre 140mila bottiglie di birra senza glutine sono state acquistate nel 2024, in crescita del 10% rispetto all’anno prima.
Avena: il parco acquirenti si amplia, con Mdd e discount in vetta alle preferenze
La presenza nel carrello di avena e di cereali a base di avena si conferma per gli italiani un trend di lungo periodo, con una crescita costante dovuta all’aumento del parco acquirenti che negli ultimi tre anni ha guadagnato circa 600.000 famiglie. Un effetto della maggiore attenzione degli italiani verso la propria salute e benessere, che ha un impatto rilevante sulla loro alimentazione e su una maggiore domanda di cibi nutrienti e sani (con scelte anche non “tradizionali”). Il 72% degli italiani, infatti, considera prodotti con probiotici o alimenti che aiutano a proteggere l’organismo come ottimali per la conduzione di uno stile di vita salutare. All’interno di tale scenario si inserisce l’avena, i prodotti a base di avena (quali ad esempio il latte d’avena, la farina, le barrette e gli snack) e le ricette da essa derivate (come il porridge o il muesli), le cui proprietà nutrizionali la rendono un vero e proprio “superfood” non solo per gli appassionati di sport, visto che essendo ricca di carboidrati complessi fornisce un rilascio costante di energia, ma anche perché favorisce il processo digestivo e aiuta a mantenere stabili i livelli di colesterolo e di zucchero nel sangue. Quest’ultimo risulta essere un particolare molto rilevante per il 42% degli italiani che considera i cibi con un alto contenuto di zucchero (quali bevande zuccherate ed energy drinks) deleteri per la propria salute, quindi da evitare.
Tuttavia, nonostante la produzione totale di avena in Italia continui a diminuire (passando da 2,3 milioni di quintali nel 2023 a 2,1 milioni nel 2024), l’ultima analisi condotta da YouGov, gruppo globale di ricerca e analisi dei dati, ha rilevato come il segmento “avena” venga scelto dal 13% delle famiglie intervistate, con una frequenza di 2,4 atti d’acquisto. L’indagine evidenzia, infatti, che a differenza del totale del settore cereali da colazione, il comparto “avena” continui a crescere, con circa 3,3 milioni di famiglie che nel 2024 hanno acquistato questi prodotti (rispetto ai 3,0 milioni nel 2023 e i 2,6 milioni nel 2022) facendo registrare un fisiologico calo dell’acquisto medio (1,33 kg nel 2024 rispetto a 1,49 del 2023). All’interno del settore, è stato rilevato come i cereali tradizionali e l’avena abbiano guadagnato volumi dagli altri segmenti, specialmente da Granola, Muesli e dai cereali per bambini.
Nella scelta dei fornitori, l’analisi di YouGov ha rivelato che gli italiani preferiscano rivolgersi in prima battuta al marchio del distributore (2,2 milioni di famiglie, in decisa crescita), mentre l’unico player “branded” scelto (Fiorentini) si sta gradualmente avvicinando al mezzo milione di famiglie (484.000). Per ciò che concerne i canali di acquisto, il discount è risultato il principale con quasi 2 milioni di famiglie acquirenti e un acquisto medio di 1,3 Kg, seguito dai supermercati (1,2 milioni) e dagli ipermercati. I dati relativi alla geolocalizzazione e al profilo degli acquirenti vedono un indice di acquisto sopra media nel Nord Italia, soprattutto nel Nord Est, e al contrario un Centro-Sud sotto media. A livello sociodemografico il core target (con indici sopra media sia di penetrazione che di acquisto) è costituito da famiglie con responsabile acquisti di età media e adulta (tra i 35 e i 64 anni) e senza bambini; target interessante e potenziale è quello dei nuclei più giovani (con RA sotto i 34 anni) che mostrano una penetrazione sopra media, ma un livello di acquisto medio migliorabile.
