
Dopo l’annuncio del piano strategico per la plastica promosso dalla Ue arrivano le prime risposte da industria e distribuzione.
EuroCommerce, l’associazione europea che riunisce 31 associazioni nazionali e 6mila retailer, ha salutato positivamente “questo approccio che può portare nuove opportunità, se saranno proposte regole legislative opportune e condivise. Le confezioni di plastica progettate in modo corretto aiutano ad assicurare la sicurezza del cibo e a ridurre lo spreco, ma dobbiamo assicurarci che ciò sia compatibile con l’esigenza di non danneggiare l’ambiente e realizzare ciò in un modo efficace ed economico» ha commentato il direttore generale di EuroCommerce Christian Verschueren.
Tetra Pak “come parte del piano di azione dell’UE per un’economia circolare”, si impegnerà su tre fronti. Lavorerà con i partner del settore per garantire che entro il 2030 siano disponibili soluzioni per il riciclo di tutti i componenti dei cartoni per bevande, in vista del loro riciclo totale in tutta Europa. Aumenterà “notevolmente” l’uso di plastiche derivanti da materie prime rinnovabili. E infine utilizzerà plastica riciclata, una volta convalidata come materiale sicuro e legalmente accettato per il contatto con gli alimenti. «Sebbene circa il 75% degli imballaggi sia costituito da cartone, utilizziamo anche materie plastiche come strato protettivo e per i sistemi di apertura delle confezioni. L’European Commission’s Plastics Strategy è un passo importante verso un’economia circolare a basso impatto ambientale basata sul riciclo, sulle materie prime rinnovabili e sull’approvvigionamento responsabile, e noi siamo pronti a dare il nostro contributo in quanto fornitori leader di sistemi di trattamento e confezionamento degli alimenti» ha dichiarato Dennis Jönsson, Presidente e CEO di Tetra Pak.
Evian (marchio della Danone) ha annunciato che entro il 2025 userà solo bottiglia in plastica riciclata, e di voler diventare un “marchio circolare”, e coinvolgerà anche i consumatori con il fine di riciclare ogni bottiglia prodotta.
L’onda anti-plastica sta coinvolgendo anche l’Ho.Re.Ca. Il gigante del beverage Pernod Ricard ha dichiarato di bandire cannucce e cucchiai agitatori in plastica non riciclata ai suoi eventi e ha invitato a fare lo stesso i suoi affiliati. L’azienda ha l’ambizioso piano di ridurre i rifiuti non riciclabili a zero entro il 2020. Mentre la catena britannica di ristoranti fast food Leon ha appena annunciato che smetterà di usare posate in plastica “nel giro di pochi mesi”.
Avanguardia Regno Unito
Infine abbiamo già parlato del piano del governo britannico per ridurre i rifiuti, con una prospettiva di 25 anni. E le insegne britanniche si stanno muovendo.
La catena di surgelati Iceland ha dichiarato che eliminerà completamente la plastica dalle sue private label entro il 2023. Una call to action alla distribuzione è arrivata dal direttore operativo Richard Walker che ha detto: «L’onere di impegnarsi per un cambiamento reale spetta ai distributori, che sono tra i maggiori contributori dell’inquinamento da confezioni in plastica, Altri supermercati, e il settore nel suo complesso, dovrebbero seguirci e nel corso del 2018 prendere impegni simili al nostro. Questo è il momento di collaborare. Non c’è alcuna scusa per confezioni eccessive che creano rifiuti inutili e danneggiano l’ambiente. Le tecnologie e le pratiche per usare alternative meno dannose per l’ambiente esistono».
Waitrose, che già nel settembre 2016 ha smesso di vendere prodotti contenenti microplastiche e bastoncini per orecchi di plastica, entro settembre di quest’anno smetterà di vendere cannucce di plastica. E si è impegnata a limitare l’uso di vassoi di plastica per ortofrutta, carne e pesce di colore nero, più difficili da riciclare: l’idea è di eliminarli del tutto. Entro il 2025 l’insegna si è impegnata a rendere le confezioni dalle sue linee a marchio riciclabili, riutilizzabili o compostabili. Dal 2009 ha già ridotto del 50% le confezioni e ha un sistema di etichettatura, a che indica chiaramente in che modo procedere con il riciclo per facilitare le fasi successive (schiacciare, risciacquare, lasciare il coperchio, rimuovere l’involucro esterno ecc).
Ma quanta plastica usi?
Intanto sempre nel Regno Unito un’inchiesta del quotidiano The Guardian ha ipotizzato come la Gdo britannica convogli un milione di tonnellate di plastica, ma denuncia anche la reticenza delle insegne a fornire i numeri del problema perché “commercialmente sensibili”. E la politica potrebbe prendere provvedimenti per obbligarli a rivelarli, e per pagare più tasse per il loro smaltimento. E intanto, è boom per i negozi “no package”, che vendono prodotti sfusi.