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Prodotti funzionali, i driver che guidano gli acquisti

Il mercato c’è ed è destinato a crescere: secondo la società di consulenza e ricerche Precedence Research, il settore degli integratori alimentari e della nutrizione (Fsn – food supplement and nutrition), che comprende bevande arricchite con proteine, drink fortificati e integratori funzionali, dovrebbe raggiungere circa 758,99 miliardi di dollari entro il 2034, con un tasso di crescita annuale composto (Cagr) del 7%.
Per aiutare i marchi del settore alimentare e delle bevande a comprendere meglio esigenze e opportunità in questo specifico ambito, Tetra Pak ha commissionato a Ipsos un’indagine condotta lo scorso luglio, intervistando 25.547 consumatori attenti alla salute – dai genitori ai giovani adulti (16-65 anni), fino ai senior (65+) – in 17 Paesi.
La ricerca rivela che i consumatori considerano i prodotti food supplement and nutrition non solo per i loro benefici funzionali, che si integrano perfettamente negli stili di vita moderni, ma anche per l’aspetto emotivo, aspirazionale e di sicurezza legato alle prestazioni che tali prodotti offrono.

SOLUZIONI NUTRIZIONALI ADATTE AI DIVERSI STILI DI VITA
Dallo studio emerge che i consumatori si rivolgono sempre più ai prodotti funzionali come parte di un approccio olistico al benessere. I principali motivi includono il sostegno alla salute fisica, citato dal 58% dei consumatori, il corretto apporto nutrizionale quotidiano garantito (51%) e il mantenimento dei livelli di energia durante una giornata intensa (47%). Oltre ai benefici fisici, questi prodotti sono apprezzati anche per il loro ruolo nel migliorare il benessere mentale, l’aspetto fisico o la forma.
La rassicurazione emotiva è un altro fattore importante. Infatti, il 42% dei consumatori afferma di volersi sentire maggiormente padrone della propria salute, il 39% desidera la tranquillità di soddisfare i propri bisogni nutrizionali e il 30% aspira a sentirsi più equilibrato o meno stressato.

COMODITÀ E RISPARMIO DI TEMPO
Accanto a questi fattori legati alla salute, alcune considerazioni pratiche stanno acquisendo importanza: per chi è spesso in movimento, la comodità motiva il 21% dei consumatori, mentre il risparmio di tempo nei pasti o negli spuntini influenza il 18%. È interessante notare come diversi gruppi di consumatori diano priorità a benefici differenti: i giovani adulti sono più guidati dal piacere del gusto, mentre i senior cercano tranquillità riguardo alla propria alimentazione.

SPAZIO AI FORMATI LIQUIDI
I formati liquidi stanno guadagnando terreno, con il 59% dei consumatori che esprime interesse per questa opzione nel campo degli integratori e della nutrizione. Il loro fascino risiede nella praticità quotidiana: questi prodotti non richiedono preparazione, sono facili da conservare e ideali per il consumo on-the-go. Questa tendenza riflette un desiderio più profondo di prodotti che si adattino agli stili di vita dei consumatori.

LE MOTIVAZIONI DEI CONSUMATORI ITALIANI
In Italia, i consumatori mostrano un profilo per lo più in linea con il trend globale, quando si osservano le motivazioni all’uso di prodotti funzionali, ma emergono alcune variazioni di rilievo. Più precisamente, gli italiani si distinguono rispetto alla media per un maggiore orientamento al benessere mentale (41%) e al miglioramento dell’aspetto o della forma fisica (35%). Gusto e praticità delle confezioni ready-to-drink si confermano due ulteriori fattori di rilievo nella preferenza di acquisto per questa tipologia di prodotti.
La praticità rimane un’aspettativa fondamentale – commenta Anna Larsson, Category Leader di Tetra Pak –. Per i marchi, rappresenta un’opportunità per distinguersi con formati convenienti e formulazioni innovative che soddisfano aspettative in evoluzione e offrono maggiore valore ai clienti. Tuttavia, l’interesse per questa categoria va ben oltre la sola comodità. Con il 71% dei consumatori che preferisce risultati graduali da ingredienti naturali rispetto ad alternative sintetiche rapide, e un’eguale percentuale disposta a pagare un prezzo premium per queste caratteristiche, assistiamo a un chiaro spostamento verso prodotti basati sul valore, che supportano il benessere a lungo termine”.

IL RUOLO DEL PACKAGING
Come è giusto che sia – considerata l’attività di Tetra Pak, che opera a livello mondiale nella lavorazione degli alimenti e nelle soluzioni di confezionamento – lo studio identifica anche punti critici specifici che il packaging può contribuire a risolvere, dalla sensibilità al prezzo e alla fiducia, fino alla praticità del formato e alla trasparenza sugli ingredienti. Considerando che il 63% degli intervistatili consuma i prodotti funzionali “così come sono”, i formati monoporzione e a lunga conservazione risultano particolarmente adatti a soddisfare questa esigenza.
Dalle confezioni a base carta, che migliorano la praticità, alle analisi utili per orientare formulazioni e posizionamento di mercato, i risultati del sondaggio supportano i marchi nella creazione di offerte differenziate. “Queste evidenze offrono una direzione chiara per i marchi che desiderano crescere in un mercato in rapida evoluzione come questo – conclude Larsson –. Combinando benefici funzionali e appeal emotivo, e adattando i prodotti alle preferenze locali, i brand possono costruire legami più forti con i consumatori, aumentare la fedeltà e cogliere nuove opportunità di crescita sostenibile”.

Italiani sempre più infedeli alle insegne

Di sicuro è un effetto collaterale dell’aumento dei prezzi: alle prese con l’erosione del loro potere d’acquisto, gli italiani si scoprono sempre più infedeli alle insegne al momento di fare la spesa. È quanto emerge da un’indagine dell’Osservatorio Shopping DoveConviene, secondo cui quasi 1 utente su 2 (49%) è propenso a cambiare punto vendita se più conveniente. I dati legati alla fedeltà alle insegne sono ulteriormente peggiorati, complice la crescente necessità di ricercare offerte in linea con il proprio budget.
Secondo questa ricerca, nell’arco di un mese solo il 5% degli intervistati frequenta un unico punto vendita. La maggior parte, invece, si muove tra più insegne: il 36% ne visita regolarmente tre e il 16% addirittura più di quattro.