“La crescita dell’avena, all’interno di un mercato in flessione, cioè i cereali da prima colazione, può anche inserirsi in un contesto di crescita dei prodotti ad alto contenuto proteico che, partiti praticamente da zero pochi anni fa, raggiungono oggi quasi il 60% delle famiglie italiane – commenta Paola Bonassoli, Multinational Client Cluster Lead di YouGov –. I consumatori di questi prodotti, similmente ai consumatori di avena, sono giovani (soprattutto maschi) alla ricerca di prodotti che aiutino la performance sportiva e anche donne di età media-adulta maggiormente interessate al controllo della linea. Di contro, diversi prodotti specifici per i bambini, come i cereali Kids, sono in sofferenza seguendo il ben noto (e tragico) trend negativo delle nascite nel nostro Paese”.
Surgelati, acquisti domestici saliti dell’1,3% nel 2024
Il 2024 è stato un anno di conferme per i prodotti surgelati nel canale retail. I consumi domestici hanno raggiunto quota 652.643 mila tonnellate (vs. le 645.000 registrate nel 2023). Il mercato è aumentato a un ritmo senza precedenti negli anni della pandemia, per poi stabilizzarsi su livelli elevati. In termini percentuali, i dati relativi al canale retail raccontano un incremento a volume del comparto frozen del +1,3% rispetto al 2023. Secondo l’Istituto Italiano Alimenti Surgelati, questa nuova spinta positiva plausibilmente sarà confermata dalla contemporanea crescita nei consumi fuori dalle mura domestiche, per i quali i dati saranno disponibili in estate. “L’aumento segnato nel retail nel 2024, un canale che da solo rappresenta i due terzi dei consumi complessivi, evidenzia un apprezzamento costante per le qualità intrinseche in questi prodotti: praticità, disponibilità, ampiezza e varietà dell’offerta, valenze anti-spreco, gusto, elevati contenuti nutrizionali e, non ultimo, convenienza” afferma Giorgio Donegani, Presidente IIAS.
VEGETALI, PATATE E PRODOTTI ITTICI SUL PODIO
Ma quali sono state nel 2024 le categorie merceologiche surgelate più acquistate dai consumatori italiani? I vegetali si confermano al primo posto: con 220.497 tonnellate consumate nel 2024 (rispetto alle 215.695 del 2023), sono cresciuti del +2,2%, dimostrandosi un valido alleato di chi guarda al benessere e a elevati contenuti nutrizionali. Seguono, con 107.207 tonnellate, le patate che, pur mantenendo la posizione sul podio, registrano invece una lieve decrescita (-3,1%) rispetto all’anno precedente, in cui i consumi avevano registrato cifre record, raggiungendo quota 110.532 tonnellate. Un’oscillazione giudicata fisiologica dall’IIAS, tenendo conto che la stessa categoria ha segnato un incremento del 31,7% rispetto al 2019. Al terzo posto si classifica il pesce surgelato (naturale e panato), che con 95.955 tonnellate registra un incremento del +3,9% rispetto alle 92.372 tonnellate del 2023. I prodotti ittici frozen continuano nel loro percorso di accreditamento presso i consumatori italiani, che secondo l’IIAS li apprezzano in quanto sicuri, salutari, nutrienti, sempre disponibili, facili da preparare, convenienti e ‘trasparenti’, grazie alla completezza delle informazioni presenti sulle etichette delle confezioni.
LA CONVENIENZA SPINGE IL COMPARTO PIZZE
Da evidenziare, nel 2024, la crescita del comparto delle pizze surgelate, che registra l’aumento più significativo in termini percentuali: +3,7%, per un consumo pari a 65.688 tonnellate. Una crescita giustificata anche dalla convenienza economica: secondo una recente indagine condotta da AstraRicerche per IIAS, la pizza surgelata risulta nettamente più conveniente rispetto al delivery (per il quale, invece, si spendono mediamente 7,18 euro a pizza: più del doppio). Anche i piatti pronti surgelati e le specialità salate mostrano un trend in crescita nei consumi domestici, rispettivamente del +0,5% e +2,4% sul 2023, per un consumo pari a 66.306 e 31.367 tonnellate.
