Investindustrial scommette sulla crescita delle private label in Medio Oriente e realizza un’operazione che rappresenta una novità per il mondo finanziario europeo. L’acquirente è in realtà Windoria, società detenuta indirettamente da fondi affiliati di Investindustrial e nata dall’unione dell’italiana La Doria con la statunitense Winland Foods, entrambe attive proprio nella produzione di marchi privati. Il target è invece Al-Fursan Al-Maghawear, produttore e distributore saudita di salse, condimenti e altri prodotti alimentari a lunga conservazione. La novità sta nel fatto che si tratta della prima acquisizione di maggioranza in Arabia Saudita da parte di una società partecipata da un gruppo di investimento europeo. Il closing dell’operazione, soggetta alle consuete autorizzazioni da parte delle autorità competenti, è atteso entro la fine di questo mese di ottobre.
L’IDENTIKIT DI WINDORIA E AL-FURSAN
Con questa mossa Windoria consolida il proprio posizionamento nella produzione alimentare e come interlocutore di retailer, operatori foodservice e grandi marchi internazionali, forte di quasi 4 miliardi di dollari di ricavi, 29 stabilimenti produttivi e 5.000 dipendenti.
Al-Fursan, insieme alle controllate Al-Faris Al-Arabi Trading Ltd. Co. e Al-Faris Food Industries Ltd. Co., detiene una posizione di leadership nel segmento delle salse e dei condimenti, in particolare ketchup e aceto, grazie a marchi di rilevanza nazionale tra cui Baidar. Con circa 300 dipendenti, uno stabilimento produttivo a Riyad e una rete di distribuzione composta da sei sedi commerciali e sette magazzini in Arabia Saudita, l’azienda dovrebbe rappresentare un importante motore per la crescita di Windoria nell’area.
Nell’intenzioni di Investindustrial, l’operazione consentirà a Windoria e Al-Fursan di mettere insieme competenze locali e regionali, favorendo l’innovazione e la crescita per cogliere appieno il potenziale insito nella rapida espansione delle private label in Medio Oriente. L’acquisizione è stata resa possibile grazie alla decisione di Investindustrial di stabilire una presenza diretta nella regione e alla partnership strategica sviluppata con la Saudi Industrial Development Fund Investment Company (SIC), che ha svolto un ruolo determinante nel favorire collaborazioni di carattere industriale nella regione.
UNA STRATEGIA DI CRESCITA GLOBALE
A dimostrare la volontà di crescere anche fuori dai mercati occidentali è un dato: negli ultimi dodici mesi, Investindustrial – che è un gruppo di società di investimento, holding e consulenza gestite in modo indipendente con 17 miliardi di euro di fondi raccolti – ha completato add-on (cioè ulteriori acquisizioni operate da società già riconducibili ai suoi fondi) in Asia e Medio Oriente per un enterprise value complessivo di circa 500 milioni di euro, con le aziende in portafoglio che oggi gestiscono 25 stabilimenti produttivi nelle due aree. Una vocazione globale confermata dall’ampliamento dei team a Abu Dhabi e Shanghai e dalla recente decisione di aprire un ufficio a Tokyo.
“Siamo orgogliosi di annunciare la nostra prima acquisizione in Arabia Saudita – dichiara Andrea C. Bonomi, Presidente dell’Industrial Advisory Board di Investindustrial – in un settore in cui vantiamo un know-how consolidato e che presenta importanti prospettive di crescita. Prevediamo un aumento significativo della penetrazione del private label in Medio Oriente e Asia nei prossimi anni, creando un’opportunità eccezionale per accelerare lo sviluppo del settore e valorizzare il potenziale di Windoria. L’acquisizione di Al-Fursan riflette l’impegno di Investindustrial nel trasformare i campioni locali in leader globali. La nostra attenzione rimane rivolta al miglioramento continuo e all’innovazione, con l’obiettivo di costruire l’impresa del futuro”.




