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Fiorella Rubino vince l’IoT Awards grazie all’RFID instore

 Grazie al progetto RFID in store Fiorella Rubino si è aggiudicata l’edizione 2018 dell’IoT AWARDS come miglior progetto Business To Business.

Il premio, quest’anno alla sua terza edizione e organizzato da ADC Group, con Platinum Sponsor Intesa Sanpaolo, è dedicato ai casi più innovativi del mercato “Internet of Things (IoT)”, uno dei settori più avanzati e interessanti, valutato a livello globale 14 trilioni di dollari da qui al 2030 (fonte: ADC Group). Il riconoscimento è stato consegnato nella cornice degli “Nc Digital Awards”, la cui cerimonia di premiazione si è svolta il 7 novembre al Teatro Vetra di Milano.

Il progetto RFID IN STORE, sviluppato insieme a Temera e avviato nei 160 negozi italiani della catena, ha permesso di ottenere importanti risultati dall’utilizzo della tecnologia per l’ottimizzazione dei processi di gestione merce nel punto vendita.

“L’utilizzo di questa tecnologia permette al nostro personale di negozio di impiegare al meglio il tempo a disposizione per poter seguire le esigenze della cliente, in modo da farle vivere un’esperienza di acquisto sempre più completa e piacevole” spiega Furio Visentin, Brand Director di Fiorella Rubino.

Grazie all’adozione dell’RFID, Fiorella Rubino ha potuto maturare considerevoli benefici in termini di produttività (riducendo i tempi di gestione della merce in-store), efficacia (grazie a giacenze impeccabili e a un approccio omnicanale) e sviluppo dell’intelligence (tramite l’integrazione dei dati con gli ERP e CRM aziendali e gli Analytics dell’area fitting room). Il tutto a vantaggio della shopping experience della cliente, dell’organizzazione del tempo per le store assistant e delle performance di vendita del brand.

“Questo riconoscimento conferma la validità della strategia ‘innovation oriented’ intrapresa da Miroglio Fashion – ha commentato Francesco Cavarero, Group Chief Information Officer -. La nostra azienda crede molto nel valore delle nuove tecnologie per lo sviluppo di un retail ancor più efficiente e un servizio alla clientela sempre più adeguato”.

Il riconosciento arriva dopo la conquista a ottobre l’Open-Inn Retail Award per l’alto valore aggiunto della retail experience offerta alle clienti.

Energia, sicurezza e comodità spingono Iot e smart home: nel 2017 spesi 250 milioni (+38%)

Vale 250 milioni in Italia il mercato della Smart Home, che comprende tutte le soluzioni Internet of Things per la casa. Il dato, contenuto nella ricerca dell’Osservatorio Internet Of Things della School of Management del Politecnico di Milano presentata a Milano nel corso del convegno dal titolo “Non manca (quasi) più nessuno: la Smart Home apre i battenti”, è relativo al 2017 e fa registrare un aumento del 35% rispetto al 2016. A spingere questa crescita, secondo Giulio Salvadori, direttore dell’osservatorio, in particolare “le applicazioni per la sicurezza e la gestione del riscaldamento e degli elettrodomestici”. A motivare l’acquisto dei consumatori italiani sono essenzialmente pochi bisogni: la possibilità di avere la propria abitazione sotto controllo, la maggiore comodità nello svolgere attività ricorrenti e il risparmio energetico.

 

Italia relativamente poco “smart” attende l’arrivo dei “Big” e degli assistenti vocali

Il mercato italiano appare ancora un passo indietro rispetto agli altri grandi Paesi europei, ma risente positivamente dello sbarco nel mercato della casa connessa, accanto alle start-up (che offrono oltre metà dei prodotti in vendita) di grandi produttori con brand affermati, dotati di una rete di vendita capillare e di una filiera fidelizzata di installatori, fattori cruciali per aumentare la fiducia dei consumatori. Se infatti il 38% degli italiani dichiara di possedere già almeno un oggetto “smart” in casa, il 74% di loro ammette di avere avuto bisogno dell’aiuto di un professionista per l’installazione mentre il 51% si dice preoccupato per i rischi legati alla privacy e ai cyber attacchi da parte di malintenzionati. Tra retailer, produttori, assicurazioni, utility e telco, ormai all’appello nel nostro Paese nel mercato della casa connessa mancano solo i grandi operatori over the top come Amazon, Google e Apple, che all’estero hanno appena iniziato la battaglia globale degli assistenti vocali intelligenti (Smart Home speaker), destinata a rivoluzionare il settore.

