I drugstore, ovvero le catene di negozi di articoli per la casa, cura della persona, oltre a farmaci da banco, integratori e alimentari secchi (es. tisane), sono sempre più presenti nelle città e nelle abitudini d’acquisto degli italiani: il 68,9% delle famiglie li frequenta regolarmente per prodotti di igiene, casa e alimentari. Tuttavia, emerge anche un dato in dissonanza: più di 7 italiani su 10 (74%) si dice infastidito dall’eccesso di plastica nei packaging, mentre i consumatori più attenti all’ambiente – gli eco-attivi, pari al 23% delle famiglie– restano ancora poco coinvolti da questo canale. È quanto emerge dalla nuova ricerca “Il canale Drugstore dal punto di vista dello shopper”, realizzata da YouGov CP Italy, leader nelle ricerche sul largo consumo, su un panel di 15.000 famiglie rappresentative dell’intera popolazione italiana (26 milioni di nuclei familiari).
Gli eco-attivi sono consumatori consapevoli, attenti all’impatto ambientale delle loro scelte e pronti a premiare i brand (e i negozi) più sostenibili. Eppure, oggi generano solo il 21% del valore nel canale drugstore: un gap che rappresenta un’enorme opportunità di crescita per le insegne. “L’irritazione per l’uso eccessivo di plastica non è un dettaglio – sottolinea Marco Pellizzoni, Commercial Director Consumer Panel di YouGov –, è un indicatore di comportamento pronto a tradursi in scelta d’acquisto”. Il messaggio è chiaro: ridurre il packaging in plastica e comunicare con efficacia l’impegno ambientale può fare la differenza per intercettare un pubblico esigente. Non solo: anche la Gen Z, pur con un potere d’acquisto limitato, mostra crescente interesse per i temi della sostenibilità, rendendo il posizionamento green ancora più strategico. In un contesto competitivo e in rapido cambiamento, secondo YouGov, la sostenibilità non è più un plus, ma una leva chiave per rendere i drugstore più attrattivi, moderni e rilevanti.
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Drugstore: aumentano gli acquisti, ma a 7 italiani su 10 non piacciono le confezioni di plastica
Su 100 prodotti, 85 si dicono sostenibili: un mercato da 44,4 miliardi di euro
Sono saliti a quota 117 mila i prodotti confezionati venduti in supermercati e ipermercati italiani che sulle etichette forniscono almeno un’informazione riguardo il loro impegno per la sostenibilità, intesa nella sua triplice declinazione: ambientale, sociale e benessere animale. Rappresentano l’84,8% delle referenze e sviluppano il 92,9% delle vendite in valore dell’ampio paniere monitorato dall’Osservatorio Immagino di GS1 Italy, lo studio semestrale che analizza le abitudini di consumo degli italiani e che è giunto alla sua sedicesima edizione. “Siamo stati i primi monitorare il tema del racconto della sostenibilità attraverso le etichette dei prodotti e lo facciamo con un approccio innovativo, sviluppato in collaborazione con NielsienIQ e con l’Istituto di Management della Scuola Superiore di Sant’Anna di Pisa – dichiara Marco Cuppini, Research and Communication Director di GS1 Italy –. Edizione dopo edizione, stiamo assistendo al consolidamento di quest’area, che solo negli ultimi 12 mesi rilevati ha visto crescere di più di 1,5 punti sia la percentuale del numero dei prodotti, sia la quota sulle vendite a valore del largo consumo”. Complessivamente, nel canale super e ipermercati, i prodotti “sostenibili” hanno sviluppato vendite per 44,4 miliardi di euro, in crescita annua di +3,6% a valore e in calo di -1,6% a volume, evidenziando un andamento leggermente migliore per il paniere di prodotti che riuniscono i claim della sostenibilità sociale.
