Sicurezza, sociale, sostenibilità. Il rilancio di Genagricola parte dal vino

Genagricola. Le Generali che non ti aspetti è il claim della campagna di comunicazione che Generali Italia ha lanciato in occasione di Expo, dopo aver vinto la gara europea per la copertura assicurativa danni e responsabilità civile dell’Esposizione universale. Un’occasione per dare visibilità internazionale a questa realtà che rappresenta una peculiarità all’interno del Gruppo Generali, come ha sottolineato il presidente di Genagricola e Ad di Generali Italia Philippe Donnet.

Un impegno, quello di Generali, nell’ambito agricolo che ha radici profonde: la prima acquisizione fdi Cà Corniani avvenne nel 1851, quando Generali realizzò una grande opera di bonifica.

Alessandro Marchionne, ad di Genagricola
Alessandro Marchionne, ad di Genagricola

Il 2015 è anche un anno di rilancio strategico dell’azienda, nel quale il vino ricopre un ruolo decisivo. Ne parliamo con Alessandro Marchionne, da settembre amministratore delegato di Genagricola che del proprio vino parla in maniera diversa, senza incamminarsi nei percorsi sensoriali, olfattivi e palatali, nelle spiegazioni sulle qualità del terroir che ne fanno un prodotto unico. Non perché con i suoi 760 ettari di vigneti in Italia e in Romania non abbia coscienza della biodiversità che esprime. A questo ci pensa l’enologo ingaggiato all’uopo. E che enologo! Nientemeno che Riccardo Cotarella, presidente degli enologi europei.

Marchionne ne parla in maniera diversa perché, dice: «Non puoi permetterti di fare progetti sul vino senza sapere prima dove vuoi vendere, come e con chi, con quale posizionamento. Per questo nel mondo del vino più ancora che investimenti in cantina devi investire in management e in cultura».

E dove vuole andare Genagricola? «Genagricola – afferma Marchionne – è la più estesa azienda agricola italiana, con i suoi 14.000 ettari di campi. Attualmente il 70% dei 46 milioni di euro di fatturato proviene dall’agricoltura e il 30% dal vino. Per noi il vino è strategico e il nostro obiettivo è quello di farlo crescere. Ma non solo, il cambiamento che abbiamo già iniziato a fare coinvolge le quattro aree del nostro core business: l’allevamento, le colture erbacee, la produzione di energie rinnovabili e ovviamente la viticoltura».

In che modo? «L’abbiamo chiamata agricoltura 2.0. vale a dire che ci concentriamo verso un rilancio strategico del comparto vinicolo, puntiamo a sviluppare un’agricoltura di precisione, vale a dire che vogliamo calibrare con esattezza i trattamenti necessari, dobbiamo valorizzare e rendere fruibili le aziende agricole secondo una logica multifunzionale, in collegamento con il turismo e il sociale. Molte delle nostre aziende infatti risiedono in territori unici e hanno anche un valore storico e paesaggistico non indifferente. Inoltre dobbiamo puntare su processi industriali innovativi per quanto riguarda la sicurezza e la logistica integrata. Infine in collegamento con le università di Trieste e Venezia abbiamo un programma di formazione e inserimento di giovani laureati nell’attività agricola»

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Più specificamente nel comparto vinicolo,oggi Genagricola con le sue etichette (Tenuta Santanna, Torre Rosazza, Bricco dei Guazzi, Borgo Magredo, Poggiobello, Gregorina, V8+ e Solonio) sviluppa circa 14 milioni di euro di fatturato, per il 70% con vini bianchi e il 30% con i rossi. Due le linee di sviluppo: crescita all’estero fino al 50% del fatturato con il rafforzamento del management dedicato e dell’organizzazione commerciale e distributiva e rafforzamento nei vini rossi eventualmente con acquisizioni di vini iconici per i mercati internazionali.

Nel frattempo è già cominciato un restyling delle etichette e delle immagini dei brand, a partire da Tenute Santanna che ha mantenuto il logo nella forma romboidale, ma sono stati inserite delle linee verticali a rappresentare in maniera stilizzata i filari d’uva.