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Dalter porta a PLMA eccellenza e innovazione italiane nella marca privata

Dalter Alimentari è ad Amsterdam per partecipare a PLMA, la fiera dedicata al mondo della marca privata organizzata dalla Private Label Manufacturers Association, che riunisce oltre 3.500 produttori nel mondo. Una vetrina ideale per l’azienda italiana, che realizza in questo canale di vendita il 21% del proprio fatturato. L’azienda reggiana, specializzata nel confezionamento dei formaggi grattugiati e porzionati freschi, torna ad Amsterdam dopo cinque anni di assenza, come spiega il presidente Stefano Ricotti: «Dopo l’industria alimentare e il mondo horeca, la private label rappresenta per noi il terzo canale di vendita. Partecipare a PLMA significa poter incontrare oltre 11.000 professionisti provenienti da tutto il mondo, a cui mostrare i nostri punti di forza, che si possono sintetizzare in due concetti: ampiezza di gamma e flessibilità, intesa come capacità di tradurre in un prodotto unico e specifico le aspettative dei buyer».

Al mondo della marca privata Dalter Alimentari propone una selezione dei migliori formaggi italiani DOP, come Parmigiano Reggiano, Grana Padano e Pecorino Romano, e di alcuni formaggi esteri, tra cui Doronico, Emmenthal ed Edamer. I vari formaggi si possono realizzare in numerose tipologie di taglio, dal grattugiato alle pepite, dalle monoporzioni ai filetti, e confezionare in vari pack, tutti innovativi, dal flow pack alle bustine monodose, passando per grattugie ricaricabili e sacchetti. Il risultato è un prodotto creato su misura per ciascun cliente.
Un discorso a parte merita il Parmigiano Reggiano. «Nel caso del Re dei Formaggi – afferma il dr. Ricotti – abbiamo implementato un processo che prevede il controllo dell’intera filiera: dalla raccolta del latte alla produzione del Parmigiano Reggiano, dalla stagionatura al confezionamento del prodotto finito. Grazie a questo modello Dalter Alimentari è in grado di offrire alle catene GDO e ai loro clienti un prodotto che non solo è di qualità superiore ma che è anche di qualità costante nel tempo. Ed è proprio questo tipo di approccio, che ci differenzia dai competitor del settore, ad averci permesso di siglare un accordo pluriennale di fornitura con una delle più importanti catene britanniche».
Il Regno Unito è, con la Germania, il Paese dove Dalter Alimentari può vantare le più solide partnership con le insegne GDO. Per il futuro, l’obiettivo è quello di sviluppare ulteriormente questo canale di vendita, non soltanto limitandosi all’Europa ma focalizzando l’attenzione sui nuovi mercati extraeuropei.

Ad Amsterdam, Dalter Alimentari presenta alcune novità di prodotto per il canale della marca privata. Come i tranci da 200 gr di Parmigiano Reggiano in flow pack: rispetto a quella classica, la forma in cui il Re dei Formaggi si presenta è molto più accattivante dal punto di vista estetico, con vantaggi anche in termini di praticità di taglio. Pensando ai mercati esteri, poi, al PLMA Dalter Alimentari presenta nuove referenze premium: grattugiato di sola polpa di Parmigiano Reggiano DOP stagionato 30 mesi e scaglie di Parmigiano Reggiano DOP stagionato 30 mesi. Una novità assoluta: la stagionatura elevata infatti compromette solitamente l’integrità di questo taglio. Un problema che l’azienda italiana ha saputo ovviare grazie al suo know-how derivato da una lunga esperienza nel taglio e nella porzionatura del Parmigiano.

