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Parità di genere, Danone Italia consegue la certificazione

Danone Italia ha conseguito la Certificazione per la Parità di Genere con l’ente certificatore Rina e insieme a due preziosi compagni di viaggio: Winning Women Institute, Società Benefit ideatrice del primo modello italiano quali/quantitativo di misurazione della parità di genere nelle aziende, e Prolink grazie alla sua area specialistica di consulenza giuslavoristica affidata allo Studio Platti, al fine di creare un sistema di gestione che potesse valorizzare le misurazioni e le metriche richieste dalla normativa, attraverso l’implementazione del sistema di gestione richiesto dalla prassi UNI PdR:125.

“Siamo orgogliosi di aver lavorato insieme a Danone per supportarli nel processo di certificazione” afferma Paola Corna Pellegrini, Presidente di Winning Women Institute. “Confrontarsi con un’azienda all’avanguardia come Danone ci ha dato anche l’opportunità di riflettere e andare ulteriormente in profondità rispetto alle esigenze che le persone e le donne sentono e vivono quotidianamente per cercare di attuare una parità di genere che sia una concreta risposta alle problematiche. Purtroppo le isole felici sono ancora poche, nonostante a livello sociale e nelle aziende ci sia una maggiore sensibilità sul tema delle pari opportunità, sono ancora molte le realtà nelle quali stenta a realizzarsi”.

“La Certificazione per la Parità di Genere è il riconoscimento del nostro percorso” aggiunge Fabrizio Gavelli, Presidente e Amministratore Delegato di Danone Italia e Grecia. “In ogni settore e ad ogni livello dell’organizzazione, non solo nel modo di produrre e commercializzare i nostri alimenti pensati per il benessere delle persone, ma anche nel modo in cui ci prendiamo cura delle persone e dell’ambiente circostante. Abbiamo tutti bisogno delle competenze e delle energie messe in campo dalle donne, in ogni settore. Questa certificazione segna una pietra miliare nel nostro percorso italiano. È un ulteriore punto di partenza per migliorarci sempre e stimolare il mercato a fare altrettanto alzando sempre più l’asticella dell’eccellenza, soprattutto nel campo della parità di genere”.

I risultati di un modello virtuoso
Il viaggio intrapreso nel 2011 si è rafforzato di anno in anno dando il via ad un modello virtuoso che ha consentito a Danone Italia di raggiungere risultati di carattere economico e sociale: il 100% delle mamme torna al lavoro dopo il congedo di maternità e il 100% dei papà usufruisce dei 20 giorni di congedo retribuito (10 in più rispetto all’attuale normativa italiana); il tasso di natalità interno è positivo e nel 2022 si è attestato al +8%, risultato di gran lunga superiore rispetto al dato nazionale, e le promozioni del 2022 amministrate nei confronti delle donne, anche rientrate dal congedo di maternità, sono pari al 14%.

Maiora, prima nella Gdo, ottiene la certificazione Equal Salary

Prima al Sud e nella Gdo, quinta in Italia, 107ª al mondo. Maiora entra nella ristretta cerchia di aziende che hanno ottenuto da Equal Salary Foundation la certificazione che attesta l’assenza di gap retributivo tra i propri collaboratori, donne e uomini, con uguali qualifiche e mansioni. Un risultato importante per un retailer che conta una popolazione aziendale fatta di 2.400 persone, per il 48% donne. Prima della concessionaria Despar per il Centro-Sud, a meritare questo attestato in Italia erano stati solo grandi gruppi come Ferrari, Credem, WindTre e Philip Morris.

La certificazione è stata consegnata – nel corso di un convegno tenuto presso il Teatro Petruzzelli di Bari – a Pippo Cannillo, Presidente e Amministratore Delegato di Maiora, da Noémie Storebeck, Co-Ceo di Equal Salary Foundation. Quest’ultima è un’organizzazione senza scopo di lucro, nata nel 2010, la cui mission consiste nella creazione di un metodo scientifico e oggettivo, volto a generare uno strumento riconosciuto dalla Commissione Europea, capace di misurare l’equità salariale in diverse realtà imprenditoriali. Il processo di certificazione è stato sviluppato in collaborazione con l’Università di Ginevra, istituzione accademica specializzata in questioni relative al mercato del lavoro.

