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Consumare preferibilmente entro… Tesco toglie l’indicazione da 100 altre referenze di ortofrutta

Tesco rimuoverà oltre un centinaio di nuove etichette di scadenza del genere “consumare preferibilmente entro” dall’ortofrutta, dopo che molti clienti hanno dichiarato che la mossa aiuterebbe a ridurre lo spreco di cibo.
Una ricerca da poco realizzata rivela che il 69% dei clienti ritiene che la rimozione delle etichette di scadenza sia una buona idea. Il 53% degli acquirenti nello stesso sondaggio afferma che la eliminazione prima delle indicazioni di scadenza faccia la differenza, aiutandoli a mantenere il cibo buono più a lungo. Le etichette con le date “best before” saranno eliminate da 116 prodotti tra cui mele, arance, cavoli e asparagi.
Le nuove referenze andranno ad aggiungersi a quelle che hanno già visto la rimozione delle date di riferimento: circa 70 linee di frutta e verdura all’inizio dell’anno.
Mark Little, responsabile della riduzione dei rifiuti alimentari di Tesco, ha dichiarato: “La rimozione delle date entro cui consumare preferibilmente un alimento è il nostro modo per rendere più facile per i clienti ridurre gli sprechi alimentari a casa, e nel frattempo risparmiare. Non è giusto che il cibo vada sprecato e faremo tutto il possibile per aiutare in questo”.

All’inizio del mese 27 dei maggiori fornitori di Tesco hanno pubblicato per la prima volta i loro dati sugli sprechi alimentari. Nel 2013 Tesco è stata la prima insegna del Regno Unito a pubblicare la quantità di cibo sprecato nelle sue attività nel Regno Unito. Oggi ha raggiunto oltre il 70% del suo obiettivo per cui nessun alimento sicuro per il consumo umano vada sprecato dai suoi negozi e centri di distribuzione britannici. Per contribuire a raggiungere questo obiettivo, i punti vendita lavorano quotidianamente con gruppi di comunità locali per ridistribuire il cibo avanzato,< arrivando a donare 30 milioni di pasti a circa 7.000 associazioni di beneficenza e comunità. Tesco collabora anche con i nostri fornitori per trovare il modo di utilizzare il maggior numero possibile di prodotti coltivati. Ad esempio, estendendo le specifiche per includere frutta e verdura di diverse forme e dimensioni o creando nuovi prodotti con materie prime che altrimenti sarebbero andate perdute (in questo modo gli avocado maturi invenduti sono utilizzati da un fornitore per produrre guacamole).

Aldi dichiara 11mila controlli l’anno sulla qualità di freschi e freschissimi

Carne italiana, uova da allevamento a terra, 115 referenze per l’ortofrutta esclusivamente da fornitori certificati GLOBALG.A.P. e un assortimento di vini provenienti da tutta Italia: sono i cardini della qualità dell’assortimento Aldi in Italia. La multinazionale tedesca ha illustrato i principi alla base del proprio impegno per offrire ogni giorno una gamma di prodotti selezionati che uniscono qualità e convenienza, dichiarando che effettua in media oltre 11.000 controlli l’anno sulla qualità dell’assortimento, tra cui assaggi e comparazioni di campioni, analisi di laboratorio e controlli giornalieri su freschi e freschissimi.

Grazie all’offerta selezionata di carni quattro volte italiane (nate, allevate, macellate e confezionate in Italia), a 115 referenze di frutta e verdura e a più di 100 vini in assortimento, ALDI si presenta come brand attento alle esigenze dei propri clienti e delle loro necessità. È per questo che sia il pollame sia i suini in assortimento sono nati, allevati, macellati e confezionati in Italia, incluse alcune referenze di pollo biologico. Per tutti questi articoli ALDI si impegna ad attuare ogni fase dei propri processi di produzione sul territorio nazionale e a garantirne la sicurezza. I controlli sulla qualità e il processo di verifiche a cui ALDI sottopone tutti i prodotti si basano su principi solidi e responsabili, supportati da regolari attività di pianificazione, attuazione e verifica.

