All shapes and sizes
35
OTTOBRE/NOVEMBRE 2016
MERCATI
C
ome passa il tempo! Come
notavamo nel novembre
2012, introducendo una
pubblicazione digitale monografica ap-
prontata in collaborazione con Sincron
Inova, “Il primo shopping centre vero
e proprio realizzato nel Belpaese viene
comunemente individuato in Fossolo 1,
inaugurato a Bologna nel 1971, con una
ventina d’anni di ritardo nei confronti
delle esperienze delle nazioni europee
più avanzate. Quanto alle sue caratteri-
stiche, basti rilevare che tale struttura di
vicinato comprende un supermercato e
una decina di unità addizionali, localiz-
zati al pianterreno di un edificio in pre-
valenza residenziale, per una superficie
di vendita pari a 1.540 mq. Il seme è
comunque gettato e nel corso degli anni
Settanta si registrano ulteriori iniziati-
ve, di maggiore rilevanza dimensionale,
sebbene la formula stenti a radicarsi, in
un contesto concorrenziale assai fram-
mentato, risultando residuale. Solamente
a partire dagli anni Ottanta il fenome-
no comincia a diffondersi in misura si-
gnificativa, grazie alla poderosa spinta
propulsiva dell’ipermercato, aggressivo
formato di matrice francese in rapida
espansione, rivelatosi presto pure quale
locomotiva d’elezione e catalizzatore di
un incremento dello stock, conducendo
al raggiungimento del traguardo della
tripla cifra entro la fine del decennio.
La sua progressione numerica e qua-
litativa mostra una ragguardevole ac-
celerazione durante gli anni Novanta,
contrassegnati dalla comparsa di alcuni
shopping centre d’attrazione regionale,
ovverodi complessi policentrici conuna
congrua massa critica, dotati di gran-
di e medie superfici specializzate e di
componenti leisure a integrazione del
magnete alimentare, nonché di concept
sui generis
, con l’esordio di centri d’in-
trattenimento
tout court
; seguiti, all’alba
del nuovo millennio, dal factory outlet
di Serravalle Scrivia (AL) e dal retail
park felsineo Meraville, archetipi trico-
lori delle rispettive categorie”.
Saltando a piè pari i passaggi interme-
di, veniamo all’oggi. Tanto per capirci:
“Quando si parla di real estate com-
merciale si fa riferimento a un mondo
che in Italia vale quasi mille shopping
centre per 16 milioni di metri quadri,
una superficie visitata ogni giorno da
più di 4 milioni di italiani, in pratica
un miliardo e mezzo di visitatori l’an-
no. Il giro d’affari complessivo è di 51
miliardi, pari al 3,2% del Pil nazionale,
impiegando, senza contare l’indotto,
350 mila persone. (…) Agli italiani lo
shopping centre piace. E lo vediamo
nelle dinamiche di vendita che sono
positive pur in un contesto non brillante
per i consumi”. Così si è recentemente
espresso Massimo Moretti, Presidente
del CNCC (la Repubblica, Affari&Finan-
za, 3 ottobre), enucleando stato dell’arte
e scenari prospettici di un settore av-
viato verso la sua “terza rivoluzione”,
sull’asse piazza-leisure. Queste le sfide
da affrontare: “l’ecommerce, la sosteni-
bilità nell’ambito della valorizzazione di
asset dismessi, anche nelle zone urbane
e la semplificazione normativa. Solo in-
novando possiamo fare la nostra parte
nel rilancio del commercio. Il tutto in
un’ottica di alleanze e non di contrap-
posizione”.
Si parva licet…
NordiConad ha chiuso il super di Fos-
solo 1 alla fine del 2015 (“ha fatto il suo
tempo: dopo quasi 45 anni di attività,
oggi non risulta più attrattivo e capace
di soddisfare esigenze di consumo che
la crisi economica ha contribuito a cam-
biare inmododeterminante”; “da tempo
non sta sul mercato e non c’è possibi-
lità di rilancio, con risultati economici
negativi pari al 6% del fatturato”), tra
le proteste dei residenti nell’area; gli
spazi sono stati poi ceduti in comodato
d’uso per un anno al Comune di Bolo-
gna, con la possibilità di trasformarli in
una sorta di “laboratorio di comunità”.
Another one bites the dust
,
vien fatto
di chiosare: non trattandosi dell’unico
deadmall
nazionale. Nel frattempo, gli
irriducibili fan seguitano ad alimentare
il dibattito (rimandiamo a https://it-it.
facebook.com/salviamoconadfossolo/).
Epitomando: ove sussistano determi-
nate condizioni in termini di bacino
d’utenza e di competizione, “anche un
complesso di natura condominiale e
con una dimensione medio-piccola, se
beneficia di strumenti gestionali ade-
guati può avere una governance efficace
e dare ottimi risultati”; (Luca Verpelli,
ad di Odos Group, Speciale inStore-
Re “Stringiamci a coorte” del maggio
scorso, pag. 17). Pure nella fattispecie,
trattasi però di innovare:
con juicio
,
giusta lo
status quo
.
S
NELL’ARCODIQUARANTACINQUEANNI L’INDUSTRIATRICOLORE
DEI CENTRI COMMERCIALI HA RAGGIUNTO UN RIMARCHEVOLE
STADIO DI SVILUPPO ED È ADESSO AVVIATA VERSO LA PIENA
MATURITÀ, MA È FONDAMENTALE CONTINUARE A INNOVARE
Shopping centres come
in all shapes and sizes:
la qualità fa la differenza