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Pomodoro: per Anicav l’obiettivo del Centro Sud è trasformare 26 milioni di quintali

L’estate è ancora lontana ma l’industria di trasformazione è già al lavoro per la prossima campagna del pomodoro. Il Coordinamento del Comitato Territoriale Bacino Centro Sud Italia di Anicav (Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali), a seguito di una serie di incontri svolti nelle ultime settimane, ha individuato un obiettivo di trasformazione, per l’intero bacino produttivo Centro Sud, pari a circa 26 milioni di quintali.

“Riteniamo che la campagna di trasformazione al Centro Sud debba essere concentrata in otto/nove settimane, questo permetterà all’intera filiera di ottimizzare i costi, di ridurre i consumi, in particolare quelli idrici, oltre ad assicurare una migliore qualità del prodotto al consumatore finale” sostiene Marco Serafini, Presidente di Anicav, che aggiunge: “C’è bisogno di una programmazione agricola che consideri l’esigenza dell’industria di una maggiore concentrazione delle consegne e di avere una quantità di pomodoro lungo che non superi il 40% delle produzioni. Il nostro auspicio è che venga avviata, in tempi brevi, un’interlocuzione con la parte agricola che possa portare al raggiungimento di un’intesa per la gestione della prossima campagna di trasformazione partendo dal Contratto Quadro d’Area già ampiamente condiviso dalle parti nel corso degli anni”.

La crisi nel Mar Rosso mette a rischio l’export del pomodoro italiano

La crisi geo-politica nell’area del Mar Rosso sta agitando diversi mercati tra cui quello dell’agroalimentare e il comparto delle conserve rosse che da sempre risulta essere fortemente orientato all’export, con circa il 60% delle produzioni destinato a oltrepassare i confini nazionali. Molti tra i principali mercati di riferimento sono proprio in Asia e Oceania: si tratta di circa 380 milioni di euro di esportazioni (il 13,5% del totale dell’export). Per questo le tensioni nel canale di Suez rischiano di incidere molto seriamente sui flussi commerciali, in particolare a causa dell’aumento del costo dei noli.

“Quanto sta accadendo nel canale di Suez rischia di avere un forte impatto sull’export dei nostri prodotti. I mercati di Asia e Oceania, penso in particolare a Giappone e Australia ma anche a molti altri Paesi, rappresentano uno sbocco commerciale fondamentale. L’aumento del costo dei noli, generato dal contesto, va monitorato con grande attenzione perché potrebbe incidere sulla competitività delle nostre aziende all’estero. Tra l’altro, a causa di questa situazione e della ridotta disponibilità di navi e containers, stiamo subendo disagi anche su altre rotte con un conseguente aumento dei costi dei noli. A questo si aggiunga anche l’impatto sugli approvvigionamenti di materia prima e semilavorati – principalmente packaging metallico – che arrivano sostanzialmente dal Far East” commenta Giovanni de Angelis, Direttore Generale di ANICAV.

I numeri del comparto
Quella del pomodoro da industria rappresenta la più importante filiera italiana dell’ortofrutta trasformata e, con un fatturato complessivo (2023) di 5 miliardi di euro (3,5 miliardi generati dalle aziende associate ad ANICAV), riveste un ruolo strategico e di traino dell’economia nazionale impiegando circa 10.000 lavoratori fissi e oltre 25.000 lavoratori stagionali, cui si aggiunge la manodopera impegnata nell’indotto. L’Italia, terzo trasformatore mondiale di pomodoro dopo gli USA e la Cina, resta primo trasformatore di derivati destinati direttamente al consumo finale, rappresenta il 12,2% della produzione mondiale (pari a 44,2 milioni di tonnellate) e il 52% del trasformato europeo.

Filiera italiana del pomodoro, c’è ancora un grande divario tra nord e sud

Un’analisi dettagliata quella recentemente realizzata dal Crea, ente di ricerca italiano dedicato alle filiere agroalimentari per conto di Anicav, che ha fornito gli spunti necessari ad animare il dibattito nell’ambito dell’annuale assemblea pubblica, Il Filo Rosso del Pomodoro, organizzata dall’Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali e che si è svolta la settimana scorsa a Napoli. I principali protagonisti del mondo industriale, della cooperazione e del mondo agricolo si sono confrontati sui risultati dello studio e sulle possibili soluzioni da mettere in atto per tutelare e valorizzare la filiera del pomodoro da industria, uno dei fiori all’occhiello dell’agroalimentare Made in Italy.

