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Carrefour, 40 fornitori firmano un patto per la sostenibilità

Sono 40 le aziende che hanno accettato di firmare il Patto per la Transizione Alimentare proposto da Carrefour Italia. Un impegno collettivo che persegue 4 obiettivi: biodiversità, dieta sana ed equilibrata, riduzione dell’impatto energetico, diminuzione degli imballaggi. Tutte le 40 aziende firmatarie – per l’elenco completo si veda di seguito – si impegnano a presentare piani d’azione su uno o più di questi obiettivi e parteciperanno a progetti, rivolti ai clienti Carrefour Italia, con l’obiettivo di sensibilizzare i consumatori sull’importanza di un consumo consapevole e responsabile. Il Patto, creato inizialmente a livello di gruppo e oggi esteso all’Italia, costituisce così una grande rete di imprese attivamente impegnate insieme a Carrefour per realizzare la transizione alimentare per tutti.

La firma è stata posta oggi a Milano, nel corso della settima edizione del Salone Carrefour, l’esposizione annuale organizzata da Carrefour Italia, momento di incontro tra l’azienda, i fornitori e tutta la rete dei 1.500 punti vendita italiani, tra diretti e franchising, per un totale di oltre 3.000 partecipanti. Diecimila metri quadri dedicati alle più importanti novità dell’offerta, dai concepts del mercato del fresco e del largo consumo confezionato, alle novità dei prodotti a marchio Terre d’Italia, Filiera Qualità e Carrefour Bio, fino agli assortimenti del non food.

Ampio spazio è stato riservato quest’anno alla “Digital Retail Company”, strategia chiave per lo sviluppo di Carrefour che si articola in 4 pilastri: eCommerce, digital in store, approccio data-driven e formazione digitale. Lo sviluppo dell’omnicanalità è infatti prioritario per l’Italia e per l’intero gruppo: previsti un aumento degli investimenti nel digitale del 50% e un piano dedicato di 3 miliardi tra il 2022 e il 2026.

Il Salone è stato anche teatro della celebrazione dei 20 anni della Filiera Qualità Carrefour, linea che il retailer sottolinea essere attenta al benessere animale e alle buone pratiche di allevamento, come al rispetto dell’ambiente e alla valorizzazione delle filiere Made in Italy. La linea conta circa 80 prodotti, oltre 300 referenze e vede la collaborazione con circa 8.500 produttori agricoli e zootecnici. E da oggi si arricchisce di un accordo per la produzione – sempre a marchio Filiera Qualità Carrefour – della mozzarella, con il produttore trevigiano Trevisianalat, e della crescenza, con l’azienda veneta Frescolat.

Il Salone rappresenta per noi l’evento più importante dell’anno, che racchiude i principali focus della strategia di Carrefour Italia e sintetizza il nostro approccio verso tutti i nostri partner – afferma Christophe Rabatel, Amministratore Delegato di Carrefour Italia –. In un momento complesso come quello che stiamo attraversando, siamo ancora più impegnati per collaborare strettamente con i nostri fornitori, tra cui 10mila produttori locali italiani, per valorizzare le eccellenze del made in Italy e al tempo stesso tutelare il potere d’acquisto dei nostri clienti. È anche un’occasione per condividere con tutti i nostri partner quanto stiamo realizzando per la trasformazione della nostra azienda, a partire dalla strategia franchising che ci permette oggi di essere presenti in 19 regioni italiane. I servizi digitali che stiamo sviluppando sono pensati in funzione delle esigenze degli imprenditori sul territorio e siamo orgogliosi di contribuire a questa evoluzione. Siamo inoltre orgogliosi dell’adesione di ben 40 aziende al Patto per la Transizione Alimentare: è solo grazie alla collaborazione che possiamo raggiungere traguardi ambiziosi e di beneficio per tutti”.

I fornitori aderenti al Food Transition Pact sono: Amadori, Barilla, Bonduelle, Canova, Colgate, Colle d’oro, Carlsberg Italia, Coca-Cola HBC, Colfiorito, Consorzio funghi di Treviso, Delicius, Farchioni, Ferrarelle, Fileni, Findus, Frosta, Fiorani, Germinal BIO, Granarolo, Heinz – Plasmon, Henkel, Illycaffè, Italpizza, Kellogg’s, Knorr, La Molisana, Lactalis – Galbani, LNPF – Lactalis Nestlè Prodotti Freschi, Libretti, MARS Italia – Sheeba, Master Agricola soc. Cooperativa, Oleificio Zucchi, Orogel, Pepino Gelati, Peroni, Reckitt, Ritter Sport, Riso Gallo, Società Agricola San Maurizio, Sofidel, Unilever.

