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Shopping, italiani primi in Europa nella caccia al risparmio

I consumatori italiani si confermano tra i più attenti d’Europa alle promozioni e sempre più propensi a integrare la tecnologia nel proprio percorso d’acquisto. È quanto emerge da “The State of Shopping 2025”, il nuovo report di Shopfully, tech company specializzata nel Drive to Store, che ha analizzato abitudini e comportamenti d’acquisto dei propri utenti in 8 Paesi europei (Austria, Bulgaria, Germania, Spagna, Francia, Ungheria, Italia e Romania). In un contesto in cui il potere d’acquisto è ancora sotto pressione e la gestione delle spese quotidiane richiede sempre più attenzione, gli italiani si confermano i più attenti in Europa al tema delle promozioni: il 98% degli intervistati considera sconti e offerte un elemento importante nelle proprie decisioni di acquisto, superando spagnoli (97%) e francesi (95%). Secondo il report, il 56% degli intervistati italiani non prevede un miglioramento della propria capacità di spesa nel prossimo anno, e infatti il 55% dichiara di concentrarsi maggiormente sulla ricerca di sconti e promozioni rispetto all’anno scorso.
Con i consumatori sempre più ricettivi verso l’utilizzo di strumenti digitali che li aiutino a spendere in modo più consapevole, tra le innovazioni più apprezzate, spiccano le app per individuare offerte in tempo reale (71%), che offrono un supporto concreto nel risparmio, seguite dal self-checkout (29%) e dalle esperienze di shopping virtuale (7%).

CRESCE LA CURIOSITÀ, MA RESTA UN GAP DI CONOSCENZA
Gli italiani si dimostrano sempre più interessati a integrare la tecnologia nel proprio percorso di acquisto: oltre 1 su 4 (27%) è pronto a utilizzare soluzioni tecnologiche durante lo shopping. Tra questi, il 17% degli utenti italiani già le utilizza, privilegiando funzionalità come il self-checkout nei punti vendita, le esperienze di shopping immersivo e gli assistenti virtuali basati sull’intelligenza artificiale. Il restante 10% del campione dichiara di voler iniziare a farlo, con particolare curiosità verso il self-checkout, il virtual try-on e le soluzioni immersive. Questa apertura verso il digitale si riflette anche a livello europeo: in Germania e Spagna, rispettivamente il 31% e il 30% dei consumatori è propenso all’adozione della tecnologia per fare acquisti anche in negozio.
Questo crescente interesse verso l’innovazione tecnologica viene, tuttavia, rallentato da un diffuso divario di conoscenza e accessibilità verso questi strumenti. Se è infatti vero che oggi oltre 7 italiani su 10 (72%) ancora non li utilizza questo non appare tanto come indice di resistenza al cambiamento, quanto di una scarsa familiarità con alcuni strumenti tecnologici. Tra questi, infatti, il 25% ammette infatti di non sapere come si usano gli strumenti, mentre il 21% non li ha mai sentiti nominare e il 19% non è ancora in grado di percepirne le potenzialità e i vantaggi durante lo shopping.
Il retail è nel pieno di una trasformazione in cui la tecnologia e il digitale giocano un ruolo sempre più centrale nel rapporto tra retailer, brand e consumatori – commenta Stefano Portu, Ceo & Founder di Shopfully (nella foto in alto) –. Dalla nostra indagine emerge un consumatore che quest’anno dice di voler dedicare più tempo a cercare offerte e promozioni e si muove con sempre maggiore naturalezza tra online e offline e cercando esperienze d’acquisto più semplici e personalizzate”.

Yogurt, l’attenzione alla salute traina le vendite

In Italia il consumo di yogurt, latti fermentati e dessert continua ad aumentare, passando negli ultimi 4 anni da 8,8 kg a 10 kg annui pro-capite. Ed evidente è anche la ripresa dei volumi su tutti i canali, con un aumento delle vendite a volume dello 0,8% nei supermercati e ipermercati, del 4,5% nei negozi specialisti in cura della persona e casa, del 2,6% nei discount e del 10,8% nell’e-commerce. È quanto emerso dallo studio di categoria realizzato da Danone Italia, in collaborazione con Circana, Kantar, SKIM e YouGov su oltre 25.000 consumatori. Dallo studio emerge che gli italiani sono un popolo sempre più attento alla propria salute, basti pensare che oggi il 41% adotta routine mediche di prevenzione (percentuale che nel 2022 corrispondeva al 33%) e che il 52% degli intervistati considera un’alimentazione bilanciata lo strumento principale per costruire una vita sana. Questa consapevolezza si traduce di conseguenza nelle decisioni di acquisto e il 41% dei consumatori sceglie, infatti, lo yogurt per motivazioni legate alla salute. Nello specifico, le caratteristiche a cui si presta oggi più attenzione sono un basso contenuto di zuccheri e la presenza di fibre e di proteine, combinate secondo formulazioni studiate con altri nutrienti. Non solo: è in forte crescita l’attenzione al microbiota intestinale, anche alla luce delle evidenze scientifiche di una connessione tra probiotici e longevità in salute, nonché di come il microbiota intestinale possa influenzare attivamente anche il sistema immunitario.
Le abitudini si stanno progressivamente trasformando. Sono sempre di più gli italiani che integrano la propria dieta con prodotti a base vegetale, per motivi legati alla salute (40%) e al gusto (37%). Inoltre, uno stile di vita più flessibile sta facendo sì che sempre più spesso i pasti tradizionali lascino spazio a un consumo di cibo più frammentato e destrutturato. Secondo lo studio, infatti, 6 italiani su 10 preferiscono gli spuntini ai pasti tradizionali più abbondanti, che difficilmente si adattano ai nuovi stili di vita. Le persone cercheranno quindi sempre più snack sani, ma gustosi e soprattutto sazianti per l’intero giorno.

