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Le banane Honeyglow invadono la metro di Madrid

È stata la metropolitana di Madrid il teatro dell’iniziativa realizzata da Fresh Del Monte per celebrare il lancio delle banane Honeyglow in Europa. L’attivazione è stata condotta in occasione della fiera Fruit Attraction per coinvolgere i consumatori in modo diretto e memorabile, trasformando una delle linee più frequentate della capitale spagnola in un viaggio sensoriale dedicato al gusto e alla qualità.
Le installazioni visive si sono ispirate ai colori cardine della banana Honeyglow, oro e nero, con l’emblematico riferimento alla dolcezza tramite l’utilizzo del miele. Il percorso di risalita della metro è servito per creare un gioco ad effetto, costruendo la banana Honeyglow lungo tutta la scala. L’impatto visivo ha catturato l’attenzione dei passanti, generando curiosità e interazione spontanea.

ESPERIENZA IMMERSIVA IN UN CONTESTO URBANO
Coltivate esclusivamente nei terreni vulcanici dell’Ecuador, le banane Del Monte Honeyglow sono selezionate a mano per garantire dolcezza e sapore ottimali. Disponibili in quantità limitate già a partire dalla fine di aprile, sono attualmente distribuite in insegne della Gdo, fruttivendoli e mercati all’ingrosso nei principali Paesi europei.
Abbiamo voluto creare un’esperienza urbana che riflettesse il carattere distintivo delle banane Honeyglow: eleganza, intensità e qualità superiore – dichiara Thierry Montange, Senior Marketing Director, Fresh Del Monte Europe Africa –. Madrid, con la sua energia e il contesto di Fruit Attraction, è stata la cornice perfetta per questa attivazione”.
Fresh Del Monte Produce Inc. è uno dei principali produttori, venditori e distributori verticalmente integrati di frutta e verdura fresca e tagliata di alta qualità a livello mondiale, nonché uno dei principali produttori e distributori di alimenti preparati in Europa, Africa e Medio Oriente. I suoi prodotti sono commercializzati in tutto il mondo con i marchi Del Monte (su licenza da Del Monte Foods, Inc.), Mann e altri brand correlati, ma l’azienda non è affiliata con alcune altre società Del Monte nel mondo, tra cui Del Monte Foods, Inc. (filiale statunitense di Del Monte Pacific Limited), Del Monte Canada o Del Monte Asia Pte. Ltd.

Brio cresce a doppia cifra, grazie all’export e alla partnership con Alce Nero

I consumi di biologico in Italia sono stagnanti, ma non per tutti. Con un fatturato che raggiunge i 67,3 milioni di euro, in crescita del 21% rispetto all’anno precedente, Brio – azienda del Gruppo Alegra specializzata nell’ortofrutta biologica – archivia con soddisfazione l’esercizio 2024/2025. “In un mercato nazionale che cresce ben poco, il nostro +21% è un risultato di assoluto rilievo – commenta Gianni Amidei, Presidente di Brio –. Il dato principale non è solo la crescita, ma il fatto che questa indichi chiaramente un incremento delle nostre quote in un settore che oggi non fa registrare grandi slanci in termini di consumi, come invece era accaduto qualche anno fa. È il segno che il cammino intrapreso da Brio negli ultimi anni è stato vincente: un ampio paniere di prodotti bio, qualità e servizio al centro dell’offerta, e poi una riorganizzazione profonda che ha riguardato persone, strategie commerciali, scelte di partner e modalità di lavorazione”.

LA SPECIALIZZAZIONE PAGA
A trainare la crescita è stata in particolare la performance sui mercati esteri, che da soli rappresentano oltre la metà del volume d’affari dell’azienda di Zevio (VR), mentre sul panorama nazionale Brio sottolinea di aver raccolto i frutti del proprio impegno: “La stagnazione dei consumi interni – spiega Mauro Laghi, Responsabile Commerciale di Brio – paradossalmente ci ha premiato: diversi player che si erano lanciati nel comparto durante il boom del biologico oggi sono in difficoltà o sono tornati a puntare sul prodotto convenzionale. Mentre Brio, specializzata nel bio, anno dopo anno ha saputo costruire una reputazione di affidabilità, coerenza e solidità: oggi i clienti cercano proprio questo tipo di servizio”.
Strategica e di primaria importanza viene definita dall’azienda la collaborazione con Alce Nero, brand storico del biologico di cui Brio è partner per l’ortofrutta di prima gamma. “Oggi molte insegne della distribuzione organizzata, soprattutto quelle di dimensioni medio-piccole, che avevano avviato o pianificato progetti di Mdd biologica negli anni degli incrementi in doppia cifra, stanno facendo un passo indietro – prosegue Laghi – e scelgono, per la propria offerta, di affidarsi a un brand riconosciuto, affidabile e affermato come Alce Nero. È un marchio che porta valore e garantisce risultati in reparto, e questo sta contribuendo anche alla nostra crescita, registrando nell’arco di pochi anni un valore a bilancio più che raddoppiato”.