A trainare il mercato italiano della Smart Home sono le applicazioni per la sicurezza, come sensori per porte e finestre in grado di rilevare tentativi di infrazione, videocamere di sorveglianza, serrature e videocitofoni. Seguono i prodotti per la gestione del riscaldamento, cioè caldaie e termostati connessi, e infine le soluzioni per la gestione elettrodomestici, in particolari lavatrici connesse, controllabili via App e dotate in alcuni casi di assistente vocale. Da noi non sono ancora arrivati gli Smart Home speaker, altoparlanti che riducono la complessità di connessione e che negli Usa hanno già toccato i 35 milioni di esemplari venduti.

 

Il consumatore italiano appare ancora pigro e scarsamente informato. Se come detto il 38% degli intervistati tra i 18 e i 74 anni dice di avere in casa una soluzione di Smart Home, e il 32% l’ha acquistata nel corso del 2017, chi oggi non dispone di oggetti connessi per la propria abitazione nel 27% dei casi non ha mai valutato di acquistarli e nel 17% non ne comprende appieno i benefici. I media tradizionali si confermano il principale canale di comunicazione: infatti il 58% dei consumatori ha sentito parlare di Smart Home nella pubblicità su radio, TV e giornali, mentre il 32% tramite Internet.

Il canale di vendita di Smart Home più diffuso in Italia resta quello tradizionale (70% del mercato) anche se cresce la quota di mercato dei canali alternativi come retailer online e offline, assicurazioni, telco e utility (30% con una crescita del 125% in un anno).

Le tre principali barriere alla diffusione delle soluzioni per la Smart Home sono l’installazione dei prodotti, che risulta ancora difficoltosa per il consumatore, costretto spesso a rivolgersi a un installatore specializzato; l’integrazione dell’offerta con servizi di valore, ancora carente; e la ancora scarsa presenza di brand affermati, riconoscibili dal consumatore e quindi ritenuti affidabiliIi.

Ora la spesa si fa dal frigo, con Samsung Family Hub e Supermercato24

Sarà il frigorifero a fare la spesa nel futuro? Tra Intelligenza artificiale e casa connessa (un business da 185 milioni di euro in Italia nel 2016) la via è questa, e un primo step è la partnership tra Samsung FamilyHub, il frigo connesso che utilizza le opportunità dell’Internet of Things, e la spesa online fatta direttamente dall’elettrodomestico con Supermercato24.

Entra sempre più nelle nostre vite e nelle nostre case l’Internet of Things, la capacità degli elettrodomestici di collegarsi tramite dispositivi mobile da remoto per fornire modalità innovative di procedure nella nostra vita quotidiana 

Cosa vuole il consumatore, oggi? Una spesa multidevice, che parte da casa o in ufficio e si conclude magari nel punto vendita o anche no, social ovvero a cui partecipano tutti i membri della famiglia, veloce e senza intoppi. Il FamilyHub sembra aver colto nel mood offrendo nuove modalità per organizzare la spesa, fare shopping online, cucinare e connettersi in qualunque momento. Ma può anche assumere il ruolo di nuovo “aggregatore” di casa, favorendo la comunicazione, creando nuove opportunità di condivisione per la famiglia e facilitando la gestione delle attività domestiche.