LE INFORMAZIONI SI CERCANO ONLINE, PRIMA O DURANTE L’ACQUISTO
Nell’esperienza di vendita, il digitale avrà un ruolo sempre più strategico, sia per quanto riguarda gli acquisti online, ma anche e soprattutto per la ricerca di informazioni in merito alle proprietà nutrizionali, prezzi ed eventuali promozioni, che influenzano inevitabilmente gli acquisti in-store. Secondo i dati emersi dallo studio, infatti, il 43% ricerca online la categoria yogurt prima o durante l’acquisto e il 55% scopre sul web le novità della categoria e trova ispirazione nei social network. Le vendite tramite e-commerce sono quelle che hanno registrato un incremento maggiore, con 33 milioni di shopper online, in aumento del 10,8% rispetto all’ultimo anno, su cui si prevede un’ulteriore crescita dell’8%. Oggi, 1 consumatore su 4 acquista yogurt online.

LE PROSPETTIVE DELL’ULTRAFRESCO
L’evoluzione dell’ultrafresco (yogurt, latti fermentati e dessert) in Italia mostra una categoria dinamica, in crescita e fortemente valorizzata, i cui principali driver di acquisto sono salute (prodotti salutari e bilanciati 41%) e gusto (soddisfare voglia di dolce 17%). Gli italiani, tuttavia, mangiano meno yogurt rispetto agli altri Paesi Europei, con un consumo annuo pro-capite di 10 kg – mentre il consumo in UK è di 13 kg, in Spagna di 19 kg, in Francia di 24 kg, fino ad arrivare ai 49 kg della Croazia – che certamente rappresenta un’opportunità di crescita per il comparto. “Yogurt, skyr e kefir, pur diversi per struttura e ceppi microbici, sono accomunati da un ottimo profilo nutrizionale: ricchi di proteine ad alto valore biologico, forniscono calcio altamente assimilabile e vitamine del gruppo B – afferma Elisabetta Bernardi, Biologa Nutrizionista, Specialista in Scienza dell’Alimentazione –. La presenza di fermenti vivi e composti bioattivi li rende alleati preziosi per il microbiota intestinale, il sistema immunitario e la funzione metabolica. Oggi sappiamo che i benefici di questi alimenti non derivano solo dai singoli nutrienti, ma dalla loro matrice alimentare: una struttura complessa e sinergica che ne potenzia l’efficacia fisiologica. Consumare regolarmente yogurt e latti fermentati, significa prendersi cura della propria salute in modo semplice, ma scientificamente fondato, offrendo un supporto concreto al benessere lungo tutto il corso della vita”.

DANONE, L’OBIETTIVO È ARRIVARE A 15 KG PRO CAPITE ANNUI
“Con questa ricerca abbiamo voluto approfondire i principali temi e trend della categoria dell’ultrafresco – dichiara Yoann Steri, Digital & Data Director di Danone Italia – per comprenderne appieno le potenzialità, restituendo una panoramica aggiornata sui nuovi bisogni dei consumatori. Il nostro obiettivo, come Danone, è infatti quello di promuovere corrette abitudini alimentari, influenzando positivamente la salute delle persone, anche attraverso la crescita della categoria, con l’obiettivo di aumentare il consumo pro capite annuo, portandolo a 15 kg. Va in questa direzione il lancio di Danone Skyr, la nuova linea ispirata all’antica ricetta islandese dello Skyr, ricco in proteine e con lo 0% di grassi che garantisce gusto, qualità e una cremosità unica; con HiPro abbiamo lavorato per innovare la nostra formula con l’aggiunta di Vitamina B9 e Magnesio, studiata per supportare la crescita muscolare grazie all’alto contenuto proteico e ridurre la fatica grazie alla fortificazione con Vitamina B9 e Magnesio. Con il brand Activia, che con 4 miliardi di probiotici si prende da sempre cura dell’equilibrio intestinale degli italiani, abbiamo risposto al crescente interesse dei consumatori per il microbiota intestinale arricchendo la nostra offerta con la linea Activia fibre e il kefir Activia, da oggi disponibile anche al cucchiaio. Anche con il brand Actimel, da oltre 30 anni alleato del sistema immunitario, puntiamo sull’innovazione presentando Actimel Tripla Azione, il nostro Actimel arricchito con magnesio, vitamina D e C. Una sola bottiglietta con 3 funzionalità: la vitamina C, infatti, ha effetto antiossidante, il magnesio riduce la stanchezza e la vitamina D supporta il sistema immunitario”.

Generazione Z, ritratto dei nuovi consumatori

Davvero l’Italia non è un Paese per giovani? O forse sono i nuovi scenari dei consumatori del futuro a risultare inediti, sfuggenti e per questo di difficile interpretazione? Gli 848mila shopper della Generazione Z (i nati tra il 1997 e il 2012) fanno la spesa meno volte all’anno (in media 150 volte, a fronte di una frequenza nazionale di 198) contenendo il valore dello scontrino ancora di più degli altri acquirenti (21 euro contro 22), a testimonianza di una grande attenzione al portafoglio. Sebbene non si tratti di un pubblico alto-spendente e di facile lettura a causa di uno stile di vita più complesso che predilige i consumi fuori casa, gli operatori guardano con grande interesse a questa fascia che si affaccia ora al mercato e che anticipa i trend dell’immediato futuro: i decisori d’acquisto della Gen Z sono attenti al proprio aspetto, al benessere fisico e all’entertainment (risultano superiori alla media nazionale i frequentatori di spa & ristoranti, ma anche gli sportivi) e si rivelano un target esplorativo rivolto a prodotti che contengono “promesse” salutistiche o legate a sostenibilità ambientale e equità sociale, senza disdegnare le novità e i cibi etnici.