FOCUS SULLA RISTORAZIONE COLLETTIVA
Nel corso dell’anno Brio ha inoltre rafforzato la propria presenza nella ristorazione collettiva, segmento che comprende strutture pubbliche – in primis le scuole – e realtà private. “Il nostro obiettivo è quello di presidiare in maniera più efficace un canale in crescita, ma ancora poco valorizzato per il biologico – spiega Gianni Amidei (nella foto a sinistra) –. Oltre alle mense scolastiche, dove siamo già saldamente presenti ma che mostrano ancora margini di crescita, in particolare al nord Italia, penso a contesti come quelli degli ospedali, dei ristoranti e delle mense aziendali, dove il bio è quasi assente. La nostra filiera è cortissima, dal campo al piatto, e siamo in grado di fornire direttamente dalla produzione alla mensa: una garanzia importante, anche in termini di sicurezza e tracciabilità. Inoltre, questo canale permette di valorizzare davvero tutta la produzione, premiando la qualità autentica più che l’estetica”.
Il bilancio 2024/2025 di Brio è stato approvato all’unanimità dall’assemblea tenuta lo scorso 26 agosto, che ha anche rinnovato le cariche sociali: Gianni Amidei è stato confermato Presidente, mentre il nuovo Vicepresidente è Aristide Castellari (a sua volta Presidente della cooperativa Agrintesa) che subentra ad Albino Migliorini.

Tv e non solo per l’ananas Honeyglow di Fresh Del Monte

È dedicata all’ananas Honeyglow la campagna di comunicazione televisiva con cui Fresh Del Monte è tornata on air in queste settimane di luglio. La pianificazione ha riguardato i principali canali Rai (Rai1, Rai2, Rai3, RaiSport, RaiNews) e l’emittente La7. La scelta del “protagonista” dello spot è stata ovviamente dettata dalla stagionalità: l’ananas è un frutto adatto alle calde giornate estive. La creatività è stata studiata con l’intento di rafforzare il posizionamento premium del brand Del Monte, sottolineandone la capacità di portare i prodotti dai campi in cui vengono coltivati e raccolti direttamente alle tavole dei consumatori. Nella sequenza di immagini è stato inoltre incluso un tag dedicato alla novità del momento, le banane Honeyglow, con l’obiettivo di valorizzare l’intera linea extra-dolce e creare sinergia tra i diversi prodotti.

Per Fresh Del Monte si tratta di un’importante occasione di visibilità, pensata per supportare le attività sul punto vendita e stimolare l’interesse dei consumatori. Ecco di seguito i numeri comunicati dall’azienda: più di 270 passaggi in televisione su 3 settimane e più di 35 milioni di contatti stimati. Ad affiancare lo spot sul piccolo schermo c’è poi una campagna multicanale, che si è tradotta in uscite pubblicitarie sulle principali testate del settore, contenuti social e attivazione di influencers.

Insomma, un progetto di comunicazione rilevante per l’azienda, avviato con una tempistica corretta anche sotto un più ampio profilo di marketing, alla luce dell’eco mediatico che hanno avuto in Italia le vicende della statunitense Del Monte Foods Inc. per la quale è stata avviata la procedura di fallimento ai sensi del Chapter 11. Così come precisato da GBInews, sito di informazione e attualità di GBI, storica rivista di Italgrob, Fresh Del Monte Produce – questa la dizione completa – è infatti totalmente indipendente, quotata in borsa (NYSE: FDP) e senza alcun legame legale, operativo o finanziario con Del Monte Foods Inc. In pratica, si tratta di due realtà distinte, con operazioni e mercati differenti, perché Del Monte Foods Inc. si occupa di prodotti food confezionati e solo negli USA, mentre Fresh Del Monte Produce è un’azienda produttrice e distributrice di frutta fresca in tutto il mondo e di prodotti food ovunque tranne che nel mercato statunitense.

