C’
è qualcosa di nuovo nell’aria, anzi di
antico. Perché le dinamiche dell’evolu-
zione, pur ingenerando il mutamento,
sono sin dall’inizio dei tempi connatu-
rate alla vita stessa e finalizzate alla sopravvivenza.
È dunque logico: società, consumi, domanda e offerta – e
non facciamo che dircelo – non sono più quelli di una volta,
hanno dovuto accettare il cambiamento.
Il bivio, il giro di boa, il punto di svolta sono dunque delle
virtuali pietre miliari che ne segnano il percorso.
Ma naturalmente, rispetto al passato, l’evoluzione è veloce,
talvolta repentina e il suo flusso pressoché ininterrotto.
Con due ovvie conseguenze: gli equilibri sono più fragili
(non necessariamente precari, ma fragili senz’altro) mentre
la capacità di mettersi in gioco – avvalendosi del beneficio
del dubbio – diventa una necessità imprescindibile.
Allora il punto di domanda, innescando un processo intro-
spettivo che spesso può risolversi in un salutare ripensa-
mento, diventa benefico. “Abbi dubbi”, cantava Bennato e
torto non aveva, specialmente perché le certezze assolute,
al contrario, rischiano di ostacolare il benefico flusso del
mutamento.
Il quesito da porsi e da declinare caso è per caso è – sostan-
zialmente – uno: “come è cambiata/sta cambiando la realtà?”.
L’augurio è che trovare risposte adeguate siameno complesso
di quello che possa apparire.
Di nuove dinamiche, del superamento di modelli obso-
leti, della ricerca di chiavi interpretative diverse
, che
rispecchino più fedelmente la società, ci parla a pagina 4 Ref
Ricerche, raccontando la necessità sempre più pressante di
riclassificare la popolazione secondo unametrica più attuale.
Il dubbio, il ripensamento, la necessità di indagare divenuti
ormai delle costanti, non lasciano indenne neanche una
storica certezza come quella del Made in Italy: “è ancora
corretto parlarne” – ci si chiede nell’articolo di pagina 6 –
“o la dilatazione dei mercati rende necessario un approccio
diverso?”.
Sul fronte opposto, dicevamo, stanno le certezzemonolitiche,
quelle potenzialmente in grado di fare danni.
E, paradossalmente per una società liquida come la nostra,
gli assiomi tetragoni sono molto spesso quelli diffusi e pro-
palati dalle fake news che viaggiano sul web.
A farne le spese è il mondo della medicina (basti dare un’oc-
chiata al detto e “disdetto” sui vaccini) ma anche il mondo
dei brand industriali (da pagina 10).
Nel vasto mondo del retail il cambiamento di rotta è
ormai all’ordine del giorno
, forse perché i suoi protagoni-
sti hanno ormai ben assimilato il concetto che guardarsi di
tanto in tanto allo specchio, per interrogarsi su quale sia la
giusta direzione non è solo salutare, ma addirittura vitale.
Se lo è chiesto, agendo di conseguenza, il mondo del fashion,
che ha impresso un significativo cambio di rotta al business
e che dovrà continuare a chiederselo periodicamente se vorrà
reggere alle spallate dell’on-line (da pagina 14).
Se lo sono domandato le insegne della GDO, guardando
al travel e decidendo quasi all’unisono, di non perdere il
treno (da pag. 21).
E il dubbio non ha risparmiato neanche colossi come Who-
le Foods (da pagina 22), che alle minacce del mercato ha
risposto, in primis, con un format ibridato, ipostasi di un’e-
voluzione metamorfica. E in seconda battuta accettando le
avances di Jeff Bezos, esempio lampante di come la repen-
tinità sia ingrediente fondamentale anche per decisioni di
grande portata.
Bivio, scelta e cambiamento: questa la formula.
Nessuno
sfugge: da Walmart ad Amazon – che lancia con crescente
decisione la sua OPA sul brick & mortar – (da pag 30) dagli
outlet fino ai centri commerciali e ai negozi di vicinato (da
pagina 32).
Dubito ergo sum, dunque.
Una crisi esistenziale? No, una presa di coscienza. Che estende
la sua portata coinvolgendo anche il mondo dell’imballaggio
(nuovo e da riciclo).
Ciò che si era non basta più?
La riposta è ricominciare, partendo dal cambiamento.
Carmela Ignaccolo
EDITORIALE