“Secondo i dati di una recente indagine condotta per IIAS da AstraRicerche – avverte Donegani – quasi 4 italiani su 10 hanno aumentato, negli ultimi 5 anni, l’acquisto di surgelati, tanto che il 99% ha dichiarato di esserne consumatore e più di 1 italiano su 2 di mettere abitualmente in tavola questi prodotti. Un’ulteriore indagine ha calcolato anche il ‘value for money’ di 5 diversi alimenti surgelati, mettendolo a confronto con quello dei 5 alimenti freschi equivalenti. Il risultato ha evidenziato che 4 volte su 5 i surgelati fanno risparmiare. A tutto ciò si aggiunge la rinnovata percezione dei surgelati in termini di gusto, qualità, freschezza e consistenza: per quasi due terzi degli intervistati, è superiore a quella degli alimenti freschi. Una ulteriore conferma dell’apprezzamento quotidiano da parte degli italiani dell’impegno messo in campo dalle aziende produttrici per soddisfare le esigenze di benessere, gusto e convenienza dei consumatori”.
San Valentino, vino protagonista in tavola
Galeotto sarà il calice nel giorno di San Valentino, la festa degli innamorati. A sostenerlo è una ricerca dell’Osservatorio Shopping dell’app DoveConviene: oltre la metà degli intervistati (55%) non rinuncerà a celebrare San Valentino. Il 39% sceglierà di trascorrere la serata a casa in un’atmosfera intima e, per brindare all’amore, il vino sarà l’assoluto protagonista della tavola, irrinunciabile per il 42% del campione. Che si tratti di Pinot Grigio o di Nero D’Avola, gli italiani preferiscono affiancarlo ad un menù classico, rigorosamente a base di pesce (58%) o carne (27%).
Inoltre, il 33% sceglierà di coccolare il partner con un regalo a tema wine and spirits: tra le idee più gettonate, spicca la bottiglia di vino bianco o rosso, preferita dal 34% degli intervistati. A seguire, quella di champagne o prosecco, con il 28%. Non mancano opzioni più particolari: il 18% degli intervistati opterebbe per un cocktail set per creare il proprio drink preferito, mentre il 13% sceglierebbe una bottiglia di liquore. Infine, il 17% degli italiani sarebbe interessato a bevande analcoliche particolari.
Rimanendo in tema regali, dalla ricerca emerge che 6 italiani su 10 si preparano a spendere in maniera contenuta, con un importo che non supererà i 50 euro a testa. Da segnalare che molti punteranno sulle offerte: ben il 65% degli intervistati sceglierà infatti regali in promozione, cercando opportunità di risparmio. Innamorati sì, ma degli sconti.
NIQ prevede consumi in aumento nel 2025, ma gli italiani restano cauti
Nel 2025, a livello internazionale, i consumatori spenderanno 3.200 miliardi di dollari in più, con una crescita del 6% rispetto al 2024, ma per gli italiani la tendenza resterà quella legata alla cautela. A dirlo i dati emersi dal Mid-Year Consumer Outlook: Guide to 2025, lo studio in cui NielsenIQ (NIQ) valuta lo stato attuale dei consumatori. L’analisi ha riscontrato che i consumatori di oggi rimangono determinati e resilienti nonostante l’incertezza e fornisce linee guida strategiche per le aziende della distribuzione moderna nei prossimi 12-18 mesi e oltre.
