Expo, puntare sui territori per il business del vino

Expo, una grande vetrina per il mondo del vino made in Italy e una grande occasione di far conoscere il vino italiano a un potenziale pubblico di 20 milioni di visitatori. Ma come fare per trarre vantaggio da Expo? Le aziende se lo chiedono e lo chiedono, perché, nonostante i progetti sul tappeto, poco si sa e poco si riesce a prefigurare.

wine temple
Wine Temple (ph. Alberto Vita)

Se n’è parlato nel corso dell’inaugurazione di Wine Temple, lo spazio enoteca con 7600 bottiglie dei migliori vini italiani, parte dell’hotel Seven Stars e primo tassello di quella che sarà a breve la Gallery Wine Experience, uno spazio multifunzionale con 14 camere di design affacciate su Piazza Duomo, con spazi per incontri e due ristoranti.

L’incontro, organizzato da Business Itaernational-Fiera Milano Media con Marco Polo Experience e Alessandro Rosso Group ha cercato di fornire alcune prime risposte alla domanda iniziale.

Eugenio Pomarici
Eugenio Pomarici (ph. Alberto Vita)

Eugenio Pomarici, docente di economia e presidente della Commissione Economia e diritto dell’Organizzazone internazionale della vite e del vino, ha illustrato come l’Italia veda crescere la propria quota nel commercio mondiale del vino in valore, ma la veda diminuire in volume, replicando quello che viene definito il modello francese. Ma la criticità dell’Italia consiste nel fatto che è primo fornitore nei mercati tradizionali del vino, ma ha una quota modesta in quelli a maggior tasso di crescita (i cosiddetti nuovi consumatori).

In un orizzonte previsionale di crescita della domanda di vino nell’economia globale che rispetti gli elementi standard di qualità, sicurezza, trasparenza, sostenibilità ambientale e autenticità, il sistema del vino italiano può trare grandi vantaggi. Ed Expo rappresenta un’occasione unica per accreditarsi rispetto ai predetti elementi necessari per entrare nella scelta dei consumatori e costruire quella piattaforma di conoscenza diffusa sui vini italiani per rendere più efficaci le strategie di impresa. “Ma – ammonisce Pomarici – le aziende non dovranno contare solo sul brand, potendo valorizzare i vitigni e i territori dai quali provengono i loro vini”.

Un ulteriore contributo è arrivato da Stefano Cordero di Montezemolo, economista e coordinatore scientifico del Wine Business Executive Program, la cui seconda edizione partirà a gennaio ed è rivolto ai manager delle imprese vinicole.

Stefano Cordero di Montezemolo
Stefano Cordero di Montezemolo (ph. Alberto vita)

Cordero di Montezemolo ha posto l’accento su tre questioni.

1)  Bisogna rivolgersi ai mercati che hanno una domanda superiore alla produzione e quindi dove maggiore è l’opportunità di sviluppo. Uno degli errori nei quali incorrono le aziende è quello di “sparare largo” ampliando il portafoglio prodotti  e mettendosi in gioco su molti mercati.

2)  Non sottovalutare il mercato interno, che vale comunque il 50% delle vendite e nei prossimi anni sarà strategico perché ci saranno profonde scremature, aprendo delle opportunità per le aziende che hanno incrementato il fatturato nel mercato interno.

3)  La terza questione riguarda l’organizzazione aziendale e il modo in cui le aziende si devono strutturare. Il settore del vino italiano è molto frammentato, e ciò genera vitalità, ma economicamente è un elemento di debolezza. Occorre creare – ha evidenziato Cordero di Montezemolo – massa critica per essere competitivi sul mercato e dotarsi di sistemi in grado di gestire una fase di forte competizione.  «A questo riguardo oggi il 40/50% della produzione passa da sistemi cooperativi in contrapposizione con aziende private. Io credo che questa contrapposizione possa e debba essere superata. Dobbiamo renderci conto che la produzione di volumi non è un fatto negativo: senza volumi non possiamo pensare che un sistema produttivo possa sostenersi ed effettuare investimenti sui mercati internazionali. Quindi benissimo Expo, ma bisogna fare promozione in loco».

Una tavola rotonda ha concluso l’incontro con la presenza di alcuni imprenditori del vino che hanno ribadito la necessità di associarsi per fare sistema (Marillisa Allegrini dell’omonima cantina), di cogliere la grande promessa di Expo anche da parte delle piccole aziende pensando al futuro (Anselmo Guerrieri Gonzaga di Tenuta San Leonardo). E soprattutto di trovare le motivazioni e le occasioni per portare nei territori di produzione, a visitare le cantine, le masse di visitatori che in sei mesi entreranno in contatto con le eccellenze agoalimentari italiane. E il vino è una delle più accreditate.

 

Fabrizio Gomarasca