All’interno dell’assortimento alimentare – pensato appositamente per la clientela italiana – proposto nei 41 negozi ALDI presenti attualmente nel Nord Italia, grande attenzione è stata riservata alla varietà e alla cultura enogastronomica del nostro Paese. Composta al 75% da prodotti alimentari che nascono dalla collaborazione con fornitori italiani selezionati, l’offerta complessiva di ALDI è costituita per l’85% da linee a marchio proprio e dedica ampio spazio all’ortofrutta, che consta di 115 referenze di cui il 10% di origine biologica. Tutta la frutta e la verdura di ALDI proviene da fornitori certificati GLOBALG.A.P., un protocollo che garantisce produzioni sicure per il consumatore e tracciabilità dei prodotti, inoltre verifica aspetti ambientali e sociali in tutti i processi di filiera. La qualità dell’ortofrutta ALDI viene garantita dalle analisi di laboratorio – 1.000 in un anno – e dai controlli giornalieri svolti dai collaboratori direttamente presso il magazzino, per assicurarne la qualità che li contraddistingue. Lo stesso genere di attenzione è riservata ai fornitori: i prodotti ortofrutticoli disponibili nei punti vendita ALDI vengono sottoposti a rigorosi capitolati d’acquisto per i residui di pesticidi.

L’impegno per offrire prodotti di qualità si riflette nella scelta del brand di proporre esclusivamente uova da allevamento a terra, utilizzate anche come ingrediente per la produzione di maionese, dessert da frigo, pasta fresca e secca a marchio proprio. Completano l’offerta anche uova biologiche, per i clienti che prediligono prodotti bio e da dicembre 2018 anche uova da allevamento all’aperto.

Infine la Vinoteca ALDI, caratterizzata da un’ampia selezione di vini regionali, conta 100 referenze tra vini rossi, bianchi, rosé, spumanti e frizzanti. All’interno dell’assortimento sono presenti anche prodotti di origine biologica. Nella scelta dei vini ALDI ha puntato su un’offerta italiana declinata nelle varie aree di produzione regionale e nelle principali varietà di uva. Una attenzione premiata: lo scorso 5 luglio il vino Amarone della Valpolicella San Zenone DOCG da 750 ml ha ricevuto il “Premio New Entry 2018” nella categoria Alcolici e birra, in occasione della nuova edizione dei Brands Award.

Origine in etichetta, scatta l’obbligo anche per i pelati e derivati dell’oro rosso

Foto: Coldiretti.

Anche l’oro rosso è tracciato: scatta l’obbligo di indicare in etichetta l’origine per pelati, polpe, concentrato e degli altri derivati del pomodoro. È infatti scaduto il termine di 120 giorni previsto per l’entrata in vigore, dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale 47 del 26 febbraio 2018, del decreto interministeriale per l’origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro.

I prodotti Made in Italy ottenuti con pomodori coltivati e trasformati in Italia saranno ora riconoscibili sugli scaffali dalla dicitura “Origine del pomodoro: Italia”.

Le confezioni di tutti i derivati del pomodoro, sughi e salse prodotte in Italia dovranno infatti avere d’ora in poi obbligatoriamente indicate in etichetta le seguenti diciture:
a) Paese di coltivazione del pomodoro: nome del Paese nel quale il pomodoro viene coltivato;
b) Paese di trasformazione del pomodoro: nome del Paese in cui il pomodoro è stato trasformato.
Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE.

Per consentire lo smaltimento delle scorte i prodotti che non soddisfano i requisiti previsti dal decreto, perchè immessi sul mercati o etichettati prima dell’entrata in vigore del provvedimento, possono essere commercializzati entro il termine di conservazione previsto in etichetta.

Si tratta di una attesa misura di trasparenza per produttori e consumatori dopo che dall’estero – rileva la Coldiretti – sono arrivati nel 2018 il 15% di derivati di pomodoro in più rispetto allo scorso anno (elaborazioni Coldiretti su dati Istat) relativi ai primi cinque mesi con 86 milioni di chili provenienti nell’ordine da Stati Uniti, Spagna e Cina.

 

Quai 5 milioni di tonnellate

La nuova normativa entra in vigore mentre si sta concludendo la campagna di raccolta del pomodoro in Italia che quest’anno dovrebbe assicurare un raccolto attorno a 4.750.000 tonnellate, con una buona qualità in termini di gradi Brix, ovvero di contenuto zuccherino, ma rese all’ettaro sotto le medie degli ultimi anni. Si tratta di una attività che impegna in moto in Italia una filiera di eccellenza del Made in Italy che coinvolge circa 7.000 imprese agricole, oltre 100 imprese di trasformazione e 10.000 addetti, che esporta 2 miliardi di euro di derivati del pomodoro in tutto il mondo.