A CACCIA DI PROMO
Ma se la fedeltà non è il fattore principale, cosa guida allora la scelta del punto vendita in cui fare la spesa? A fare la differenza sono appunto promozioni e prezzi convenienti: il 60% dei consumatori si orienta verso le offerte più vantaggiose, mentre il 50% privilegia i supermercati con i prezzi più bassi. Seguono poi la prossimità del punto vendita e la varietà dei prodotti: il 29% opta per i negozi vicini a casa, mentre il 28% predilige store con ampi assortimenti di articoli disponibili. Il risparmio rimane tuttavia al centro. Basti pensare che il 70% degli italiani consulta sempre i volantini promozionali in fase di pianificazione della spesa.
L’indagine evidenzia, inoltre, una tendenza da parte dei consumatori a prediligere formati di negozi diversi, a seconda della tipologia di prodotti acquistati. In particolare, per la spesa alimentare, l’86% preferisce affidarsi a supermercati e ipermercati, mentre il 52% sceglie il discount. D’altra parte, per l’acquisto di prodotti per la cura della casa e della persona, il 62% si rivolge a negozi specializzati e il 50% a supermercati e ipermercati.

Loner Consumer, chi è e come sceglie cosa comprare

C’è un consumatore che sta cambiando le regole del consumo, e lo sta facendo in modi più profondo di quanto sembri. È il Loner Consumer, il protagonista inatteso del 2025. A indagare il fenomeno è il nuovo Trend Reality Report 2025 – From Signals to Strategy realizzato da YouGov Shopper – che opera nelle ricerche sul mondo del largo consumo – in collaborazione con pressrelations. Lo studio è stato condotto su oltre 21.000 individui in 22 paesi europei.
Attualmente le famiglie ‘single’ costituiscono il 35,4% del totale delle famiglie italiane, con una crescita ancora più marcata se si considera il lungo periodo: +20% rispetto al 2015. Tra le famiglie ‘monocomponenti’, il 40,9% è composto da persone over 65, target che si conferma il più alto spendente e che da solo sviluppa il 42,2% del valore del largo consumo. I consumatori ‘single’ generano il 27,6% del valore complessivo del mercato dei prodotti di largo consumo, il che – se confrontato con le famiglie composte da 2, 3 o più persone – indica una spesa pro capite considerevolmente più elevata.

PIÙ TEMPO DI QUALITÀ PER SE STESSI
Il Loner Consumer non è un ‘solitario’ nel senso tradizionale: coniato dal The Economist lo scorso giugno, il termine descrive una tendenza tutt’altro che marginale e che – diffusasi durante la pandemia – esprime il crescente desiderio di indipendenza, di ricerca di spazio personale e di tempo di qualità con sé stessi. Una scelta che, sempre più spesso, influenza il modo in cui le persone comprano, viaggiano e vivono la dimensione quotidiana.
Stando ai dati rilevati dal report di YouGov, infatti, tra principali motivazioni che spingono gli italiani a ritagliarsi un momento di solitudine ci sono: la volontà di riposarsi mentalmente (per il 49% di loro), avere un momento di introspezione (per il 45%) e connettersi con sé stessi (per il 41%).

IN BILICO TRA VULNERABILITÀ ED EMANCIPAZIONE
I dati del Trend Reality Report di YouGov Shopper evidenziano la doppia sfaccettatura del fenomeno. Da un lato emerge la cosiddetta Loneliness epidemic, la crisi di solitudine che colpisce molte società occidentali. Un recente sondaggio YouGov – rappresentativo della popolazione italiana adulta – mostra, infatti che circa un quarto degli italiani (23%) si senta solo e che per quasi due terzi di loro (62%), questa sensazione sia aumentata rispetto al 2024. La solitudine, inoltre, è un fattore che influisce fortemente sul 21% degli italiani.
Dall’altro lato, però, la solitudine diventa anche una scelta. Molti consumatori, infatti, vivono l’isolamento e il distacco dall’iper-connettività come un modo per prendersi cura di sé, rallentare e compiere scelte più autonome e consapevoli. Solo un 1 italiano su 7, infatti, dichiara di non apprezzare le attività svolte in solitudine – una tendenza rilevata particolarmente tra gli over 55. Queste ultime, poi, si differenziano in base al genere: il 43% delle donne, ad esempio, preferisce lo shopping mentre il 38% degli uomini si dedica allo sport all’aria aperta.

COME CAMBIANO LE DINAMICHE DEL LARGO CONSUMO
Sul mercato italiano il trend del Loner Cosumer è amplificato da un dato demografico importante: il numero dei nuclei familiari aumenta, mentre la popolazione complessiva diminuisce. Questo significa che le famiglie diventano sempre più piccole e che cresce il numero e il peso dei consumatori single; ciò determina cambiamenti significativi nelle abitudini d’acquisto del settore dei beni di largo consumo caratterizzate da una spesa più frammentata, con una frequenza d’acquisto che dal 2022 è aumentata del quasi 19%, ma con il numero di unità per carrello diminuite del 13%.
Inoltre, i consumatori single ricorrono alla spesa online il 10% in più rispetto agli altri cluster, rappresentando il 3,4% del valore totale del mercato. Le differenze non si limitano soltanto alle abitudini d’acquisto: anche il contenuto del carrello del Loner Consumer si caratterizza per una maggiore incidenza, rispetto alla media nazionale, di alimenti per gatti (139%), primi piatti pronti di diverso genere (con i freschi leggermente preferiti rispetto a quelli conservati a temperatura ambiente – 133% vs 129%) e integratori (123%).

PRODOTTI E CONTENUTI SU MISURA
Il Lower Consumer è quindi un consumatore che si muove da solo e con un desiderio crescente di vivere esperienze individuali, non solo nella sfera personale e sociale – con un aumento dell’80% nel 2025 di ricerche di viaggi in solitaria (fonte: Airbnb) e l’offerta di bar e locali pensati appositamente per chi desidera vivere esperienze individuali senza sentirsi ‘fuori posto’ – ma anche nell’esperienza d’acquisto.
In Italia brand e retailer si stanno, quindi, adattando sempre di più alla diffusione di questo evidente trend sociale proponendo da un lato prodotti su misura con ‘confezioni per single’ e piccoli nuclei familiari pratici e adatti a sostenere stili di vita indipendenti e ridurre gli sprechi; dall’altro supportando i consumatori ‘Loner’ con contenuti chiari, recensioni dettagliate sui prodotti e percorsi di acquisto self-service sempre più semplici e veloci.
Il Trend Reality Report di YouGov evidenzia un cambiamento culturale profondo che offre il ritratto di un nuovo consumatore – dichiara Marco Pellizzoni, Commercial Director Consumer Panel di YouGov Shopper – in bilico tra solitudine e ricerca di autonomia, che rivendica libertà e qualità del proprio tempo. In un mercato sempre più guidato da nuclei familiari ridotti e scelte individuali, il ‘Loner Consumer’ rappresenta dunque una sfida e un’opportunità strategica per brand e retailer di ripensare prodotti, servizi ed esperienze che rispondano alle sue esigenze e lo accompagnino nella sua ricerca di indipendenza”.

