Stabilimento di produzione in etichetta: una vittoria di sistema

Nella vicenda che ha portato all’approvazione dello schema di disegno di legge per la  reintroduzione dell’obbligo di indicazione dello stabilimento di produzione (o confezionamento) in etichetta, bisogna dare atto che il risultato è stato portato a casa per la forte motivazione di un gruppo di operatori della distribuzione e per la pervicacia di Vito Gulli, presidente di Generale Conserve che ha saputo attirare l’attenzione su questo aspetto tra i primi.

L’aggregazione si è poi sviluppata attorno alla campagna #etichettiamoci sviluppata con una raccolta di firme promossa da Raffaele Brogna ideatore del sito io leggo l’etichetta.

Sottoscrizione firmata dallo stesso Gulli e, tra i primi, da U2 Supermercati, Conad, Végé, Coralis e altri importanti player della Gdo e dell’industria alimentare.

La Gdo ha continuato in questi mesi a mantenere l’informazione dello stabilimento in etichetta, così come buona parte dell’industria alimentare, dando prova di una unità di intenti e avendo come punto di riferimento la trasparenza nei confronti del consumatore. Per questo motivo si può dire che si è trattata di una vittoria del sistema del largo consumo e dell’alimentare italiano. Ed è questo il senso della pagina pubblicitaria che  U2 Supermercati ha pubblicato sui maggiori quotidiani, da cui abbiamo ripreso l’intestazione.

IMG_1781Le persone ritratte nella foto – Beniamino Casillo (Casillo Group), Vito Gulli (Generale Conserve), Raffaele Brogna (Io leggo l’etichetta), Mario Gasbarrino (U2 Supermercati), Domenico Canzoniere (Il marketing consapevole), Eleonora Graffione (Coralis), Francesco Pugliese (Conad) e Giorgio Santambrogio (VéGé) – si sono poi pubblicamente impegnate a raccogliere firme per una legge di iniziativa popolare per il ritorno dell’obbligo dello stabilimento in etichetta (di cui non c’è stato bisogno), oltre ad avere alimentato e tenuto desto il dibattito sui social e in qualsiasi occasione pubblica.

«Sono molto orgoglioso dell’esito di questa battaglia – dichiara l’amministratore delegato di U2 Supermercati Mario Gasbarrino, -. Personalmente considero questa vittoria particolarmente importante per due ragioni fondamentali. In primis perché il risultato concreto ottenuto contribuirà a stimolare un mercato più trasparente scongiurando il pericolo (per lo meno nel medio periodo) di assistere ad una inarrestabile ma legittimata delocalizzazione del Made in Italy che, verosimilmente, avrebbe causato ripercussioni sull’occupazione, sul reddito e quindi sulla capacità di spesa e sui consumi. La seconda ragione per la quale questo traguardo mi rende molto orgoglioso è lo spirito di squadra e solidarietà che molti importanti attori della grande distribuzione e del’iIndustria alimentare italiana sono stati in grado di creare. Ritengo inoltre sia stata basilare l’attenzione del mondo politico che ha compreso il valore e la necessità di #Etichettiamoci. Il fatto poi che tale risultato sia stato ottenuto anche grazie alla potenza virale straordinaria che l’iniziativa ha avuto nell’ambito del mondo social e grazie alla partecipazione all’iniziativa dei liberi cittadini, mi rende soddisfatto e fiducioso per il futuro del nostro Paese».

Il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina aveva sottolineato all’atto della decisione del consiglio dei ministri, di avere dato una risposta alle aziende che avevano chiesto l’intervento in questa direzione e che comunque avevano continuato a dichiarare lo stabilimento di produzione nelle loro etichette. «Non ci fermiamo qui – ha detto il ministro – e porteremo avanti la nostra battaglia anche in Europa, perché l’etichettatura sia sempre più completa, a partire dall’indicazione dell’origine degli alimenti. Per noi si tratta di un punto cruciale, perché la valorizzazione della distintività del modello agroalimentare italiano passa anche da qui. Lo scorso anno per la prima volta il Governo ha chiamato i cittadini a esprimersi ufficialmente su questa materia, attraverso una consultazione pubblica online. Il 90% dei 26 mila italiani che hanno risposto ha detto che vuole leggere la provenienza chiaramente indicata sui prodotti che consuma».