Prima al Sud e nella Gdo, quinta in Italia, 107ª al mondo. Maiora entra nella ristretta cerchia di aziende che hanno ottenuto da Equal Salary Foundation la certificazione che attesta l’assenza di gap retributivo tra i propri collaboratori, donne e uomini, con uguali qualifiche e mansioni. Un risultato importante per un retailer che conta una popolazione aziendale fatta di 2.400 persone, per il 48% donne. Prima della concessionaria Despar per il Centro-Sud, a meritare questo attestato in Italia erano stati solo grandi gruppi come Ferrari, Credem, WindTre e Philip Morris.
La certificazione è stata consegnata – nel corso di un convegno tenuto presso il Teatro Petruzzelli di Bari – a Pippo Cannillo, Presidente e Amministratore Delegato di Maiora, da Noémie Storebeck, Co-Ceo di Equal Salary Foundation. Quest’ultima è un’organizzazione senza scopo di lucro, nata nel 2010, la cui mission consiste nella creazione di un metodo scientifico e oggettivo, volto a generare uno strumento riconosciuto dalla Commissione Europea, capace di misurare l’equità salariale in diverse realtà imprenditoriali. Il processo di certificazione è stato sviluppato in collaborazione con l’Università di Ginevra, istituzione accademica specializzata in questioni relative al mercato del lavoro.
“Questo traguardo si inserisce in un percorso iniziato molto tempo fa, in cui le donne sono sempre state fondamentali” ha sottolineato Pippo Cannillo, mostrando una foto del padre Franco, fondatore del Gruppo Cannillo e poi di Maiora, ritratto agli esordi della sua attività imprenditoriale con accanto la prima persona da lui assunta, una donna appunto. “Per noi la discriminazione di genere non è mai stato un tema da affrontare – ha continuato Cannillo – proprio per il ruolo rilevante che le donne hanno avuto nello sviluppo dell’azienda. Ecco perché, quando due anni fa leggemmo del conferimento della certificazione a Ferrari, con mio padre ci siamo detti che quelle caratteristiche le avevamo anche noi”.
Un audit rigido e invasivo
Infine, la fase tre ha implicato esami di natura qualitativa, attraverso dei focus group con i collaboratori, scelti con modalità casuale direttamente dalle auditor incaricate. “Abbiamo molto apprezzato la disponibilità di Maiora nel sottomettersi a un audit invasivo, realizzato con una metodologia molto rigida – ha affermato Suzana Branilovic, che con Nicole Monopoli ha seguito il progetto in qualità di auditor –. La certificazione Equal Salary non è un bollino che si ottiene pagando, ma un percorso serio. Conquistarla è soltanto l’inizio, perché tra un anno gli auditor torneranno in Maiora, a valutare e ascoltare le persone che dovranno testimoniare il miglioramento. L’augurio è che Maiora diventi una sorta di ambasciatore, diffondendo questo coraggio nel suo territorio e a livello nazionale”.
I collaboratori, patrimonio da tutelare
“Essere la prima azienda del Sud e della Gdo a certificarsi Equal Salary ha un significato particolare – ha rimarcato Pippo Cannillo – perché il contesto meridionale pone particolari difficoltà, soprattutto a noi operatori della distribuzione che abbiamo di fronte consumatori con una capacità di spesa ridotta rispetto ad altri territori. Nel nostro settore la produttività del lavoro è un elemento discriminante di successo e l’imprenditore è costantemente a un bivio: considerare i collaboratori come un costo da tagliare o come un capitale da preservare. In Maiora non abbiamo mai avuto dubbi sul fatto che le persone siano il nostro principale patrimonio, da tutelare e accrescere”. Senza differenze di genere, come è giusto che sia.