Bio, Free from e benessere aumentano a due cifre nelle private label di Selex

Il free from e il bio, i prodotti “orientati al benessere” e del territorio vanno bene e sono ricercati dal consumatore del Terzo Millennio, anche nelle private label. Una conferma viene da Selex, che sottolinea come nel 2014 la linea a marchio del distributore del Gruppo Selex “Vivi Bene Selex” è aumentata del 24% e “Natura Chiama Selex” (che comprende anche i prodotti bio) del +15%, mentre il comparto “premium” Saper di Sapori, che riunisce prodotti di alta qualità e specialità del territorio, ha chiuso l’anno con un incremento del + 9,6%.

Alla crescita a due cifre di “Vivi Bene Selex”, in netta controtendenza rispetto all’andamento del settore alimentare, ha contribuito anche il lancio, nel 2014, della linea “Vivi Bene Senza Glutine”, composta dai prodotti più importanti per chi soffre di celiachia: pasta, pane e sostituti, bevande, biscotti. In tutto 16 proposte certificate senza glutine dall’Associazione Italiana Celiachia e dal Ministero della Salute che soddisfano tutte le occasioni di consumo, dalla colazione al dessert.

 

Surgelati green: la prossima linea a marchio Selex

I prossimi mesi vedranno il lancio dei surgelati vegetali di produzione integrata ecosostenibili, frutto cioè di pratiche agricole a ridotto impatto ambientale e provenienti da aziende certificate Csqa, che garantiscono qualità e rintracciabilità del prodotto nelle diverse fasi, dalla semina al raccolto, al confezionamento, fino al mantenimento della catena del freddo e alla consegna nei punti di vendita.

Lo sviluppo delle marche del distributore del Gruppo Selex nel segno della segmentazione e della specializzazione ha superato le previsioni più ottimistiche conquistando in pochi anni (le prime linee sono state messe a punto nel 2012) fasce di consumatori sempre più ampie e articolate. “L’attenzione al benessere, il piacere di sentirsi in forma senza troppe rinunce, la ricerca della qualità e della sicurezza in tavola sono le principali tendenze che caratterizzano la dinamica dei consumi alimentari – sottolinea Luca Vaccaro, Direttore Marche del Distributore del Gruppo Selex – Con le nostre linee specialistiche abbiamo voluto dare risposte concrete alla clientela, attraverso prodotti funzionali, garantiti, dal contenuto innovativo e dall’ottimo rapporto qualità-prezzo”.

La linea Vivi Bene Selex conta 41 referenze, sviluppate con il contributo scientifico di importanti società esterne, che invitano a un’alimentazione semplice e sana. Dal burro a ridotto contenuto di colesterolo (-87% rispetto al tradizionale) agli yogurt probiotici, alle tisane depurative, alle bevande a base di soia, fino ai gelati senza latte e a quelli senza zucchero. Una duplice proposta, quest’ultima, che raggiunge due distinti target di consumatori, offrendo un servizio a chi soffre di intolleranza al lattosio e a chi invece vuole semplicemente concedersi un buon gelato, purchè a ridotto contenuto calorico. Tra le ultime novità, anche i nettari Tuttifrutti con l’aggiunta di vitamine A e C e zinco, le bevande a base di riso, le gallette al farro e ai cinque cereali.

Natura Chiama Selex, nelle due declinazioni Filiera Controllata e Bio, è composta da 164 referenze, di cui 119 tra frutta e verdura a produzione integrata e 45 prodotti biologici: miele, composte, yogurt, crescenza, uova, e i più recenti ingressi nel mondo della prima colazione, corn flakes e creme spalmabili. Tra i due comparti, è il biologico quello che realizza la crescita più sostenuta, ma positivo anche l’andamento dell’ortofrutta a filiera controllata, che oggi presidia le principali categorie merceologiche.

La ricerca di specialità e la riscoperta delle ricette tradizionali da parte dei consumatori hanno premiato anche Saper di Sapori, la linea firmata “Il meglio di Selex” che comprende prodotti di alta qualità e tipicità legate al territorio, frutto dell’esperienza di antiche lavorazioni artigianali. In tutto 98 specialità che vedono, tra gli ingressi più recenti, il cioccolato fondente extra monorigine, i baci di dama e il pane carasau.