Lo studio ha analizzato gli aspetti economici legati alla produzione del pomodoro da industria nei due distretti produttivi (nord e sud), attraverso l’utilizzo dei dati Istat, di questionari e interviste agli stakeholder e delle informazioni presenti nella banca dati R.I.C.A. (Rete di Informazione Contabile Agricola). Nello specifico, l’analisi delle caratteristiche strutturali e dei costi di produzione del campione si focalizza sui due distretti produttivi per un totale di 552 aziende che hanno coltivato pomodoro nel triennio 2019-2021. 

Le prime differenze tra i due bacini produttivi riguardano le dimensioni economiche. Nel bacino nord il 95% delle aziende che coltivano pomodoro sono grandi e medio-grandi (con un fatturato da 100.000 ad oltre 500.000 euro), mentre nel bacino sud questa percentuale scende al 64%. Per quanto riguarda la proprietà delle superfici messe a coltura, nel bacino nord prevale l’affitto (in quasi il 60% dei casi), viceversa al sud c’è una prevalenza della proprietà (quasi il 50% contro il 44% in affitto). Differenze anche in termini di volumi di produzione: nel distretto nord si rileva una distribuzione piuttosto omogenea tra le diverse classi di produzione, da meno di 500 a oltre 3000 tonnellate di prodotto. Nel bacino sud prevalgono nettamente (oltre il 65%) le aziende che producono meno di 500 tonnellate di prodotto.

Notevoli differenze anche per quanto riguarda la resa e i costi di produzione. In media, nel bacino sud la resa è significativamente migliore rispetto al bacino nord: 878 q/Ha del sud contro i 696 q/Ha del nord. Inoltre, al nord si registra una certa uniformità delle rese, mentre al sud è presente un’alta variabilità, segno evidente che nel primo caso è attivo un processo di standardizzazione dei modelli produttivi, mentre nel secondo c’è una forte diversificazione. Relativamente alla ripartizione dei costi di produzione il quadro è abbastanza omogeneo e le varie voci hanno più o meno lo stesso peso nel conto finale. La maggiore incidenza è relativa al costo del lavoro (27% al nord e 29% al sud), al costo lavoro macchine (14% al nord e 17% al sud) e all’acquisto di sementi (14% al nord e 15% al sud). 

Al di là dell’incidenza, quello che desta particolare attenzione è la differenza che si registra su determinate voci di costo, molto più alte al sud che al nord. Nel distretto sud, infatti, il costo di acquisto di sementi e piantine segna un +48% rispetto al nord, mentre i costi di acquisto e utilizzo di agrofarmaci per la difesa delle colture registrano un +59%. Da evidenziare il costo delle risorse idriche superiore addirittura del 71%. Al sud più elevati anche i costi delle macchine (+68%) per il maggior ricorso al contoterzismo, così come il costo del lavoro (+58%) legato al maggiore fabbisogno di personale per la tipologia di raccolta in bins. 

In conclusione, dall’analisi emerge con chiarezza che le aziende agricole del bacino sud, a causa della dimensione fisica ed economica ridotta, non riescono a implementare economie di scala e, conseguentemente, hanno maggiori difficoltà a intervenire su alcune delle principali voci di costo. Allo stesso tempo, nel bacino sud le rese medie per ettari messi a coltura sono significativamente superiori rispetto a quanto non accada nel bacino nord.

“Il contesto socio-economico in cui viviamo e lavoriamo è particolarmente difficile, ed è necessario avere una visione comune” dichiara Marco Serafini, Presidente di Anicav. “Solo una filiera compatta ed efficiente potrà garantire nel lungo periodo le condizioni per la sopravvivenza e la competitività dell’intero sistema. Ci troviamo, ormai, ad operare in un contesto sempre più globalizzato: la specificità che, da sempre, ci ha contraddistinto rispetto ai nostri competitor internazionali non è più sufficiente a tutelare i nostri prodotti, per cui diventa indispensabile un dialogo di filiera che possa sostenere le nostre produzioni e renderle competitive sui mercati. Serve unire gli sforzi di chi coltiva e di chi trasforma per creare valore lungo tutta la filiera”.