La cura di sé e della casa traina il non food

Più attenzione all’aspetto fisico, al look e al benessere, ma anche desiderio di rendere la casa più digitale, accogliente e confortevole: sono le due principali tendenze che hanno guidato l’evoluzione dello shopping degli italiani nel corso dell’ultimo quinquennio. A identificarle è l’Osservatorio Non Food di GS1 Italy, lo studio che raccoglie, organizza e sistematizza l’andamento di 13 comparti e ne mette a fuoco giro d’affari, consumi, canali di vendita, innovazioni tecnologiche e tendenze di mercato.

TANTI GLI INCREMENTI A DOPPIA CIFRA
Tra 2020 e 2024 il mercato complessivo dei prodotti non alimentari stimato nell’Osservatorio Non Food ha vissuto una crescita molto sostenuta (+18,6%), in parte attutita nel corso dell’ultimo anno, ed è arrivato a un giro d’affari di 111,59 miliardi di euro.
I dati relativi all’andamento della spesa non food degli ultimi cinque anni evidenziano un aumento in tutti i 13 comparti merceologici che monitoriamo, spesso anche con tassi a doppia cifra – commenta Samanta Correale, Business Intelligence Senior Manager di GS1 Italy –. A spiccare sono soprattutto gli acquisti dedicati alla cura di sé e a quella della casa, artefici di crescite importanti e che mostrano ancora segnali di vivacità”.
La miglior performance è quella messa a segno dai prodotti di profumeria, che in cinque anni hanno visto aumentare di +47,3% il loro giro d’affari. A seguire, nella classifica per tasso di crescita, ci sono abbigliamento e calzature (+28,5%), mobili e arredamento (+23,2%), ottica (+23,2%) e prodotti di automedicazione (+22,9%). Più contenuta, invece, l’espansione della spesa per casalinghi, edutainment e giocattoli.

L’ANDAMENTO DEI 13 PRINCIPALI COMPARTI NON FOOD

  • Elettronica di consumo: cinque anni vivaci (+7,0% a valore) ma crescita annua ferma (-0,5%), per un settore che vale in totale 21,85 miliardi di euro.
  • Abbigliamento e calzature: dopo un quinquennio brillante (+28,5% a valore) oggi la situazione è stabile (+0,0% annuo) e il fatturato è di 21,67 miliardi di euro.
  • Mobili e arredamento: nell’ultimo anno si è fermata la crescita (-0,3%), anche per il venir meno dei bonus dedicati all’edilizia e all’arredamento negli ultimi anni. Oggi questo comparto vale 15,71 miliardi di euro di vendite, il 23,2% in più rispetto al 2020.
  • Bricolage: questo comparto viene da un quinquennio dove ha aumentato le vendite del +13,0% a valore ma nell’ultimo anno ha perso vendite (-1,4%) fermandosi a 13,33 miliardi di euro.
  • Prodotti di automedicazione: il settore dei farmaci acquistabili senza prescrizione medica e degli integratori notificati dal SSN viene da un quinquennio di grande espansione (+22,9% a valore). Anche nell’ultimo anno ha continuato a crescere (+3,2%), arrivando a 8,95 miliardi di euro di giro d’affari.
  • Prodotti di profumeria: è il best performer del non food, grazie a una crescita quinquennale a valore di +47,3%. E conferma questo suo dinamismo anche nell’ultimo anno, che ha chiuso con un +8,0% raggiungendo gli 8,12 miliardi di euro di giro d’affari.
  • Articoli per lo sport: trend quinquennale molto positivo (+21,3% a valore) per questo settore che però nell’ultimo anno ha rallentato la crescita (+0,8%) e oggi vale 6,21 miliardi di euro.
  • Edutainment: il mondo dei prodotti destinati all’intrattenimento e alla cultura (come film, libri, videogiochi e supporti musicali) è tornato nel quinquennio (+7,1%) e ha confermato questo trend anche nell’ultimo anno (+3,2%) toccando i 4,87 miliardi di euro di vendite.
  • Casalinghi: tra 2020 e 2024 ha visto salire il giro d’affari di +3,7% mentre nell’ultimo anno è rimasto stabile (+0,2%), toccando i 4,44 miliardi di euro di giro d’affari.
  • Ottica: l’ultimo anno ha rappresentato uno stop della spesa per i prodotti di ottica (-0,7%) dopo cinque anni di crescita a doppia cifra (+23,2%). Il giro d’affari è di 2,76 miliardi di euro.
  • Tessile casa: dal Covid in poi la crescita non si è più fermata: +20,4% a valore nel quinquennio e +2,0% nell’ultimo anno per un giro d’affari annuo di 1,37 miliardi di euro.
  • Cancelleria: vale 1,20 miliardi di euro questo comparto che viene da un quinquennio di crescita a doppia cifra (+11,7% a valore) ma che nell’ultimo anno ha perso il -2,9% del giro d’affari.
  • Giocattoli: l’andamento del quinquennio (+7,1% a valore) faceva ben sperare in una ripresa delle vendite. Ma nell’ultimo anno il trend è tornato negativo (-3,4%) e il giro d’affari si è fermato a 1,09 miliardi di euro.

Peak season 2025: ecco le aspettative degli italiani per la stagione degli acquisti

Con l’arrivo della stagione più calda per il retail, quella che va da ottobre a dicembre passando per Black Friday, Cyber Monday e festività natalizie, emerge un ritratto del consumatore italiano sempre più maturo e consapevole. A fotografarlo è l’indagine condotta da Adyen, piattaforma tecnologico finanziaria scelta da molte aziende leader a livello mondiale, in collaborazione con OnePoll, su un campione di 1.000 italiani adulti, che rivela tendenze interessanti per chi opera nel mondo del retail fisico e digitale.

UNA STAGIONE DEGLI ACQUISTI DA 227 EURO A TESTA
La spesa media prevista dagli italiani per il periodo ottobre-dicembre si attesta sui 227 euro, una cifra che comprende un’ampia gamma di acquisti: dai prodotti alle esperienze, passando per cene, viaggi e regali. Ma ciò che caratterizza questa peak season non è tanto l’ammontare della spesa, quanto piuttosto come e quando questa viene distribuita.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il periodo di acquisti intensi non si concentra esclusivamente su Black Friday e Cyber Monday, ma registra un picco significativo a inizio dicembre e soprattutto a ridosso delle festività, confermando la persistenza di comportamenti d’acquisto tradizionali accanto alle nuove abitudini legate agli eventi promozionali importati dall’estero.