Carrot Day, la filiera internazionale della carota a confronto

Un comparto in crescita, che si distingue per competitività e capacità di rispondere alle sfide del futuro, grazie a un buon equilibrio tra produzione, consumi ed export. È il ritratto della filiera della carota, emerso nel corso del Carrot Day, il convegno tecnico-scientifico organizzato da Cora Seeds, azienda sementiera italiana. A illustrare i numeri del settore, Mario Schiano Lo Moriello, Analista di Ismea. L’Europa, con una produzione media annua di 4,7 milioni di tonnellate (periodo 2016-2024) e un consumo sostanzialmente equivalente (4,68 milioni di tonnellate) presenta un sistema produttivo sostanzialmente autosufficiente. Germania, Polonia e Francia rappresentano i principali paesi produttori e consumatori. L’Italia ha un posizionamento fortemente competitivo: 11.000 ettari coltivati (di cui 1.000 bio) concentrati principalmente negli areali di Sicilia (27%), Lazio (19%), Abruzzo (16%) ed Emilia-Romagna (15%), una produzione di oltre 500 milioni di kg, un saldo commerciale positivo di 90 milioni di euro e una forte propensione all’export (+13% annuo nell’ultimo decennio). La carota italiana, con un consumo medio di 6 kg pro capite e una quota export del 20%, è sempre più orientata ai mercati esteri, in particolare Germania, Francia e Polonia. Schiano ha evidenziato il ruolo dell’Italia a livello globale – 5° paese esportatore di carote – grazie ad una quota export del 6% e un tasso di incremento medio del 13% registrato nell’ultimo decennio. Le sfide principali per la filiera restano la valorizzazione delle produzioni, la risposta a standard qualitativi sempre più elevati da parte della Gdo, l’adeguamento alle normative fitosanitarie europee sempre più restrittive e il rafforzamento della competitività nel panorama internazionale.

OBIETTIVO QUARTA GAMMA
Jan De Visser, Breeder di Cora Seeds, si è soffermato sulle sfide tecniche e le opportunità legate allo sviluppo genetico della carota, concentrando l’attenzione sul nuovo programma di breeding acquisito nel 2023 da KWS Vegetables. Si tratta di un progetto relativamente giovane, avviato nel 2010, che Cora Seeds ha integrato e rilanciato con l’obiettivo di sviluppare ibridi ad alte performance. Un’operazione che ha permesso all’azienda italiana di posizionarsi tra le prime 5-6 realtà mondiali nel breeding della carota. De Visser ha illustrato, nello specifico, l’approccio di Cora Seeds nello sviluppo di queste varietà, focalizzate su resistenze genetiche, adattamento ai cambiamenti climatici e compatibilità con sistemi produttivi a residuo zero. “Stiamo sviluppando soluzioni genetiche orientate al residuo zero e adatte alle produzioni di quarta gamma – ha spiegato De Visser – rispondendo così alle sfide dettate da normative europee sempre più restrittive e dal cambiamento climatico”.

L’EVOLUZIONE DEI CONSUMI
Altro aspetto fondamentale è l’evoluzione del prodotto nei canali della grande distribuzione organizzata e lungo la filiera produttiva. “Stiamo assistendo ad una fase di cambiamento nella filiera della carota e nelle filiere agricole in generale – ha affermato Matteo Mazzoni, Responsabile Vendite del Gruppo Mazzoni – per via di un cambiamento climatico via via più netto e una modifica dei consumi. I nostri mercati richiedono qualità e servizio sempre più evoluti; per far fronte a queste richieste necessitiamo di investimenti in tecniche, tecnologie e varietà”. Secondo Mazzoni, la carota oggi può essere considerata una “coltura dinamica” capace di generare valore lungo l’intera filiera, soprattutto se sostenuta da una genetica evoluta e da filiere integrate e trasparenti.

GENETICA DI PRECISIONE E SOSTENIBILITÀ
A chiudere il quadro tecnico, gli interventi di Massimo Pavan (Consorzio Carota Novella IGP) e Rodolfo Occhipinti (SATA), che hanno affrontato le sfide agronomiche sempre più complesse legate alla coltivazione della carota. La ridotta disponibilità di agro farmaci, unita alla crescente pressione derivante da patogeni e parassiti nonché le pressanti richieste di coltivare a residuo zero, pongono le aziende agricole in grosse difficoltà. “Serve un lavoro di sistema, dove genetica, tecnica colturale e sostenibilità ambientale si integrino per garantire qualità e competitività”, hanno sottolineato gli esperti.
L’evento riminese ha riunito oltre 70 partecipanti, tra cui esperti nazionali e internazionali, provenienti da Spagna, Germania, Paesi Bassi e Nord Europa, per confrontarsi su genetica, valorizzazione dei territori, sfide agronomiche e trend di consumo di una coltura chiave per il futuro dell’orticoltura. “Cora Seeds è da sempre impegnata nella promozione dell’innovazione e dello sviluppo sostenibile in orticoltura – ha dichiarato Maurizio Bacchi, Ceo dell’azienda –. Il Carrot Day rappresenta un’occasione fondamentale per condividere conoscenze, esperienze e le ultime frontiere della ricerca”. Cora Seeds è un’azienda italiana con 80 dipendenti, oltre 20 milioni di euro di fatturato (equamente diviso tra Italia ed export), e una presenza consolidata in oltre 50 Paesi, grazie a partnership strategiche con distributori locali. Con centri di Ricerca & Sviluppo in Italia, Turchia e Giordania, Cora Seeds è specializzata in sementi orticole ad alte performance, tra cui cipolla, anguria, pomodoro, finocchio, lattughino e appunto carota.