LA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE
Fra le tre aree identificate dall’Osservatorio Immagino, a prevalere è quella della sostenibilità ambientale riferita al prodotto o al suo packaging, che compare sulle etichette di 116.950 prodotti per 44,3 miliardi di euro di vendite. Il trend annuo è stato di +3,6% a valore e di -1,6% a volume. Nel mondo della sostenibilità ambientale le informazioni più diffuse attraverso le etichette sono quelle relative alle indicazioni pratiche, come quelle riguardanti l’uso e la conservazione del prodotto oppure la raccolta differenziata del packaging. L’Osservatorio Immagino le ha individuate sul 77,9% dei prodotti, che corrispondono a quasi 43 miliardi di euro di sell-out. Al secondo posto ci sono i claim relativi alle caratteristiche ambientali (monocriterion), come la riciclabilità del pack, la formulazione speciale degli ingredienti la riduzione del contenuto di plastica o la biodegradabilità: sono evidenziate sul 67,1% dei prodotti e sviluppano 40,2 miliardi di euro di vendite. Oltre 20 mila referenze (14,9% del totale rilevato), per 10,2 miliardi di euro di sell-out, sfruttano le etichette per comunicare informazioni relative alle loro modalità green di produzione e approvvigionamento, come l’adozione di disciplinari di filiera oppure le certificazioni di sostenibilità.
I claim generici di sostenibilità (come green, ecologico o circolare) rappresentano un altro fenomeno significativo nella comunicazione on pack dei prodotti di largo consumo. L’Osservatorio Immagino li ha rilevati sulle etichette di 9.799 prodotti (7,1% del totale osservato), che hanno raggiunto un giro d’affari di quasi 5,4 miliardi di euro. E di 1,7 miliardi di euro è invece il sell-out dei 2.263 i prodotti che riportano in etichetta un claim o un riferimento all’approccio green al loro ciclo di vita e impronta ambientale, come i programmi di valutazione, le certificazioni di eccellenza ambientale e i marchi basati su studi LCA e impronta ambientale.
LA SOSTENIBILITÀ SOCIALE
Nella graduatoria per numero di prodotti e per valore delle vendite la sostenibilità sociale si colloca al secondo posto, dietro quella ambientale, con 11.990 referenze che presentano sulle etichette una certificazione etica. Nell’arco dei 12 mesi rilevati, nel canale supermercati e ipermercati, questo paniere ha mostrato una sostanziale stabilità delle vendite in volume (-0,1%) e una crescita di +4,5% di quelle a valore, arrivate a 6,3 miliardi di euro. Solo il 2,0% dei prodotti rilevati dall’Osservatorio Immagino presenta in etichetta una certificazione relativa all’impegno per il benessere animale o dichiara l’adesione a programmi dedicati. Si tratta di 2.762 referenze che hanno ottenuto 1,4 miliardi di euro di sell-out. Nei 12 mesi considerati le vendite sono salite di +2,0% a valore e sono calate di -5,6% a volume.
Oleificio Zucchi diventa Società Benefit
Un nuovo importante traguardo, per un’azienda con 215 anni di tradizione: Oleificio Zucchi ha ottenuto il riconoscimento giuridico come Società Benefit. Uno status che conferma la volontà del gruppo cremonese di coniugare crescita economica e benessere sociale. Le Società Benefit rappresentano un modello di impresa che integra la finalità del profitto con l’impegno a generare un impatto positivo su persone, comunità e ambiente. Questo modello giuridico, regolato dalla legge, richiede che l’impresa operi in maniera responsabile, sostenibile e trasparente, perseguendo scopi di benessere collettivo e fornendo una rendicontazione annuale sui risultati ottenuti. Ad oggi più di 3.000 realtà italiane sono impegnate nel promuovere questo nuovo paradigma imprenditoriale basato sulla consapevolezza e sulla sostenibilità.