IL TRIONFO DEL MULTICANALE
Il dato forse più rilevante per i retailer riguarda l’approccio multicanale: un italiano su tre prevede di suddividere in modo equilibrato i propri acquisti tra online e negozio fisico durante la peak season. Non si tratta più di una scelta tra canali alternativi, ma di un’integrazione naturale tra le due modalità di shopping.
Questa fluidità si riflette anche nelle preferenze di pagamento, che rimangono praticamente identiche tra online e offline. La carta di credito o debito domina in entrambi i contesti (60% online, 59% in store), seguita dalle app di pagamento (37% online, 24% in store) e dai digital wallet (15% online, 13% via mobile o smartwatch in negozio).
La necessità di offrire un’esperienza senza frizioni emerge chiaramente quando si scopre che quasi la metà degli intervistati (48%) sarebbe propensa ad abbandonare l’acquisto se non potesse utilizzare il metodo di pagamento desiderato. Per chi acquista online, il 36% indica come fondamentale la possibilità di scegliere tra più metodi di pagamento, il 27% vuole completare la transazione in pochi clic e il 25% non vuole essere reindirizzato verso siti esterni per finalizzare il checkout.

L’IMPORTANZA DEI RESI FACILI
Durante il periodo natalizio, quando l’incertezza sugli acquisti è maggiore per via dei regali, la facilità nei resi diventa un fattore decisivo: il 42% degli intervistati la indica come l’aspetto più importante quando acquista in un negozio fisico. Interessante notare come questa richiesta cresca con l’età, passando dal 27% tra i 18-24 anni al 47% per gli over 65.
La necessità non è solo quella di gestire con semplicità il “ripensamento” tipico del periodo natalizio, ma anche di offrire un’esperienza post-vendita ottimale che garantisca flessibilità, come la possibilità di restituire gli articoli anche in punti vendita diversi della stessa insegna.

PROGRAMMI FEDELTÀ: RICONOSCIMENTO AUTOMATICO E IMMEDIATO
Anche i programmi fedeltà devono evolversi per rispondere alle nuove aspettative. Il 27% degli italiani considera importante accumulare punti automaticamente senza dover usare una carta fedeltà per gli acquisti in store, percentuale che sale al 39% tra i 25-34enni. I clienti desiderano essere riconosciuti e premiati in modo diretto e immediato, possibilmente sulla base dello storico degli acquisti, sfruttando soluzioni digitali integrate.

IL CHECKOUT DIVENTA SOLIDALE
Una delle tendenze più interessanti emerse dall’indagine riguarda la dimensione sociale dello shopping. Il 62% degli italiani si dichiara interessato a effettuare una donazione direttamente al checkout, senza interrompere il processo d’acquisto. L’interesse è ancora più marcato tra le fasce più giovani: 68% tra i 18-24 anni e 69% tra i 25-34 anni.

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE ENTRA NELLO SHOPPING
Come invece emerge dal Retail Report 2025 di Adyen, il 32% degli italiani utilizza già l’IA per fare acquisti, con un aumento del 47% rispetto al 2024. Un trend che potrebbe influenzare anche questa peak season, soprattutto considerando che il 53% dei consumatori italiani che utilizzano l’IA afferma di trarne ispirazione per la scelta di articoli, dall’abbigliamento ai generi alimentari. Solo il 25% dei retailer italiani, tuttavia, prevede di investire nell’IA nei prossimi 12 mesi per supportare le attività di vendita e marketing.

Cosa c’è nel carrello dei consumatori italiani? L’essenziale

La ripresa dell’inflazione, seppur contenuta, che ha caratterizzato l’andamento dei prezzi nel largo consumo nei primi 9 mesi del 2025, sta iniziando a impattare sulla domanda. A fronte di una capacità di spesa più ridotta, i consumatori ponderano le proprie scelte d’acquisto e cambiano le dinamiche di fedeltà ai brand e alle insegne distributive. Si aprono quindi nuove sfide per industria e distribuzione per intercettare le nuove esigenze degli shopper. Questo lo scenario delineato e approfondito durante il webinar “Nuovi consumatori, nuove sfide: i segnali del cambiamento nella grande distribuzione”, organizzato da GS1 Italy in ambito ECR e in collaborazione con Circana.

CRESCITA MODERATA A VOLUME
Seppur in questo clima di ordinaria incertezza economica e sociale, i fatturati della distribuzione moderna nel comparto del largo consumo confezionato (LCC) sono aumentati, sostenuti da una crescita moderata dei volumi (+2,2%) e dalla ripresa dell’inflazione (+1,4%). A supportare la domanda sono soprattutto i prodotti più essenziali con dinamiche molto diverse tra loro in base al grado di sostituibilità e alle alternative disponibili nelle diverse categorie.
A fronte della necessità di compiere scelte di acquisto più equilibrate e ponderate, le performance promozionali, complessivamente ancora in calo rispetto al 2024, hanno un grado di aggressività e di efficacia differenti a seconda del ruolo delle categorie.

LA MDD OLTRE IL 30% DI QUOTA
Il ruolo della marca del distributore (MDD) diventa sempre più centrale nella scelta dei consumatori, arrivando a un’incidenza del 30,3% a totale LCC (+0,2% rispetto all’anno precedente). L’assortimento si razionalizza, a eccezione del discount (+3,7%), e dove predomina l’essenzialità c’è poco spazio per l’innovazione di prodotto che infatti risulta limitata: solo il 5% del fatturato deriva da nuovi prodotti (rilevati tramite lo standard di identificazione GS1 GTIN – Global Trade Item Number).
In uno scenario dove l’incertezza è diventata la norma – afferma Corina Passaro, Senior Retail Director di Circana – soddisfare le esigenze dei consumatori è una rivoluzione silenziosa che parte dal carrello e trasforma la catena del valore lungo i processi logistici, produttivi, decisionali”.

L’ERA DELL’OMNICANALITÀ
Questo avviene in un contesto di grande fluidità tra insegne e formati, con i consumatori che mescolano sempre più i propri canali di acquisto. Si assiste a una penetrazione sui canali online in costante aumento, con il digitale che non è più un canale isolato, ma parte integrante del processo di acquisto.
Questi nuovi strumenti aprono scenari di omnicanalità, dove il successo di un’insegna o di un formato dipende dalla capacità di offrire un’esperienza di acquisto coerente e senza frizioni tra negozio fisico, e-commerce, app e servizi di click&collect, premiando chi riesce a soddisfare i bisogni dei clienti in modo rapido e personalizzato in ogni punto di contatto.

EVITARE L’OUT OF STOCK RESTA UNA PRIORITÀ
L’efficienza a scaffale rimane un tema sensibile: il 39% dei clienti preferisce cambiare brand piuttosto che attendere il ripristino. Dal Barometro ECR-OSA (Optimal Shelf Availability) sviluppato da ECR Italia – l’associazione che all’interno di GS1 Italy raggruppa le principali aziende di industria, distribuzione e logistica per migliorare l’efficienza di filiera – emerge che nell’ultimo anno si stabilizzano il tasso di out of stock al 3,4% e quello delle vendite perse al 4,6% (nel 2024 erano rispettivamente 3,5% e 4,8%), ma la stagionalità crea un’alta variabilità nei mesi a seconda della categoria trattata.
ECR Italia ha il compito di mettere a fattor comune esperienze e strumenti – puntualizza Carolina Gomez, ECR Senior Project Manager di GS1 Italy – fornendo al settore linee guida e metriche di riferimento per affrontare in modo coordinato le nuove esigenze dei consumatori e l’evoluzione del mercato”.