Ortofrutta, primati produttivi a rischio per la stretta sui principi attivi

Una grave incertezza incombe sul futuro del comparto ortofrutta: la riduzione del numero dei principi attivi utilizzabili per la difesa delle colture, senza che vengano messe a disposizione dei produttori nuove alternative valide. Ne è convinto Raffaele Drei, Presidente di Fedagripesca Confcooperative (nella foto in alto), a cui aderiscono oltre 450 cooperative ortofrutticole con 45.000 soci e un fatturato di 7,7 miliardi di euro. “La Commissione europea – ha spiegato Drei a margine dell’inaugurazione della fiera internazionale Macfrut – ha ridotto progressivamente negli ultimi anni il numero dei principi attivi autorizzati: un percorso orientato ad innalzare livelli qualitativi e di sicurezza alimentare che non si può non condividere. A condizione però che ciò non provochi come conseguenza la perdita di buona parte della produzione nazionale, a tutto vantaggio di competitor che non rispettano gli stessi standard qualitativi. Nonostante la sua forte vocazione produttiva, il nostro Paese ha progressivamente perso la leadership in alcune colture strategiche. Basti pensare che dal 2014 ad oggi sono andate perdute oltre il 45% delle superfici coltivate a pere in Emilia-Romagna e gli ettari di pesche e nettarine si sono dimezzati nell’ultimo decennio”.

Nell’ambito dell’ortofrutta, per ogni principio attivo eliminato, in mancanza di alternative efficaci si rischia di perdere intere colture. È per questo che, ha aggiunto Drei, “come Confcooperative abbiamo richiesto in questi mesi una moratoria quinquennale sui principi attivi oggi in uso. Ma se con il Ministero dell’Agricoltura stiamo registrando una totale condivisione sulla questione, sentiamo ora l’urgenza di appellarci ad un più ampio coinvolgimento di altre istituzioni, a partire da quelle che hanno la competenza in materia, sia a livello nazionale che comunitario. Il nostro auspicio è che tutte le istituzioni coinvolte assumano l’impegno di analizzare le problematiche connesse alla revoca delle autorizzazioni dei principi attraverso una valutazione di impatto complessiva più ampia rispetto alla mera analisi della molecola”. Secondo Drei, ad esempio, nelle valutazioni non si tiene spesso sufficientemente conto di altri aspetti e ricadute. Gli attuali mezzi di distribuzione e le macchine agricole utilizzate nell’ortofrutta sono ad esempio tecnologicamente più avanzate rispetto a 20 anni fa, con una conseguente riduzione significativa dei rischi ambientali e della salute umana.

C’è poi il tema del freno alla ricerca. “Se vogliamo trovare altre molecole meno pericolose – ha argomentato Drei – è fondamentale che la ricerca abbia tempi più veloci e percorsi burocratici più snelli. A tal proposito, ci aspettiamo misure concrete già nell’ambito del cosiddetto ‘Pacchetto per la semplificazione’ presentato dal Commissario Hansen. Le aziende che producono i principi attivi riescono in paesi come il Brasile ad ottenere nel giro di soli due anni l’autorizzazione alla produzione. Mentre in Europa occorrono all’incirca dieci anni per riuscire ad avere l’autorizzazione ad una nuova molecola, con il rischio che le disposizioni normative possano nel frattempo anche subire modifiche”.

La Borsa della Spesa: inizia la stagione delle arance rosse

La Borsa della Spesa di BMTI e Italmercati Rete d’Imprese, realizzata in collaborazione con Consumerismo No Profit, è lo strumento adatto a orientare i consumatori nella scelta di prodotti stagionali freschi convenienti e salutari.

Per quanto riguarda la frutta, continua il periodo degli agrumi siciliani. Sta aumentando la produzione di arance tarocco, anche quest’anno così come l’anno scorso soprattutto di dimensioni piccole. Il caldo torrido verificatosi in Sicilia negli scorsi mesi, infatti, non ha permesso l’accrescimento ottimale dell’agrume. Tuttavia, si mantengono bassi i prezzi delle arance rosse di piccole dimensioni, da 0,80 a 1,20 euro/kg, ideali per ottime spremute. Tali prezzi sono tendenti ad un ulteriore calo, man mano che la produzione aumenterà fino a sostituire completamente quella delle arance bionde che, questa settimana, nonostante siano quasi giunte al termine della loro produzione variano da 0,70 a 1,30 euro/kg grazie ad all’abbondanza del prodotto. Tra gli agrumi sta per concludersi, seppur con un leggero anticipo, anche la produzione delle clementine. Tale anticipazione è giustificata da una partenza precoce della produzione, favorita dal clima. Tuttavia, l’ampia disponibilità mantiene stabile il loro prezzo, tra 0,70 e 1,60 euro/kg. Infine, è entrata nel vivo la produzione del kiwi italiano, soprattutto laziale, che prende il posto del neozelandese, e la cui produzione, al momento, procede regolare stabilizzando i prezzi tra i 2,50 ai 2,80 euro/kg. Tra i kiwi, sta prendendo sempre più piede il consumo di kiwi gold, dalla polpa gialla, i cui prezzi sono leggermente superiori del kiwi verde comune. Inoltre, inizia a farsi conoscere anche il kiwi rosso, dal sapore più dolce.