 

Parmacotto racconta sul web la sua idea di sostenibilità

Prodotti a ridotto contenuto di grassi e sale, attenta selezione delle materie prime, riduzione di nitriti e nitrati, lista di ingredienti breve e trasparente. Questi sono solo alcuni degli impegni concreti che Parmacotto Group si propone di raggiungere entro il 2025 all’interno dell’area dedicata al benessere a tavola, che insieme al benessere delle comunità e al benessere dell’ambiente rappresenta uno dei tre pilastri di #FeelinGood, il percorso che il Gruppo ha dedicato alla sostenibilità. L’occasione per ribadire questo obiettivo è stato il lancio della piattaforma corporate www.parmacottogroup.com che ha visto protagonisti due noti sportivi: il nuotatore Thomas Ceccon – oro nei 100 metri dorso ai recenti mondiali di Budapest 2022 e primatista mondiale – e il velocista Fausto Desalu, oro olimpico nella staffetta 4×100 a Tokyo 2021 e ambassador dal 2021 di Parmacotto Group.

Il benessere delle persone è il modo di fare impresa di Parmacotto Group – ha affermato l’Amministratore Delegato Andrea Schivazappaperché la sostenibilità per noi è strettamente legata a una concezione di benessere a 360°. Riguarda la qualità della vita delle persone in toto: nel rapporto che hanno con la tavola, all’interno delle comunità in cui operano, nell’ambiente in cui vivono. Fuori e dentro l’azienda. Ruota intorno all’impegno, alla responsabilità e al coinvolgimento attivo e concreto di persone, imprese, istituzioni, tanto sui temi della salute e dell’equità, quanto su un utilizzo più equo delle risorse. Come gruppo abbiamo l’ambizione non solo di rendere il mondo un posto migliore. Vogliamo rendere migliori le persone che ci vivono. Questa per noi è vera sostenibilità”.

Sul fronte ambientale, Parmacotto Group ha stilato una “road to carbon neutrality” fatta di obiettivi e progetti concreti per raggiungere zero emissioni dirette entro il 2026. A partire dall’adesione a Science Based Targets, il programma globale per combattere i cambiamenti climatici. Diverse le iniziative messe in campo: produzione di energia pulita attraverso nuovi impianti fotovoltaici; sviluppo e ottimizzazione di materiali sostenibili ed eco-compatibili nei packaging di prodotto; efficienza energetica e riduzione dei consumi nelle sedi del gruppo.

Con riguardo al benessere della comunità è da segnalare il progetto “Connessioni”, nato per rispondere alle crescenti difficoltà delle famiglie e al disagio giovanile causati dalla pandemia Covid-19. Rivolto per ora alla comunità interna, ma destinato nelle intenzioni dell’azienda a evolversi anche verso l’esterno, si è tradotto in incontri, dibattiti, webinar, che hanno visto il coinvolgimento di esperti come sociologi e psicologi per affrontare e condividere le grandi tematiche inerenti il rapporto genitori-figli. L’obiettivo è creare un’alleanza pubblico-privata finalizzata a diventare un punto di riferimento per la comunità locale. Altro territorio a cui Parmacotto Group presta particolare attenzione è quello di Napoli, dove sono state sviluppate diverse iniziative di sostegno, per esempio con la Cooperativa La Paranza all’interno del Rione Sanità.

Tutelare le eccellenze e proteggere le tradizioni, guardando al futuro: questa è la sfida di Parmacotto Group che vogliamo raccontare nella nuova web platform corporate presso i principali stakeholders e osservatori – ha affermato Gaia Gualerzi, Direttore Marketing Parmacotto Group. Quando parliamo di sostenibilità non parliamo solo di ambiente: #FeelinGood rappresenta per noi una filosofia di vita che deve permeare tutti gli aspetti del benessere delle persone”.