L’Italia è il principale produttore dell’Unione Europea dove le previsioni riportano un calo produttivo complessivo del 14%, con riduzioni superiori al 20% in Spagna e Portogallo. A livello mondiale, il calo della produzione sarebbe meno sostenuto (-6,6%), nonostante la previsione di un meno 40% per la produzione cinese di pomodoro da industria, mitigata da un +14% della produzione californiana.

Sempre secondo Coldiretti oggi in Italia si consumano conserve di pomodoro per circa 30 chili a testa all’anno a casa, al ristorante o in pizzeria. I proodtti più gettonati sono, nell’ordine, le passate, le polpe o il pomodoro a pezzi, i pelati e i concentrati.

L’obbligo di orgine in etichetta per i prodotti a base di pomodoro segue quello per latte e prodotti lattiero-caseari, grano pasta e riso, di carni di manzo, maiale, di ovini e caprino e di pollame, prodotti ittici, olio, uova, miele e ortofrutta fresca.

Europa sprecona: il 29% dell’ortofrutta acquistata finisce nella spazzatura

Sono preoccupanti ma danno un crudo quadro della questione gli ultimi dati diramati dal JRC, il centro di studi scientifici interno alla Ue, sullo spreco dell’ortofrutta: secondo un articolo pubblicato di recente le famiglie dell’Unione europea generano circa 35,3 chilogrammi di rifiuti di frutta e verdura freschi per persona all’anno, 14,2 chilogrammi (circa un terzo) dei quali sarebbero evitabili.

Numeri in linea con i dati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, che stima che circa un terzo del cibo prodotto a livello mondiale per il consumo umano venga sprecato.

I livelli di spreco maggiore riguarderebbe in particolare proprio frutta e verdura fresche, che contribuiscono a quasi il 50% degli sprechi alimentari generati dalle famiglie dell’UE. Ciò è prevedibile dato che costituiscono circa un terzo degli acquisti alimentari totali, parte della loro massa è immangiabile (ad esempio certi tipi di buccia) e sono altamente deperibili, ma anche prodotti relativamente economici.

Tuttavia, lo studio del JRC ha rilevato che i rifiuti evitabili potrebbero essere ridotti applicando strategie di prevenzione mirate e che i rifiuti inevitabili (parti non commestibili del prodotto) potrebbero essere gestiti in modo molto più sostenibile a livello della produzione e riciclato per essere usati nell’economia circolare.

I risultati di questo studio hanno implicazioni per le politiche sia sulla prevenzione sia sulla gestione dei rifiuti alimentari domestici. Il modello proposto può aiutare a stabilire le prassi di base e le differenze nella generazione di rifiuti tra Paesi, studiare gli effetti dei diversi modelli di consumo sulla generazione di rifiuti e stimare il potenziale di riutilizzo di rifiuti inevitabili in altri sistemi di produzione, che è di grande interesse da una prospettiva di economia circolare. Ma ha anche potenziali applicazioni più ampie, nella stima dei rifiuti generati da altri prodotti domestici.

 

Rifiuti evitabili e inevitabili: non tutti sprecano allo stesso modo

Gli autori hanno creato un modello per stimare la quantità di rifiuti domestici evitabili e inevitabili costituiti da frutta e verdura fresca prodotta dalle famiglie dell’UE. Il punto di partenza sono stati i rifiuti inevitabili (rifiuti derivanti da preparazione o consumo di cibo che non sono, e non sono mai stati, commestibili in circostanze normali) e rifiuti evitabili (cibo buttato via che era, ad un certo punto prima dello smaltimento, commestibile) calcolato per 51 tipi di rifiuti di frutta e verdura fresche in sei Paesi dell’UE (Germania, Spagna, Danimarca, Paesi Bassi, Finlandia e Regno Unito) per il 2010, e la quantità di frutta fresca e verdura fresca acquistate, consumate e sprecate (rifiuti evitabili e inevitabili) nel Regno Unito, in Germania e in Danimarca nel 2010. Le cifre sono state utilizzate per stimare gli sprechi inevitabili ed evitabili generati dalle famiglie dell’UE dal consumo di frutta e verdura fresca.