Il comparto delle marche del distributore del Gruppo Selex ha segnato nel 2014 una crescita del 3% con punte più alte in alcune categorie come l’alimentare, il dolciario, il petfood e il vino. Fattori vincenti, la segmentazione dell’offerta, ossia la capacità di soddisfare i consumatori con una proposta distintiva composta da prodotti a marchio Selex, a marchio Vale (con le rispettive declinazioni specialistiche) e da linee a marchio di fantasia, garantendo qualità e sicurezza con un occhio attento al prezzo. L’assortimento delle marche del distributore del Gruppo Selex copre oggi le più importanti categorie merceologiche, con circa 5.000 referenze.

La private label non è più “povera” (tranne a Est)

Secondo l'indagine Nielsen un consumatore su due ha "sdoganato" anche il packaging delle private label considerandolo pari a quello delle grandi marche.

“Un punto di non ritorno nella GDO e un allineamento dell’Italia agli altri Paesi europei”: così ha commentato Giovanni Fantasia, AD di Nielsen Italia i dati della Nielsen Global Survey on Private Label and Premiumization Trends condotta su un campione di 30 mila persone in 60 Paesi, tra i quali l’Italia, tra il 17 febbraio e il 7 marzo 2014.

L’Italia, per anni fanalino di coda in Europa, sta guadagnando fiducia nella marca commerciali e lo confermano le statistiche. Nei supermercati italiani è ormai un testa a testa con le grandi marche, il 47% degli italiani ritiene che alcune di queste siano superiori ai marchi più famosi e il 64% dichiara che le marche private possano essere una buona alternativa a quelle tradizionali (nel 2010 era solo il 37%). Il 42% degli italiani è disposto a pagare di più per una marca privata di qualità. Sono un ricordo del passato anche le sdrucite confezioni no logo di un tempo: solo il 25% dei consumatori ritiene che la confezione sia inadeguata, mentre il 50% pensa che abbia raggiunto gli standard di packaging delle grandi marche. Infine, e per tagliare la testa al toro, il 56% della popolazione italiana (rispetto al 23% del 2010) considera le marche private di qualità assimilabili ai prodotti di marca. Una percezione che non necessariamente si traduce nelle vendite, anche se pure queste sono in aumento: le marche private rappresentano il 18% del giro d’affari del largo consumo (vs. 13% nel 2007).

 

Asia e Americhe anche sotto il 5%

La percezione delle private label nel mondo, Nielsen.
La percezione delle private label nel mondo, Nielsen.

Nell’indagine Nielsen i tre quarti degli intervistati (71%) pensa che la private label sia migliorata nel tempo. Alcune percezioni restano invariate indipendentemente dal Paese di residenza. Ad esempio se il prezzo resta comunque un aspetto fondamentale nella scelta della marca commerciale (7 intervistati su 10 la sceglie proprio perché costa meno), ormai contano anche qualità e convenienza. Il 70% pensa che la marca commerciale offra un buon rapporto prezzo-qualità e il 62% nell’acquistarla si sente un consumatore “smart”.

Per quanto riguarda le vendite invece il mondo si divide i due, tra Paesi sviluppati (Europa, Nord America e Oceania) con quote di mercato dal 15 al 45% (in Europa), e quelli in via di sviluppo (America Latina, Asia, Africa e Medio Oriente) con quote di mercato sotto il 10% che scendono sotto il 5% in mercati chiave quali Cina, India e Brasile.

L’Europa è pero ancora divisa tra Est e Ovest nella percezione delle private label come prodotti “per poveri”: in Italia solo il 36% degli intervistati considera i prodotti a marchio privato rivolti a chi ha un budget ridotto (percentuale comparabile a Germania ,39%, e Gran Bretagna, 37%), mentre nei paesi dell’est, quali Bulgaria e Romania, le PL sono considerate prodotti rivolti a chi si trova in ristrettezze economiche dal 60% dei consumatori.

