Per un personaggio come Luca Gardini, praticamente da sempre in simbiosi con il vino, appassionato, esperto, amante della materia, comprare vino in grande distribuzione è un’eresia? Per mettere subito le cose in chiaro e non dar adito a equivoci di sorta siamo andati dritti al punto. E, ugualmente diretta, è giunta la sua risposta.
“Assolutamente no. La grande distribuzione, in molti casi, offre spazi, supporti e scelta di etichette paragonabili a quelli di un’enoteca. Lo dimostra il fatto che durante le feste di Natale, gli scaffali si popolano di quelle blasonate etichette che solo alcuni anni fa erano impensabili da trovare in questi luoghi.”
Ovviamente non tutte le insegne trattano il vino nello stesso modo: esiste qualche esempio virtuoso per esposizione e assortimento?
Come dicevo molti. Alcune catene offrono inoltre supporti adeguati tra cui personale e/o tablet per la consultazione delle specifiche delle varie referenze.
Qual è invece l’errore che ritrovi più spesso nell’angolo vino della grande distribuzione?
L’errore che mi viene in mente è quello di non contestualizzarle a livello geografico. Vedere un vino raggruppato con altri della stessa regione, aiuterebbe a ricordare meglio da quale zona un vino provenga. Questo aiuterebbe inoltre a pensare quella stessa etichetta in fase di abbinamento, accoppiandola magari ad una ricetta regionale.
Lo scaffale del vino e la sua lettura: come giudichi l’approccio ai prodotti?
Non ci sono tante vie per affrontarlo. Troppe informazioni confondono, limitarlo al cartellino con il prezzo rischierebbe di banalizzare. Come detto, forse, basterebbe contestualizzare i vini per regione o area di produzione e nel cartellino inserire il nome dell’azienda e il vitigno principale con cui è prodotto quel vino, senza dimenticare, ovviamente, il prezzo.
Secondo te come dovrebbe essere trattata oggi la categoria vino per aumentare la consapevolezza dei consumatori meno esperti e soddisfare i gusti e le aspettative dei veri appassionati?
Dovrebbe essere trattata con rispetto. Oggi spesso l’approccio di molti è quello del giudice-degustatore, dimenticando che il vino non è solo composto dal liquido all’interno della bottiglia. Dietro ad esso, o per meglio dire dentro ad esso, ci sono vite di uva ma anche vite di persone che si sacrificano. Se parliamo invece di grande distribuzione, credo che il salto di qualità potrebbe essere un ricambio costante delle etichette, ma capisco che certi prezzi sono legati a determinate quantità che spesso non si possono esaurire, ovvero vendere, in poco tempo.
Esiste un assortimento tipo o propenderesti più per la personalizzazione anche nel modern retail?
Personalizzazione a manetta come dicono dalle mie parti. La gente deve capire che il vino offre infiniti stili, altrettanti sapori e numerosissime soluzioni in fase di abbinamento. Solo così si esce dal ruolo, oggi molto in voga, del degustatore seriale per riappropriarsi di un approccio con il vino più immediato, divertente e legato alla convivialità.
Attività degustative instore: sono valide, potrebbero essere migliorate?
Sono valide ma bisognerebbe creare dei momenti dedicati. Non troppo tecnici e non troppo lunghi. Una sorta di pillole da offrire per far sì che il cliente si appassioni al vino in generale.
Il retail è storicamente noto per l’elevata pressione promozionale: secondo te questa politica di taglio prezzi danneggia il vino e la sua immagine? O potrebbe essere utilizzata in maniera proficua?
Danneggia se si guarda solo al prezzo. Esistono vini buoni e alle volti ottimi a prezzi contenuti, ma il prezzo stracciato raramente va di pari passo con la qualità. Per far capire questo concetto cardine si potrebbero far girare molte più etichette sugli scaffali magari facendo dei temporary corner sempre suddivisi per area di produzione.
La comunicazione sul vino in store: cosa ne pensi? Quali formule giudichi più azzeccate e quali totalmente sbagliate?
Penso che non esista una vera comunicazione del vino in store o se esiste si basa sulle offerte e stop. Bisognerebbe farci un progetto serio, con persone competenti, perché il vino da grande distribuzione potrebbe far ripartire il consumo quotidiano, ma comunque moderato, che ha sempre caratterizzato il nostro paese.
Come organizzeresti un’attività di degustazione, tenendo conto di location, bacino d’utenza, posizionamento prezzo dello store e assortimenti?
Sarebbe un progetto da pensare ad hoc. Così, ex abrupto, mi verrebbe in mente un corner, magari anche ampio, da utilizzare in due momenti top della giornata. Cercherei di raggruppare i clienti in base ai loro momenti di accesso all’interno della grande distribuzione. Ricordiamoci che chi fa la spesa dopo le 20 non è lo stesso cliente che la fa alle 18. Ognuno di essi dovrebbero avere un momento, come detto breve, ma dedicato. Si potrebbe infine pensare anche di tenere aperto anche in serata, quando l’approccio di chi ascolta è più sereno e ben disposto.
Il Vinitaly ha debuttato: quali le aspettative?
Maggiore nel senso di più facile accessibilità e, dal punto di vista dei vini, grande valorizzazione dei vitigni autoctoni. Poi molti produttori porteranno assaggi della 2015, quella che si dice essere una grande annata
Quali le sorprese?
Ancora una volta i vitigni autoctoni. In italia ne abbiamo talmente tanti che le sorprese non mancano mai.