Tra gli ortaggi, abbonda la produzione campana e pugliese di finocchi i cui prezzi, nonostante l’aumento della richiesta si confermano stabili, tra 1,20 e 1,50 euro/kg, grazi al buon andamento della produzione. È iniziata positivamente anche la stagione del porro, questa settimana disponibile all’ingrosso da 1,30 a 1,50 euro/kg, molto richiesto per la realizzazione di diverse ricette invernali di tendenza. Tra i prodotti consigliati, non manca il cavolo cappuccio, intorno a 0,90-1,00 euro/kg, che presenta una buona qualità favorita dal clima. Ma questo è anche il momento di massima produzione del radicchio tondo che, nonostante i danni causati dalle piogge autunnale alle culture venete, non presenta prezzi alti ma che, anzi, oscillano da 1,40 a 1,60 euro/Kg. Infine, nonostante il tipico aumento della richiesta e il rallentamento della produzione a causa delle temperature più fredde di gennaio, per le lattughe non si stanno registrando prezzi al rialzo ma, al contrario, si mantengono più bassi rispetto alla media del periodo, mediamente da 1,20 a 1,50 euro/kg a seconda varietà.

Per quanto riguarda i prodotti ittici, la chiusura legata alla festività non permette un’ampia disponibilità di scelta dei prodotti nei mercati all’ingrosso, Tuttavia, tra i prodotti disponibili più convenienti si riconfermano le mazzancolle che, dopo il boom di Natale causato da un aumento degli acquisti, tornano sotto i 20,00 euro/Kg, nello specifico intorno ai 16,00 euro/kg. Abbondanti e ancora a buon prezzo le pannocchie provenienti soprattutto dall’Adriatico, che in base alla pezzatura e alla freschezza variano da 4,00 a 10,00 euro/Kg. Tra i pesci, si consiglia il consumo di cefali, dalle carni di ottima qualità e a prezzi popolari poiché poco richiesti che vanno da 2,00 a 6,00 euro/kg. Infine, per aiutare l’organismo, si consiglia il consumo di sgombro, un pesce azzurro povero disponibile all’ingrosso intorno a 3,00-5,00 euro/kg. Tra la carne, il mercato del pollo apre il 2025 con un’offerta superiore alla domanda portando così i prezzi all’ingrosso in calo, rispetto al periodo precedente le festività natalizie. Nello specifico, i prezzi del petto di pollo variano da 6,30 a 6,70 euro/kg.

Per consultare La Borsa della Spesa visita la pagina www.laborsadellaspesa.it

La Borsa della Spesa: largo a frutta e ortaggi autunnali

Nella settimana dedicata all’alimentazione, BMTI e Italmercati Rete d’Imprese, in collaborazione con Consumerismo No Profit, ribadiscono l’importanza di fare scelte alimentari consapevoli e sottolineano il ruolo fondamentale de La Borsa della Spesa come strumento per promuovere un’alimentazione sana ed equilibrata. Ne La Borsa della Spesa di questa settimana entra nel vivo l’autunno con i suoi prodotti. Nello specifico, per quanto riguarda l’ortofrutta, continua positivamente la produzione dei cachi che, grazie alla loro abbondanza, presentano prezzi convenienti. Nello specifico, per i cachi comuni campani si registrano prezzi all’ingrosso che vanno da 1,20 a 1,80 euro/Kg, a seconda della pezzatura del prodotto, mentre per la varietà emiliana si va da 1,30 euro/Kg fino a raggiungere i 2,20 euro/Kg, per i frutti più grandi.

Sono gli ultimi giorni per approfittare ancora della buona qualità dell’uva da tavola che, purtroppo, sta giungendo al termine con un po’ di fretta. Il caldo persistente della scorsa estate, infatti, ha accelerato la produzione iniziale, portando al termine la campagna con anticipo. Questa settimana l’uva Italia è disponibile all’ingrosso intorno ai 2,80 euro/Kg. L’autunno è anche la stagione dei melograni, che presentano un’ottima qualità e prezzi regolari che vanno da 2,00 a 2,30 euro/kg. Consigliato ancora il consumo di mele a cui, oltre alla produzione settentrionale, si è aggiunta da poche settimane quella campana della varietà Annurca che, aumentando, sta portando i prezzi all’ingrosso in calo, intorno ai 2,40 euro/Kg. Infine, è entrata ormai nel vivo la produzione delle castagne che presentano una buona qualità e un aumento dei quantitativi, con prezzi all’ingrosso sui 5,00/5,50 euro/kg, in leggero calo rispetto all’inizio della campagna.