NEL SEGNO DELLA DISCONTINUITÀ
Ma chi sono questi nuovi consumatori? La ricerca “Gen Z & Health, come cambia il carrello della spesa” di YouGov, che si basa su uno shopper panel di 15.000 famiglie rappresentative della totalità delle famiglie italiane (26 milioni), ha fotografato le principali caratteristiche e le abitudini della Generazione Z. Gli scenari che emergono – presentati durante il talk “Gen Z & Health – come cambia il carrello della spesa” realizzato da Gruppo Food nel corso di TuttoFood Milano – appaiono inediti soprattutto nell’ambito della gestione finanziaria, caratterizzata dal frequente utilizzo del mobile banking (4 o più volte la settimana per il 34% dei giovani, contro il 28% delle generazioni più anziane), delle transazioni online tramite carta di credito (39% vs. 30%) o dei pagamenti in negozio tramite app (22% vs. 13%). Discontinuità anche per quanto riguarda il tempo libero, con il gaming e i viaggi a imporsi come le occupazioni preferite: quasi due giovani su cinque (38%) viaggiano per svago almeno due-tre volte l’anno sebbene cerchino di far fronte a un budget limitato in più di un caso su due (55%), mentre uno su cinque (18%) dedica ai videogiochi più di 7 ore a settimana, utilizzando i videogames anche per socializzare (31%).
Queste tendenze sono confermate e addirittura ulteriormente rafforzate dall’analisi dei decisori di acquisto, che si definiscono più maturi e indipendenti sulle questioni economiche: non a caso, il 53% si dichiara responsabile d’acquisto anche di prodotti finanziari (un indice di gran lunga superiore al 18% complessivo dei pari età) e il 46% preferisce avere più di un conto bancario (contro il 31% complessivo). Elementi di insicurezza invece appaiono dagli indicatori legati alla socialità, con il 55% dei responsabili acquisti che prediligono attività da svolgere in solitudine (contro il 48% dei loro coetanei), il 54% intrattenere gli ospiti in casa propria (vs. 47%) mentre il 49% di loro indica la serata perfetta quella tra le mura domestiche (43%).
La Generazione Z si dichiara particolarmente attenta al proprio aspetto fisico (la rilevazione di YouGov restituisce un indice statisticamente superiore del 16% al target di riferimento) e, di conseguenza, più abituata a praticare sport o a frequentare spa. Un approccio edonistico che si declina anche nel recarsi in ristoranti (rispetto al totale l’indice della Gen Z è superiore alla media del 35%) e cinema (+26%), e nel preparare dolci come hobby (+15%) e che, al momento degli acquisti, si traduce inevitabilmente a preferire peculiari caratteristiche e comparti del largo consumo: l’attenzione al benessere del proprio corpo determina le performance migliori per i prodotti alto-proteici e quelli per la cura della persona, con indici superiori alla media rispettivamente del 41% e del 24%.

LE PREFERENZE D’ACQUISTO
Come è lecito aspettarsi da un target giovane, la Gen Z è aperta alla sperimentazione, all’equità sociale e all’ambiente. La profilazione attitudinale “Paint a picture” di YouGov dimostra come, rispetto agli shopper più anziani, quelli di ultima generazione preferiscano cibi etnici (una media del +28% rispetto al totale), prodotti con packaging green (+24%) o equo-solidali (+22%) oppure referenze nuove (+20%) o scelte biologiche (+16%). Altri importanti fattori per gli acquisti sono considerati il servizio e la comodità, che indirizzano verso proposte veloci da preparare o sfiziosità golose all’insegna dell’indulgenza.
Un atteggiamento che si ripercuote in ambito food & beverage, dove non stupisce che i responsabili d’acquisto della Gen Z spendano più del doppio della media nazionale in energy drink (223%), la categoria di gran lunga più performante seguita da specialità etniche (147%), cole (144%), cereali per la colazione (143%) e sughi pronti (141%). Una corrispondenza quasi esatta si ritrova anche tra le referenze che registrano una penetrazione superiore alla media, come Aperol Spritz (383%), Nutella Plant Based (198%), Monster Energy Drink (173%) o Kellogg’s Corn Flakes (161%). La cura della persona si dimostra una preoccupazione decisamente primaria rispetto a quella della casa: se confrontate con il totale degli shoppers, quattro delle cinque categorie in cima alla spesa della Generazione Z per valore relativo sono gli assorbenti interni (271%), i balsami per i capelli (192%), le creme solari (146%) e i deodoranti per la persona (143%).

IL CONTESTO EUROPEO
È interessante verificare come gli atteggiamenti dei giovani italiani si inseriscano all’interno dello scenario più ampio che emerge dal whitepaper “Young shoppers in FMCG: What’s the deal?” realizzato da YouGov sulla base dei dati raccolti in 21 paesi europei. Dal punto di vista sociale, la Generazione Z ha sofferto più di tutte a causa della pandemia di COVID, continuando a crescere in una condizione di “perma-crisi” dovuta a fattori come l’insicurezza economica, la pressione sui sistemi sanitari pubblici e pensionistici, l’aumento dei disastri naturali e la crisi climatica che stanno influenzando lo stato mentale dei giovani: un terzo della Generazione Z in Europa considera i problemi di salute mentale come una delle principali preoccupazioni, livelli mai visti in altre generazioni (solo il 61% degli under 34 dichiara di star bene mentalmente, a fronte del 76% degli over 55).
Essere “in forma” è quindi un obiettivo primario per molti giovani europei che si traduce in una routine attenta al benessere personale, che prevede il regolare esercizio fisico e una dieta povera di zuccheri, grassi e cibi processati (nel secondo trimestre 2024, la Gen Z ha speso complessivamente circa la metà dei Boomer per birra caffè e carne): i giovani acquirenti sono molto più sensibili agli ingredienti salutari, come le proteine, e ai cibi e alle bevande arricchiti. Se prendiamo come mercato di riferimento quello tedesco, ad esempio, i cosiddetti “health-actives” della Gen Z mostrano un indice di consumo del 355% di cibi proteici e del 253% di prodotti senza glutine. In Germania, la crescita dei segmenti salutari evidenzia una performance superiore alla media (con picchi di +25,1% dei frullati dietetici e proteici, 12,9% delle bevande energetiche e integratori e +12,9% per i senza zucchero) di quella dei beni di largo consumo (+3,9%).