Tendenze principali della spesa del 2025
La principale preoccupazione dei consumatori rimane l’aumento dei prezzi dei generi alimentari sia a livello globale, per il 33% delle persone sia a livello nazionale per il 29% degli italiani e la tendenza si rispecchia in Europa nella disparità tra crescita delle vendite a valore (+6,9%) e la più lenta crescita a volume (+1,5%) da giugno 2023 allo stesso mese nel 2024. Seguono l’aumento dei costi delle utenze, che impensierisce il 20% dei consumatori in tutto il mondo e il 27% in Italia, e la minaccia di una recessione economica, segnalata rispettivamente dal 19% e dal 23%. Sia in Europa sia in Italia, rimane alta la tensione per l’escalation militare. Infine, a causa degli eventi metereologici sempre più estremi in tutto il mondo, anche il cambiamento climatico occupa uno dei posti più alti della classifica delle preoccupazioni. La maggioranza dei consumatori intervistati nel mondo (67%, italiani inclusi) è disposto a provare un nuovo marchio a prezzo più basso, e il 36% a livello globale e il 29% a livello nazionale acquista unicamente prodotti in promozione indipendentemente dal brand. A livello mondiale una parte degli acquirenti intende continuare a ridurre le spese non essenziali, come la ristorazione fuori casa (38% dei rispondenti), l’intrattenimento fuori casa (per il 37%) e le opzioni di food delivery o takeaway (per il 36%). In Italia anche i costi per l’abbigliamento e le vacanze o occasioni speciali verranno ridotti, rispettivamente per un significativo 34% e 29% dei consumatori. In merito alle nuove opportunità per il mercato, i consumatori intenzionali sono disposti a pagare un prezzo superiore per caratteristiche a valore aggiunto. Nel settore della tecnologia e dei beni durevoli, le vendite di unità di smartphone e telefoni mobili di fascia alta sono aumentate del 17% nel 2023 rispetto al 2019, mentre le opzioni economiche erano diminuite del 32% nello stesso periodo.
Se da un lato per le aziende diventa fondamentale comprendere il comportamento dei consumatori, dall’altro lo studio semestrale di NIQ offre una panoramica completa sia dell’impatto degli eventi e delle tendenze economiche sulla fiducia dei consumatori sia dei cambiamenti nei loro atteggiamenti e i fattori che influenzano le decisioni di acquisto. Con l’incertezza crescente riguardo alle crisi geopolitiche, alla stabilità economica e alla salute ambientale, i consumatori stanno diventando resilienti e spendono dove conta di più. Questo evidenzia un deciso spostamento da un consumo cauto a uno intenzionale, con un focus su un senso di prosperità e benessere. Oltre all’analisi globale, il rapporto di NIQ esplora anche le variazioni regionali, fornendo un’analisi approfondita delle dinamiche in Asia-Pacifico, Europa, Nord America, Medio Oriente e America Latina. Inoltre, grazie all’esperienza integrata per i clienti internazionali del Consumer Panel, la Full View della misurazione Retail e i dati del Consumer Panel convergono ora su un’unica piattaforma, NIQ Discover dove sarà possibile analizzare dati in modo integrato e condurre analisi dettagliate on demand.
Anche a livello nazionale, sono in arrivo grandi miglioramenti con il lancio del Consumer Panel più grande d’Italia: a febbraio 2025 saranno disponibili i dati rilevati sul campione potenziato di 16.000 famiglie (rispetto alle precedenti 9.000) con una storia di oltre cinque anni. Questa espansione campionaria consentirà una lettura del comportamento di acquisto su un maggior numero di retailer e una maggiore granularità di dati anche su prodotti a bassa penetrazione. Nuove opportunità si prospettano grazie a due importanti novità: innanzitutto, l’integrazione tra Consumer Panel NIQ e Sinottica GfK, che consentirà di supportare Advertiser, Agenzie e Concessionarie in tutte le attività media. Inoltre, grazie alla Partnership tra Consumer Panel NIQ e Jakala cresce il supporto sulle attività di Geomarketing finalizzate all’ottimizzazione assortimentale e In-Store activation in chiave microterritoriale. Tutto questo è reso possibile grazie alla Segmentazione dei punti vendita basata sul profilo degli shopper oltre che sulle caratteristiche del negozio
Catalizzatori del cambiamento nel 2025 in Italia, in Europa e nel mondo
– Predisposizione per l’intelligenza artificiale: a livello mondiale il 40% dei consumatori accetterebbe una raccomandazione di prodotto da parte del proprio assistente IA, quota che sale al 47% guardando all’Italia, mentre un altro 40% nel mondo ed un 44% nel Bel Paese sfrutterebbe l’IA per automatizzare e velocizzare le proprie decisioni di acquisto quotidiane. Risulta quindi essenziale che le aziende valutino quali innovazioni dell’IA saranno interessanti per i consumatori Millenials e GenZ e forniscano opzioni per supportare i consumatori più anziani. Un 53% dei consumatori, sempre in Italia, consentirebbe agli smart devices di ordinare automaticamente i prodotti nel momento di necessità.