E per far sì che gli impegni presi siano certificati, l’AD Schivazappa ha annunciato che Parmacotto presenterà il bilancio di sostenibilità ed ha avviato il percorso di trasformazione in Bcorp.

VIS: la linea Biodelizia è ancora più green con il nuovo look

Tutto il meglio della frutta prodotta solo da agricoltura biologica: la Biodelizia, la linea BIO di casa VIS, si rifà il look per essere ancora più green.

Da oggi le 6 referenze di Biodelizia (albicocca, arancia amara, fragole, lamponi, frutti di bosco, mirtilli selvatici) diventano, infatti, ancora più green grazie a una nuova grafica, che sottolinea la sua componente 100% naturale, ottenuta dalla coltivazione di materie prime provenienti solo da agricoltura bio certificata. La fascia centrale verde sull’etichetta, la dicitura “100% frutta” e l’immagine in primo piano della materia prima rimandano all’attenzione di Vis per la ricerca di frutta con le migliori caratteristiche di integrità, corposità e genuinità. L’utilizzo di prodotti naturali, la concimazione organica e il rispetto dei ritmi stagionali sono requisiti indispensabili per le sei referenze di Biodelizia.

Anche l’etichetta non poteva essere da meno: realizzata con carta certificata FSC (Forest Stewardship Council), che garantisce la sostenibilità del legno proveniente solo da foreste gestite secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici, Biodelizia si pone sul mercato come uno dei prodotti di eccellenza nel segmento BIO.

 

Germinal BIO ottiene la certificazione B-Corp

Il Gruppo Germinal conferma la sua direzione in ottica di sostenibilità.

A maggio 2021, Mangiarsano,  la capogruppo di Germinal ha modificato la propria forma giuridica in Società Benefit, ed ora l’azienda trevigiana diventa Benefit Corporation.

Tra le cento B Corp italiane che si prefiggono di rispettare i più alti standard al mondo di performance sociale, ambientale ed economica e s’impegnano a creare un impatto positivo verso tutti gli stakeholder, Germinal BIO dichiara di lavorare in maniera responsabile, sostenibile e trasparente attraverso un paradigma di business inclusivo e rigenerativo.

«Nel 2021 abbiamo voluto rendere il nostro impegno nei confronti delle persone e dell’ambiente ancora più concreto. Siamo passati, recentemente, da Spa a Spa – Società Benefit con l’obiettivo di porre sullo stesso piano raggiungimento di solidi risultati finanziari e creazione di benessere per la società e per il pianeta. La certificazione B-Corp è stata, poi, un ulteriore e significativo traguardo perché, su oltre 100mila aziende ad oggi misurate, solo il 3% ha soddisfatto i requisiti stabiliti da B Lab, l’ente internazionale che conferisce tale certificazione» – spiega Emanuele Zuanetti, CEO e fondatore del Gruppo Germinal.

Il percorso di sostenibilità dell’azienda ha radici profonde, insite nel suo dna e nella scelta di produrre alimenti biologici, funzionali e salutistici nel pieno rispetto dell’ambiente e delle persone.

Inizia dai progetti di filiera corta, certificata e garantita per la fornitura delle farine, continua con il supporto a progetti a distanza per garantire condizioni di lavoro eque, in collaborazione con Altromercato. Conferma della sua volontà di operare in modo responsabile e trasparente per le comunità con le quali interagisce.

È un impegno nella gestione consapevole di energia, consumi e risorse. Il tetto dello stabilimento ospita un impianto di pannelli fotovoltaici che consentono una copertura fino al 75% del consumo medio di energia, e un sensibile risparmio annuo di emissioni Co2. L’energia elettrica, non autoprodotta, proviene da fonti rinnovabili ed è certificata Greener.

È la volontà di investire in sempre nuove alternative di packaging che prevedano materiali 100% riciclabili e in una riduzione progressiva di plastica. Dal 2019, dopo anni di sperimentazioni, molte delle referenze di prodotto sono diventate ancora più eco-compatibili: i sacchetti interni di alcuni prodotti sono stati sostituiti da un materiale innovativo biodegradabile e compostabile, ottenuto da sostanze completamente vegetali, realizzato secondo la norma europea Uni En 13432 e certificato ‘Ok Compost’. Packaging 100% compostabili, inchiostri vegetali food grade che rispettano la natura ma anche la scelta di passare dall’utilizzo di carta riciclabile a quella vergine per ridurre sensibilmente il consumo di carta.

