Firmate la petizione per l’indicazione dello stabilimento di produzione in etichetta

“Manca poco meno di un mese all’entrata in vigore del Regolamento UE che eliminerà l’obbligo dell’indicazione dello stabilimento di produzione dalle etichette e che quindi non ci consentirà più di capire chi è il produttore dei prodotti che acquistiamo”. Comincia così l’appello di Io leggo l’etichetta per convincere i consumatori e i retailer a firmare la petizione da inviare al Governo chiedendo di impegnarsi affinché l’obbligo di indicare in maniera testuale l’indicazione dello stabilimento di produzione rimanga in etichetta e al Parlamento Europeo affinché il bollo sanitario come identificativo numerico sia esteso non solo su carni e latticini ma anche su tutte le altre categorie di prodotto insieme all’informazione testuale che identifica lo stabilimento di produzione.

Distributori dove siete?

Il sito segnala che “Conad è stata la prima azienda della Grande Distribuzione Italiana a sostenere la petizione con la firma dell’Amministratore Delegato Francesco Pugliese: si tratta di un importante segnale di impegno verso i consumatori in termini di trasparenza.

Anche Selex, con la firma del Direttore Maniele Tasca appoggia la petizione.
E’ arrivato l’appoggio anche dall’Amm. Delegato di Unes U2 Supermercati Mario Gasbarrino, e dal Presidente del Consorzio Coralis Eleonora Graffione.

Strenuo difensore della trasparenza e della difesa dell’italianità dei prodotti è anche l’Amministratore Delegato di Asdomar Generale Conserve Vito Gulli che ha firmato come primo produttore italiano la petizione. A seguire c’è stata l’adesione dell’azienda produttrice di patatine Amica Chips Spa”.

«Ma sono ancora tante le insegne dei supermercati e le aziende produttrici – scrive Raffaele Brogna, anima di Ioleggoletichetta – che non hanno ancora risposto e da cui ci aspettiamo una risposta. Siamo in attesa della risposta di Coop ad esempio o di Eurospin Discount 100% italiano, del Gruppo Ex Interdis VéGé, di Esselunga (oltre ad Auchan, Carrefour, Sisa, Pam, Bennet, e altri) e di aziende produttrici come Galbusera, Mutti, Alce Nero, Granarolo, Parmareggio. Dite che risponderanno? Noi speriamo di si. Dare sostegno a questa iniziativa significa dimostrare di investire sulla trasparenza verso il consumatore, di non nascondere ma di voler far conoscere il luogo fisico dove un prodotto è fabbricato, e significa difendere il Made in Italy perché indicando lo stabilimento di produzione si dà la certezza al consumatore che un determinato prodotto è fatto in fabbriche italiane. Un modello italiano quello dell’indicazione dello stabilimento di produzione avuto fino ad oggi e che invece di farcelo cancellare dovremmo esportare in Europa».