IL RAPPORTO CON I BRAND
I consumatori della Generazione Z devono gestire un budget ristretto, tuttavia più della metà dei giovani acquirenti in tutta Europa si sentono rassicurati dai marchi e preferirebbe comprare prodotti brandizzati (52%) – la percentuale più alta tra tutte le generazioni – dimostrandosi più propensa a pagare un prezzo più alto (46%, a fronte del 27% dei Boomers). Allo stesso tempo però, dovendo gestire la poca capacità di spesa, la maggioranza della Gen Z (56%) fa una chiara distinzione tra prodotti private label e brand. Quando si tratta di bisogni quotidiani come la cura personale e il cibo quotidiano (ad esempio i cereali per la colazione), i giovani acquirenti tendono a “scendere di categoria” e acquistare più spesso prodotti della marca privata.
Ma cosa stimola la Generazione Z europea? Cinque sono le tendenze attualmente al centro dell’attenzione: ingredienti salutari, qualità e sicurezza dei prodotti, componenti naturali, contenimento dell’inflazione e risparmio economico. La salute è l’area in cui i marchi hanno colto l’opportunità di crescere e combattere contro la marca privata: nel 2024 a fronte di una crescita totale dei brand del 3,3%, nel segmento della salute l’incremento è del 9,3%. Per intercettare il pubblico europeo del futuro occorre fare i conti con i media online, dove si mostra estremamente ricettivo: il 65% della Gen Z trascorre più di un’ora al giorno e il 25% vorrebbe acquistare prodotti FMCG sui social media. Solo il 27% di questo pubblico dichiara di non comprare online generi di largo consumo, una percentuale simile (23%) di chi già utilizza la consegna flash: ancora una conferma di come le giovani generazioni siano guidate dalla comodità nelle loro decisioni di acquisto.

Osservatorio Immagino, meno prodotti italiani a scaffale e nel carrello della spesa

Scaffali di supermercati e ipermercati sempre meno italiani. Nell’arco di 12 mesi è diminuita di -2,0% l’offerta di prodotti alimentari confezionati che sull’etichetta richiamano la loro identità italiana o regionale. E sono calati anche i volumi venduti (-2,0%) mentre il giro d’affari è salito di +2,1%, avvicinandosi agli 11,4 miliardi di euro. A rivelarlo è l’Osservatorio Immagino di GS1 Italy, che ha individuato 26.411 prodotti – tra le oltre 138 mila referenze analizzate, digitalizzate dal servizio Immagino di GS1 Italy Servizi – sulle cui etichette compare un claim, un’immagine o un’indicazione geografica (come Dop o Igp) che ne esprime l’essere italiani. Nei 12 mesi monitorati dall’Osservatorio Immagino tutti i claim e le indicazioni geografiche rilevati nel paniere dell’italianità hanno subìto un calo delle vendite in volume. L’unica eccezione è rappresentata dai 1.335 prodotti a Denominazione d’origine protetta (Dop), i soli a essere cresciuti non solo a valore (+3,5%) ma anche a volume (+2,1%), per un totale superiore a 723 milioni di euro di sell-out. Doppiamente negativo, invece, l’andamento per i 1.222 prodotti a Indicazione geografica protetta (Igp), che hanno perso il -0,5% a valore e il -2,2% a volume. Analogo il trend dei 932 vini a Indicazione geografica tipica (Igt), le cui vendite sono diminuite di -0,9% a valore e di -7,7% a volume.

E se l’affermazione dell’essere italiani resta affidata soprattutto alla presenza in etichetta della bandiera tricolore (16,3% dei prodotti, per un totale di 15.414 referenze), sempre più spazio è occupato da alimenti e bevande che rivendicano l’appartenenza alle varie tradizioni regionali. L’Osservatorio Immagino ne ha individuati 10.294 (10,9% del totale rilevato) che in super e ipermercati hanno incassato oltre 3 miliardi di euro. Rispetto all’anno precedente, il giro d’affari è lievemente aumentato (+0,7%) mentre i volumi sono diminuiti di -2,6%. La sostanziale stabilità degli incassi a fronte di un calo dei volumi venduti accomuna la maggior parte dei panieri regionali italiani. Fanno eccezione Puglia, Liguria, Veneto, Basilicata e Abruzzo, che hanno registrato una buona crescita del giro d’affari, nonché Molise, Valle d’Aosta e Sardegna che sono riuscite a far crescere le vendite anche a volume.

La classifica per giro d’affari sviluppato in supermercati e ipermercati vede confermato il podio dell’edizione precedente dell’Osservatorio Immagino: primo posto per il Trentino-Alto Adige (oltre 392 milioni di euro), secondo per la Sicilia (377 milioni di euro) e terzo per il Piemonte (319 milioni di euro). L’analisi dettagliata in merito ai prodotti italiani e la classifica completa delle regioni in etichetta sono disponibili nella sedicesima edizione dell’Osservatorio Immagino, scaricabile gratuitamente dal sito osservatorioimmagino.it.

Per 8 italiani su 10 il settore alimentare ha un impatto importante sulla vita in Italia e nel mondo

L’alimentare suscita un altissimo livello di interesse e coinvolgimento personale tra la popolazione italiana. Per 8 consumatori su 10 le decisioni delle aziende di questo settore hanno un impatto importante sulla vita in Italia (81%) e nel mondo (79,5%). L’area di maggiore importanza è quella del “Prendersi cura dell’ambiente”, seguita dal “Offerta di prodotti e servizi a maggior valore” ed un “Miglior impatto sulla comunità e sulla società”. Non è un caso che queste tre aree presentano il parametro più negativo tra aspettative ed esperienze. Queste, in sintesi, alcune delle principali evidenze che emergono dalla ricerca “Post-Invasion” 2024/2025, realizzata da Omnicom PR Group, società di consulenza strategica in comunicazione con oltre 6.300 addetti nel mondo, che ha analizzato la reputazione dell’alimentare nell’ambito di uno studio su 8 settori chiave per l’economia italiana (automotive, moda, energia, grande distribuzione, tecnologia, alimentare, servizi finanziari, cura della persona) attraverso la lente di oltre 2.000 consumatori.