«Vogliamo essere un esempio virtuoso di fare impresa affinché le nostre azioni creino un impatto positivo sulle persone e sull’ecosistema, ma soprattutto ispirino un cambiamento. Abbiamo una responsabilità nei confronti del nostro pianeta e sono convinto che, tutti insieme possiamo invertire la rotta – dichiara Zuanetti. Dal canto nostro ci impegniamo a promuovere un biologico che garantisce salute e sostenibilità ambientale attraverso un sistema di valori fatto di Trasparenza, Onestà e Rispetto».

 

Perché la sostenibilità sta a cuore anche ai retailer

I retailer alimentari possono svolgere nell’aiutare gli acquirenti a prendere decisioni di acquisto più sostenibili. A dirlo i dati di una ricerca effettuata dalla società internazionale di loyalty marketing tcc, che ha registrato le opinioni di circa 2.000 consumatori in Germania, Francia, Russia, Cina e Italia.

E’ infatti emerso che nove consumatori su 10 ritengono che i supermercati possano aiutarli a fare scelte più sostenibili nei punti vendita, mentre quasi otto su 10 ritengono di prendere decisioni di acquisto in base alle caratteristiche ecologiche dei prodotti.

La crescente domanda di prodotti sostenibili da parte dei consumatori ha dato vita a un partenariato continuo tra il marchio RE-GENERATION della società internazionale di loyalty marketing tcc e diversi marchi europei molto noti. Questa gamma mira a conferire nuovo valore ai materiali riciclati provenienti dall’UE, esercitando un impatto positivo sull’economia circolare locale. RE-GENERATION di tcc collabora da alcuni anni con i più grandi marchi alimentari del mondo per fornire agli acquirenti premi fedeltà, quali articoli da forno, casalinghi, borse e accessori progettati per avere un impatto ambientale ridotto. Le sue gamme hanno vinto numerosi premi, tra cui il Red Dot Design Award, a dimostrazione che l’utilizzo di materiali riciclati nella realizzazione di prodotti per consumatori non deve essere sinonimo di design monotoni.

I riconoscimenti di design internazionali come il Red Dot premiano non solo l’approccio ambientale dei prodotti, ma anche la qualità del design. Il brand RE-GENERATION di tcc ha lanciato una nuova linea di accessori per il forno e la cucina acquistabili online o tramite programmi di fidelizzazione con supermercati selezionati in tutta Europa. La gamma si aggiunge agli articoli in vetro, agli utensili da cucina, ai contenitori e agli accessori prodotti dall’azienda attraverso le sue partnership con il produttore di utensili tedesco leader di mercato Berndes e il marchio di prodotti da cucina Guzzini.

Nicolas Garrelly, Sustainability Manager di tcc, ha dichiarato: “RE-GENERATION ha portato all’uso di una quantità fenomenale di materiale riciclato proveniente principalmente dall’UE, e siamo decisi a continuare su questa strada. Abbiamo intrapreso questo lavoro dopo aver rilevato il desiderio da parte dei consumatori di prodotti realizzati in modo sostenibile. Negli ultimi due anni, questa tendenza non ha fatto che aumentare e diffondersi, come dimostra la nostra recente ricerca. I retailer del settore alimentare svolgono un ruolo particolarmente importante in quanto possono attingere a questo forte sentimento attraverso i loro premi fedeltà, aiutando a loro volta i consumatori a operare scelte più rispettose dell’ambiente. Grazie all’utilizzo di materiali riciclati post consumo, partecipiamo all’economia circolare e contribuiamo all’impiego di materiali riciclati in linea con le nuove aspettative dei consumatori.”

Bakery, con 339,3 miliardi è boom del mercato globale

Il mercato del bakery, con un fatturato che potrebbe raggiungere i 339,3 miliardi a livello globale, ha superato in maniera positiva l’emergenza. Un settore in costante evoluzione che affronterà anche le tematiche legate a sostenibilità e packaging green. 