Tra gli ortaggi, largo alle tipiche zuppe autunnali. Sono consigliati zucche e porri, entrambi con prezzi bassi. Per quanto riguarda le zucche, sono convenienti i prezzi di tutte le varietà, tra cui quelli della Moscata di Provenza, da 0,50 a 0,70 euro/kg e quelli della Butternut o della Lunga Violina intorno a 0,90 euro/Kg. Porri, all’ingrosso, disponibili da 1,50 a 1,70 euro/Kg. In calo anche i prezzi di tutte le verdure a foglia grazie ad un aumento della produzione, soprattutto locale. Nello specifico, sono consigliati il cavolo nero sceso al di sotto dei 2,00 euro/kg, gli spinaci ricci, intorno a 1,50 euro/Kg e le cime di rapa che vanno da 1,30 a 1,60 euro/Kg.

Per quanto riguarda il pescato, continua il fermo pesca sul versante tirrenico quindi le principali attività di cattura si stanno svolgendo nel Mar Adriatico dove, l’abbondanza della pesca ha determinato prezzi molto convenienti per le seguenti specie: pannocchie, disponibili da 3,00 a 5,00 euro/Kg, a seconda della pezzatura; mazzancolle, soprattutto di dimensioni piccole, dai 13 ai 14,00 euro/Kg. Abbonda nei mercati anche la lampuga, intorno ai 7,00 euro/kg e il lanzardo, un pesce azzurro di ottima qualità, simile allo sgombro, considerato “povero” grazie al suo prezzi, intorno ai 2,00 euro/Kg. Infine, questo è un buon periodo anche per consumare ottime ostriche che, come ricorda un famoso detto popolare francese, vanno consumate nei mesi con la lettera “r” nel loro nome ma, soprattutto, presentano prezzi regolari che oscillano dai 6,00 ai 7,00 euro/kg, per le più commerciali, fino ad arrivare a prezzi che partono dai 20 euro/Kg per le più pregiate. Abbondano come non mai negli ultimi anni, anche i calamari, soprattutto di piccole dimensioni, venduti all’ingrosso intorno ai 15,00 euro/Kg fino ad arrivare ai 20,00 euro/Kg per i più grandi.

Si può consultare “La Borsa della Spesa” cliccando su www.laborsadellaspesa.it

Apofruit, in via di ultimazione il rinnovo dello stabilimento di Altedo

Sarà completato entro poche settimane il rinnovo del magazzino Apofruit ad Altedo (Bologna) per la lavorazione di prodotti ortofrutticoli. Si tratta di un intervento particolarmente importante per la cooperativa, che ha richiesto un investimento complessivo di 4 milioni di euro e che consentirà di contare su una moderna capacità di stoccaggio di oltre 25.000 quintali, portando così la capacità totale di conservazione a circa 160.000 quintali.

A illustrare maggiori dettagli sull’intervento è Ernesto Fornari, Direttore Generale di Apofruit, che spiega: “Altedo è una realtà storica per la nostra Op e l’intervento che abbiamo messo in campo conferma innanzitutto la volontà di continuare a investire anche in Emilia, così come in tutti i territori in cui siamo presenti. Altedo, nello specifico, è un hub essenziale per la lavorazione di alcuni generi ortofrutticoli, quali le patate, le cipolle e le pere. In particolare, tra Patata di Bologna Dop e Consorzio Selenella, in questo stabilimento sono lavorati annualmente 220.000 quintali di patate, 65.000 quintali di cipolle, 100.000 quintali di pere e 9.000 quintali di asparagi grazie al lavoro di 120 persone tra dipendenti e collaboratori”.

A poche settimane dalla conclusione dei lavori, la riqualificazione del magazzino di Altedo è stata mostrata al CdA della cooperativa. Si tratta  di uno degli interventi più importanti programmati negli ultimi anni, anche a livello di investimento. “A tal proposito, beneficeremo di un contributo del 60% sulla spesa sostenuta, poiché la nostra cooperativa è risultata assegnataria di contributi OCM. Inoltre il nuovo stabilimento permetterà una lavorazione e una gestione decisamente migliori di tutte le merci in transito, grazie a un impianto frigorifero di ultima generazione che non utilizza ammoniaca e a una zona di carico completamente rinnovata” aggiunge Fornari.

L’inaugurazione ufficiale della riqualificazione del magazzino è in programma nelle prime settimane dell’estate 2025, quando già la struttura sarà completamente operativa.

Logistica, Cedior sceglie Gi.Ma Trans per le consegne in Gdo

Cedior – centro multifunzionale ortofrutta – ha scelto il fornitore logistico Gi.Ma. Trans per le consegne fino ai CE.DI. della Gdo, un servizio che richiede flessibilità, tempi di reazione rapidi e disponibilità di mezzi per la movimentazione a temperatura controllata di frutta e verdura.