«Immaginiamo un concetto di vita vissuta su due assi, una in lunghezza, l’altra in larghezza, e la viviamo quando si libera spazio su queste dimensioni: sulla lunghezza puntiamo a vivere a lungo avendo cura di noi stessi; sulla larghezza “creiamo spazio” nelle nostre giornate evitando di impiegare tempo in attività che possiamo realizzare agevolmente grazie alla tecnologia, come quelle che effettuiamo con gli elettrodomestici – filosofeggia Antonio Bosio, Product & Solutions Director di Samsung -. Oggi il FamilyHub rappresenta una nuova svolta, offrendo nuove opportunità di gestione del cibo, di condivisione, comunicazione e intrattenimento familiare, ma giocando anche un ruolo centrale in ottica IoT e nel futuro delle generazioni che abiteranno nella casa connessa».

 

 

Dalla spesa alle ricette, dalla musica alla tv tutto dal frigo

Il frigorifero connesso di Samsung ha un display touch Full HD da 21,5 pollici, un vero e proprio centro di comando digitale per una casa connessa, dal quale è possibile controllare da remoto il contenuto nel frigorifero grazie a tre fotocamere integrate. È possibile anche condividere con la propria famiglia la shopping list, ordinare direttamente la spesa tramite le applicazioni di shopping online come Supermercato24, e consultare ricette e video-ricette in tempo reale direttamente dal display. Dal frigo si possono anche ascoltare playlist e programmi radio tramite le app di Spotify e TuneIn, navigare in internet, consultare le news di sport e attualità e guardare i propri programmi TV preferiti tramite la funzione di TV Mirroring (compatibile con Samsung Smart TV). Il display può anche essere utilizzato come una lavagna digitale su cui scrivere o colorare, postare foto e condividere gli impegni con tutti i membri della famiglia (evoluzione tecnologica dei fogliettini attaccati con magneti sulla porta). Si possono gestire le funzioni a distanza dallo smartphone e controllare tutti gli altri dispositivi connessi direttamente dal display.

Altro partner dell’iniziativa è Eataly.

 

 

Casa connessa pronta a decollare, arrivano gli assistenti vocali, c’è spazio per retailer “smart”

Cresce impetuosamente il business della casa connessa in Italia, con un giro d’affari che nel 2016 è stato di 185 milioni, in crescita del 23% rispetto al 2015. Ma il vero boom deve ancora arrivare, perché la Smart Home si propone come fulcro dell’Iot, l’Internet delle cose, capace di interessare molti settori chiave del made in Italy. E anche il pubblico mostra molto interesse per la casa connessa, ma attende soluzioni più mature e con una maggiore garanzia di sicurezza e di privacy. Sono i risultati della ricerca Smart Home dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano.

Ma in che cosa consiste la casa connessa? Delle oltre 290 soluzioni censite in Italia e all’estero, il 31% è dedicato alla sicurezza – videocamere di sorveglianza, serrature, videocitofoni connessi e sensori di movimento – mentre altri àmbiti di applicazione sono il controllo remoto degli elettrodomestici (10%), la gestione dei sistemi di riscaldamento e raffreddamento (8%), il monitoraggio dei consumi dei dispositivi elettrici (10%) e la gestione energetica. Ma l’offerta di prodotti per la Smart Home è in continuo divenire. Il 52% delle soluzioni oggi è offerto da startup, che spesso sviluppano proposte complementari a quelle dei brand affermati. Ma in questi mesi si stanno affacciando sul mercato italiano anche i grandi operatori con hub dotati di assistente vocale per dialogare con gli oggetti connessi (Google Home, Amazon Echo): l’ingresso dei grandi marchi spingerà certamente lo sviluppo della casa connessa, renderà più facile l’interoperabilità tra i vari oggetti (che resta ancora una grande barriera) e sarà fondamentale per aumentare la fiducia dei consumatori.