Secondo lo studio, ogni anno nell’UE si producono pro capite 21,1 chilogrammi di rifiuti inevitabili e 14,2 chilogrammi di rifiuti evitabili. In media, il 29% (35,3 chilogrami per persona) di frutta e verdura fresca acquistata dalle famiglie nell’UE-28 è sprecato, il 12% (14,2 choilogrammi) del quale era evitabile.

Gli autori hanno riscontrato grandi differenze nei rifiuti evitabili e inevitabili generati dai diversi Paesi a causa dei diversi livelli di comportamenti dispendiosi (legati a fattori culturali ed economici) e di diversi modelli di consumo (che influenzano la quantità di rifiuti inevitabili generati).

Ad esempio, sebbene gli acquisti di verdure fresche siano più bassi nel Regno Unito che in Germania, la quantità di rifiuti inevitabili generati pro-capite è quasi la stessa, mentre la quantità di rifiuti evitabili è più alta nel Regno Unito. Si è scoperto che i Paesi i cui cittadini spendono una percentuale maggiore del loro reddito per il cibo generano rifiuti meno evitabili.

Circa 88 milioni di tonnellate di cibo sono sprecate ogni anno nell’UE, con costi associati stimati a 143 miliardi di euro.

Aste al ribasso, il chiarimento di Esselunga e Conad

Chiarisce la sua posizione a seguito delle polimiche delle settimane passate sulle aste online al doppio ribasso che strangolerebbero gli agricoltori con prezzi al di sotto dei costi di produzione la nota diramata oggi da Esseluga. La catena di Pioltello tiene infatti a chiarire che “il Gruppo Esselunga ha adottato un proprio codice etico che impone il rispetto dei diritti umani fondamentali e la dignità delle persone. Ci impegniamo costantemente nella prevenzione di ogni forma di sfruttamento. Allo stesso tempo chiediamo ai nostri fornitori il rispetto di questi principi, pena l’esclusione dalla nostra rete commerciale”.
Esselunga, inoltre, “non ha mai fatto ricorso alla pratica delle aste elettroniche per l’acquisto di prodotti agricoli e agroalimentari, nel rispetto dei propri valori e a tutela dei suoi clienti e dei suoi fornitori”.
Coerentemente con questi principi, a settembre 2017 l’insegna ha sottoscritto un protocollo di intesa con il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali al fine di favorire un mercato più trasparente e per evitare effetti distorsivi nei rapporti di filiera.

Nei giorni scorsi anche Conad era intervenuta attraverso le parole dell’Ad Francesco Pugliese, in merito allo sfruttamento del lavoro nelle campagne e alle affermazioni di coloro che vorrebbero addossare la responsabilità di questi fenomeni alla distribuzione e alle “aste al doppio ribasso”.

“Si vogliono confondere le acque sovrapponendo due fenomeni differenti, entrambi esecrabili, ma di natura molto diversa. Il primo è quello dello sfruttamento dei migranti, a cui ricorre da tempo una parte dell’imprenditoria agricola. È vergognoso ma non vi è nulla di nuovo, purtroppo: in passato le vittime erano principalmente le donne, da qualche tempo sono gli stranieri ma si tratta sempre di persone private di diritti. Cercare i responsabili al di fuori del mondo agricolo significa giustificare implicitamente gli imprenditori della terra che ricorrono all’illegalità (peraltro a scapito di tutti gli altri) e rinunciare a combattere – al fianco delle autorità e delle forze dell’ordine – una piaga che invece riguarda profondamente proprio il comparto agricolo. Le leggi ci sono e sono molto chiare, ma il ruolo di vigilanza e repressione spetta alle istituzioni che devono incrementare le visite ispettive”.

Qyuanto inevce alle aste a doppio ribasso, questione “prettamente commerciale”, “Conad ha più volte espresso la sua contrarietà e infatti non vi partecipa. Gli imprenditori agricoli dovrebbero fare lo stesso: astenersi. Attualmente al Parlamento europeo è in discussione una Direttiva comunitaria che sarebbe bene includesse queste aste tra le pratiche sleali nella filiera alimentare.  È certamente un buon inizio, purché ci si ponga davvero l’obiettivo di tutelare il mondo agricolo e le piccole e medie imprese, non le grandi multinazionali del food alle quali non mancano i mezzi per imporsi”.