– Evoluzione dell’omnichannel: il social commerce ha portato all’evoluzione dell’omnicanalità, con un aumento dell’11,6% delle performance di vendita online a livello globale e l’ascesa della gamification, con il 36% dei consumatori che dichiara di voler spendere di più per un acquisto grazie a un’esperienza in-app. Se l’Europa ha visto un aumento del 14,9% delle vendite, l’Italia non sembra seguire questo trend: con un 60% dei consumatori che ignora o salta l’annuncio di un prodotto sui social network.
– I costi delle materie prime: il 60% degli intervistati ha dichiarato che acquisterà meno snack e prodotti dolciari se i prezzi continueranno ad aumentare o a rimanere alti per i prossimi tre mesi. Il cacao (+128%), il caffè (+43%) e il latte (+44%) sono “materie prime calde” secondo le misure di Trading Economics, e l’aumento dei prezzi comporta un impatto significativo sui volumi di vendita delle categorie o dei prodotti correlati. Questo ha portato a un incremento di vendite notevole nei discount, diventati ora il terzo canale per acquisti in più rapida crescita nell’ultimo anno.
“Analizzare i dati a livello globale e nazionale permette anche di prevedere le tendenze del mercato, adattare la propria offerta per soddisfare i bisogni dei consumatori che sono in costante evoluzione e massimizzare quindi i propri risultati” ha dichiarato Enzo Frasio, Amministratore Delegato di NIQ e GfK. “C’è una crescente domanda di actionable insight, derivanti dalla grande quantità di dati granulari che solo NIQ può fornire. Il Consumer Panel – che tra poche settimane sarà potenziato fino a raggiungere 16mila famiglie – dimostra di essere uno strumento fondamentale per attuare analisi dettagliate utili anche a ricerche di ampia scala come il Consumer Outlook. Con l’integrazione dei dati del Consumer Panel all’interno di NIQ Discover i nostri partner di industria e distribuzione possono ora analizzare sinergicamente sia gli insight provenienti dal Retail Panel che dal Consumer Panel in un’unica piattaforma totalmente integrata. Grazie alla combination con GfK e con il sistema informativo di Sinottica, siamo oggi in grado di effettuare profilazioni dei consumatori evolute, misurare i loro comportamenti in ottica single-source e rilevare anche l’esposizione media per supportare l’attivazione e la misurazione di attività di comunicazione efficaci”.
Barometro Consumi NIQ, stabili il largo consumo e i beni tecnologici
Nel secondo trimestre del 2024 la spesa dei consumatori italiani per i beni di largo consumo e per i beni tecnologici e durevoli è rimasta pressoché invariata rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (-0,3%). Da notare il persistente segno positivo di alcune categorie come i prodotti per la cura degli animali domestici, della persona, dei bambini e della casa, mentre permane la sofferenza dei device elettronici pur registrando un miglioramento rispetto agli ultimi quattro trimestri. Il dato emerge dal nuovo Barometro dei Consumi di NIQ che combina i dati di NIQ e GfK per misurare il giro d’affari dei prodotti del largo consumo, dei beni tecnologici e durevoli acquistati negli store in Italia.
Tra aprile e giugno, nel settore del largo consumo si nota un lieve calo del fatturato (-0,1% vs Q2 2023), che ha comunque superato i 31 miliardi di euro. I beni di prima necessità hanno mantenuto un livello stabile di vendite, con una crescita di alcuni prodotti specifici tra cui fresh food per un valore di oltre 11 miliardi (+0,6% vs Q2 2023) e snacking pari a 1 miliardo (+1,1% vs Q2 2023). Secondo il Barometro dei Consumi di NIQ, i prodotti per la cura della persona, per un valore di 1,8 miliardi hanno conseguito una solida crescita, con un aumento del +6,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, così come il settore della cura della casa, 1,5 miliardi, che ha visto un incremento del +3,9% sempre rispetto ai mesi aprile – giugno 2023. Bene anche per il petcare (circa 600 milioni) che ha visto una crescita del +3,3% rispetto al secondo trimestre 2023. I settori dell’ambient food, ovvero confezionati da scaffale, e dairy, latticini e derivati, hanno registrato una diminuzione del -2,5% e del -2,6% del valore (sempre Q2 2024 vs Q2 2023), con un giro d’affari rispettivamente di 5 miliardi e 3 miliardi.