Il settore alimentare – commenta Paola Chiasserini, Vice President – Food&Nutrition Industry Lead – è ritenuto il più rilevante nella vita degli italiani. Una rilevanza che emerge anche da recenti documenti del CREA (con il suo Centro Politiche e Bioeconomiasistema), nei quali si conferma che l’agro-alimentare nel suo complesso (agricoltura, industria alimentare e delle bevande, intermediazione, distribuzione all’ingrosso e al dettaglio e ristorazione) è un cardine della nostra economia, con un fatturato pari a circa il 15% del fatturato globale dell’economia nazionale. Dalla nostra ricerca Post-Invasion si profila chiaramente un consumatore che continua ad orientare le proprie scelte in maniera sempre più consapevole su prodotti e aziende che dimostrano impegno, concretezza e responsabilità ambientale, sociale e culturale, lungo tutta la catena di approvvigionamento. Questa grande attenzione alla sostenibilità include la riduzione degli sprechi, la preferenza per prodotti locali e l’acquisto di alimenti con packaging green o sfusi”.

La ricerca ha raccolto anche le opinioni dei consumatori esperti dai quali emerge una maggiore propensione rispetto alla popolazione generale, alla ricerca di informazioni (79% degli intervistati) e alla condivisione della propria opinione su prodotti e servizi di un’azienda (66%), rispetto alla popolazione (rispettivamente 66% e 48%). E se da una parte, l’offerta di prodotti e servizi a “maggior valore” e la cura dell’ambiente si confermano, anche per i consumatori esperti, come due driver più importanti, dall’altra è sull’esperienza che essi mostrano valutazioni molto differenti, e decisamente più positive rispetto alla popolazione, riducendo notevolmente i gap tra aspettativa ed esperienza. “Una conferma che la comunicazione, diffondendo conoscenza e approfondimento delle azioni che le aziende fanno, del loro impegno concreto e dei risultati raggiunti, può aiutare a ridurre i gap e quindi lavorare in senso favorevole sulla reputazione aziendale” conclude Chiasserini.

Più nello specifico, dai risultati dell’analisi condotta emerge chiaramente che i consumatori del settore alimentare sono quelli maggiormente sensibili a tutte le tematiche ESG secondo gli standard ESRS (European Sustainability Reporting Standards) con percentuali che superano il 71% in cinque dei dieci standard analizzati. I tre fattori ESG più rilevanti sono il rispetto di consumatori e clienti con il 75,1%; lotta all’inquinamento di aria, acqua e suolo con il 73,1%; rispetto di biodiversità ed ecosistemi con il 72,6%. Sul fronte della trasparenza in comunicazione i consumatori si aspettano informazioni, puntuali e precise dalle aziende, richiedendo garanzie sulla sicurezza alimentare (77,5% di rilevanza), un impegno a garantire la tracciabilità sin dall’etichetta, un’elevata attenzione alla salute e nutrizione (76%), responsabilità lungo tutta la filiera (74,2%).

Per Ibc il 2025 è un anno di consumi deboli e di alta propensione al risparmio

Quest’anno i consumi nazionali a prezzi costanti sono previsti in debole crescita, con un aumento del +0,8% rispetto al +0,4% dello scorso anno. Rallentano gli incrementi del potere d’acquisto dal +2,0% del 2024 al +0,8% del 2025. Le stime sono state diffuse in occasione dell’assemblea di Ibc – Associazione industrie beni di consumo. Un comparto popolato da più di 35mila imprese, in gran parte piccole e medie, che genera un giro d’affari di circa 500 miliardi di euro (230 solo nel settore grocery), occupa 1,1 milioni di addetti (il 29% dell’industria manifatturiera) e investe annualmente circa 17 miliardi di euro nella ricerca e nell’innovazione. Secondo l’analisi redatta da Ref Ricerche per Ibc, il prevalere nelle famiglie di un comportamento prudenziale rende difficile un reale rilancio della domanda interna, mentre resta alto il livello della propensione al risparmio (9,5% di incidenza sul reddito). La cautela degli italiani è confermata dalle evidenze presentate nel corso dei lavori dall’istituto di ricerche YouGov: massiccio ricorso alle promozioni per contenere lo scontrino, inclusione del canale discount nella spesa (la penetrazione è dell’88,7%) e acquisti sempre più frequenti (+3,9% nell’ultimo anno) ma ridotti (la spesa media per atto è diminuita del -2,7%).
In un quadro geopolitico ed economico all’insegna dell’incertezza le nostre aziende hanno grosse difficoltà ad impostare piani di attività ed investimenti – sottolinea Flavio Ferretti, Presidente di Ibc (nella foto a sinistra) –. Subiamo elevati costi dell’energia, volatilità del prezzo delle materie prime, difficoltà di approvvigionamento. Problematiche che si sommano ai problemi di accesso al credito e all’elevata pressione fiscale, penalizzando la nostra competitività. I dazi? Lanciamo un appello affinché le istituzioni europee e nazionali intervengano per scongiurare un’escalation su vasta scala”. Nel corso dei lavori il presidente di Ibc ha inquadrato gli ambiti d’intervento suggeriti al Governo a sostegno della domanda interna e delle imprese. Ha rimarcato, tra l’altro, l’opposizione a sugar e plastic tax ed evidenziato l’importanza di azioni per la semplificazione normativa, il supporto a una transizione sostenibile che non pregiudichi la competitività, l’alleggerimento del carico fiscale per le imprese. Ha ricordato, inoltre, il varo da parte di Ibc di un ciclo di seminari sul territorio nazionale studiati per catalizzare, in particolare nelle piccole medie imprese, l’adozione degli strumenti abilitanti per digitalizzazione dei processi e la logistica integrata diffusi da GS1 Italy.

