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I consumatori vogliono più informazione. L’etichetta la nega. Firma la petizione

Quando il consumo si fa stretto… è il tema scelto per il Forum di Osserva Italia, l’osservatorio quotidiano di repubblica.it in collaborazone con Conad e Nielsen.

Nell’analisi dell’amministratore delegato di Nielsen Giovanni Fantasia emerge quello che molti ormai considerano come dato consolidato. Gli italiani non torneranno a spendere come prima nel largo consumo. Non lo faranno perché hanno introiettato i cambiamenti culturale di comportamento imposti dalla crisi: ricerca di convenienza, riduzione degli psrechi, diffusione della sarin economy (il 56% degl italiani è disposto a condividere benoi e servizi, contro il 46% dei tedeschi e il 29% di francesi e inglesi). Hanno imnparato a razionalizzare le spese: nel 2014 il risparmi incrementale sui consumi è stato di 900 milioni di euro.

Ma il più consistente fenomeno di cambiamento è il fatto che i consumatori sono diventati avidi di informazioni prima di acquistare. Soprattutto quel 30% di italiani che contribuiscono al 40% delle vendite nel largo consumo, che Nielsen divide in 8,4 milioni di consumatori esigenti (quelli che ricercano il prodotto con il prezzo più vantaggioso, di cui il 70% sono over 45enni) e nei 9,7 milioni di esigenti che sono affezionati a una marca da acquistare al miglior prezzo (dopo attente ricerche sulla rete).

Gli italiani, poi, quano acquistano richiedono qualità: l’82% è interessato all’origine del prodotto, il 70% legge gli ingredienti, il 65% acquista prodotti a denominazione.

A questo riguardo l’amministratore delegato di Generale Conserve Vito Gulli (nella foto in alto durante il Forum Osservaitalia) ha evidenziato come, di fronte a un consumatore che vuole sempre più informazioni, il nuovo regolamento europeo 1169 sull’etichettatura alimentare, che entrerà in vigore tra meno di un mese, non prevede l’obbligo di indicare lo stabilimento di produzione, creando non solo confusione e poca chiarezza nei consumatori, ma venendo meno alla salvaguardia del Made in Italy con danno evidente per quelle imprese, come Generale Conserve e molte altre, che si ostinano a produrre in Italia.

Così se fino ad oggi in Italia grazie al D.lgs.109/1992 l’indicazione sull’etichetta dell’indirizzo della sede dello stabilimento di produzione è stata obbligatoria, dal prossimo dicembre a causa del regolamento europeo 1169/2011 l’indicazione rischia di scomparire non essendo considerata più obbligatoria.

Per questo, inStoremag. It appoggia e infita a sottoscrivere la campagna in corso lanciata da ioleggoletichetta per firmare una petizione al Governo Italiano e al Parlamento europeo per mantenere in Italia ed estendere agli altri paesi Ue l’obbligo di indicare lo stabilimento di produzione in etichetta.

C’è poco tempo. Il 24 novembre verrà spedita la petizione che finora ha raccolto 15.000 firme.

di Fabrizio Gomarasca