 

Quattro caratteristiche delle private label secondo Nielsen

  • Il successo delle private label è maggiore nei beni di consumo che si acquistano frequentemente o tra quelli per i quali i consumatori percepiscono poche differenze
  • Le private label crescono a spese dei marchi piccoli e medi mentre i leader della categoria sono relativamente al sicuro
  • Il consolidamento dei retailer e del format discount sono le chiavi principali per la diffusione delle private label nei mercati sviluppati/maturi
  • Le private label fanno fatica a guadagnarsi la fiducia dei consumatori in Asia e Medio Oriente dove i consumatori sono ancora devoti sostenitori della marca

 

Anna Muzio

I consumatori vogliono più informazione. L’etichetta la nega. Firma la petizione

Quando il consumo si fa stretto… è il tema scelto per il Forum di Osserva Italia, l’osservatorio quotidiano di repubblica.it in collaborazone con Conad e Nielsen.

Nell’analisi dell’amministratore delegato di Nielsen Giovanni Fantasia emerge quello che molti ormai considerano come dato consolidato. Gli italiani non torneranno a spendere come prima nel largo consumo. Non lo faranno perché hanno introiettato i cambiamenti culturale di comportamento imposti dalla crisi: ricerca di convenienza, riduzione degli psrechi, diffusione della sarin economy (il 56% degl italiani è disposto a condividere benoi e servizi, contro il 46% dei tedeschi e il 29% di francesi e inglesi). Hanno imnparato a razionalizzare le spese: nel 2014 il risparmi incrementale sui consumi è stato di 900 milioni di euro.

Ma il più consistente fenomeno di cambiamento è il fatto che i consumatori sono diventati avidi di informazioni prima di acquistare. Soprattutto quel 30% di italiani che contribuiscono al 40% delle vendite nel largo consumo, che Nielsen divide in 8,4 milioni di consumatori esigenti (quelli che ricercano il prodotto con il prezzo più vantaggioso, di cui il 70% sono over 45enni) e nei 9,7 milioni di esigenti che sono affezionati a una marca da acquistare al miglior prezzo (dopo attente ricerche sulla rete).

Gli italiani, poi, quano acquistano richiedono qualità: l’82% è interessato all’origine del prodotto, il 70% legge gli ingredienti, il 65% acquista prodotti a denominazione.

A questo riguardo l’amministratore delegato di Generale Conserve Vito Gulli (nella foto in alto durante il Forum Osservaitalia) ha evidenziato come, di fronte a un consumatore che vuole sempre più informazioni, il nuovo regolamento europeo 1169 sull’etichettatura alimentare, che entrerà in vigore tra meno di un mese, non prevede l’obbligo di indicare lo stabilimento di produzione, creando non solo confusione e poca chiarezza nei consumatori, ma venendo meno alla salvaguardia del Made in Italy con danno evidente per quelle imprese, come Generale Conserve e molte altre, che si ostinano a produrre in Italia.

Così se fino ad oggi in Italia grazie al D.lgs.109/1992 l’indicazione sull’etichetta dell’indirizzo della sede dello stabilimento di produzione è stata obbligatoria, dal prossimo dicembre a causa del regolamento europeo 1169/2011 l’indicazione rischia di scomparire non essendo considerata più obbligatoria.

Per questo, inStoremag. It appoggia e infita a sottoscrivere la campagna in corso lanciata da ioleggoletichetta per firmare una petizione al Governo Italiano e al Parlamento europeo per mantenere in Italia ed estendere agli altri paesi Ue l’obbligo di indicare lo stabilimento di produzione in etichetta.

C’è poco tempo. Il 24 novembre verrà spedita la petizione che finora ha raccolto 15.000 firme.

di Fabrizio Gomarasca

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