Inverno senza acqua (-90% a dicembre) e l’agricoltura soffre

Sono disponibili i dati del CREA, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, sull’emergenza idrica causata dalla siccità autunno invernale e che ha avuto forti ripercussioni sui mercati agricoli.
Le temperature sopra le medie (+2,9 °C per le minime al Nord e +3,7 °C le massime a dicembre), le forti piogge a ottobre e le precipitazioni quasi assenti da novembre a gennaio, con valori medi a dicembre inferiori del 90% di quelli usuali, e a gennaio con precipitazioni medie pari a quelle estive, hanno caratterizzato l’andamento climatico dell’ultimo quadrimestre. E le conseguenze dell’anomalia climatica non si sono fatte attendere: nei 31 principali invasi del Piemonte mancano 18,1 milioni di mq di acqua (-7%) rispetto alla media e in Lombardia i principali laghi hanno avuto una percentuale di riempimento sotto le medie stagionali, con il lago Maggiore del 27%, il lago di Garda 35% e il lago di Iseo 45%.
In Veneto le situazioni più critiche si registrano nella zona del Piave, con limiti idrometrici molto bassi. Il fiume Po a Isola S. Antonio ha più che dimezzato la sua portata, passando da 307 a 143 mq/s, mentre a Pontelagoscuro ha raggiunto i 3 metri sotto il livello rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Questo clima ha favorito sia l’attività vegetativa tipica della primavera-estate (su albicocchi e ciliegi è stata segnalata la presenza di gemme rigonfie), sia la ricomparsa di alcuni agenti patogeni nocivi per le colture.

 

Danni alle colture e raccolti ritardati

La situazione dunque si ripercuote sugli andamenti dei mercati agricoli. Danni alle produzioni, alla loro qualità e alle infrastrutture, campi impraticabili nei periodi di semina o di raccolta a causa di esondazioni, precipitazioni intense o smottamenti e frane sono solo alcuni esempi dei fattori che finiscono per incidere sulla domanda e sull’offerta. Inoltre, si sono verificate difficoltà nella programmazione degli interventi irrigui, con stagioni che tendono ad allungarsi per carenza di precipitazioni cumulate o per la diversa distribuzione delle piogge. Difficoltà anche nella programmazione dei trattamenti fitosanitari, con il conseguente sviluppo e diffusione degli organismi patogeni e delle malattie delle piante, favoriti dalle condizioni meteorologiche.

Fattori, questi, che incidono direttamente sull’offerta di prodotto di stagione, sia in termini quantitativi sia qualitativi, con un surplus, rispetto alla domanda, dei principali prodotti autunno-vernini, e prezzi molto vicini ai costi di produzione. La raccolta degli agrumi, per esempio, è partita con 10-20 giorni di ritardo, in particolare in Puglia e nel Metapontino, con il mercato caratterizzato da un’offerta limitata, calibri medi e buona qualità.
Il mercato degli ortaggi autunno-invernali invece è stato altalenante, registrando un calo dopo i prezzi soddisfacenti di settembre-ottobre. Negativa è anche la situazione per le brassicacee (cavolfiori & Co.), in quanto l’innalzamento delle temperature ha comportato una produzione per il mercato del fresco non particolarmente interessante, con quotazioni di conseguenza insoddisfacenti.