La sostenibilità rimane un’area di interesse fondamentale per i consumatori, il 95% si sta sforzando di non sprecare il cibo e il 58% ricicla o riutilizza regolarmente i prodotti dopo l’uso. Le aziende dovrebbero considerare la possibilità d’identificare le aree con il maggiore impatto materiale, come i rifiuti di plastica, l’intensità dell’acqua o l’impronta di carbonio durante il processo di produzione, al fine di ridurre le emissioni. Proprio in quest’ottica, il 35% dei consumatori sarà più orientato sull’acquisto di prodotti di seconda mano, e il 74% tenterà di riparare, e non sostituire i prodotti, se è possibile farlo. Le aziende potrebbero prendere in considerazione la possibilità di rivedere e adattare i loro brand e prodotti per allinearsi alle esigenze dei consumatori, sempre più attenti al budget e all’impatto economico, ambientale e sociale, introducendo nuovi formati più piccoli e differenti packaging. Per quanto riguarda l’attenzione alla salute e al benessere, il 73% prevede di essere più consapevole e attento alla propria salute fisica nel lungo periodo, prediligendo ad esempio l’acquisto di prodotti sani (42%), ma anche riducendo l’acquisto di bevande alcoliche (51%) o di tabacco nei prossimi mesi (46%). La maggiore consapevolezza sulla propria salute e il cambiamento delle norme sociali tra i consumatori stanno stimolando il passaggio ai prodotti di nuova generazione (NGP), come le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato considerati meno dannosi delle sigarette tradizionali.
L’aumento del numero di canali digitali sta offrendo ai consumatori la flessibilità che desiderano, ma allo stesso tempo sta incrementando i costi per le aziende che devono fare i conti con un mercato in continua trasformazione e soggetto ai social media e a personalità influenti tra le community online, che impattano sulle abitudini di acquisto dei consumatori. Dall’EY Future Consumer Index emerge che il 33% degli italiani segue regolarmente influencer, blogger o vlogger sui social media, e nelle scelte di acquisto il 51% dei rispondenti si affida a prodotti raccomandati o promossi dagli stessi influencer. Il 43% dei consumatori ha ammesso di aver acquistato un prodotto esclusivamente sulla base di una raccomandazione o di una promozione fatta da un influencer.
“L’EY Future Consumer Index ha evidenziato diversi temi significativi che riflettono il cambiamento in corso nei comportamenti dei consumatori italiani. Innanzitutto il sentimento dei consumatori si esprime in un cauto ottimismo, il 23% prevede un miglioramento della propria situazione economica nei prossimi tre anni, anche in presenza di persistenti pressioni economiche. Le spese dei consumatori sono impattate ancora da incertezze economiche, dagli effetti inflattivi e impatti climatici. Molte aziende, quindi, stanno implementando azioni sui prezzi, rivisitazioni del portafoglio prodotti e iniziative di produttività. Inoltre, l’influenza digitale è in aumento: il 33% segue regolarmente influencer sui social media, e il 51% si affida a loro per le scelte di acquisto. La proliferazione dei canali di vendita sta rendendo più frammentata l’esperienza di consumo e diventa fondamentale rivedere le strategie di marketing. Infine, sempre più rilevanza acquista la gestione dei dati che può portare significativi vantaggi nella relazione con i consumatori, i quali mostrano disponibilità a scambiare informazioni personali in cambio di esperienze sempre più personalizzate” commenta Stefano Vittucci, Consumer Products and Retail Sector leader di EY in Italia.







Gli shopper scelgono di comprare prodotti a marchio del distributore principalmente per i beni edibili – dal momento che l’inflazione ha colpito maggiormente questo tipo di prodotti. Per quanto riguarda i prodotti non edibili invece, la penetrazione delle marche del distributore è maggiore per i prodotti per la cura della casa, in particolare per i detersivi e gli igienizzanti. La categoria delle bevande alcoliche ed alcuni alimenti per l’infanzia hanno visto una crescita molto parziale delle marche del distributore. Per questi prodotti i consumatori sono rimasti più fedeli ai loro brand di fiducia. I distributori per contrastare questa tendenza, stanno introducendo sugli scaffali prodotti innovativi, come birre analcoliche o prodotti artigianali di alta qualità, realizzati con ingredienti di provenienza locale.









