Federalimentare apre le porte delle aziende a un pubblico che ha fame di trasparenza

Si chiama Apertamente ed è l’iniziativa di Federalimentare che spalanca al pubblico le porte degli stabilimenti dell’industria alimentare italiana per creare un rapporto di fiducia basato sulla trasparenza tra il grande pubblico e chi lo “nutre”.

L’iniziativa, illustrata nei giorni scorsi a Milano, è stata accompagnata dalla presentazione di uno studio del Censis sulle abitudini alimentari degli Italiani intitolato “Mangiare informati: come gli italiani scelgono cibo buono e sicuro”. I dati del rapporto raccontano un popolo informato e attento, e molto interessato: oltre il 90% di noi si occupa in qualche modo di cibo, il 58% da appassionato, il 25 da intenditore e l’8% addirittura da esperto. Una passione che si manifesta in numeri monstre: nel 2015 gli Italiani hanno speso 230 miliardi di euro in beni alimentari, e oltre la metà (132 miliardi) in prodotti dell’industria alimentare, che vanta anche un export boom di 29 miliardi, con un aumento del 6,7% in un solo anno. A trainare questo fenomeno sono i “Millennials”, che appaiono particolarmente consapevoli e “foodies”: il 93% di essi si appassiona a ciò che mangia.

diapositiva2

Naturalmente la chiave di tutto è la qualità, in tutte le sue accezioni. L‘acquisto di un alimento per i consumatori italiani è dettato ovviamente dai gusti (41,5%), dalla voglia di qualità e genuinità (39,4%), dall’impatto sulla salute (29,5%) e dai prezzi (28,4%). Inoltre oltre sette italiani su dieci (il 71,4%) sono attenti alla sicurezza alimentare e quattro su dieci vogliono informazioni dettagliate anche per evitare contraffazioni mentre il 56,4 % dei consumatori legge regolarmente le etichette mentre per tre italiani su 10 la reputazione dell’azienda è più importante del prezzo e per 5 su 10 ha lo stesso valore. Strumento prediletto per accrescere le proprie competenze è il web, su cui il 67% cerca la “carta d’identità” delle aziende e dei prodotti, il 65,2% notizie sui ristoranti e sulle trattorie e il 16% fa addirittura shopping goloso. Naturalmente la Rete è anche veicolo di informazioni non certificate e gli italiani sembrano temere molto i flussi tossici di informazioni.

diapositiva3

La Rete è anche strumento preferenziale di campagne di demonizzazione di alcuni prodotti (l’ultimo caso eclatante riguarda l’olio di palma). Ebbene, sembriamo essere più vaccinati di altri popoli a diktat e proibizioni. Il 60,4% del campione non ama mettere al bando gli ingredienti perché pensa che alla fine conti un’alimentazione varia e di qualità, e comunque la capacità di autogestirsi.

diapositiva5

Una sfida, quella della sicurezza e della qualità, che coinvolge l’industria alimentare, che ogni anno investe nel complesso 10 miliardi in ricerca, sviluppo, innovazione di prodotto: questo fa sì che ogni anno 4.200 prodotti vedono migliorate le loro caratteristiche nutrizionali e 3600 sono confezionati in porzioni ridotte.

«L’Italia – dice Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare – vanta un’industria alimentare prima in Europa per severità e numero di controlli di processo di prodotto. Su un totale di 385mila occupati ben 95mila persone sono impiegate in attività di analisi, controllo sicurezza e qualità e sono almeno 2,8 milioni le analisi di autocontrollo compiute al giorno».

E con Apertamente, iniziativa realizzata con il patrocinio del ministero delle Politiche Agricole e Forestali e in collaborazione con il ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, i cittadini potranno toccare con mano come vengano prodotti gli alimenti considerati oggi tra i più sicuri al mondo. Le visite coinvolgono 31 stabilimenti da Nord a Sud secondo un calendario che andrà avanti fino al 24 novembre. Il 23 si potranno visitare le cantine storiche di Masi in Valpolicella, Il 24, dalle 14 alle 18, previa prenotazione sarà possibile conoscere lo stabilimento della Sibeg Coca-Cola in Sicilia. Tra le altre aziende coinvolte Heineken, Emilio Mauri, Martini&Rossi, Ferrero, Inalca, Divella, la Centrale del Latte di Roma.