“Il progressivo rientro dell’inflazione sta impattando sull’andamento delle vendite nel secondo trimestre dell’anno. In particolare, il largo consumo rallenta la sua corsa, sostenuta principalmente dai prezzi, e chiude il trimestre con un andamento rispetto al 2023 leggermente negativo (-0,1%). I beni per la cura della persona e della casa, in controtendenza rispetto alla media FMCG, registrano andamenti positivi” ha commentato Romolo De Camillis, Retailer Director NIQ Italia.
Per quanto riguarda il mercato dei beni tecnologici e durevoli invece, nel secondo trimestre del 2024 in Italia frena il calo delle vendite, raggiungendo un fatturato nel periodo aprile – giugno di quasi 14,8 miliardi di euro, pari a un -0,7% vs Q2 2023. In particolare il settore technical consumer goods (TCG), che include elettronica di consumo, telefonia, IT, prodotti per l’ufficio, fotografia e altri beni tecnologici, presenta un ricavo nel secondo trimestre pari a 2,7 miliardi con un -4,5% vs Q2 2023.
“Anche le vendite di beni durevoli e tecnologici si attestano nel trimestre leggermente al di sotto dei livelli dello scorso anno (-0,7%) interrompendo la fase di accentuata flessione riscontrata nei trimestri precedenti. Buoni segnali di crescita nei comparti DIY / home improvement (+0,9% vs Q2 2023 per un valore di questo trimestre di 6,7 miliardi) e home appliances (+0,7% vs Q2 2023 per un valore di 1,6 miliardi). Da citare anche il settore tech consumer goods che, sebbene ancora negativo, ha riportato un miglioramento rispetto ai quattro trimestri precedenti. In termini qualitativi osserviamo, anche nei dati degli ultimi mesi, una continua spending review degli Italiani che rimodulano rapidamente le loro scelte d’acquisto in funzione dei loro bisogni e dell’andamento dei prezzi” ha aggiunto Ivano Garavaglia, CS Retail Lead & RV Sales Deputy NIQ Italia.
Come cambieranno i consumi delle famiglie italiane nei prossimi anni?
Come cambieranno i consumi degli italiani nel prossimo decennio? Quali saranno le priorità? A queste (e altre) domande hanno cercato di rispondere Christian Centonze, Head of Consumer Advanced Analytics, NIQ, e Mara Galbiati, Head of I – Solution Sinottica, GfK, relatori di “Un viaggio nei consumatori del nostro tempo” andato in scena nell’ambito della 39esima edizione de Linkontro.
Guardando all’assetto familiare, sia per composizione sia per potere d’acquisto, tra un decennio le attuali 6 milioni di famiglie con figli a carico caleranno del 11% con il 75% che disporrà di un reddito sotto la media. Ad oggi, le famiglie senza figli in età centrale sono 7,5 milioni con un reddito oltre la media per il 54% dei casi, mentre le famiglie mature senza figli sono 12,2 milioni con un reddito sopra la media per il 60% che cresceranno del 17% nei prossimi dieci anni raggiungendo un’età media di 60-75 anni. L’impatto del contesto attuale nel Bel Paese si riflette anche sulle scelte di consumo degli italiani che si rivelano categoricamente opposte: da chi pone più attenzione al risparmio scegliendo tra i canali distributivi il discount (+1,9 p.p. nel 2024 vs 2021), a chi modifica radicalmente il carrello della spesa con una variazione del mix che nel 2024 ha impattato sul settore di -1 miliardo di euro (vs 2022), da chi opta per una maggiore frequenza di acquisto con un numero di prodotti medio che registra ora un -8% (vs 2021) a chi seleziona prodotti di qualità e salutari (+20% vs 2019) e di un budget maggiore.