Beni durevoli, intenzioni di acquisto ai massimi da 12 mesi

L’Osservatorio mensile Findomestic (gruppo BNP Paribas) di marzo ha rilevato una crescita delle intenzioni di acquisto per i prossimi tre mesi dell’8,9%. Era da marzo 2024 che la propensione all’acquisto non raggiungeva questi livelli. Una ripresa sostenuta, nell’ultimo mese, in particolare dalla volontà di acquistare auto nuove (+18%) e grandi elettrodomestici (+15,7%). “In un quadro che resta di incertezza e preoccupazione – afferma Claudio Bardazzi, Responsabile Osservatorio Findomestic – aumenta sensibilmente la propensione al consumo per il futuro a breve termine: l’86% degli intervistati dichiara di avere almeno un progetto di acquisto e sale al punto più alto da 12 mesi la percentuale (14,6%) di chi sta valutando l’acquisto di un’auto nuova”. Se l’andamento delle intenzioni di acquisto è variabile negli ultimi mesi, il livello di preoccupazione delle famiglie resta, invece, stabile con inflazione e potere d’acquisto sempre in cima ai pensieri negativi per oltre 6 italiani su 10, come rilevato dall’Osservatorio Findomestic. Il 73% del campione intervistato percepisce prezzi in crescita e la situazione economica resta problematica per 4 famiglie su 10. “Nonostante il contesto – aggiunge Bardazzi – salgono al 29% i consumatori convinti che quello attuale sia un momento propizio per effettuare acquisti importanti e le famiglie sembrano recuperare la voglia di fare progetti e investire sul proprio futuro, un elemento che deve essere sostenuto e che si riflette nel rialzo delle intenzioni d’acquisto per i prossimi tre mesi”.

EFFICIENZA ENERGETICA ED AUTO FANNO DA TRAINO
Nell’ultimo mese le intenzioni di acquisto di impianti di isolamento termico sono aumentate del 23,5%, l’incremento più marcato registrato a marzo tra tutte le categorie merceologiche monitorate dall’Osservatorio Findomestic di marzo. All’interno del settore dell’efficienza energetica per la casa cresce la propensione all’acquisto anche di caldaie a condensazione (+9,4%), ristrutturazioni (+8,2%), impianti fotovoltaici (+6%), pompe di calore (+5,9%) e infissi (+0,9%). In crescita anche il numero di italiani che sta pensando alla sostituzione dell’auto: si guarda principalmente al nuovo (+18% di propensione all’acquisto) che tocca i livelli massimi da un anno a questa parte mentre l’usato risulta sostanzialmente stabile (+0,4%). Andamento opposto per le due ruote, tra i pochi settori in negativo a marzo: -19,2% per i motoveicoli, -10,5% per le e-bike, -24,2% per i monopattini elettrici. Il comparto tecnologico viaggia, invece, a due velocità diviso tra segmenti in positivo come i tablet (+15,5%), gli smartphone (+11,8%) e le TV (+7,5%), altri in stallo come i PC (-0,7%) e altri ancora in caduta come le fotocamere (-18%). La primavera e l’avvicinarsi dell’estate sostengono la voglia di concedersi un viaggio (+3,2%) e la propensione ad acquistare attrezzature per lo sport (+11,1%) e per il fai da-te (+11,8). Per quanto riguarda la casa, infine, crescono per il secondo mese consecutivo le intenzioni di acquistare mobili (+9,8%). In positivo anche piccoli (+2,8%) e grandi elettrodomestici (+15,7%).

Birra, i trend di consumo analizzati da Coop Alleanza 3.0

La birra secondo Coop Alleanza 3.0: la più grande delle cooperative del sistema Coop ha realizzato una ricerca sulle tendenze di consumo di una delle categorie più importanti del mondo beverage, basandosi sui dati dei suoi 350 punti vendita e di EasyCoop, il suo servizio di spesa online. Un osservatorio indubbiamente interessante, considerati gli oltre 40 milioni di pezzi afferenti al mondo delle birre venduti nei soli negozi fisici nel corso del 2024. E oltre 5,5 milioni di questi erano prodotti a marchio del distributore, che nel complesso delle sue linee ha fatto segare una crescita del +1,2% sul 2023. I clienti di EasyCoop, lo scorso anno, nel 20% dei loro ordini hanno messo nel carrello virtuale bottiglie o lattine di birra e in media ne hanno acquistato almeno 5 pezzi. A sottolineare l’aspetto legato al relax e alla convivialità della birra è il dato per cui il prodotto più spesso acquistato da chi mette nel proprio carrello le birre sono i taralli Fior Fiore, seguiti dalle patatine grigliate. Inoltre, si segnala per gli utenti del servizio di spesa online una preferenza spiccata per la birra a marchio Coop: nel 2024 una birra su tre acquistata con un click è a marchio Coop e una su 10 appartiene a categorie più di nicchia. Si tratta infatti di birre artigianali, radler, analcoliche o gluten free. In particolare, questi ultimi due segmenti hanno visto una crescita significativa rispetto al 2023 con un 20% in più nei carrelli virtuali, con una media di spesa di 8 euro.

“NORMALE” E IN BOTTIGLIA DI VETRO LE PREFERITE DAGLI ITALIANI
Nel 2024 i clienti di Coop Alleanza 3.0, hanno acquistato 33,3 milioni di “birre normali” di cui ben oltre 25,5 milioni di pezzi in vetro. Con la dicitura – non ufficiale – “birre normali” si intendono le birre con gradazione alcolica standard, distinguendole così da birre più “forti” o più “leggere”. Agli italiani piace soprattutto in vetro, e in particolare in “vetro superiore”, ovvero caratterizzato da spessore maggiore, tendenzialmente con colorazioni scure e motivi decorativi. Il “vetro superiore” batte il “vetro normale” 15,8 milioni a 9,6 milioni. Terzo gradino del podio – se consideriamo i due tipi di vetro singolarmente – occupato dalle lattine con 7,8 milioni di pezzi. Nel segmento in lattina buona la performance del prodotto a marchio Coop con 3,6 milioni di pezzi.