BUONE PERFORMANCE PER FORMAGGI E SALUMI
Dalla segmentazione delle categorie di prodotto in base alle performance a volume e per out of stock, attribuendo loro un ruolo (eccellenza esecutiva, collaborazione efficiente, sviluppo potenziale, inefficienza), emerge che formaggi e salumi sono fra le categorie più performanti, mentre frutta e uova fresche risultano tra quelle da sviluppare.
In un momento in cui l’incertezza è la nuova normalità – conclude Giuseppe Luscia, ECR Senior Project Manager di GS1 Italy – la capacità di misurare e interpretare correttamente ciò che accade nel punto vendita diventa essenziale: è lì che si manifesta la fiducia del consumatore e si misura la reale efficacia della collaborazione di filiera”.
Per approfondimenti, i materiali del webinar “Nuovi consumatori, nuove sfide: i segnali del cambiamento nella grande distribuzione” sono disponibili sul sito di GS1 Italy.

Shopping natalizio all’insegna della cautela

Un sentimento di cauta fiducia caratterizza la stagione di shopping in vista delle festività 2025: se a livello globale la spesa media prevista cresce del 24% rispetto al 2024, in Italia i consumatori mostrano un atteggiamento più prudente, con budget pianificati e acquisti anticipati. A dirlo è l’Holiday Retail Report 2025 di Shopify, la principale piattaforma per il commercio globale diffusa in oltre 175 Paesi in tutto il mondo e che nel 2024 ha supportato gli acquisti di oltre 875 milioni di persone (pari a 1 utente Internet su 6). Secondo i dati raccolti su un campione rappresentativo di consumatori e imprese, in Italia e nei principali mercati europei e mondiali la fiducia persiste, ma con un approccio più razionale e pianificato.

GLI ITALIANI RIDUCONO IL BUDGET
La spesa media degli italiani prevista per le festività secondo Shopify si attesta a 185 euro (vs 192 dollari a livello globale), in calo del 15% rispetto ai 219 euro del 2024. Oltre 4 italiani su 10 (44%) dichiara inoltre di aver già stabilito un budget oculato di spesa e, di questi, circa un terzo (30%) si impegnerà a rispettarlo. Le stesse aziende italiane coinvolte nella ricerca si dichiarano parzialmente ottimiste in vista dello shopping festivo, con il 64% che prevede vendite in crescita.
I consumatori italiani mostrano segnali di una consapevolezza più matura rispetto all’attuale contesto economico – commenta Paolo Picazio, Country Manager per l’Italia di Shopify (nella foto a sinistra) – che va di pari passo con il crescente coinvolgimento di tecnologia e intelligenza artificiale, utilizzate sempre più in modo pragmatico per semplificare l’esperienza d’acquisto. In questo scenario, unificare i canali e creare una connessione fluida tra online e offline si confermano fattori chiave per intercettare e fidelizzare i clienti, che restano particolarmente attenti al prezzo e che trovano in sconti, spedizione gratuita e programmi fedeltà i principali driver di fiducia verso i brand”.

GLI ACQUISTI INIZIANO PRIMA, LE PROMO NO
L’incertezza economica e la crescita dei costi non sembra quindi inficiare la voglia di shopping in vista del Black Friday & Cyber Monday 2025 e delle festività natalizie, ma le condizioni macroeconomiche ne vanno a modificare la programmazione. Quasi un quarto (26%) degli italiani, infatti, dichiara che inizierà gli acquisti prima del solito, ma solo il 12% delle aziende lancerà promozioni prima di ottobre: un divario che potrebbe far perdere ai brand l’opportunità di intercettare la domanda.

LA TECNOLOGIA NEL CARRELLO
Quest’anno ancor più del precedente, l’intelligenza artificiale si conferma una delle leve chiave del commercio moderno. Sia per i consumatori che per le aziende. Due terzi (66%) dei consumatori italiani prevedono infatti di utilizzare strumenti basati su AI per almeno un’attività di shopping durante le festività, in particolare per trovare offerte (30%) o scoprire nuovi prodotti (20%). Anche a livello globale quasi due terzi (64%) dei consumatori dichiarano di voler utilizzare l’AI per almeno una fase dello shopping natalizio, confermando come l’Italia, da questo punto di vista, si muova in linea con gli altri mercati.

LE IMPRESE INVESTONO IN INTELLIGENZA ARIFICIALE
Parallelamente, oltre 8 imprese italiane su 10 (83%) coinvolte nella ricerca Shopify dichiarano di aver già investito (o pianificato di investire nei prossimi 12 mesi) in soluzioni AI per migliorare l’esperienza di scoperta e acquisto dei propri prodotti.
Tuttavia, la tecnologia non sostituisce la relazione umana: il 74% degli italiani dichiara che “comprare da una persona” resta un elemento importante nell’esperienza di acquisto, in forte crescita rispetto al 55% del 2024. La fiducia nell’AI cresce (il 47% ritiene che migliorerà l’esperienza d’acquisto); allo stesso tempo, il 65% dei consumatori italiani resta ancora diffidente verso un uso non trasparente della tecnologia.

FISICO O DIGITALE? IL FUTURO È IBRIDO
La multicanalità è ormai una realtà consolidata del percorso d’acquisto: oggi l’80% dei consumatori italiani scopre nuovi prodotti attraverso una combinazione di canali fisici e digitali, un dato in crescita rispetto al 74% del 2024 e perfettamente in linea con la media globale. La riscoperta del negozio fisico (+18%) va di pari passo con l’aumento delle ricerche online (+9%), mentre la pubblicità, sia tradizionale (+23%) che digitale (+20%), torna a essere un potente motore di scoperta.
Ma se i canali digitali – social media, influencer e community – giocano un ruolo crescente nella fase di ispirazione (con crescite rispettive del 20%, 15% e 27%), quando si tratta di prendere decisioni di acquisto vere e proprie entrano in gioco dinamiche più personali e “umane”: al primo posto la famiglia (45%), seguita dallo stato d’animo al momento dello shopping (34%) e dal classico “window shopping” (32%). Solo dopo arrivano advertising, social network e, in coda, celebrities e influencer (6%), a conferma di come fiducia, emozioni e relazioni restino i driver più autentici delle scelte dei consumatori italiani.
Si consolida così un modello ibrido, con quasi quattro italiani su dieci (39%) che divideranno gli acquisti tra online e offline, a conferma della necessità per i brand di adottare strategie di commercio unificato, capaci di offrire esperienze coerenti e senza frizioni, indipendentemente da canali e touchpoint. Tuttavia, il 46% dei consumatori italiani ha abbandonato un acquisto nell’ultimo anno a causa di checkout lenti o complessi (48% a livello globale), evidenziando quanto la semplicità e l’integrazione dei processi restino elementi decisivi nel percorso d’acquisto.