Nella sua piattaforma di Zelo Buon Persico (Lodi), Cedior si occupa di movimentazione della merce, gestione delle scorte e degli ordini, controllo qualità e confezionamento di prodotti ortofrutticoli in packaging personalizzato con i brand Elisir, Cedioro e Lombardia Gerunda. L’azienda annovera tra i suoi valori la selezione dei migliori prodotti ortofrutticoli, la salvaguardia dell’ambiente, il rispetto di tutti i collaboratori e di tutti gli attori della filiera con i quali instaura rapporti professionali e duraturi. L’amore per i frutti della terra unito al rispetto per le persone sono il “credo” di Cedior, che si traduce anche in un’accurata cernita dei propri partner, in particolare degli operatori logistici. La scrupolosa cura della merce e la puntualità di consegna devono infatti essere valori condivisi da tutta la filiera, dal produttore fino alla consegna finale; il know how e la professionalità di chi conosce il settore ortofrutticolo da sempre sono requisiti essenziali a garanzia della qualità dei prodotti che arrivano sulle tavole dei consumatori.

La scelta dell’operatore Gi.Ma. Trans come fornitore logistico è stata dettata soprattutto dalla sua trentennale esperienza di lavoro con la Gdo, che assicura familiarità con l’operatività che caratterizza il settore, abituato a tempi serrati e consegne spesso in AxA. Garantire un’efficiente movimentazione a temperatura controllata di frutta e verdura, infatti, significa soprattutto saper rispettare i tempi di consegna previsti.

Attualmente la collaborazione tra Cedior e Gi.Ma. Trans prevede la movimentazione in media di 4 bilici refrigerati al giorno sul territorio nord-italiano per consegne in AxB, oltre all’aggiunta di ulteriori mezzi per le consegne in AxA (motrici o bilici a seconda dei volumi per le diverse piattaforme). Gli ordini vengono preparati nel magazzino di Cedior dagli addetti alla produzione, grazie alle moderne linee di confezionamento presenti nella sede di Zelo Buon Persico e in seguito la merce viene caricata sui mezzi Gi.Ma. Trans già predisposti alla temperatura corretta: i gruppi frigoriferi dei rimorchi e le unità frigo delle motrici, inoltre, sono tutti integrati con un sistema satellitare autonomo di ultima generazione che permette raffreddamento ottimale, monitoraggio della temperatura e soprattutto tracking da remoto.

La scrupolosa selezione di Cedior nei confronti dei propri fornitori di logistica in outsourcing è anche alla base dei progetti futuri di crescita sul territorio nazionale: sebbene infatti la piattaforma logistica di Milano consegni già più di 50 milioni di kg di frutta e verdura nei supermercati, punti vendita locali e mercati rionali di 20 regioni italiane, la volontà dell’azienda è quella di aumentare la propria presenza nelle catene della Gdo nel centro e sud Italia per far arrivare l’eccellenza dei prodotti della terra su tutte le tavole.

Ortofrutta: consumi (e prezzi) in crescita, durante la pandemia

I comportamenti di consumo dell’ortofrutta nel corso del lockdown sono cambiati. E gli effetti si sentiranno anche durante la Fase 2.

Ecco quanto emerge dal focus sui consumi domestici di ortofrutta dell’osservatorio “THE WORLD AFTER LOCKDOWN” di Nomisma e CRIF.

La forzata permanenza degli italiani fra le mura domestiche nelle lunghe settimane del lockdown ha spinto il consumo di frutta e verdura fresca e trasformata. Un italiano su due ha infatti modificato gli acquisti in questo periodo, con un forte aumento delle quantità consumate (circa un italiano su tre) – mentre sul fronte opposto solo il 15% dichiara di aver diminuito i consumi.

Le dinamiche dei consumi di ortofrutta riflettono quanto accade all’intero paniere alimentare, in aumento per il 23% delle famiglie, mentre si assiste ad un calo diffuso per le spese rimandabili quali abbigliamento (38% delle famiglie ha ridotto gli acquisti) e arredamento (35%).

L’incomprimibilità della spesa domestica per alimentare e bevande è un evidente effetto dell’incremento del numero di pasti at home, collegati alla pressoché totale chiusura del canale away from home e all’adozione dello smart-working. Per gli stessi motivi, oltre che per una generale ricerca per prodotti naturali e salutistici, le vendite di ortofrutta nella distribuzione modera hanno registrato un grande balzo durante il lockdown (+15,8% a valore la variazione 17/feb-26/apr 2020 rispetto allo stesso periodo 2019 – fonte Nielsen – la crescita 2020 nel periodo pre-Covid era stata invece del 3,3%).

La crescita è stata sostenuta soprattutto dalla frutta (+20,4% a valore) rispetto alla verdura (+13,4%). Un driver importante sono stati i valori salutistici associati al consumo di frutta – in particolare di quella ricca di vitamina C, come le arance e kiwi, ma anche delle mele, categorie che più di altre hanno dato impulso agli acquisti.