Campagna pomodoro tra aumento costi e contrazione consumi

È iniziata la campagna di trasformazione del pomodoro 2023, purtroppo anche quest’anno all’insegna delle difficoltà. Le incognite sono tante e lo scenario socio-economico rischia di incidere in maniera significativa sulla sostenibilità economica del settore: da un lato la costante crescita dei costi di produzione, in particolare quelli della materia prima e degli imballaggi, dall’altro la contrazione dei consumi generata dalle tendenze inflattive, avranno certamente effetti molto negativi sulle marginalità delle imprese. Una combinazione di fattori che preoccupa notevolmente uno dei comparti più rappresentativi e importanti dell’industria alimentare italiana.

“Gli incrementi dei prezzi a scaffale degli ultimi mesi nella maggior parte dei casi non si sono tradotti in maggiori profitti, e serviranno solo a coprire parzialmente i costi in continua crescita. Penso in particolare al prezzo riconosciuto alla parte agricola per la materia prima che ha visto aumenti fino al 40% rispetto allo scorso anno, portando il prezzo medio di riferimento del pomodoro tondo a 150€/ton sia al nord che al sud. Una situazione non facile per le nostre aziende” dichiara Marco Serafini, il Presidente di ANICAV.

Per questa campagna di trasformazione, in Italia sono stati messi a coltura circa 68.600 ettari, con un incremento del 5% rispetto al 2022. Sulla base di questi dati e considerando le rese storiche, è possibile prevedere una produzione di circa 5,6 milioni di tonnellate. Naturalmente si tratta di stime e il volume delle produzioni dipenderà sia dalle rese agricole che da quelle industriali, anche in ragione della qualità della materia prima conferita. Su di essa l’attenzione dell’industria resta alta dovendo garantire un prodotto finito che rispetti gli elevati standard dei derivati del pomodoro. Rimane l’incognita maltempo, col rischio del continuo susseguirsi di eventi estremi (pesanti grandinate, ondate di calore, ecc.) che hanno già avuto e potrebbero ancora avere importanti effetti sulle coltivazioni e quindi sulla produzione industriale.

“Sarà difficile, per non dire impossibile, recuperare i costi di produzione alle stelle. Si profila un’annata commerciale particolarmente complicata, ma confidiamo nelle capacità di resilienza dei nostri imprenditori che, ancora una volta, faranno il possibile per evitare che questo trend si ripercuota eccessivamente sui consumatori finali. Nonostante gli aumenti, le conserve rosse continuano ad avere prezzi assolutamente accessibili anche grazie agli sforzi del comparto. Non è difficile rendersi conto di quanto costi preparare un piatto di pasta al pomodoro rispetto a una semplice colazione al bar, tra l’altro con evidenti differenze in termini di valori nutrizionali” conclude Giovanni De Angelis, Direttore Generale di ANICAV. “Dal canto nostro, garantiamo come sempre il massimo impegno per la tutela e la valorizzazione di una filiera da primato”.

Giovani Imprenditori Anicav, Rosanna Sellitto riconfermata Presidente

Rosanna Sellitto, dell’azienda Alfonso Sellitto Spa, è stata riconfermata all’unanimità Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Anicav per il prossimo biennio.

36 anni, componente del Consiglio Generale di Anicav, la Sellitto sarà affiancata da due Vice Presidenti: Fiorita Salvati, dell’azienda Salvati Mario & C. Spa, e Federica Vitiello, dell’azienda Davia Spa. Contestualmente è stato rinnovato anche il Consiglio Direttivo con l’elezione di Luciano Calabria (O Sole e Napule Srl), Diodato Ferraioli (La Doria Spa), Giulio Franzese (Giulio Franzese Srl), Gaetano Oliva (Sica Srl), Antonella Perano (Perano Enrico & Figli Spa) e Gennaro Rega (Agriconserve Rega Soc.Coop.Agr.).

“Ringrazio i colleghi che oggi, confermandomi in questo importante incarico, hanno voluto rinnovarmi la loro fiducia” ha dichiarato Rosanna Sellitto subito dopo l’elezione. “La nostra mission sarà incentrata principalmente sulla formazione e la crescita di una nuova classe di imprenditori conservieri per una gestione ottimale del ricambio generazionale. Proseguirà inoltre il nostro impegno nel processo di digitalizzazione e innovazione delle nostre imprese e nell’ambito della responsabilità sociale con il progetto “Il Pomodoro per la ricerca. Buono per te, buono per l’ambiente” finalizzato a raccogliere fondi da destinare alla ricerca sulle malattie oncologiche pediatriche, che da anni portiamo avanti con successo in collaborazione con Fondazione Umberto Veronesi”.

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