SEMPLICITÀ E SOSTENIBILITÀ GUIDANO LE SCELTE
Sconti e offerte restano asset fondamentali per fidelizzare: il 53% degli italiani li considera il principale incentivo alla fedeltà, seguiti da spedizioni gratuite (35%) e programmi loyalty (25%). Allo stesso tempo, la sostenibilità si consolida come valore guida: il 26% intende acquistare in modo più consapevole, mentre il 27% privilegerà brand locali per sostenere l’economia del territorio. La sfida è dunque, per le imprese, trasformare l’impegno etico in leva di fiducia e valore. La sostenibilità, sempre più, è ormai parte dell’esperienza e non un messaggio a sé.
Il retail italiano sta attraversando una fase di evoluzione e maturità – conclude Paolo Picazio –. Il quadro che emerge è quello di un consumatore più consapevole, che guarda alle festività con ottimismo ma anche con realismo: la fiducia torna, ma è una fiducia attenta e costruita su esperienze di valore, convenienza e autenticità. I brand che sapranno coniugare intelligenza artificiale, sostenibilità e relazioni personali costruiranno il vero vantaggio competitivo del futuro”.

LA METODOLOGIA DELLE INDAGINI SU CONSUMATORI E IMPRESE
L’indagine sui consumatori presente nell’Holiday Retail Report 2025 di Shopify è stata realizzata su un campione di 18.000 consumatori in nove Paesi (Australia, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti). Le interviste sono state condotte online da Sapio Research nel mese di agosto 2025 tramite invito via e-mail e questionario web. Per l’Italia il campione è di 2.000 rispondenti.
L’indagine sulle aziende è stata realizzata su un campione di 7.500 imprenditori e decision maker aziendali (non esclusivamente merchant Shopify) attivi in aziende con meno di 1.000 dipendenti, nei medesimi nove Paesi. Le interviste sono state condotte online da Sapio Research tra agosto e settembre 2025 tramite invito via e-mail e questionario web. Per l’Italia il campione è di 1.000 rispondenti.

Filiera lattiero casearia, crescono l’export e la fiducia degli italiani

Numeri da record per la filiera lattiero casearia, con 7,1 miliardi di euro di valore realizzato dalla fase di allevamento e 21,8 miliardi di euro nella successiva trasformazione. Questa seconda fase ha fatto registrare un aumento del 9% nell’ultimo anno, confermando il primato in termini di fatturato nell’ambito dell’industria alimentare. A fare da traino sono le esportazioni: lo scorso anno ha visto un risultato straordinario – 5,4 miliardi euro di giro d’affari e 660 mila tonnellate inviate oltreconfine – e il primo semestre 2025 ha fatto registrare un +15,7% in valore e un +5% in volume.
L’Italia si posiziona al quinto posto tra i produttori di latte bovino in ambito UE, con oltre 13.000 tonnellate consegnate, 23.000 allevamenti e circa 1,7 milioni di vacche. Nel 2025 la produzione di latte è in calo (-0,6% nel periodo gennaio-luglio), a fronte di prezzi alla stalla mediamente in crescita (+15% nel periodo gennaio-agosto) sostenuti dalle quotazioni all’ingrosso dei principali formaggi della tradizione.

IN RECUPERO LA DOMANDA INTERNA
La spesa delle famiglie italiane per i prodotti lattiero caseari – che incide per circa il 14% sullo scontrino medio – fa segnare un deciso recupero nel corso del 2025, con una maggiore propensione da parte dei consumatori a riempire il carrello con formaggi freschi (+5,7% in volume nei primi sette mesi) e yogurt (+6%). All’opposto sempre meno latte fresco, complici dinamiche socio-demografiche e cambiamento di abitudini e preferenze.
Questo è il quadro delineato da Ismea, sulla base degli ultimi dati presentati in occasione di “Think Milk, Taste Europe, Be Smart”, la campagna di promozione di latte e derivati, promossa dal settore lattiero-caseario di Alleanza delle Cooperative Italiane, realizzata da Confcooperative con il cofinanziamento della Commissione europea.

IL PROCESSO DI AGGREGAZIONE AVANZA
Negli ultimi dieci anni, rileva Ismea, sono progressivamente scomparse le realtà di piccole dimensioni, a favore, però, di un progressivo percorso di aggregazione. Sebbene gli allevamenti di piccole dimensioni (<49 capi) siano attualmente circa la metà del totale nazionale, l’offerta è per lo più concentrata in aziende di medio-grandi dimensioni. Quelle grandissime con oltre 5.000 capi, pur rappresentando poco meno del 5% della numerosità totale, detengono circa 1/3 dei capi da latte.
Oggi, uno dei principali obiettivi su cui il comparto deve intervenire anche con strumenti politico-normativi – commenta Giovanni Guarneri, Presidente del Settore lattiero-caseario Confcooperative Fedagripesca (nella foto a sinistra) – è quello dell’aggregazione del sistema produttivo. Solo con una maggiore dimensionalità delle aziende è possibile, infatti, competere nei mercati internazionali. È già in atto un robusto consolidamento delle dimensioni, in virtù sia di processi di crescita che di fusioni fra cooperative e se teniamo conto che il 63% del giro d’affari cooperativo lattiero-caseario è sviluppato proprio dalle 25 imprese più dimensionate, è evidente come risulti fondamentale organizzarsi per fare sinergie ed economie di scala, per essere maggiormente reattivi di fronte a cambiamenti repentini e per accrescere il potere contrattuale sui mercati internazionali”.
Complessivamente, al sistema cooperativo fanno capo, attualmente, 17.000 stalle, 540 imprese di trasformazione e più di 13.000 lavoratori: la cooperazione è responsabile del 65% del latte raccolto in Italia nonché del 70% della produzione dei principali formaggi Dop.

I CRITERI DI ACQUISTO
Interessanti i risultati emersi dalla Consumer Survey condotta da Nomisma, sempre nell’ambito delle attività di monitoraggio del progetto “Think Milk, Taste Europe, Be Smart”. Il 98% della popolazione italiana consuma più o meno regolarmente latte, yogurt e formaggi.
Trai i criteri di acquisto dei prodotti lattiero-caseari e tra i desiderata, convenienza e sconti ricoprono un ruolo di rilievo, accompagnati però da qualità, filiera tracciata e certificazioni, delineando come il passaggio dal prezzo al valore del prodotto sia un percorso da consolidare in modo consapevole.