Arriva “Vicino”, marchio Penny Market dedicato ai produttori locali di ortofrutta

Sostenibili, di stagione e a prezzi concorrenziali: sono le linee guida di “VICINO – Prodotti del tuo territorio”, nuovo marchio di Penny Market nel reparto ortofrutta nato per sostenere i piccoli produttori locali dando voce alla loro esperienza, salvaguardandone le tradizioni familiari, puntando al rispetto del territorio e della natura e valorizzando le aree vocate di produzione.

L’assortimento, che è destinato ad ampliarsi ulteriormente nel corso dei prossimi mesi, si compone di circa 25 referenze (dall’insalata trocadero, all’insalata gentile, dal pomodoro datterino all’uva) che si alternano a seconda delle stagioni, ad ulteriore dimostrazione dell’impegno di Penny Market nella soddisfazione delle richieste dei propri clienti che confermano sempre più di apprezzare i prodotti a marchio vicini alle realtà locali e al territorio.

Attraverso il marchio “VICINO”, infatti, Penny vuole sostenere i piccoli produttori locali in un’ottica di innovazione dell’etica di produzione, puntando alla sostenibilità come criterio di scelta salvaguardando l’integrità ambientale. Questa missione ha da subito incontrato il favore e l’entusiasmo dei fornitori locali, che sono diventati testimonial del brand “VICINO” e sono lieti di condividere con Penny la passione per il proprio lavoro e la cura verso il territorio e i suoi frutti.

La nuova linea pone al centro dell’offerta alcuni tra i più importanti valori di Penny Market come l’attenzione verso il territorio e la sostenibilità ambientale, privilegiando i regionalismi per andare incontro alle esigenze di tutti i clienti, cogliendo così l’opportunità di diversificare l’offerta nelle diverse regioni in cui Penny Market è presente.

Penny Market, discount alimentare del gruppo REWE, è presente sul territorio italiano con 366 punti vendita distribuiti nelle principali regioni d’Italia ed è attualmente in forte crescita, con fatturato per metro quadro superiore alla media di categoria. A livello internazionale, è presente anche in Austria, Germania, Repubblica Ceca, Ungheria, Romania.

Nuovo packaging eco-sostenibile per le verdure di Romagna Sipo

Meno plastica più sostenibilità: SIPO prosegue nel suo processo di rinnovo delle confezioni con un occhio di riguardo all’ambiente e lancia i nuovi packaging in cartone per la linea delle Verdure di Romagna. Tutto ciò a pochi mesi dal rinnovo del packaging dello storico marchio Sapori del mio Orto, avvenuto nel marzo 2018, dove è stato introdotto per gli ortaggi di I gamma il flow pack in carta pane.

Il nuovo packaging sostituisce quello precedente in polipropilene ed è stato adottato sulla maggior parte delle referenze a listino: carote, coste di sedano e cuori di sedano, fagiolini, finocchi, lischi, peperone friggitello, peperone piccante, cuore di porro, ravanelli a mazzi e strigoli. I prodotti sono anche confezionati con un film di protezione molto più leggero rispetto al precedente, che utilizza il 30% in meno di plastica. Una scelta green che denota anche in questo caso la continua attenzione verso i temi della sostenibilità e della tutela dell’ambiente.

I formati delle confezioni vanno da 150 grammi a 600 grammi a seconda delle referenze. Il prezzo è rimasto invariato rispetto alla linea precedente.

Realizzati in collaborazione con CIESSE Paper, la commercializzazione è partita da qualche settimana e i nuovi prodotti sono disponibili nel canale Gdo.

“Crediamo che sia stato un passo doveroso da parte nostra – sottolinea Elisa Monticelli, Marketing Manager di SIPO – continuare a porre attenzione ai temi della salvaguardia ambientale, soprattutto considerando che i mercati esteri sono molto attenti al riciclo dei materiali. Crediamo che ciò possa rafforzare il nostro posizionamento come azienda rispettosa dell’ambiente e del territorio e portare all’acquisizione di nuovi clienti sia in Italia sia all’estero”.