Quattro approcci al futuro che dividono gli italiani
Con un’ormai evidente polarizzazione degli acquisti – tra italiani che cercano più risparmio e chi invece aspira a un maggior valore – per avere un’istantanea prospettica dei consumi e delle opportunità per il mercato, NIQ ha incrociato i dati di consumo con la ricerca sinottica GfK focalizzata sulla propensione aperta o chiusa al futuro e l’interesse verso il singolo o la collettività e individuato quattro diversi approcci: il futuro è ora oppure è un’opportunità da gestire, non esiste e non interessa o addirittura spaventa. Ogni classificazione presenta caratteristiche specifiche rispetto a vari temi attuali e ovviamente anche rispetto agli approcci ai consumi e soprattutto alle esigenze da soddisfare siano esse economiche, sociali e comunicative. Le famiglie con figli a carico ricadono prevalentemente nella sfera che percepisce negativamente il futuro a causa di preoccupazioni presenti a livello economico, al contrario delle famiglie giovani e mature, ovvero nuclei senza figli, che rientrano invece nell’approccio più positivo nei confronti del domani. Nel largo consumo questo si riflette anche negli acquisti: le famiglie con figli oggi rinunciano alla frutta e verdura a favore di un cibo consolatorio al contrario dell’altro gruppo di famiglie mature o senza figli. A seconda di priorità diverse, si analizzano due carrelli totalmente differenti.
Intelligenza artificiale, emergenza climatica e parità di genere
Relativamente all’intelligenza artificiale, gli italiani concentrati solo sul presente indicano questa evoluzione tecnologica come fondamentale per la propria affermazione economica, al contrario dei più timorosi i quali rifiutano l’impiego dell’IA. In merito alla questione dell’emergenza climatica, l’argomento è prioritario per coloro che pensano che il futuro sia un’opportunità da cogliere mentre per chi è centrato sull’oggi è un tema marginale. Caso diverso per la parità di genere in quanto tema sociale e anche aspirazionale che incontra trasversalmente il supporto degli italiani che approcciano al futuro in modo più positivo nonostante siano posizionati anagraficamente su piani differenti.
Leve sociali e comunicazione
Le modalità di ingaggio delle famiglie italiane, anche nel largo consumo, cambiano in base al rapporto col futuro. Per i consumatori più concentrati sull’oggi valgono modalità di stimolo e crescita personale per generare attenzione, per chi pensa che il futuro sia un’opportunità invece avranno più valore modalità incentrate sulla crescita collettiva. Contrariamente, per coloro che non sono interessati al futuro, occorrono modalità di consolazione e aiuto. Infine, a coloro che sono spaventati dal futuro si trasmette rassicurazione e vicinanza. Anche la comunicazione verso i consumatori cambia con il variare dell’anagrafica e al gruppo familiare di appartenenza: chi è più giovane e proiettato al domani predilige canali come il podcast, mentre quotidiani e radio sono i mezzi d’informazione prediletti dalle fasce più mature, coloro che credono nelle opportunità del futuro. Chi è concentrato sulle questioni del presente invece utilizza i canali digitali e i social media, mentre coloro che fruiscono della tv sono più legati ai valori della tradizione.
Coinvolgere ora le famiglie del futuro
Per gli operatori del settore del largo consumo, il target elettivo per l’innovazione di valore sono le famiglie in età centrale e senza figli, le quali – come le famiglie mature senza figli a carico – hanno più potere d’acquisto, una maggiore attenzione al benessere e apertura alla fruizione multicanale. A livello di spesa quotidiana, un punto vendita deve studiare nel dettaglio e analiticamente la propria clientela attuale e prospettica. Conoscere le proporzioni della propria clientela, rispetto ai due gruppi maggiori, offre un’enorme opportunità in termini di ottimizzazione dell’assortimento.