Oleificio Zucchi sottolinea come proprio la sostenibilità sia un valore fondante della sua attività, che ha portato a risultati significativi. Ad esempio, nel 2017 l’azienda ha introdotto la Certificazione di Sostenibilità per la filiera dell’Olio Extra Vergine di Oliva, primo disciplinare di settore che garantisce tracciabilità e responsabilità lungo tutta la filiera; nel 2024 ha conseguito il riconoscimento Made Green in Italy, attestazione ufficiale del Ministero dell’Ambiente per la misurazione e riduzione dell’impronta ambientale per l’Olio Extra Vergine d’Oliva 100% Italiano Sostenibile Zucchi. Tutte le azioni e gli investimenti di Oleificio Zucchi per la sostenibilità ambientale, l’innovazione e la responsabilità sociale sono documentati nel Bilancio di Sostenibilità, uno strumento che l’azienda redige dal 2005, quando fu tra i pionieri della rendicontazione nel settore. Attraverso questo documento, l’azienda monitora con trasparenza il proprio percorso di miglioramento, che comprende anche iniziative a supporto della comunità locale, rafforzando il legame con il tessuto sociale e promuovendo pratiche di crescita condivisa. “Diventare una Società Benefit è una naturale evoluzione del nostro impegno – afferma Alessia Zucchi, Amministratore Delegato di Oleificio Zucchi –. Per noi la sostenibilità non è un concetto astratto, ma un progetto concreto che guida ogni nostra scelta. Vogliamo continuare a generare valore non solo per il nostro business, ma anche per le persone che lavorano con noi, per le comunità in cui operiamo e per l’ambiente che ci circonda. Questo riconoscimento rafforza la nostra missione e ci sprona a fare sempre meglio”.
Kikka 100% Arabica e Nicaragua Monorigine, le novità di Caffè Borbone
Caffè Borbone annuncia la disponibilità di due nuovi prodotti, Kikka 100% Arabica capsule compatibili con macchine ad uso domestico Nespresso, e Nicaragua Monorigine Fine Robusta, declinata nel sistema “a cialda”.
Per la prima volta, Caffè Borbone propone una miscela 100% Arabica che nasce dalla selezione delle migliori varietà di Arabica. L’incontro degli aromi e dei gusti di Colombia, Brasile, Honduras e Uganda dà vita a una miscela ricca ed equilibrata che spazia dalle note fruttate e floreali di frutti di bosco e limone alla dolce intensità del caramello e del cioccolato.
Se con Kikka 100% Arabica l’azienda punta a valorizzare le caratteristiche delle varietà Arabica attraverso l’arte del blend, con Nicaragua Fine Robusta l’attenzione è rivolta al territorio di origine, il Nicaragua, dove si coltiva un caffè di qualità superiore. Il monorigine proviene da una zona geografica molto circoscritta e per questo si caratterizza per un profilo sensoriale ben riconoscibile e distintivo, a cui contribuisce il carattere deciso della varietà Robusta. Il gusto raffinato e bilanciato, dalla tazza ricca e corposa, dolce e priva di acidità troppo spiccate, è esaltato dalla tostatura “alla napoletana” che intensifica l’aroma e il corpo e, allo stesso tempo, dona morbidezza al palato.
Nicaragua Fine Robusta è inoltre un caffè etico che rispetta la materia prima e sostiene l’economia locale. Nasce, infatti, dal lavoro di una piccola cooperativa nei dintorni di El Diamante de Las Segovias, un luogo rinomato per la produzione di caffè. Una volta raccolto a mano, il caffè è processato con il metodo honey, un procedimento tra il metodo a secco e quello lavato riservato solo ai caffè più pregiati, che conferisce un sapore unico e apporta ulteriore dolcezza ad ogni chicco. Con il metodo honey, le drupe vengono spolpate lasciando una sostanza vegetale gelatinosa naturalmente presente sul chicco ricca di zuccheri, capace di riassorbire l’umidità. Durante la lunga fase di asciugatura al sole, questi zuccheri diventano sempre più concentrati e riescono a essere assorbiti dal chicco conferendo intensità, complessità e morbidezza al caffè.
“Il nostro obiettivo è continuare a espanderci in più canali di vendita grazie a un’offerta ampia e differenziata di formati esclusivi e miscele ad hoc. È fondamentale che ogni prodotto abbia una propria identità in termini di gusto e provenienza, sempre nel rispetto di elevati standard di qualità per rispondere alle esigenze di tutti i consumatori, anche quelli più interessati all’origine delle materie prime e alla ricerca di nuove esperienze legate al gusto. L’attenzione ai processi di produzione e lavorazione e il legame con i territori sono parte integrante del risultato finale”, commenta Marco Schiavon, Amministratore Delegato di Caffè Borbone.
