InstoreMag

Prezzi bassi dell’ortofrutta = pesticidi: guerra di Greenpeace in Francia a Leclerc (e alla GDO)

Foto: Greenpeace.

Che “il miglior prezzo” sui prodotti alimentari non sia necessariamente una cosa positiva ormai lo capiscono anche i consumatori, perché l’altra faccia della medaglia possono essere le filiere sporche, il caporalato e l’uso dei pesticidi.

Lo sa bene anche Greenpeace, che in Francia ha ingaggiato una lotta contro l’insegna della GDO E. Leclerc arrivando ad attuare settimana scorsa un picchettaggio ad opera di 40 attivisti nella centrale di acquisti regionale Socamil presso Toulouse (dopo aver organizzato proteste davanti a vari ipermercati), arrivando ad ottenere dall’insegna l’istituzione di una commissione di controllo. Come di legge nel sito “il numero 1 della grande distribuzione in Francia e campione dei prezzi bassi noto per le sue feroci negoziazioni commerciali, si guarda bene dal comunicare le conseguenze ambientali e sanitarie dei pesticidi”.

Non solo, l’associazione ambientalista con un vero proprio “j’accuse” denuncia a chiare lettere le responsabilità della grande distribuzione, “che incoraggia per le sue esigenze pratiche agricole che hanno conseguenza gravi per l’ambiente e la salute. I due terzi degli acquisti alimentari in Francia si fanno nelle grandi specifici e quasi il 70% dell’ortofrutta fresca passa per questo canale. La grande distribuzione, e Leclerc in particolare (unica insegna a essersi rifiutata di rispondere al questionario inviato da Greenpeace a maggio circa l’uso di pesticidi che mettono in pericolo la vita delle api, ndr), esige dei prodotti agricoli perfetti, prodotti in grandi volumi, ai prezzi più bassi possibili e tutto l’anno. Questa politica di acquisti della grande distribuzione spinge gli agricoltori a coltivare prodotti standardizzati e in grandi quantità: in queste condizioni, non hanno altra scelta che utilizzare pesticidi, che gli assicurano il raccolto. Anche se questa scelta minaccia la loro salute, inquina il terreno – e dunque lo strumento del loro lavoro – e porta i consumatori a ritrovarne tracce nei loro piatti” si legge ancora nel sito dell’associazione. Greenpeace ha rilevato pesticidi nella maggior parte di mele e patate vendute nei supermercati francesi (ma risultati analoghi sono stati trovati anche in Italia per le mele). La campagna per chiedere a Leclerc di fermare l’uso dei pesticidi ha già ottenuto oltre 68mila firme.

Un atto d’accusa preciso, che dovrebbe far riflettere anche le insegne di casa nostra. Visto che da noi, oltre ai pesticidi, c’è anche il problema gravissimo del caporalato (vd Made in Italy e agromafie). Il problema riguarda il controllo delle filiere e la comunicazione ai clienti. Sullo sfondo, una domanda: quanto sono veramente disposti i clienti a spendere di più per salvaguardare la propria salute e condizioni di lavoro dignitose?