Questo traguardo si inserisce in un percorso iniziato molto tempo fa, in cui le donne sono sempre state fondamentali” ha sottolineato Pippo Cannillo, mostrando una foto del padre Franco, fondatore del Gruppo Cannillo e poi di Maiora, ritratto agli esordi della sua attività imprenditoriale con accanto la prima persona da lui assunta, una donna appunto. “Per noi la discriminazione di genere non è mai stato un tema da affrontare – ha continuato Cannillo – proprio per il ruolo rilevante che le donne hanno avuto nello sviluppo dell’azienda. Ecco perché, quando due anni fa leggemmo del conferimento della certificazione a Ferrari, con mio padre ci siamo detti che quelle caratteristiche le avevamo anche noi”.

Un audit rigido e invasivo

L’esito positivo è giunto dopo tre complesse fasi di puntuali analisi, studi e valutazioni da parte della Fondazione in collaborazione con Pwc, come ha chiarito Grazia De Gennaro, Responsabile Comunicazione, Gestione Equità Salariale e Pari Opportunità di Maiora, nonché moglie di Pippo Cannillo, salita sul palco con il secondogenito Federico, nato solo pochi mesi fa. Il processo è partito da un’indagine di tipo quantitativo, con un confronto dei salari per singola risorsa a parità di mansioni e livelli di inquadramento. La fase due ha generato un esame inerente ai sistemi interni di gestione, in ambito di risorse umane, formazione, comunicazione e direzione aziendale. “È stata un’analisi anche introspettiva – ha spiegato De Gennaro – che ci ha dato modo di capire i nostri punti di forza e gli ambiti in cui possiamo fare di più, in un’ottica di miglioramento continuo. Un ruolo fondamentale lo ha avuto la comunicazione: quando sono arrivata in azienda otto anni fa, uno dei principali obiettivi che mi sono stati affidati è contattare i clienti o i potenziali tali. La nostra comunicazione propone perciò molti contenuti commerciali, ma anche valoriali, alla luce dei tanti progetti di responsabilità sociale d’impresa realizzati. La comunicazione è pensata però anche per le persone all’interno dell’azienda, al fine di abbattere le distanze fisiche, considerato che i nostri punti vendita sono distribuiti in un territorio vasto, e in termini di ruoli e mansioni. L’obiettivo è creare un’unica e forte identità e direi che ci siamo riusciti”.

Infine, la fase tre ha implicato esami di natura qualitativa, attraverso dei focus group con i collaboratori, scelti con modalità casuale direttamente dalle auditor incaricate. “Abbiamo molto apprezzato la disponibilità di Maiora nel sottomettersi a un audit invasivo, realizzato con una metodologia molto rigida – ha affermato Suzana Branilovic, che con Nicole Monopoli ha seguito il progetto in qualità di auditor –. La certificazione Equal Salary non è un bollino che si ottiene pagando, ma un percorso serio. Conquistarla è soltanto l’inizio, perché tra un anno gli auditor torneranno in Maiora, a valutare e ascoltare le persone che dovranno testimoniare il miglioramento. L’augurio è che Maiora diventi una sorta di ambasciatore, diffondendo questo coraggio nel suo territorio e a livello nazionale”.

I collaboratori, patrimonio da tutelare

“Essere la prima azienda del Sud e della Gdo a certificarsi Equal Salary ha un significato particolare – ha rimarcato Pippo Cannillo – perché il contesto meridionale pone particolari difficoltà, soprattutto a noi operatori della distribuzione che abbiamo di fronte consumatori con una capacità di spesa ridotta rispetto ad altri territori. Nel nostro settore la produttività del lavoro è un elemento discriminante di successo e l’imprenditore è costantemente a un bivio: considerare i collaboratori come un costo da tagliare o come un capitale da preservare. In Maiora non abbiamo mai avuto dubbi sul fatto che le persone siano il nostro principale patrimonio, da tutelare e accrescere”. Senza differenze di genere, come è giusto che sia.

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