Packaging biodegradabile, la scelta green di Sacar nel fai da te
Blister e mini-sacchetti compostabili, in grado di degradarsi e dunque ridurre l’impatto ambientale. È la scelta di Sacar, azienda attiva nell’allestimento di spazi espositivi per minuterie metalliche, componentistica di ferramenta e coordinati d’arredamento, dedicati a centri self-service per bricolage e fai da te. L’iniziativa, presentata come una novità nel comparto “do it yourself” (DIY), prevede che tutti i contenitori della minuteria metallica e di altre categorie merceologiche saranno d’ora in poi realizzati in PLA (acido polilattico), una bioplastica ottenuta dalla trasformazione degli zuccheri presenti nel mais e in altri materiali naturali, non derivati dal petrolio.
“Per noi, l’attenzione all’ambiente non è una scelta dettata dalle esigenze di questi ultimi tempi – afferma Marco D’Adda, Responsabile Commerciale e Ricerca&Sviluppo Sacar –. Fin dalla sua fondazione, oltre 50 anni fa, Sacar ha sempre considerato prioritaria la sostenibilità in tutti gli aspetti della sua attività: dall’impatto ambientale al risparmio di energia, dal packaging alla commercializzazione. Un percorso che oggi ci vede introdurre le confezioni dei nostri prodotti in materiale totalmente biodegradabile”.
I blister presentano sia la vaschetta sia il top realizzati in PLA e accoppiati senza utilizzo di colle, ma solo grazie al calore. Per la colorazione delle confezioni, inoltre, sono utilizzati pigmenti naturali. A pieno regime, Sacar produrrà oltre mille pack all’ora, volume che potrà essere regolato in base al fabbisogno settimanale e all’andamento degli ordini. L’azienda sta ottenendo il riconoscimento della Certificazione OK Compost Industrial grazie al TŰV, uno tra i più autorevoli enti europei in tema di sicurezza, qualità e ambiente.
“Già 15 anni fa i nostri pack erano realizzati in PET – spiega Umberto D’Adda, titolare Sacar – e oggi, abbiamo fatto un ulteriore importante passo avanti, utilizzando il PLA. Siamo pionieri su questo fronte: sappiamo che alcune scelte aziendali finalizzate alla sostenibilità comportano investimenti più elevati, ma siamo altrettanto convinti che sia la strada più giusta da intraprendere”.
Una strategia adottata anche nella sede di Meda (MB), inaugurata nel 2010 ed estesa su oltre 5.000 metri quadrati, che è stata interamente concepita in funzione del minore impatto ambientale possibile, grazie a massima valorizzazione della luce e del calore, sistema di raffrescamento e riscaldamento a pavimento, impiego di lampadine LED, pannelli solari e altri accorgimenti green.
Carrefour, 40 fornitori firmano un patto per la sostenibilità
Sono 40 le aziende che hanno accettato di firmare il Patto per la Transizione Alimentare proposto da Carrefour Italia. Un impegno collettivo che persegue 4 obiettivi: biodiversità, dieta sana ed equilibrata, riduzione dell’impatto energetico, diminuzione degli imballaggi. Tutte le 40 aziende firmatarie – per l’elenco completo si veda di seguito – si impegnano a presentare piani d’azione su uno o più di questi obiettivi e parteciperanno a progetti, rivolti ai clienti Carrefour Italia, con l’obiettivo di sensibilizzare i consumatori sull’importanza di un consumo consapevole e responsabile. Il Patto, creato inizialmente a livello di gruppo e oggi esteso all’Italia, costituisce così una grande rete di imprese attivamente impegnate insieme a Carrefour per realizzare la transizione alimentare per tutti.
