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Faro dell’Antitrust su Amica Chips e Pata per presunta intesa anticoncorrenziale

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha avviato un’istruttoria nei confronti di Amica Chips e Pata per una presunta intesa restrittiva della concorrenza relativa alla produzione e alla commercializzazione di patatine a marchio privato realizzate per conto della Gdo. A seguito di una segnalazione anonima giunta a marzo scorso, i funzionari dell’Autorità – con l’ausilio del Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza – hanno già svolto ispezioni nelle sedi delle due aziende e di un altro soggetto ritenuto in possesso di elementi utili all’istruttoria. Secondo l’Autorità, le due società si sarebbero coordinate per evitare l’innescarsi di meccanismi concorrenziali nella negoziazione con le insegne e ripartirsi così la clientela, mantenendo in tal modo i prezzi a un livello sovra-concorrenziale. Tra le catene della Gdo interessate dalla condotta vi sarebbero Esselunga, Carrefour, Coop, Conad, Lidl, Aldi, MD e Penny.

Amica Chips e Pata sono i principali produttori italiani di chips a marchio privato. Nello specifico, Amica Chips è fornitore di Esselunga, Lidl, Carrefour, Selex e Crai, mentre Pata di Coop, Pam, Tigre, Conad, Eurospin e Despar. Secondo l’Antitrust, la segnalazione e le informazioni sinora raccolte permettono di ipotizzare l’esistenza, quantomeno relativamente al 2024, di un coordinamento delle strategie commerciali, in grado di incidere significativamente sulla concorrenza nel mercato.

Nel 2023 Amica Chips ha registrato un fatturato pari a circa 140 milioni di euro, mentre Pata si è attestata intorno ai 171 milioni di euro. Nel provvedimento di avvio dell’istruttoria, l’Antitrust quantifica in 580 milioni di euro il mercato delle patatine e sottolinea che le private label sono un prodotto collocato in una fascia di prezzo medio-basso, offerto dalla Gdo in alternativa a quelli recanti il brand dei produttori. Per tale motivo, un’intesa volta a mantenere artificialmente più elevato il prezzo da praticare alla Gdo per le private label è idonea – a giudizio dell’Autorità – a ridurne la capacità concorrenziale nei confronti dei prodotti a marchio proprio e, quindi, a condizionare l’intero mercato all’ingrosso di chips, con un’inevitabile ricaduta sui prezzi praticati ai consumatori finali. In pratica, se confermate, tali condotte rivelerebbero l’esistenza di un’alterazione delle dinamiche competitive fra le maggiori imprese operanti nel mercato nazionale della produzione e commercializzazione di chips e potrebbero configurare un’intesa orizzontale illecita, sotto forma di accordo e/o pratica concordata.

Amica Chips e Pata hanno ora 60 giorni per esercitare il diritto di essere sentite, mentre il procedimento dovrà concludersi entro il 30 giugno 2026.

L’AGCM mette al bando la Hot Chip Challenge

Stop alla commercializzazione e pubblicizzazione della Hot Chip Challenge: a deciderlo l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, dopo aver concluso il procedimento avviato nei confronti della società Dave’s S.r.l. a cui è stato chiesto di rimuovere l’articolo anche dai propri listini di vendita.

La società distribuiva “Hot Chip Challenge”, uno snack a base di patate con ingredienti che lo rendono particolarmente piccante, incitando soprattutto i giovani, a mo’ di challenge per l’appunto, a consumarlo senza bere e resistere così alla sua elevata piccantezza.

L’Autorità ha ritenuto che gli impegni presentati dalla società siano idonei a far cessare i profili di illegittimità della pratica commerciale contestati nella comunicazione di avvio dell’istruttoria ovvero l’induzione a una sfida rivolta, perlopiù, a consumatori adolescenti (diffusa anche attraverso i social media) e la non adeguata rappresentazione delle informazioni sui rischi per la salute connessi all’uso del prodotto. Inoltre l’Antitrust contestava la mancanza di informazioni rilevanti su un prodotto alimentare che poteva mettere in pericolo la salute e la sicurezza dei consumatori, specie se bambini o adolescenti.

Con questa decisione l’Autorità è intervenuta con successo per tutelare i consumatori più giovani e più influenzabili da messaggi che li inducono a mangiare prodotti anche pericolosi, facendo leva sulla loro propensione ad accogliere le sfide lanciate sui social media.

Antitrust: sanzione da 1,4 milioni di euro a Chiara Ferragni e Balocco

Si prospetta un Natale amaro per l’influencer Chiara Ferragni e l’azienda dolciaria Balocco, accusati dall’Antitrust di aver fatto credere ai consumatori di contribuire a una donazione benefica comprando il Pandoro Pink Christmas del 2022. È emerso invece che la donazione, pari a 50 mila euro, a favore dell’Ospedale Regina Margherita di Torino per acquistare un nuovo macchinario destinato alle cure terapeutiche dei bambini affetti da osteosarcoma e sarcoma di Ewing, era già stata effettuata dalla sola Balocco ma mesi prima dell’avvio dell’iniziativa.