GLI ITALIANI SI FIDANO DEL MADE IN EU
Rispetto alle precedenti survey di monitoraggio, cresce la fiducia nel latte e nei prodotti lattiero-caseari Made in EU, arrivando quasi a 8 italiani su 10. Il dato è maggiore negli uomini, tra i più giovani e al salire di reddito e titolo di studio. Il 44% cerca fonti ufficiali a conferma delle informazioni sui prodotti alimentari trovate online, ma aumenta il gruppo di chi si informa tramite web e social media (28%). Nel complesso sale la quota di italiani che si informa (85%, +23punti percentuali rispetto al 2024).
Andando poi ad analizzare la conoscenza delle specifiche dei prodotti lattiero-caseari, emerge come oltre 6 su 10 italiani ne sono consapevoli, con una correlazione positiva tra chi si fida ma anche tra chi si informa, indice che la consapevolezza non può prescindere da una corretta informazione. Sulle fake news legate al mondo lattiero-caseario, 2 consumatori su 3 sono in grado di individuarle correttamente: l’eliminazione del lattosio appare un’informazione ancora poco conosciuta, ma in consolidamento, mentre su bevande vegetali e latte Uht permangono falsi miti ancora non del tutto sfatati.

LA PERCEZIONE DEL BENESSERE ANIMALE
L’indagine ha poi esplorato la percezione relativamente alla sostenibilità, con un focus sul comparto bovino da latte: un ambiente pulito e spazioso il concetto principalmente associato al benessere animale, tema su cui gli italiani cercano informazioni (ma sporadicamente) soprattutto su canali entertainment Tv e social. Infine, appare positiva – ma con spazi di miglioramento – l’attitudine futura all’informazione sui prodotti lattiero-caseari, con il 78% che si dichiara interessato ad avere maggiori informazioni sul latte e sulle sue proprietà nutrizionali.
La survey fa emergere chiaramente la connessione fra una corretta informazione su latte e formaggi e la fiducia dei consumatori – afferma Chiara Volpato, Head Of Technical Consulting di Nomisma – che deve necessariamente basarsi su un solido percorso di consapevolezza. Incrociando il profilo relativo all’informazione e la consapevolezza specifica, emerge infatti come gli italiani siano un popolo di fact checkers: oltre uno su due ha un approccio proattivo nell’informazione rispetto ai prodotti alimentari e una buona conoscenza delle specificità dei prodotti dairy”.

UNA CAMPAGNA PER SFATARE I FALSI MITI
Questa indagine – aggiunge Guarneri – ci restituisce un quadro positivo che attesta l’efficacia della campagna ‘Think Milk,Taste Europe, Be Smart’, nata più di quattro anni fa proprio con l’obiettivo di sfatare falsi miti e sensibilizzare i consumatori, ma soprattutto i giovani, nei confronti dei prodotti lattiero-caseari con un’immagine contemporanea e attraverso attività esperienziali, digital e corretta informazione. Oggi, ci approcciamo ad un consumatore informato e consapevole che cerca qualità, sicurezza alimentare, benessere animale, certificazioni e tracciabilità di filiera: ecco perché è importante lavorare di concerto con i diversi attori della filiera, con la distribuzione e con gli organi di stampa per continuare a promuovere un consumo consapevole guidato soprattutto dal valore intrinseco del prodotto stesso”.

Pet food & care, secondo Circana vale 4,2 miliardi di euro

Si accende la sfida – a colpi di dati – nel mercato pet food & care italiano. Solo qualche settimana fa NielsenIQ aveva annunciato l’ampliamento del servizio di rilevazione su questo sempre più ricco comparto merceologico, mentre oggi è Circana rimarcare la propria copertura omnicanale e le collaborazioni strategiche con retailer leader del canale specializzato e online. E lo fa da un podio importante: l’evento riservato alle aziende associate ad Assalco (Associazione nazionale tra le imprese per l’alimentazione e la cura degli animali da compagnia).
L’ultima rilevazione firmata Circana registrava a dicembre 2024 un valore di 3,1 miliardi di euro su base annua, in crescita del 3,7% sull’anno precedente. L’analisi, ora ampliata, porta a settembre 2025 questo valore – sempre su base annua – a 4, 2 miliardi di euro.

UN PANEL DI PET SHOP INDIPENDENTI
Circana sottolinea di essere l’unica azienda a rappresentare in modo continuativo e strutturato il rilevante fatturato generato dai 4.573 negozi Pet Shop indipendenti presenti in Italia, grazie a un campione proprietario attivo da oltre 20 anni. Questa copertura – ribadisce una nota della società – consente di cogliere trend e dinamiche di mercato che sfuggono ai modelli alternativi che stimano il dato di vendita, senza rilevarlo in store.
Con più di due decenni di collaborazione con aziende dell’industria e della distribuzione, oltre che alla storicità della collaborazione con Assalco per la pubblicazione del suo Rapporto annuale, Circana rivendica una competenza verticale nel canale specializzato, che si traduce in insight strategici e soluzioni su misura per affrontare le sfide del mercato.

NON SOLO CIBO PER CANI E GATTI
Grazie all’ampliamento del panel e all’integrazione di nuovi dati, Circana rileva ora un mercato pet care pari a oltre 1 miliardo di euro nell’anno terminante a settembre 2025. I segmenti oggetto della rilevazione sono: gli accessori per animali da compagnia, che comprendono le lettiere, i prodotti per l’igiene e salute, i masticativi, i giochi e gli antiparassitari; gli alimenti per altri animali da compagnia, ovvero quelli per uccelli, piccoli mammiferi, tartarughe e pesci.

IL WELLNESS COME NUOVO PARADIGMA COMPETITIVO
Che cosa si cela dietro la continua crescita del mercato e quali i nuovi bisogni vengono soddisfatti? Circana osserva che l’espansione del pet care è guidata da un crescente interesse degli italiani per il benessere degli amici animali. Questa tendenza è evidente non solo nelle formule alimentari (con la diffusione di claim come Grain Free, Hypoallergenic e l’arricchimento con Superfood) ma anche nel non food.
Tra i segmenti più dinamici, nel perimetro omnicanale, troviamo:

  • Antiparassitari: registrano l’incremento più robusto del settore non-food, con un balzo del 7,6% a valore;
  • Igiene e salute cane/gatto: cresce del 6,3% a valore, guidato dagli integratori per animali da compagnia (pet supplement);
  • Pet Supplement: il sottosegmento, appena citato, cresce del +21,9% a valore e genera 65 milioni di euro, con oltre 370.000 famiglie acquirenti (+46% vs anno precedente, fonte: YouGov).