L’emergenza sanitaria ha impattato in maniera negativa su diversi settori, ma quello del food è riuscito a reggere l’onda d’urto economica da essa derivata. Una categoria in particolare che ha registrato un ingente aumento delle vendite è stata quella dei prodotti da forno: da una ricerca condotta dall’American Bakery Association e pubblicata su Food Beverage Insider è infatti emerso come nel mercato americano le vendite siano aumentate del 62,3% con l’avvento della pandemia, con una crescita del 44,3% soltanto per crackers e biscotti. Ottimo riscontro anche per muffin e bagel, le cui vendite sono aumentate del 23,4%. A guidare la classifica è però il pane, che ha raggiunto circa 1,2 miliardi di dollari. A sottolineare questo boom dei consumi durante la pandemia ci ha pensato una recente ricerca di Market Watch, che ha mostrato come il mercato globale dei prodotti da forno raggiungerà i 339,3 miliardi di dollari entro il 2026 con un tasso di crescita annuo del 3,54%.

Segnali positivi anche per i grissini, particolarmente apprezzati in America: da un approfondimento riportato da Global Market Insights è emerso come il mercato dei breadsticks raggiungerà i 3,6 miliardi di dollari a valore nel 2026 all’interno del mercato del pane confezionato (24 miliardi), di cui rappresentano il 15%.

Ma non è tutto, perché la crescita del settore è legata alle proprietà nutritive dei prodotti da forno: sempre più consumatori, infatti, sono alla ricerca di alimenti ricchi di fibre, salutari e con pochi grassi.

“La crescita dei prodotti da forno in piena fase di emergenza sanitaria ha dimostrato l’importanza del settore per milioni di persone in Italia e nel mondo, sottolineando gusti e necessità dei consumatori – ha spiegato Federica Bigiogera, marketing manager di Vitavigor – Siamo attivi nel mercato da oltre 60 anni con i nostri grissini e snack da forno, apprezzati in Italia e all’estero, e continueremo a realizzare prodotti sempre più attenti e consoni alle esigenze del mercato, soprattutto a quelle delle nuove generazioni come Millennial e Gen Z. Siamo inoltre orgogliosi del grande lavoro realizzato dal nostro team all’estero e dell’ottimo feedback sui nostri grissini, soprattutto nel mercato americano dove da anni abbiamo consolidato la nostra presenza.

Il 2020 è stato particolarmente difficile, ma siamo riusciti a chiuderlo con un aumento del fatturato legato ai mercati internazionali del 4,5%. Un dato molto importante reso possibile dal consolidamento di rapporti commerciali con clienti acquisiti recentemente e all’introduzione di nuovi prodotti”.

Bakery, i trend dei prossimi anni

Il futuro del mercato del bakery sembra essere sempre più orientato al mondo della sostenibilità, non solo in termini di packaging. Da una recente ricerca segnalata da Food Beverage Insider è infatti emerso come il 56% dei consumatori ponga maggiore attenzione all’origine dei prodotti, soprattutto per quanto concerne quelli da forno, leggendo le etichette e le proprietà nutritive. E ancora, secondo un’indagine della Crafts Baker Association pubblicata su Bakery Info torneranno di moda i sapori del passato, scelti da un numero sempre crescente di consumatori, e continuerà la richiesta di pane: il 42% dei consumatori vorrebbe vederne di più in formati adatti allo spuntino, in particolar modo quelli che contengono semi e cereali.

Ma non è tutto, perché una delle principali tendenze della prossima decade riguarderà l’aumento di prodotti da forno sempre più vegan-friendly: basti pensare che nel 2020 il 15% di tutti i prodotti da forno sia avvenuto con un posizionamento vegano secondo un’indagine di Innova Market Insights. Una richiesta legata al desiderio da parte dei consumatori di ridurre la loro assunzione di prodotti di origine animale.

Sostenibilità, un’opportunità per il turismo: in agenda a maggio

“Sostenibilità riflesso di un modello imprenditoriale di successo”: un’opportunità per l’impresa turistica che fa bene al mondo: questo il tema del ciclo di incontri organizzato dall’avv. Simona Cardillo di Lexant, con la partecipazione di Nativa, White & Partners, The Oceancy.

Nel corso dei due appuntamenti (previsti il  20/05/2021  e il  27/05/2021, dalle 17.00 alle 19.00) verrà inquadrato il fenomeno della sostenibilità nel mondo del turismo, un settore in cui la valorizzazione di temi ambientale, sociale e culturale rappresenta lo strumento per offrire un prodotto turistico capace di rispondere alle istanze del mercato.

