
Una mossa forte, di grande impatto, che non mancherà di avere conseguenze sul settore: Findus, leader di mercato del pesce surgelato in Italia (con un terzo del valore del surgelato e un quarto dei volumi) ha deciso di certificare la maggior parte delle referenze con Msc, Marine Stewardship Council, il principale ente certificatore per la pesca sostenibile: 24 le referenze coinvolte a partire da questo mese che rispondono per l’80% del fatturato della categoria pesce, e che appariranno nei banchi frigo con una nuova confezione con il “bollino blu” di Msc e la scritta “insieme per il futuro degli oceani”. L’obiettivo è di arrivare al 90% nei prossimi due anni e poi al 100% del pescato sostenibile.
Un processo che dal momento della decisione definitiva ha impiegato a realizzarsi solo nove mesi. Con un investimento importante è stato anche certificato anche lo stabilimento di Cisterna di Latina che produce l’80% dei surgelati italiani, con oltre 350 milioni di bastoncini l’anno.
Il tutto senza aumenti del prezzo raccomandato: “È un investimento molto complesso che tocca vari aspetti del business, dal planning alla struttura organizzativa, alla gestione di un portafoglio fornitori meno elastico e che sicuramente ha impatti sul conto economico – ci ha detto Francesco Fattori, Ad Findus Italia, a margine della presentazione del progetto all’Acquario di Milano -. Questo progetto è così importante che abbiamo deciso di gestirlo come un investimento a lungo periodo, che non deve avere un impatto a breve termine. Nonostante il prezzo al consumo sia piena responsabilità dell’esercente, non pianifichiamo un aumento del prezzo raccomandato in quanto questo potrebbe diluire l’effetto dirompente che la campagna potrebbe avere sul mercato e sulla ricaduta sul consumatore, che spesso si dice interessato alle tematiche ambientali, ma poi non è disposto a pagare un surplus di prezzo”.
Perché proprio ora?
«Sono convinto che essere leader comporta delle responsabilità – spiega Fattori -. Oggi la qualità è un concetto dinamico e comprende anche temi quali la tracciabilità, la sostenibilità, la salute. È importante che garantiamo la qualità nel pieno rispetto della sostenibilità delle risorse. Siamo la prima grande azienda di marca sul mercato alimentare italiano a ottenere questa certificazione sui propri prodotti. Perché l’abbiamo fatto? Prima di tutto va detto che c’era un ritardo strutturale in Italia sui temi della sostenibilità, che ho notato ancora più dopo che sono tornato dopo 16 anni all’estero. C’era una necessità sentita di raccogliere la sfida e allinearci agli standard di Gruppo all’estero. Findus è una delle marche top in Italia, altri nostri marchi all’estero con un peso minore sono riusciti a guidare questa agenda perché hanno contribuito a creare nel corso degli anni una sensibilità nei consumatori sulle tematiche di sostenibilità. In Italia c’erano varie barriere, anche strutturali, come per esempio il tipo di pesce che va per la maggiore, che non è così facilmente certificabile attraverso Msc rispetto ad altre specie commercializzate all’estero. Ci siamo posti l’obiettivo di togliere queste barriere perché è il nostro dovere. Con questo progetto ci siamo allineati, e in alcuni casi ci siamo posizionati addirittura davanti agli standard e alle performance di gruppo».
Primi in Europa in acquisti, non in consapevolezza
«Il consumatore italiano è pronto: da un’indagine che abbiamo effettuato in 21 Paesi tra cui l’Italia, il 77% degli italiani vorrebbe acquistare prodotti provenienti da pesca sostenibile e altrettanti pensano di poter fare la differenza tramite il loro acquisto» ha detto Francesca Oppia, Program Director MSC Italia. Ma è una sensibilità che va sviluppata. Ciò che è mancato finora era la disponibilità, l’offerta facile sia in termini di reperibilità, e la presenza di un marchio “forte” e conosciuto senz’altro aiuta, sia in termini di chiarezza di informazione, perché con informazioni generiche il consumatore non fa niente. «Non siamo tutti biologici marini e dunque la presenza di un marchio facilmente comprensibile, riconosciuto e affidabile è l’unico modo per rendere il prodotto facile da individuare e per innescare un circolo virtuoso che, dal consumatore e dalla Gdo, torna indietro fino al pescatore. L’azienda leader ha la capacità di parlare a milioni di consumatori, deve settare gli standard, poi i competitor seguiranno». Msc certifica 20mila prodotti con il suo marchio blu, ha accordi con la Gdo e l’industria ma anche con piccoli pescatori, e si appoggia su 3.500 aziende certificate che garantiscono la tracciabilità del prodotto
Gli italiani sono il primo Paese europeo in termini di spesa di pesce e hanno un consumo pro capite di 28/29 chili, il 16/17% in più della media europea.
Ma la condizione dei mari è molto compromessa, come ha ricordato Eva Alessi, responsabile sostenibilità di Wwf Italia. Solo il 10% del pescato e sostenibile e il 50% viene rigettato, morto, in acqua perché non commercializzabile. Le specie marine dal 1970 si sono ridotte del 36% mentre il pesce è fonte primaria di proteine per i 3 miliardi di persone che vivono lungo le coste. .
Finora retailer più bravi delle marche
La sensazione è che con questo progetto guidato da Findus potremmo essere di fronte a un’inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni, dove tante aziende leader di marca non hanno saputo cogliere le tematiche della sostenibilità in modo proattivo. Ci sono tanti esempi al riguardo, tra cui il biologico, che nonostante la rilevanza per il consumatore, sono ancora oggi territorio quasi esclusivo dei retailer. Anche il caso dell’olio di palma con la presa “forte di posizione di Coop docet.
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