 

Pam Panorama dedica una private label alla frutta esotica

Pam Panorama è la prima insegna della Gdo italiana a dedicare una linea private label alla frutta esotica. C’è una prima volta per tutto e le private label, antica Cenerentola sugli scaffali, ormai si presentano spesso come linee avanzate e innovative: ma la frutta esotica finora non era stata considerata: lacuna colmata grazie a Pam Qualità per te”.

Il motivo di questa new entry è presto detto: negli ultimi 10 anni, in Italia, si è assistito a un forte aumento dei consumi di frutta tropicale, una tendenza sviluppatasi di pari passo all’aumento dei consumi di frutta e verdura freschi e che oggi registra cifre da record, per un totale di 840mila tonnellate di frutta esotica consumate in un anno.

Pam Panorama è il primo player della Gdo a introdurre una nuova gamma dedicata agli amanti di prodotti e sapori lontani. La linea Frutta Esotica è disponibile nei negozi da giugno, è composta da 11 referenze a marchio Pam Qualità per te e comprende i più noti avocado, cocco e melograno, alcune varietà di mango e papaya, ma anche, lime, pomelo e bananito.

Una particolare attenzione è stata dedicata alla creazione dello speciale espositore, che riporta alcune utili informazioni: dai segreti per sbucciare facilmente la frutta esotica, ai piccoli consigli per gustare al meglio il frutto, fino alle indicazioni dei benefici nutrizionali. Ogni frutto, infatti, si distingue per delle proprietà nutritive, come la ricchezza di vitamina C in mango, papaia, lime, pomelo e frutto della passione, vitamina E nell’avocado, vitamina K nel melograno e potassio e fosforo in cocco e bananito.

“Siamo orgogliosi di essere i primi in Italia ad offrire ai consumatori una linea private label di frutta esotica, nata da un’attenta selezione dei prodotti più amati dagli italiani insieme ai nostri migliori fornitori. Ogni giorno infatti lavoriamo per garantire un assortimento che sia in linea con gli ultimi trend, ma allo stesso tempo di alta qualità e conveniente” ha detto Fulvio Faletra, Direttore Customer Engagement Pam Panorama.

 

Findus, dopo il pesce sostenibilità anche sui vegetali: il 90% certificato entro il 2019

Dopo la pesca sostenibile arrivano le verdure: punta dritto sulla sostenibilità Findus, parte del gruppo Nomad Foods Europe e leader in Italia nel mercato dei surgelati (ne copre una quota a valore del 23,4%, ed è presente almeno una volta l’anno in metà delle famiglie italiane), che ha annunciato l’adesione a SAI Platform, iniziativa internazionale in materia di agricoltura sostenibile creata nel 2002 da Unilever, Danone e Nestlé per affrontare in modo collaborativo le sfide comuni dell’industria agroalimentare e che comprende oggi oltre 90 membri.

Un impegno ambizioso, che punta ad avere entro il 2019 il 90% dei volumi totali di vegetali Findus conformi allo standard di sostenibilità FSA (Farm Sustainability Assessment) e verificato da un audit di un ente terzo. Tra i prodotti coinvolti grandi classici del brand come il Minestrone Tradizione, i Piselli e gli Spinaci. I vegetali rappresentano circa il 55% dei volumi, e copreno quasi un terzo del fatturato aziendale. 

“Un anno abbiamo annunciato la partnership con Msc, ma il nostro DNA aziendale è fatto principalmente di pesce e vegetali, e ora affrontiamo anche questo settore, consapevoli della sua importanza: il 60% della popolazione mondiale vive di prodotti dell’agricoltura e il 30% lavora direttamente in agricoltura. Per noi sostenibilità significa consentire alle generazioni future di disporre delle stesse risorse che abbiamo avuto a disposizione noi. Come azienda riteniamo sia nostro dovere fornire prodotti nutrienti e di alta qualità, usando in maniera responsabile le risorse a nostra disposizione e minimizzando gli sprechi. Quattro di punti chiave dell’accordo:  l’adesione alla piattaforma, lo schema di verifica FSA, la certificazione da parte di terzi e il raggiungimento entro il 2019 dei 90% dei volumi certificati” ha detto Francesco Fattori, Ad Findus Italia.

Produrre cibo impattando meno sull’ambiente è una delle grandi sfide del nostro tempo. Ma agricoltura sostenibile non è solo attenzione all’ambiente. È anche sostenibilità sociale ed economica: è la risposta per affrontare in modo efficace le sfide globali, dal cambiamento climatico alla fame nel mondo.

