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Provenienza, ambiente e convenienza leve d’acquisto per il pesce nella Gdo

Come si acquista il pesce al supermercato, per quali motivo si sceglie una tipologia piuttosto che un’altra? Se ne è parlato, insieme a questioni come distribuzione e informazione del consumatore, a una tavola rotonda ad AquaFarm, la manifestazione di riferimento in Europa meridionale e sud-orientale e nel Mediterraneo per l’acquacoltura e l’industria della pesca, le vertical farm, le colture fuori suolo e le alghe. Organizzata in collaborazione con l’Associazione piscicoltori Api e con la Skretting, società leader nella produzione di mangimi, e moderata da Carlo Alberto Pratesi, docente di Sostenibilità innovazione e marketing dell’Università Roma Tre, ha messo a confronto rappresentanti della Gdo come Luca Colella di Auchan Retail Italia e Armando La Marca di Metro Italia Cash and Carry e allevatori sul tema dello sviluppo delle politiche di acquisto e sulla gestione degli aspetti correlati alla sostenibilità.

 

Localismo, certificazione Dop, Gdo le tendenze

Il dibattito, preceduto da un sondaggio che ha evidenziato come i principali aspetti da considerare per l’acquisto del pesce da parte degli italiani siano la provenienza italiana, il rispetto dell’ambiente e la convenienza, ha visto un’attiva partecipazione del pubblico presente, dotato di un cartoncino per esprimere il proprio parere in merito all’andamento della discussione, e che ha anche risposto a domande dirette del moderatore e del panel. In particolare è emersa l’importanza del localismo, cioè la produzione nei luoghi in cui ci sono le condizioni ideali, criterio questo che sembra aver soppiantato il mito del chilometro zero. Si è anche sottolineata l’importanza di un nuovo schema di certificazione sia come attuazione di una denominazione di origine sia ai fini di rendere oggettiva la descrizione qualitativa del prodotto al consumatore. Infine è stata sottolineato il ruolo di influencer delle scelte del consumatore sostenuto dalla grande distribuzione.

Sono emersi anche fattori critici da parte della stessa Gdo, che secondo molti allevatori ora sta iniziando a chiedere a questi ultimi prodotti «distintivi» per agevolare le scelte del consumatore più esigente, scelta questa che contraddice la spinta ai processi di standardizzazione ai quali gli allevatori sono stati chiamati fino ad ora. E soprattutto gli allevatori si chiedano se e come la Gdo intenda remunerare gli sforzi degli allevatori per accontentarli.

Pesce, cresce il consumo ma il futuro è l’acquacultura, una fiera a febbraio

Sano, buono, parte della tradizione mediterranea: piace il pesce agli italiani, sempre di più: ne consumano secondo la Fao quasi 26 chilogrammi annui a persona, in crescita del 2% tra il 2015 ed il 2016. Siamo dunque ampiamente sopra la media mondiale di 20,3 chilogrammi, e anche di quella europea (UE28) di 22,5. E la crescita è ormai più che triennale, dopo la flessione corrispondente agli anni peggiori della crisi.

 

AquaFarm, a Pordenone la fiera dell’acquacultura

Cresce insomma il consumo, ma aumenta la dipendenza dalle importazioni. Il WWF calcola il momento in cui ogni ogni anno un Paese europeo smette di essere autosufficiente per i propri consumi ittici. Nel 2017 il gong ha suonato il 1 aprile, nel 2016 lo aveva fatto tre giorni più tardi. Nel complesso la UE28 ha esaurito la produzione interna il 6 luglio (il 13 luglio un anno prima). La produzione da pesca continua a scendere nel Vecchio Continente, con le diverse specie di tonno e le sardine che crollano a due cifre. L’unica alternativa sostenibile e possibile sembra dunque ormai essere l’acquacoltura, un settore che cresce, anche se per ora non riesce a compensare. In Italia (dati Confagricoltura) il settore incrementa il numero di aziende, che sono ormai 3007, il 2,7% in più rispetto al 2016. Ma la produzione si è stabilizzata negli ultimi due anni tra le 140mila e le 150mila tonnellate, e all’inizio degli anni Duemila era molto più alta.

Se ne parlerà diffusamente ad AquaFarm, unico appuntamento di riferimento per la filiera. In cui si discuterà anche delle frontiere più avanzate del vertical farming, dell’algacultura e della pesca sostenibile. La seconda edizione si terrà il 15 e 16 febbraio alla Fiera di Pordenone: appuntamento importante per conoscere le tendenze del settore, le ricerche più innovative e le politiche attive per un comparto strategico.

Ci sarebbe quindi spazio per diminuire la dipendenza dall’estero, almeno per le specie allevabili nelle nostre acque. La chiave per una crescita decisa sta nella domanda interna, che per i prodotti da acquacoltura nazionale ha sempre avuto un andamento erratico. Ci hanno guadagnato le importazioni da Paesi dove l’allevamento di specie ittiche non è sottoposto agli stessi controlli vigenti da noi, ma che costano decisamente meno all’importatore (ma non sempre al cittadino).

La filiera nazionale è pronta però alla sfida, e ha scelto anche quest’anno AquaFarm come suo appuntamento di riferimento. La manifestazione è organizzata con le partnership, rinnovate ed estese, di API (Associazione Piscicoltori Italiani) e AMA (Associazione Mediterranea Acquacoltori). Maggiori dettagli e il programma delle conferenze sono disponibili su www.aquafarm.show.

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