Verrà illustrato quale sia il percorso verso la trasformazione in Società Benefit e la certificazione BCorp e, grazie al prezioso contributo di autorevoli relatori, così aprirà un confronto su quali possano essere le forme di creazione di valore volte alla tutela di oceani e ambiente, ma anche alla valorizzazione della comunità, della cultura e delle tradizioni.

Per iscrizioni: https://lnkd.in/dZNVVri 

 

 

WWG, Colmar e studenti dello IULM per un made in Italy sostenibile

Imprese e università stringono un’alleanza al fine di rendere ancora più sostenibile l’industria del made in Italy attraverso la condivisione di idee, la comprensione reciproca e il cambiamento delle forme di lavoro e pensiero. Ecco come nasce il progetto di open innovation della software house WWG che, per festeggiare i 10 anni di collaborazione con il marchio sportswear italiano Colmar, ha scelto di promuovere l’ecosostenibilità dei processi produttivi dell’azienda del made in Italy insieme agli studenti di  Strategic Communication rall’Università IULM di Milano.

Il percorso, cchiamato “Fieldwork”, permetterà a cinque team di studenti, di mettere in pratica nel campo del lavoro le competenze acquisite durante gli studi universitari, trasformandole in vere e proprie soluzioni e proposte di sviluppo aziendale sostenibile che potranno impattare concretamente sul futuro di una grande azienda.

Tra i principali obbiettivi della partnership, su cui Colmar vuole mettere in atto la propria crescita a livello di sostenibilità grazie ai risultati della campagna di open innovation, vi sono il miglioramento delle strutture, la promozione di una cultura green, la riduzione dell’impatto dei propri prodotti, grazie all’utilizzo di tessuti innovativi biodegradabili. Per assicurare la buona riuscita del progetto formativo curriculare i tre attori in gioco hanno messo a punto un brief dettagliato, stilato un calendario d’incontri a intervalli regolari per rendere sempre più efficace la collaborazione e messo in campo coach di livello internazionale per condividere una metodica agile di gestione dei progetti. Ma non è tutto: un sistema di gestione per obiettivi secondo il sistema degli OKR (Objective & Key Results) verrà fornito per migliorare le performance dei team in modo da testare, misurare e valutare rapidamente le idee.

Il pensiero a supporto del progetto

Ma qual è la visione che sta dietro alla nascita di questo progetto? “Suggerisco di considerare l’innovazione aperta come una filosofia o una mentalità che tutte le aziende possono sperimentare – ha spiegato l’ideatore del progetto Mohamed Deramchi, CEO di WWG – In passato abbiamo organizzato hackathon in università, iniziative di crowdsourcing e, più in generale, attività affini a tutto ciò che può aiutare i processi d’innovazione. In questo caso si collegano le risorse interne, quelle esterne e si trovano insieme delle opportunità. È la classica win-win situation che si deve sfruttare, soprattutto in tempi di crisi. Si possono gestire così progetti innovativi anche con budget minimi. Mi piace parlare di frugal marketing, ovvero fare qualcosa di grande partendo da poche risorse a disposizione”.

Sulla stessa linea d’onda anche gli altri componenti del team di Fieldwork. “Colmar non ha mai perso il carattere della grande famiglia, ancorata al proprio territorio, ma orientata al futuro. Vorremmo raccontare questo progetto non solo per dare risalto alle nostre linee di abbigliamento, ma soprattutto per comunicare l’impegno dell’azienda nel campo della sostenibilità ambientale – spiega Stefano Colombo, Sales & Marketing Director di Colmar – Il focus sarà sempre più sulla promozione di iniziative e temi green. Siamo molto curiosi di lavorare con gli studenti IULM che sicuramente troveranno i migliori strumenti e canali per promuovere questa iniziativa”. Un progetto che mira all’importante obbiettivo di far incontrare in maniera ancora più concreta e fruttuosa il mondo dell’istruzione con quello del lavoro: “Da sempre l’Ateneo IULM punta a unire il sapere con il saper fare, coinvolgere i nostri studenti in progetti reali commissionati dalle imprese è per noi parte integrante del processo formativo – ha sottolineato la prof.ssa Daniela Corsaro, docente associato di Marketing & Sales e Delegato del Rettore alle Relazioni Didattica-Imprese allo IULM –  Il Fieldwork con WWG e Colmar rappresenta un’opportunità unica per i nostri studenti sia al fine di cimentarsi su un tema centrale oggi come quello della sostenibilità, sia per apprendere una modalità di lavoro agile, fondamentale in contesti di mercato sempre più connotati da risorse scarse ma che, al contempo, richiedono una crescente velocità d’azione”.