La firma è stata posta oggi a Milano, nel corso della settima edizione del Salone Carrefour, l’esposizione annuale organizzata da Carrefour Italia, momento di incontro tra l’azienda, i fornitori e tutta la rete dei 1.500 punti vendita italiani, tra diretti e franchising, per un totale di oltre 3.000 partecipanti. Diecimila metri quadri dedicati alle più importanti novità dell’offerta, dai concepts del mercato del fresco e del largo consumo confezionato, alle novità dei prodotti a marchio Terre d’Italia, Filiera Qualità e Carrefour Bio, fino agli assortimenti del non food.
Ampio spazio è stato riservato quest’anno alla “Digital Retail Company”, strategia chiave per lo sviluppo di Carrefour che si articola in 4 pilastri: eCommerce, digital in store, approccio data-driven e formazione digitale. Lo sviluppo dell’omnicanalità è infatti prioritario per l’Italia e per l’intero gruppo: previsti un aumento degli investimenti nel digitale del 50% e un piano dedicato di 3 miliardi tra il 2022 e il 2026.
Il Salone è stato anche teatro della celebrazione dei 20 anni della Filiera Qualità Carrefour, linea che il retailer sottolinea essere attenta al benessere animale e alle buone pratiche di allevamento, come al rispetto dell’ambiente e alla valorizzazione delle filiere Made in Italy. La linea conta circa 80 prodotti, oltre 300 referenze e vede la collaborazione con circa 8.500 produttori agricoli e zootecnici. E da oggi si arricchisce di un accordo per la produzione – sempre a marchio Filiera Qualità Carrefour – della mozzarella, con il produttore trevigiano Trevisianalat, e della crescenza, con l’azienda veneta Frescolat.
“Il Salone rappresenta per noi l’evento più importante dell’anno, che racchiude i principali focus della strategia di Carrefour Italia e sintetizza il nostro approccio verso tutti i nostri partner – afferma Christophe Rabatel, Amministratore Delegato di Carrefour Italia –. In un momento complesso come quello che stiamo attraversando, siamo ancora più impegnati per collaborare strettamente con i nostri fornitori, tra cui 10mila produttori locali italiani, per valorizzare le eccellenze del made in Italy e al tempo stesso tutelare il potere d’acquisto dei nostri clienti. È anche un’occasione per condividere con tutti i nostri partner quanto stiamo realizzando per la trasformazione della nostra azienda, a partire dalla strategia franchising che ci permette oggi di essere presenti in 19 regioni italiane. I servizi digitali che stiamo sviluppando sono pensati in funzione delle esigenze degli imprenditori sul territorio e siamo orgogliosi di contribuire a questa evoluzione. Siamo inoltre orgogliosi dell’adesione di ben 40 aziende al Patto per la Transizione Alimentare: è solo grazie alla collaborazione che possiamo raggiungere traguardi ambiziosi e di beneficio per tutti”.
I fornitori aderenti al Food Transition Pact sono: Amadori, Barilla, Bonduelle, Canova, Colgate, Colle d’oro, Carlsberg Italia, Coca-Cola HBC, Colfiorito, Consorzio funghi di Treviso, Delicius, Farchioni, Ferrarelle, Fileni, Findus, Frosta, Fiorani, Germinal BIO, Granarolo, Heinz – Plasmon, Henkel, Illycaffè, Italpizza, Kellogg’s, Knorr, La Molisana, Lactalis – Galbani, LNPF – Lactalis Nestlè Prodotti Freschi, Libretti, MARS Italia – Sheeba, Master Agricola soc. Cooperativa, Oleificio Zucchi, Orogel, Pepino Gelati, Peroni, Reckitt, Ritter Sport, Riso Gallo, Società Agricola San Maurizio, Sofidel, Unilever.
Parmacotto racconta sul web la sua idea di sostenibilità
Prodotti a ridotto contenuto di grassi e sale, attenta selezione delle materie prime, riduzione di nitriti e nitrati, lista di ingredienti breve e trasparente. Questi sono solo alcuni degli impegni concreti che Parmacotto Group si propone di raggiungere entro il 2025 all’interno dell’area dedicata al benessere a tavola, che insieme al benessere delle comunità e al benessere dell’ambiente rappresenta uno dei tre pilastri di #FeelinGood, il percorso che il Gruppo ha dedicato alla sostenibilità. L’occasione per ribadire questo obiettivo è stato il lancio della piattaforma corporate www.parmacottogroup.com che ha visto protagonisti due noti sportivi: il nuotatore Thomas Ceccon – oro nei 100 metri dorso ai recenti mondiali di Budapest 2022 e primatista mondiale – e il velocista Fausto Desalu, oro olimpico nella staffetta 4×100 a Tokyo 2021 e ambassador dal 2021 di Parmacotto Group.