Tuttavia, se da un lato l’incremento a valore della spesa riflette i maggiori acquisti in quantità e la ridefinizione del mix dei prodotti ortofrutticoli infilati nel carrello, dall’altro indica l’effetto di un incremento dei prezzi, percepito da ben il 69% dei responsabili acquisti delle famiglie.

Fonte: Osservatorio Nomisma The World After LOCKDOWN

Il canale on line

La percezione della crescita dei prezzi riflette anche la rimodulazione degli acquisti per canale. La spesa è cresciuta in tutti i punti vendita, ma durante il lockdown gli italiani hanno fatto maggior ricorso rispetto al pre-Covid ai negozi di vicinato e ai piccoli supermercati di prossimità. I comportamenti adottati per evitare il rischio di contagio in caso di assembramenti (limitazioni nel movimento e impossibilità di spostamenti in comuni diversi, predilezione di punti vendita meno affollati, pianificazione della spesa, ecc.) hanno portato non solo ad un diradamento della frequenza della spesa, ma anche alla preferenza di punti vendita prossimi alle abitazioni, soprattutto in quelli che hanno introdotto servizi quali click & collect, ordini telefonici, via WhatsApp o tramite sito internet (il 16% delle famiglie ha fruito del food delivery).

L’esigenza per la componente di servizio ha superato in molti casi la più “consolidata” preferenza di selezione diretta dell’ortofrutta.

E sulla scia di questo comportamento si è anche affermato l’acquisto di frutta e verdura on line. Una famiglia su 4 infatti ha acquistato ortofrutta tramite i siti web delle insegne della distribuzione organizzata, con una domanda potenziale ancora maggiore e non soddisfatta a causa di una forte intensità delle richieste (durante il lockdown il 16% ha provato a piazzare un ordine senza successo). Per l’ortofrutta il canale on line non si esaurisce con la GDO: un ulteriore 15% ha fatto un acquisto nei siti di produttori/mercati agricoli on line.

Queste tendenze, embrionali prima del lockdown, potrebbero diventare abitudini consolidate nel post-lockdown.

IV gamma e time-saver: i freschi sono più forti

Frutta e verdure fresche sono state le protagoniste sulla tavola degli italiani nelle settimane trascorse in casa. Complice il maggiore tempo a disposizione e una rinnovata attenzione alla buona cucina, i maggiori acquisti hanno riguardato queste referenze, cui si sono affiancati anche i surgelati (presenti durante il lockdown in almeno una occasione nel carrello degli acquisti del 90% degli italiani – +30% a valore nelle vendite della GDO nel mese di marzo), che grazie alla lunga conservazione hanno consentito di garantire la necessità di fare “scorta”.

All’opposto, i prodotti time-saver e ready to eat, come gli ortaggi confezionati e già pronti all’uso in cucina e le zuppe e minestre pronte da scaldare, hanno avuto una lieve battuta d’arresto. Nelle prossime settimane è atteso un riequilibrio, ma fintanto che le misure di salvaguardia della salute degli italiani saranno alte (prosecuzione della chiusura delle scuole, uso diffuso dello smart-working, ecc.) e alcune attività procederanno a ritmo ridotto, gli effetti sulla composizione del paniere di spesa dell’ortofrutta continueranno a farsi sentire.

Le nuove priorità

Che eredità ha lasciato il lockdown agli italiani?

Il maggiore interesse per la salute e il benessere, unito al forte interesse per l’italianità che riflette sia sicurezza che forte senso di solidarietà verso il nostro paese, saranno i principali attributi che guideranno le scelte dell’ortofrutta nei prossimi 6 mesi.

Fonte: Osservatorio Nomisma The World After LOCKDOWN

L’origine 100% italiana del prodotto sarà l’elemento chiave delle scelte degli italiani: il 60% dei responsabili acquisti dichiara, infatti, che questo criterio – già rilevante in passato – sarà ancora più centrale; a conferma è elevata anche l’importanza attribuita ai prodotti a km zero o del territorio (45%). Grande interesse si concentra anche nella ricerca di adeguate garanzie relativamente al controllo ed alla rintracciabilità lungo la filiera (45%). Tra gli altri valori determinanti i prodotti biologici (34%) e salutistici (32%), con un occhio anche alla sostenibilità, grazie alle confezioni in materiali riciclabili o comunque ecosostenibili (30%).

I consumatori di frutta e verdura, infine, faranno anche molta attenzione alla convenienza e al prezzo (42%), visto lo scenario di difficile congiuntura economica, che determinerà sempre più un forte ridimensionamento dei redditi e quindi della capacità di spesa degli italiani.

Modalità della ricerca

L’osservatorio “THE WORLD AFTER LOCKDOWN” di Nomisma e CRIF,  analizza l’impatto della pandemia COVID-19 sulle vite dei cittadini, grazie al coinvolgimento di un campione di 1.000 italiani responsabili degli acquisti (18-65 anni).

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