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Pubblicità di Natale: Tesco punta all’inclusività, Sainsbury’s “copia”, Iceland censurato

È già partita la battaglia delle pubblicità natalizie tra le insegne della Gdo britannica, con qualche polemica piccola e grande: vediamo come se la sono cavata Sainsbury’s, Tesco e Iceland.

Tesco punta sull’inclusività spiegando che ognuno festeggia il Natale, ma lo fa a modo suo, sprouts (una bizzarra tradizione britannica quella di mangiare i cavoletti di Bruxelles a Natale) o meno. Per scoprire di più su tale diversità, la catena ha anche condotto una ricerca sui suoi clienti per indagare abitudini e tradizioni natalizie. Scoprendo che il 38% ama lo Yorkshire pudding, il 75% inizia la giornata con il salmone affumicato, solo una persona su tre ama il Xmas pudding (sempre più spesso sostituito dal ben più gustoso e sofficie panettone) ma quasi tutti ne comprano uno, e ci sono 1,5 milioni di nuovi vegani quest’anno. L’insegna pensa di istituire mercatini di Natale nei parcheggi dei maggiori punti vendita questa stagione.

La publicità di Sainsbury’s formata dal regista di Hollywood Michael Gracey del musical The Greatest Showman pare invece assomigli un po’ troppo a un recente spot di John Lewis (tradizionalmente asso pigliatutto: la sua pubblicità natalizia, spesso vincitrice nel gradimento, è attesa in settimana) e Waitrose comparsa a settembre, anch’essa rappresentante una recita scolastica. Dall’insegna si dicono non preoccupati:

Sainsbury’s, che lo scorso dicembre ha speso circa 7 milioni di sterline in pubblicità, ha reso la campagna pubblicitaria il fulcro di una più ampia campagna a base di annunci con al centro il prodotto in TV, radio, giornali, pubblicità digitale e cartelloni pubblicitari, manifesti e autobus brandizzati.

Decisamente “politico” e impegnato è invece lo spot che Iceland aveva preparato per la stagione dlele feste: una denuncia della deforestazione causata dalle piantagioni di palma da olio. Con l’annuncio, finale, della decisione di togliere il controverso ingrediente da tutti i prorpio prodotti a marchio.

Ma impegno e politica a Natale non sono evidentemente gradite e stridono: Clearcast, l’agenzia che approva gli annunci per conto di emittenti come Sky, Channel 4 e ITV, non ha approvato l’annuncio. Anche se la Advertising Standards Authority ha affermato di non aver avuto “alcun ruolo” nel caso.

Sta di fatto che lo spot non andrà in onda, anche se l’insegna ha deciso di utilizzarlo nei canali social, invitando i clienti a diffonderlo sul web.

Ai britannici piacciono le etichette: ora arriva quella “Plastic free”

Una nuova etichetta è apparsa su alcuni scaffali della Gdo britannica: questa volta non dichiara calorie e contenuti di grassi e zuccheri (come le controverse etichette a semaforo) ma l’assenza di plastica nel packaging.

Promotore dell’iniziativa è A Plastic Planet, un gruppo ambientalista britannico già protagonista della prima corsia senza plastica in un supermercato olandese, Ekoplaza.

E proprio qui era comparsa lo scorso febbraio per la prima volta il logo, che ora però è diventato un “marchio di fiducia” che indica con chiarezza al consumatore quando una confezione è priva di plastica non biodegradabile. Ekoplaza impiegherà l’etichetta in tutti i suoi 74 punti vendita olandesi entro la fine dell’anno.

Tra le prime insegne ad adottare la nuova label nel Regno Unito c’è Iceland (nella foto sopra): comparirà su uova, torta salata e hamburger vegetali private label già da questo mese: l’azienda ha dichiarato che sono con questi tre prodotti pensa di risparmiare l’uso di 600 tonnellate di plastica l’anno. L’insegna si è anche impegnata a eliminare completamente la plastica dai suoi prodotti a marchio entro il 2023.

Anche il produttore di tè britannico Teapigs ha adottato l’etichetta per  suoi prodotti.

Come ha dichiarato la cofondatrice Louise Cheadle: “Molti consumatori di tè sono sorpresi nello scoprire che molte bustine contengono plastica. Le nostre sono fatte di Natureflex, un materiale che sembra plastica ma è realizzato con cellulosa. Il marchio di fiducia (l’etichetta, ndr) consentirà ai consumatori che vogliono evitare la plastica di fare la giusta scelta”.

 

“Conosciamo tutti i danni causati dalla nostra dipendenza dalla plastica, dunque vogliamo fare la cosa giusta e comprare prodotti senza plastica – ha detto Sian Sutherland, cofondatore di A Plastic Planet -. Ma fare ciò è più difficile di quello che si possa pensare, e c’è realmente bisogno di un’etichetta chiara e incontrovertibile. In moda che gli acquirenti possano partecipare a risolvere il problema anziché peggiorarlo. Il nostro marchio di fiducia risolve la confusione di simboli ed etichette e dice una sola cosa: che quella confezione non contiene plastica.”

Secondo le Nazioni Unite sono otto milioni le tonnellate di plastica tra bottiglie, confezioni varie ed altri rifiuti a finire negli oceani ogni anno, mettendo a rischio ogni forma di vita marina.

Sono già varie le azioni intraprese dalle insegne della Gdo nel mondo per cercare di affrontare il problema.

Il mese scorso oltre 40 aziende, comprese le maggiori insegne di supermercati britanniche e Coca Cola, Nestlé e Procter & Gamble hanno firmato lo UK Plastics Pact, impegnandosi ad eliminare tutte le confezione di plastica non necessaria entro il 2025.

La distribuzione britannica è responsabile del 40% degli imballaggi in plastica.

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