“STRONG LAGER” PRIMA TRA LE SPECIALI
La fotografia di Coop Alleanza 3.0 ritrae la rilevanza del segmento delle “birre speciali”. Della categoria fanno parte quelle birre che si differenziano dalla classica lager chiara a media gradazione; sono caratterizzate da alta fermentazione (oltre 12,5 gradi Plato), colore differente – ad esempio ambrate, scure – e prevedono l’utilizzo di un cereale come il frumento. Di questa tipologia di birre, nel 2024 ne sono state vendute 5,6 milioni di pezzi. La preferita è la “strong lager” – a bassa fermentazione e caratterizzata da una gradazione alcolica più elevata rispetto alle lager tradizionali – con 2,3 milioni di pezzi; secondo posto per le “birre di frumento” con 1,4 milioni di pezzi acquistati; sul terzo gradino del podio si piazzano le “birre trappiste” di cui è stato venduto oltre un milione di pezzi. Questa ultima tipologia è una birra brassata da monaci trappisti o sotto il loro diretto controllo che osserva una serie di regole stabilite dall’Associazione Internazionale Trappista e registra +23mila pezzi sul 2023. Nel segmento “birre speciali” menzione per le birre aromatizzate che si mostrano come una nicchia con sempre più proseliti: nel 2024 ne sono state vendute oltre 123mila bottiglie con un balzo in avanti di 35mila rispetto al 2023.

ARTIGIANALI, RADLER, LIGHT, SENZA GLUTINE: UN MONDO IN CRESCITA
Spunti interessanti nella fotografia di Coop Alleanza 3.0 arrivano anche per quanto concerne la birra artigianale. Tra le caratteristiche che la definiscono, per la legge italiana “non può essere sottoposta a processi di pastorizzazione e di microfiltrazione durante la fase di produzione”. Nel 2024 sono oltre 248mila le birre artigianali finite nel carrello della spesa, ben 20mila in più rispetto al 2023. Sul secondo gradino del podio troviamo una birra a marchio Coop della linea Fior fiore prodotta con metodo artigianale. In crescita anche il consumo di radler, birra di origine tedesca ottenuta miscelando birra e limonata, che in origine veniva consumata dai ciclisti – radler, in tedesco – come bevanda rinfrescante di basso grado alcolico. Nel 2024 ne sono state acquistate oltre 340mila bottiglie, quasi l’80% in più rispetto al 2023. Anche in questo caso il prodotto Coop non sfigura, occupando il primo e il terzo gradino del podio. La fotografia di Coop Alleanza 3.0 mostra la crescita anche del mondo delle birre analcoliche: nel 2024 ne sono state vendute oltre 958mila ben 200mila in più rispetto all’anno precedente. In questo segmento il podio è tutto delle birre a marchio Coop. Trend in crescita anche per il gluten-free: oltre 140mila bottiglie di birra senza glutine sono state acquistate nel 2024, in crescita del 10% rispetto all’anno prima.

Avena: il parco acquirenti si amplia, con Mdd e discount in vetta alle preferenze

La presenza nel carrello di avena e di cereali a base di avena si conferma per gli italiani un trend di lungo periodo, con una crescita costante dovuta all’aumento del parco acquirenti che negli ultimi tre anni ha guadagnato circa 600.000 famiglie. Un effetto della maggiore attenzione degli italiani verso la propria salute e benessere, che ha un impatto rilevante sulla loro alimentazione e su una maggiore domanda di cibi nutrienti e sani (con scelte anche non “tradizionali”). Il 72% degli italiani, infatti, considera prodotti con probiotici o alimenti che aiutano a proteggere l’organismo come ottimali per la conduzione di uno stile di vita salutare. All’interno di tale scenario si inserisce l’avena, i prodotti a base di avena (quali ad esempio il latte d’avena, la farina, le barrette e gli snack) e le ricette da essa derivate (come il porridge o il muesli), le cui proprietà nutrizionali la rendono un vero e proprio “superfood” non solo per gli appassionati di sport, visto che essendo ricca di carboidrati complessi fornisce un rilascio costante di energia, ma anche perché favorisce il processo digestivo e aiuta a mantenere stabili i livelli di colesterolo e di zucchero nel sangue. Quest’ultimo risulta essere un particolare molto rilevante per il 42% degli italiani che considera i cibi con un alto contenuto di zucchero (quali bevande zuccherate ed energy drinks) deleteri per la propria salute, quindi da evitare.

Tuttavia, nonostante la produzione totale di avena in Italia continui a diminuire (passando da 2,3 milioni di quintali nel 2023 a 2,1 milioni nel 2024), l’ultima analisi condotta da YouGov, gruppo globale di ricerca e analisi dei dati, ha rilevato come il segmento “avena” venga scelto dal 13% delle famiglie intervistate, con una frequenza di 2,4 atti d’acquisto. L’indagine evidenzia, infatti, che a differenza del totale del settore cereali da colazione, il comparto “avena” continui a crescere, con circa 3,3 milioni di famiglie che nel 2024 hanno acquistato questi prodotti (rispetto ai 3,0 milioni nel 2023 e i 2,6 milioni nel 2022) facendo registrare un fisiologico calo dell’acquisto medio (1,33 kg nel 2024 rispetto a 1,49 del 2023). All’interno del settore, è stato rilevato come i cereali tradizionali e l’avena abbiano guadagnato volumi dagli altri segmenti, specialmente da Granola, Muesli e dai cereali per bambini.