 

Gestione dell’acqua e rotazione tra i punti cardine

Findus lavora con 672 aziende agricole italiane, spesso con contrati di lunga durata: la durata media delle collaborazioni nell’Agro Pontino ad esempio è di 24 anni. Le verdure vengono coltivate “in pieno campo”, ovvero all’aria aperta, mai in serra, e durante la loro stagione ottimale, seguendo il calendario di madre natura. Tutte le verdure sono raccolte e surgelate in tempi brevissimi: i piselli, ad esempio, vengono congelati entro tre ore dalla raccolta. 

“Ma la qualità non può prescindere dalla sostenibilità – dichiara Fabrizio Fontana, responsabile degli agronomi Findus – che è infatti da tempo al centro del modo di fare agricoltura in Findus. L’adesione a SAI Platform è il naturale approdo di questa filosofia. Una filosofia che si ispira al principio del miglioramento continuo e che prevede l’uso responsabile delle risorse e la riduzione al minimo degli sprechi, ottimizzando la resa e la qualità nutrizionale degli alimenti. Per questo ci impegniamo da tempo in una serie di attività che hanno l’obiettivo di migliorare costantemente la qualità dei nostri prodotti e dell’ambiente che ci circonda”.

Attraverso la rotazione delle colture, ad esempio, Findus migliora naturalmente la fertilità del suolo. Grazie a un monitoraggio continuo che permette agli agronomi di sapere la reale necessità delle piante, si è potuto ridurre significativamente l’utilizzo di concimi: negli ultimi 20 anni, l’uso è stato ridotto del 20%, a fronte di una resa cresciuta del 18%. Findus si è inoltre impegnata da tempo nella riduzione del consumo di acqua ed energia nelle proprie attività agricole prediligendo, laddove possibile, l’irrigazione a bassa pressione e localizzata, un sistema che consente un risparmio d’acqua e di energia (ad esempio rispettivamente -28,5% e -36%, nel caso dei pomodori).

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Melinda ancora sponsor della Ciaspolada il 6 gennaio

Ciaspolada 2015 Fondo Amatori.

Anche quest’anno Melinda è a fianco della Ciaspolada, tra gli appuntamenti sportivi invernali più attesi della Val di Non la cui 45a edizione prenderà il via il 6 gennaio. Nonostante la stagione particolarmente difficile per il Consorzio. Le gelate primaverili infatti hanno causato una perdita molto importante di prodotto, con gravi ripercussioni anche sul budget destinato al supporto di iniziative da sempre nel cuore di Melinda. Nonostante ciò, grazie alla forte disponibilità da parte degli organizzatori dell’evento, Melinda correrà anche quest’anno al fianco della Ciaspolada: il suo famoso bollino blu sarà così ben visibile lungo tutto il percorso, su striscioni, pettorali e gonfiabili. Durante l’intera giornata sarà inoltre presente un corner Melinda, in cui si potranno assaggiare mele e succo Melinda. Non mancherà l’animazione della simpatica mascotte, pronta a colorare le foto e i selfie di tutti i partecipanti.

Grande protagonista di questa edizione sarà anche la neve, che dopo qualche anno è scesa finalmente copiosa sulla Val di Non. Le nevicate di fine 2017 hanno reso ancora più suggestivo e fiabesco il paesaggio attraversato dalla Ciaspolada e anche per questo motivo gli organizzatori si aspettano un boom di presenze.

L’edizione numero 45 de La Ciaspolada sarà diversa e probabilmente unica, rispetto a quelle fin qui organizzate. Non tanto per quanto riguarda il percorso, che grazie alla neve ritorna sul tracciato storico dei Pradiei, ma anche perché si lega a doppia mandata al corpo degli Alpini e in particolare ad un appuntamento che ogni anno li celebra, quale l’Adunata Nazionale, che come noto nel 2018 verrà organizzata a Trento.

Anche quest’anno è stata lunga la preparazione dell’evento che ha vissto gli organizzatori promuovere la Ciaspolada nel corso di tutta la stagione attraverso numerose attività svolte nei principali centri del nord Italia.
Un rapporto che va oltre i numeri e oltre il lavoro, testimonianza del senso di coesione, cooperazione e aiuto tra le due realtà così fortemente radicate sul territorio.

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