“Il benessere delle persone è il modo di fare impresa di Parmacotto Group – ha affermato l’Amministratore Delegato Andrea Schivazappa – perché la sostenibilità per noi è strettamente legata a una concezione di benessere a 360°. Riguarda la qualità della vita delle persone in toto: nel rapporto che hanno con la tavola, all’interno delle comunità in cui operano, nell’ambiente in cui vivono. Fuori e dentro l’azienda. Ruota intorno all’impegno, alla responsabilità e al coinvolgimento attivo e concreto di persone, imprese, istituzioni, tanto sui temi della salute e dell’equità, quanto su un utilizzo più equo delle risorse. Come gruppo abbiamo l’ambizione non solo di rendere il mondo un posto migliore. Vogliamo rendere migliori le persone che ci vivono. Questa per noi è vera sostenibilità”.
Sul fronte ambientale, Parmacotto Group ha stilato una “road to carbon neutrality” fatta di obiettivi e progetti concreti per raggiungere zero emissioni dirette entro il 2026. A partire dall’adesione a Science Based Targets, il programma globale per combattere i cambiamenti climatici. Diverse le iniziative messe in campo: produzione di energia pulita attraverso nuovi impianti fotovoltaici; sviluppo e ottimizzazione di materiali sostenibili ed eco-compatibili nei packaging di prodotto; efficienza energetica e riduzione dei consumi nelle sedi del gruppo.
Con riguardo al benessere della comunità è da segnalare il progetto “Connessioni”, nato per rispondere alle crescenti difficoltà delle famiglie e al disagio giovanile causati dalla pandemia Covid-19. Rivolto per ora alla comunità interna, ma destinato nelle intenzioni dell’azienda a evolversi anche verso l’esterno, si è tradotto in incontri, dibattiti, webinar, che hanno visto il coinvolgimento di esperti come sociologi e psicologi per affrontare e condividere le grandi tematiche inerenti il rapporto genitori-figli. L’obiettivo è creare un’alleanza pubblico-privata finalizzata a diventare un punto di riferimento per la comunità locale. Altro territorio a cui Parmacotto Group presta particolare attenzione è quello di Napoli, dove sono state sviluppate diverse iniziative di sostegno, per esempio con la Cooperativa La Paranza all’interno del Rione Sanità.
“Tutelare le eccellenze e proteggere le tradizioni, guardando al futuro: questa è la sfida di Parmacotto Group che vogliamo raccontare nella nuova web platform corporate presso i principali stakeholders e osservatori – ha affermato Gaia Gualerzi, Direttore Marketing Parmacotto Group. Quando parliamo di sostenibilità non parliamo solo di ambiente: #FeelinGood rappresenta per noi una filosofia di vita che deve permeare tutti gli aspetti del benessere delle persone”.
E per far sì che gli impegni presi siano certificati, l’AD Schivazappa ha annunciato che Parmacotto presenterà il bilancio di sostenibilità ed ha avviato il percorso di trasformazione in Bcorp.
VIS: la linea Biodelizia è ancora più green con il nuovo look
Tutto il meglio della frutta prodotta solo da agricoltura biologica: la Biodelizia, la linea BIO di casa VIS, si rifà il look per essere ancora più green.
Da oggi le 6 referenze di Biodelizia (albicocca, arancia amara, fragole, lamponi, frutti di bosco, mirtilli selvatici) diventano, infatti, ancora più green grazie a una nuova grafica, che sottolinea la sua componente 100% naturale, ottenuta dalla coltivazione di materie prime provenienti solo da agricoltura bio certificata. La fascia centrale verde sull’etichetta, la dicitura “100% frutta” e l’immagine in primo piano della materia prima rimandano all’attenzione di Vis per la ricerca di frutta con le migliori caratteristiche di integrità, corposità e genuinità. L’utilizzo di prodotti naturali, la concimazione organica e il rispetto dei ritmi stagionali sono requisiti indispensabili per le sei referenze di Biodelizia.