Nella scelta dei fornitori, l’analisi di YouGov ha rivelato che gli italiani preferiscano rivolgersi in prima battuta al marchio del distributore (2,2 milioni di famiglie, in decisa crescita), mentre l’unico player “branded” scelto (Fiorentini) si sta gradualmente avvicinando al mezzo milione di famiglie (484.000). Per ciò che concerne i canali di acquisto, il discount è risultato il principale con quasi 2 milioni di famiglie acquirenti e un acquisto medio di 1,3 Kg, seguito dai supermercati (1,2 milioni) e dagli ipermercati. I dati relativi alla geolocalizzazione e al profilo degli acquirenti vedono un indice di acquisto sopra media nel Nord Italia, soprattutto nel Nord Est, e al contrario un Centro-Sud sotto media. A livello sociodemografico il core target (con indici sopra media sia di penetrazione che di acquisto) è costituito da famiglie con responsabile acquisti di età media e adulta (tra i 35 e i 64 anni) e senza bambini; target interessante e potenziale è quello dei nuclei più giovani (con RA sotto i 34 anni) che mostrano una penetrazione sopra media, ma un livello di acquisto medio migliorabile.

La crescita dell’avena, all’interno di un mercato in flessione, cioè i cereali da prima colazione, può anche inserirsi in un contesto di crescita dei prodotti ad alto contenuto proteico che, partiti praticamente da zero pochi anni fa, raggiungono oggi quasi il 60% delle famiglie italiane – commenta Paola Bonassoli, Multinational Client Cluster Lead di YouGov –. I consumatori di questi prodotti, similmente ai consumatori di avena, sono giovani (soprattutto maschi) alla ricerca di prodotti che aiutino la performance sportiva e anche donne di età media-adulta maggiormente interessate al controllo della linea. Di contro, diversi prodotti specifici per i bambini, come i cereali Kids, sono in sofferenza seguendo il ben noto (e tragico) trend negativo delle nascite nel nostro Paese”.

Surgelati, acquisti domestici saliti dell’1,3% nel 2024

Il 2024 è stato un anno di conferme per i prodotti surgelati nel canale retail. I consumi domestici hanno raggiunto quota 652.643 mila tonnellate (vs. le 645.000 registrate nel 2023). Il mercato è aumentato a un ritmo senza precedenti negli anni della pandemia, per poi stabilizzarsi su livelli elevati. In termini percentuali, i dati relativi al canale retail raccontano un incremento a volume del comparto frozen del +1,3% rispetto al 2023. Secondo l’Istituto Italiano Alimenti Surgelati, questa nuova spinta positiva plausibilmente sarà confermata dalla contemporanea crescita nei consumi fuori dalle mura domestiche, per i quali i dati saranno disponibili in estate. “L’aumento segnato nel retail nel 2024, un canale che da solo rappresenta i due terzi dei consumi complessivi, evidenzia un apprezzamento costante per le qualità intrinseche in questi prodotti: praticità, disponibilità, ampiezza e varietà dell’offerta, valenze anti-spreco, gusto, elevati contenuti nutrizionali e, non ultimo, convenienza” afferma Giorgio Donegani, Presidente IIAS.

VEGETALI, PATATE E PRODOTTI ITTICI SUL PODIO
Ma quali sono state nel 2024 le categorie merceologiche surgelate più acquistate dai consumatori italiani? I vegetali si confermano al primo posto: con 220.497 tonnellate consumate nel 2024 (rispetto alle 215.695 del 2023), sono cresciuti del +2,2%, dimostrandosi un valido alleato di chi guarda al benessere e a elevati contenuti nutrizionali. Seguono, con 107.207 tonnellate, le patate che, pur mantenendo la posizione sul podio, registrano invece una lieve decrescita (-3,1%) rispetto all’anno precedente, in cui i consumi avevano registrato cifre record, raggiungendo quota 110.532 tonnellate. Un’oscillazione giudicata fisiologica dall’IIAS, tenendo conto che la stessa categoria ha segnato un incremento del 31,7% rispetto al 2019. Al terzo posto si classifica il pesce surgelato (naturale e panato), che con 95.955 tonnellate registra un incremento del +3,9% rispetto alle 92.372 tonnellate del 2023. I prodotti ittici frozen continuano nel loro percorso di accreditamento presso i consumatori italiani, che secondo l’IIAS li apprezzano in quanto sicuri, salutari, nutrienti, sempre disponibili, facili da preparare, convenienti e ‘trasparenti’, grazie alla completezza delle informazioni presenti sulle etichette delle confezioni.

LA CONVENIENZA SPINGE IL COMPARTO PIZZE
Da evidenziare, nel 2024, la crescita del comparto delle pizze surgelate, che registra l’aumento più significativo in termini percentuali: +3,7%, per un consumo pari a 65.688 tonnellate. Una crescita giustificata anche dalla convenienza economica: secondo una recente indagine condotta da AstraRicerche per IIAS, la pizza surgelata risulta nettamente più conveniente rispetto al delivery (per il quale, invece, si spendono mediamente 7,18 euro a pizza: più del doppio). Anche i piatti pronti surgelati e le specialità salate mostrano un trend in crescita nei consumi domestici, rispettivamente del +0,5% e +2,4% sul 2023, per un consumo pari a 66.306 e 31.367 tonnellate.

Secondo i dati di una recente indagine condotta per IIAS da AstraRicerche – avverte Donegani – quasi 4 italiani su 10 hanno aumentato, negli ultimi 5 anni, l’acquisto di surgelati, tanto che il 99% ha dichiarato di esserne consumatore e più di 1 italiano su 2 di mettere abitualmente in tavola questi prodotti. Un’ulteriore indagine ha calcolato anche il ‘value for money’ di 5 diversi alimenti surgelati, mettendolo a confronto con quello dei 5 alimenti freschi equivalenti. Il risultato ha evidenziato che 4 volte su 5 i surgelati fanno risparmiare. A tutto ciò si aggiunge la rinnovata percezione dei surgelati in termini di gusto, qualità, freschezza e consistenza: per quasi due terzi degli intervistati, è superiore a quella degli alimenti freschi. Una ulteriore conferma dell’apprezzamento quotidiano da parte degli italiani dell’impegno messo in campo dalle aziende produttrici per soddisfare le esigenze di benessere, gusto e convenienza dei consumatori”.

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