Benetton: a Firenze un nuovo progetto ecosostenibile

Benetton presenta a Firenze un nuovo store concept a basso impatto ambientale.

Il punto vendita si sviluppa su un piano unico di 160 metri quadrati, su cui spiccano materiali naturali di recupero. Il pavimento è realizzato con ghiaia del fiume Piave e legno di scarto dei faggi abbattuti dalla tempesta Vaia, le pareti sono trattate con pittura minerale con proprietà antibatteriche, antimuffa e capacità di riduzione degli inquinanti presenti nell’ambiente.

Gli interni del negozio sono prodotti con nuovi materiali creati integrando scarti dell’industria tessile: i bottoni usati (di difficile smaltimento), mescolati in idro-resina, diventano pedane perimetrali e basi degli stand espositivi; la lana riciclata (al suo stato grezzo di stoppino) viene riutilizzata come disegno sul rivestimento perimetrale e come decoro per le tende dei camerini; il rossino, un materiale realizzato con fibre tessili miste da recupero, dà vita a ripiani, basi espositive e manichini.

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Discorso a parte meritano le vetrine per le quali è stato concepito un sistema sostenibile che permette una riduzione delle risorse attualmente impiegate. Sostituite da pannelli trasparenti fissati a soffitto che possono essere mossi a piacimento, creano una sorta di quinta teatrale che genera una connessione tra il negozio e la strada. Le vetrine sono dotate di schermi trasparenti a LED, a basso impatto ambientale, su cui saranno proiettati contenuti video dedicati in base alle esigenze del momento in ambito visual, commerciale e di comunicazione.

I consumi energetici sono ridotti del 20% rispetto a quelli di un negozio standard. Attraverso minuscoli sensori, intelligenza artificiale e analisi dei dati, è stato infatti concepito un sistema che permette di massimizzare l’efficienza energetica dei punti vendita e garantire il comfort del cliente, gestendo automaticamente gli impianti in base all’afflusso di persone.

“Questo store è un concept unico a livello mondiale studiato per dare l’avvio ad una nuova fase della nostra aziendaha commentato Massimo Renon, Amministratore Delegato di Benetton Group. “È un progetto in cui l’azienda crede fortemente, un tassello fondamentale di un percorso che vuole farci diventare punto di riferimento globale per la sostenibilità e dove Firenze rappresenta il simbolo di questo Rinascimento sostenibile. Benetton ha sempre operato scelte coraggiose e all’avanguardia dal punto di vista dell’impatto sociale. Continueremo a farlo con sempre più determinazione e convinzione”.

Sostenibile anche l’offerta: chi visita il negozio potrà scegliere tra l’ampia offerta di capi sostenibili United Colors of Benetton in cotone biologico, riciclato o BCI (Better Cotton Initiative), nylon rigenerato, fibre naturali come il lino, e altri materiali sostenibili. Una volta scelto quel che fa per lui, potrà portarlo a casa in shopper di cotone biologico, lavabili e riciclabili all’infinito, o di carta proveniente da foreste FSC (Forest Stewardship Council).

Sostenibilità: il parere dei consumatori. L’analisi di Kantar

Sostenibilità come tema di sviluppo e di creazione di valore: se ne è parlato al webinar di Kantar “Sostenibilità: da dove partire e come attivarsi per costruire valore e crescere” che ha evidenziato come oggi il tema possa essere valorizzato all’interno dell’azienda per costituire un elemento di competitività e differenziazione, costruendo valore di marca e sviluppo di business.

La Sostenibilità diventa quindi uno dei temi centrali nelle attività di sviluppo e crescita del Brand.