VOLUMI IN CRESCITA E STABILITÀ DEI PREZZI
Nel perimetro omnicanale che include distribuzione moderna, drugstore, discount, canale specializzato e online, considerando la crescita a valori costanti nel periodo gennaio-settembre 2025, il segmento dei prodotti per il pet food e il pet care fa segnare +2,1% contro il +1,9% del largo consumo confezionato, evidenziando prezzi stabili rispetto all’incremento dell’1,4% fattore registrare dal mondo lcc.
Il mercato italiano del pet food & care mostra una resilienza straordinaria – commenta Paolo Garro, Business Insights Senior Director di Circana – e una complessità crescente. La nostra capacità di rilevare in modo completo e granulare tutti i canali – mass market, specializzato e online – ci consente di identificare con precisione i trend emergenti e le nuove opportunità di business. Il benessere animale è una delle concause endogene di una crescita solida e duratura, così come il benessere lo è per il cibo per umani”.

Shopping, da ottobre a dicembre 227 euro di spesa media

Con l’avvicinarsi dei mesi più intensi per lo shopping, la piattaforma tecnologico finanziaria Adyen presenta una nuova indagine, condotta in collaborazione con OnePoll, che esplora come, quanto e in quali momenti gli italiani si preparano a spendere nel periodo ottobre-dicembre, con un focus sulle preferenze e le aspettative in materia di pagamenti.
In particolare, la ricerca evidenzia come la peak season dello shopping in Italia non sia limitata ai soli Black Friday e Cyber Monday, ma registri un picco degli acquisti a inizio dicembre e a ridosso delle festività. Per una vasta gamma di articoli e occasioni, dai prodotti alle esperienze, passando per cene, viaggi e regali, la spesa media prevista è di 227 euro. Tendenze interessanti sono emerse, inoltre, in relazione alle modalità e all’esperienza stessa di acquisto.

I METODI DI PAGAMENTO PREFERITI
L’indagine di Adyen rivela che un italiano su tre prevede di suddividere in modo equilibrato i propri acquisti tra online e negozio fisico durante la peak season, evidenziando l’importanza di offrire pagamenti performanti e senza frizioni su tutti i fronti.
Allo stesso modo, le preferenze in materia di pagamento si mantengono pressoché identiche tra online e negozio fisico, prediligendo le stesse soluzioni digitali su entrambi i canali. La carta di credito/debito rappresenta il metodo di pagamento che gli italiani pensano di utilizzare di più sia online che in store, rispettivamente con il 60% e il 59% delle preferenze. Significative anche le app di pagamento, al secondo posto tra le opzioni digitali, scelte dal 37% per l’online e dal 24% per gli acquisti in store. Da segnalare, infine, il ruolo dei digital wallet, indicati dal 15% nel primo caso e dal 13% (via mobile o smartwatch) nel secondo.

LA VARIETÀ DI OPZIONI È INDISPENSABILE
Fondamentale è, quindi, offrire ai clienti un’ampia varietà di opzioni e un processo fluido, come dimostra il fatto che quasi la metà degli intervistati (48%) sarebbe propensa ad abbandonare l’acquisto se non potesse utilizzare il metodo di pagamento desiderato.
Tra gli aspetti più importanti per chi fa shopping online, il 36% indica infatti la possibilità di scegliere tra più metodi di pagamento, il 27% la possibilità di completare la transazione in pochi clic e il 25% l’assenza di reindirizzamenti verso siti esterni per finalizzare il checkout.
Infine, un focus ulteriore dell’indagine ha riguardato la sicurezza nei pagamenti digitali, percepita positivamente dalla maggior parte degli italiani: ben l’82% dichiara infatti di sentirsi sicuro nell’effettuare acquisti con questa modalità durante la peak season, aspettandosi quindi standard elevati e soluzioni affidabili da parte dei merchant.

GESTIONE FACILE DEI RESI
Durante la peak season, anche la possibilità di cambiare idea sugli acquisti è un’esigenza diffusa tra i consumatori italiani: il 42% indica la facilità nei resi come l’aspetto più importante quando acquista in un negozio fisico. Un dato che racconta non solo la necessità di gestire con semplicità il “change of mind” tipico dello shopping nel periodo natalizio, ma anche l’importanza di offrire un’esperienza post-vendita ottimale, garantendo flessibilità, come la possibilità di restituire gli articoli anche in punti vendita diversi della stessa insegna. Dal punto di vista generazionale, la richiesta di resi facili cresce con l’età: si passa dal 27% tra i 18-24 anni al 47% per gli over 65.
Accanto ai resi, anche i programmi fedeltà devono evolvere, come dimostra il fatto che il 27% degli italiani considera importante accumulare punti automaticamente senza dover usare una carta fedeltà per gli acquisti in store, percentuale che sale al 39% tra i 25-34enni. Ciò evidenzia come i clienti desiderino sempre di più essere riconosciuti e premiati in modo diretto e immediato. Una possibilità garantita da soluzioni digitali e integrate che consentono di offrire vantaggi personalizzati anche sulla base dello storico degli acquisti.

IL CHECKOUT DIVENTA SOLIDALE
In vista di questo periodo di shopping intenso e di bilanci di fine anno, cresce però l’attenzione verso il valore sociale che può assumere anche un gesto semplice come il pagamento. Secondo l’indagine, il 62% degli italiani si dichiara interessato a effettuare una donazione direttamente al checkout, senza interrompere il processo d’acquisto, con il maggiore interesse riscontrato tra le fasce più giovani, come mostrano picchi del 68% tra i 18-24 anni e del 69% tra i 25-34 anni. Un dato che sottolinea come anche questa fase possa trasformarsi in un’occasione concreta per i merchant di coinvolgere i clienti in iniziative solidali e rafforzare il legame con il brand.
I dati raccolti raccontano, quindi, una stagione degli acquisti che sembra essere fatta non solo di offerte e regal – dichiara Gabriele Bellezze, Country Manager Adyen Italia – ma di scelte consapevoli e nuove aspettative: pagare diventa esperienza, relazione e anche occasione di responsabilità sociale. In questo scenario, il checkout evolve e si arricchisce di nuove funzioni, segnando una trasformazione concreta nel modo in cui i merchant si possono relazionare con i consumatori italiani”.

LA METODOLOGIA DELLA RICERCA
La survey è stata condotta da OnePoll per Adyen dal 11 al 15 settembre 2025 su un campione di 1000 italiani adulti, di età superiore ai 18 anni e selezionati in modo casuale e stratificato per età, genere e area geografica. I dati relativi alla spesa, ai canali e ai metodi di pagamento si riferiscono agli intervistati che hanno dichiarato di avere intenzione di effettuare acquisti nel periodo ottobre-dicembre.

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