 

Spazio per “nuovi” canali, anche nel retail

Se l’82% del mercato è ancora legato alla filiera tradizionale, composta da installatori e distributori di materiale elettrico, cresce la quota dei “nuovi” canali come retailer, e-Retailer e assicurazioni che insieme rappresentano il 18% con un giro di affari di circa 30 milioni di euro. In particolare però i retailer si scontrano con alcune difficoltà oggettive come una comunicazione poco incisiva e dettagliata dei prodotti smart, in particolare nei volantini, e un personale ancora poco preparato. Oggi in Italia anche sei compagnie di assicurazione propongono polizze casa legate alla presenza di oggetti connessi ma il mercato appare ancora embrionale e poco dinamico. Va detto che se il 68% delle soluzioni sul mercato è do-it-yourself, con un processo di installazione semplificato, sono ancora pochi gli utenti in grado di fare a meno del tecnico: il 70% di chi ha acquistato prodotti connessi si è rivolto a installatori (come idraulici o elettricisti) o piccoli rivenditori.

Il 31% invece ha comprato online e il 30% nelle catene di bricolage o elettronica. Proprio i negozi di elettronica spiccano come canali emergenti: metà dei consumatori intende acquistare oggetti smart in futuro direttamente in questi negozi.

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«L’Internet of Things sta iniziando a entrare nelle case degli italiani, ma quello a cui stiamo assistendo è solo l’inizio di un percorso di crescita dal grande potenziale – dice Angela Tumino, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things -. Verso la casa connessa infatti oggi si muovono grandi player globali, startup, retailer, produttori, assicurazioni, utility e operatori delle telecomunicazioni. Per aprire davvero la porta all’innovazione è fondamentale offrire nuovi servizi ai consumatori: quelli più elementari come l’installazione, ancora indispensabile per una fetta importante della popolazione, e quelli evoluti che possano convincere gli utenti ancora scettici sul valore di una casa connessa».

 

I Big Data fanno paura

Un tema senz’altro cruciale è quello della privacy  del trattamento dei dati personali. «Le applicazioni Smart Home consentono di raccogliere moltissimi dati sul funzionamento dei dispositivi connessi e sul comportamento delle persone nell’abitazione: questo sarà uno degli aspetti cruciali per lo sviluppo del mercato, anche se le strategie per la valorizzazione dei dati sono ancora poco definite dalle aziende – aggiunge Giulio Salvadori, Ricercatore dell’Osservatorio Internet of Things -. Ed è fondamentale prestare molta attenzione alla tutela della privacy e della sicurezza, perché i consumatori sono tendenzialmente restii a condividere i propri dati, a meno di ricevere in cambio vantaggi concreti».

Eppure i consumatori stessi manifestano un certo interesse per la domotica. Secondo un’indagine commissionata a Doxa dall’Osservatorio Internet of Things, il 26% dei consumatori italiani dispone di almeno un oggetto intelligente e connesso nella propria abitazione e il 58% ha intenzione di acquistarli in futuro. Ma gli italiani tra i 25 e i 70 anni non ritengono ancora sufficientemente pronta l’offerta Smart Home: chi non dispone già di oggetti connessi nella sua abitazione nel 50% dei casi è “in attesa di soluzioni tecnologicamente più mature” per acquistarli. E c’è scarsa fiducia sulla possibilità che i dati personali siano protetti da eventuali attacchi da parte di hacker: il 67% dei potenziali acquirenti è preoccupato per i rischi di accesso o controllo degli oggetti connessi da parte di malintenzionati. La sicurezza si conferma al primo posto anche tra le preferenze dei consumatori che hanno già acquistato prodotti (13%), seguita da climatizzazione (8%), riscaldamento (8%) e gestione degli elettrodomestici da remoto (6%).

Il problema maggiore di questo mercato in crescita appare al momento è la frammentazione delle soluzioni e delle tecnologie per la Smart Home. Ma il fenomeno è in contrazione: “Le aziende – spiega Giovanni Miragliotta, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things – si alleano tra di loro, si consolidano alleanze e consorzi grazie ai quali oggi è possibile integrare i servizi a livello cloud con un’interfaccia unica verso gli utenti, ad esempio lo smartphone o un assistente vocale per la casa”.

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