La conferma dei consumatori

Diversi studi Kantar rilevano questa aumentata sensibilità: i consumatori già eco-active1 (coloro che, sempre o frequentemente si attivano per migliorare l’ambiente) sono cresciuti significativamente nel 2020, passando dal 16% al 20%. Inoltre, quasi un cittadino su 3 – per la precisione il 27% – pensa che in questo momento i problemi ambientali siano più importanti che mai (Kantar Covid Barometer 2020)​. Consideriamo anche che il 58% dei Millennials e Centennials si dichiara disposto a pagare di più per prodotti eco-friendly così come il 51% dei più maturi3 evidenziando quindi una grande sensibilità verso questi temi.

​E infatti, le cifre del World Business Council for Sustainable Development4 ci confermano stime da capogiro (che potrebbero generare opportunità economiche per un valore di almeno 12 trilioni di dollari all’anno entro il 2030) se si riuscissero a perseguire modelli di business basati sulla sostenibilità anche solo in 4 comparti economici – l’energetico, l’agroalimentare, la mobilità e la salute ed il benessere.

I Brand si sentono sollecitati su ogni fronte: dai consumatori, ai dipendenti, dai regolatori, ai media, dalle banche centrali e agli investitori. ​

Cristina Colombo, Chief Impact Officer di Kantar, ha così commentato: “La cosa interessante è che non stiamo parlando solo di reputazione: la capacità di lavorare in modo sostenibile è appunto una grande opportunità commerciale. I trend legati ad uno stile di vita sostenibile sono diventati evidenti a cavallo di questa decade e sono oggi un punto di attenzione per le aziende. Certo, la sostenibilità è un imperativo scomodo, perché richiede che le aziende reinventino il loro approccio al mercato, le modalità di comunicazione con i consumatori, i prodotti che offrono. ​In una parola: i business dovrebbero chiedersi come rendere la sostenibilità parte integrante ed organica della catena del valore”.

E’ infatti necessaria una visione sistemica, aziendale nel suo complesso, perché bisogna integrare e rendere coerenti i vari flussi di attivazione interna: un percorso orchestrato e coordinato che trasformi progressivamente l’azienda. Il rischio altrimenti è quello di mettere in atto azioni che risultino giustapposte, di green o social washing, che i consumatori spesso scoprono e puniscono severamente. Un vero pericolo per la Reputation della marca. Secondo i dati di BrandZ4, la piattaforma di Kantar di analisi dei Brand, la Responsabilità percepita impatta oggi sulla Corporate Reputation per il 49%: 3 volte di più di 10 anni fa. Un contributo importante alla forza della marca, che non può essere sottovalutato né messo a rischio.

Se dunque la Sostenibilità può diventare un obiettivo strategico per la crescita, si attiva un vero e proprio journey per la marca, che inizia con l’infondere la sostenibilità nel Brand Purpose. Questo dovrà diventare ispirazione ed il nutrimento per guidare il percorso di Innovazione di prodotti e servizi che siano naturalmente sostenibili, “sustainable native”. Inoltre, dovremo essere molto attenti a “come” comunichiamo quanto fatto. La Comunicazione legata alla sostenibilità è un’area sovraffollata: per essere efficaci è vitale trovare e diffondere un punto di vista distintivo per la marca, coerente ed allineato con la personalità finora proposta al mercato. Occhio, quindi, ai passi falsi.

Inoltre, last but not least, per essere portata in vita in modo credibile, la sostenibilità deve essere abbracciata ed adottata nei comportamenti dai dipendenti dell’azienda. Qui la sfida è in primo luogo diffondere la strategia e permetterne una piena introiezione e rielaborazione personale: per i dipendenti, il Brand Purpose è un driver chiave di motivazione, soddisfazione e performance.

Una volta attivato il processo, sarà indispensabile avere a disposizione strumenti di misurazione e verifica dell’aderenza delle leve di marketing all’obiettivo di sostenibilità prima della fase di go to market e successivamente a questa sarà funzionale avere un feedback loop attivo e costante con i consumatori per eventualmente ritarare le iniziative implementate.​

“La Sostenibilità quindi può e deve essere oggi un valido e concreto strumento di trasformazione, un’opportunità per costruire valore. Richiede però un percorso orchestrato, pensato e guidato, un framework di trasformazione sostenibile che supporti i brand in modo coordinato e sistemico” – ha concluso Cristina Colombo.

 

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