Anche l’etichetta non poteva essere da meno: realizzata con carta certificata FSC (Forest Stewardship Council), che garantisce la sostenibilità del legno proveniente solo da foreste gestite secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici, Biodelizia si pone sul mercato come uno dei prodotti di eccellenza nel segmento BIO.
Germinal BIO ottiene la certificazione B-Corp
Il Gruppo Germinal conferma la sua direzione in ottica di sostenibilità.
A maggio 2021, Mangiarsano, la capogruppo di Germinal ha modificato la propria forma giuridica in Società Benefit, ed ora l’azienda trevigiana diventa Benefit Corporation.
Tra le cento B Corp italiane che si prefiggono di rispettare i più alti standard al mondo di performance sociale, ambientale ed economica e s’impegnano a creare un impatto positivo verso tutti gli stakeholder, Germinal BIO dichiara di lavorare in maniera responsabile, sostenibile e trasparente attraverso un paradigma di business inclusivo e rigenerativo.
«Nel 2021 abbiamo voluto rendere il nostro impegno nei confronti delle persone e dell’ambiente ancora più concreto. Siamo passati, recentemente, da Spa a Spa – Società Benefit con l’obiettivo di porre sullo stesso piano raggiungimento di solidi risultati finanziari e creazione di benessere per la società e per il pianeta. La certificazione B-Corp è stata, poi, un ulteriore e significativo traguardo perché, su oltre 100mila aziende ad oggi misurate, solo il 3% ha soddisfatto i requisiti stabiliti da B Lab, l’ente internazionale che conferisce tale certificazione» – spiega Emanuele Zuanetti, CEO e fondatore del Gruppo Germinal.
Il percorso di sostenibilità dell’azienda ha radici profonde, insite nel suo dna e nella scelta di produrre alimenti biologici, funzionali e salutistici nel pieno rispetto dell’ambiente e delle persone.
Inizia dai progetti di filiera corta, certificata e garantita per la fornitura delle farine, continua con il supporto a progetti a distanza per garantire condizioni di lavoro eque, in collaborazione con Altromercato. Conferma della sua volontà di operare in modo responsabile e trasparente per le comunità con le quali interagisce.
È un impegno nella gestione consapevole di energia, consumi e risorse. Il tetto dello stabilimento ospita un impianto di pannelli fotovoltaici che consentono una copertura fino al 75% del consumo medio di energia, e un sensibile risparmio annuo di emissioni Co2. L’energia elettrica, non autoprodotta, proviene da fonti rinnovabili ed è certificata Greener.
È la volontà di investire in sempre nuove alternative di packaging che prevedano materiali 100% riciclabili e in una riduzione progressiva di plastica. Dal 2019, dopo anni di sperimentazioni, molte delle referenze di prodotto sono diventate ancora più eco-compatibili: i sacchetti interni di alcuni prodotti sono stati sostituiti da un materiale innovativo biodegradabile e compostabile, ottenuto da sostanze completamente vegetali, realizzato secondo la norma europea Uni En 13432 e certificato ‘Ok Compost’. Packaging 100% compostabili, inchiostri vegetali food grade che rispettano la natura ma anche la scelta di passare dall’utilizzo di carta riciclabile a quella vergine per ridurre sensibilmente il consumo di carta.
«Vogliamo essere un esempio virtuoso di fare impresa affinché le nostre azioni creino un impatto positivo sulle persone e sull’ecosistema, ma soprattutto ispirino un cambiamento. Abbiamo una responsabilità nei confronti del nostro pianeta e sono convinto che, tutti insieme possiamo invertire la rotta – dichiara Zuanetti. Dal canto nostro ci impegniamo a promuovere un biologico che garantisce salute e sostenibilità ambientale attraverso un sistema di valori fatto di Trasparenza, Onestà e Rispetto».