L’Antitrust contesta di aver attuato dunque una pratica commerciale scorretta per tre diverse condotte: aver diffuso, attraverso il comunicato stampa di presentazione dell’iniziativa in circolazione dall’inizio di novembre 2022, che le vendite del Pandoro Pink Christmas (sugli scaffali a oltre 9 euro rispetto ai circa 3,70 euro del pandoro non griffato) sarebbero servite a finanziare un percorso di ricerca solidale quando in realtà la Balocco aveva già fatto donazione a maggio dello stesso anno; aver diffuso, tramite la confezione, informazioni che avvaloravano la circostanza non veritiera di una raccolta solidale; aver pubblicato post sui canali social della Ferragni in cui si lasciava intendere che l’acquisto del Pandoro Pink Christmas avrebbe voluto dire contribuire alla donazione.

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha sanzionato quindi le società Fenice S.r.l. e TBS Crew S.r.l., che gestiscono i marchi e i diritti di Chiara Ferragni, rispettivamente per 400 mila euro e 675 mila euro, e Balocco S.p.A. Industria Dolciaria per 420 mila euro. Le società Fenice e TBS Crew hanno incassato oltre 1 milione di euro a titolo di corrispettivo per la licenza dei marchi della signora Ferragni e per la realizzazione dei contenuti pubblicitari senza versare nulla all’ospedale Regina Margherita di Torino.

L’Autorità ha ritenuto inoltre che il costo del Pandoro Pink Christmas, in vendita a un prezzo pari a circa due volte e mezzo quello del Pandoro classico Balocco, abbia contribuito a indurre in errore i consumatori rafforzando la loro percezione di partecipare a un’iniziativa solidale. Secondo l’Antitrust questa pratica avrebbe limitato considerevolmente la libertà di scelta dei consumatori facendo leva sulla loro sensibilità verso iniziative benefiche, in particolare quelle in aiuto di bambini affetti da gravi malattie. Un pandoro troppo caro allora sia per i consumatori, sia per la Ferragni e Balocco.

Nutri-score, Dukan multata dall’Antitrust

La scia di polemiche innescata dall’etichetta nutrizionale Nutri-score non si placa. Quello di Carrefour, a cui l’Antitrust ha imposto recentemente di precisare che «il sistema a semaforo è stato sviluppato in base ad un algoritmo e a valutazioni scientifiche non universalmente riconosciute e condivise», non è più un caso isolato.

Adesso tocca a Dukan, multinazionale attiva nel settore dei prodotti dietetici, forte di un fatturato annuo in Italia di 499 milioni di euro, sanzionata con una multa pari a 30 mila euro perché rea di aver apposto il sistema di bollinatura Nutri-score «senza elementi chiarificatori del significato di tale bollinatura».

Tra le valutazioni presenti nel bollettino settimanale dell’Antitrust si legge pure che è stata riscontrata un’omissione informativa sulla confezione di detti prodotti e che quindi «il bollino semaforico può ingenerare nel consumatore medio l’erroneo convincimento che l’alimento contrassegnato con il verde sia sempre e comunque da prediligere, a discapito dei prodotti arancioni o gialli, prescindendo dall’interazione che sviluppa con il complessivo regime alimentare seguito, nonché dalle condizioni soggettive dell’individuo che lo assume».

Per l’Antitrust, la comunicazione basata sul solo bollino in questione rischia, ad esempio, di far sottostimare i potenziali effetti nocivi che l’assunzione di quantità significative di alimenti etichettati in verde può determinare sulla salute del consumatore.

Il sistema ideato da Serge Hercberg continua dunque a generare seri dubbi, e la sua applicazione potrebbe vedere nuovi possibili stop in futuro, con buona pace dei tanti prodotti Made in Italy come i formaggi, fortemente penalizzati dall’etichetta a semaforo.

Minister Guidi: deregulation, soon a new set of rules

 

Will this be the time something really happens in terms of deregulation of OTC medicines and fuel service stations?

Speaking at the European Competition Day, organised by the Italian Competition and Market Authority (AGCM) within the scope of the Italian Presidency of the EU, the Minister of Economic Development, Federica Guidi, announced a forthcoming package of deregulation in various sectors. The Minister explained that competition is key to economic growth: “We must remove constraints and barriers to promote competition and growth. Eliminating barriers to market entry, to entrepreneurial activity and to exit from the market of inefficient companies is essential to progress”.

This is the context of the deregulation package soon to be approved by the Government, the draft of which has recently been circulated:  the next annual law on competition should contain measures concerning insurance companies and banks, the professions and medicines.

 

 

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