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Trimestre Antinflazione, Assica esprime dubbi e perplessità

Il Governo ha firmato un protocollo tra MIMIT – Ministero delle Imprese e del Made in Italy – e Associazioni della Distribuzione e del commercio al fine di assicurare ai consumatori prezzi calmierati per numerosi beni di prima necessità. L’iniziativa, denominata “trimestre antinflazione”, sarà in vigore dal 1° ottobre al 31 dicembre 2023 e impegnerà le insegne di vendita al consumo che aderiranno tramite le rispettive Associazioni. Scopo dell’azione è quello di ridurre gli impatti dell’inflazione sui cittadini offrendo loro la possibilità di acquistare beni relativi al “carrello della spesa” – selezionati dalla distribuzione – a prezzi stabili e più bassi possibile per tutta la durata della manovra. Il protocollo era stato sottoposto anche ai produttori del food e del non food, che non hanno sottoscritto il documento.

“Apprezziamo lo spirito dell’iniziativa del Governo, ma come Associazione non possiamo aderire a un protocollo che ignora completamente le peculiarità della nostra filiera” precisa Pietro D’Angeli Presidente di Assica. “I salumi italiani e le carni suine sono tra i cibi più apprezzati e diffusi sulle tavole degli italiani e anche grazie allo sforzo dei produttori nostri associati è stato possibile contenere a valle gli aumenti inflazionistici al consumo. Tuttavia, la situazione che ci troviamo a fronteggiare è tutt’altro che rosea e certa: il prezzo delle materie prime aumenta costantemente e la presenza della PSA sul territorio continentale, nonché la difficoltà della sua eradicazione, ci fanno prevedere un ultimo trimestre 2023 particolarmente complesso e volatile anche e soprattutto rispetto all’aumento dei costi per le imprese”.

La filiera suinicola sta difatti combattendo da gennaio 2022 con la PSA, malattia veterinaria che seppur senza alcun rischio per l’uomo, obbliga gli allevamenti situati in zone di ritrovamento di animali selvatici infetti all’abbattimento di tutti i propri capi suini, anche se sani. In questo scenario, il ritrovamento periodico di nuovi focolai tra i cinghiali selvatici desta grande preoccupazione tra gli operatori del settore nell’immediato futuro. Basterebbe un solo ritrovamento di caso infetto in prossimità di zone ad alta vocazione suinicola per dover abbattere milioni di capi da un giorno all’altro, inasprendo ulteriormente le dinamiche connesse ai costi interni a tutta la filiera suinicola. L’insieme di questi elementi genererebbe senza dubbio una significativa ulteriore riduzione dei margini di produzione di carne suina e salumi già duramente messi alla prova dallo scenario attuale.

Il più recente Outlook sulla filiera suinicola di Rabobank – riferimento internazionale per il settore – ha del resto evidenziato come la sfida più delicata per la seconda parte del 2023 sia proprio quella di fare i conti con costi e prezzi in crescita e l’impossibilità di recuperare un prezzo di cessione adeguato nelle fasi finali di distribuzione per non deprimere ulteriormente i consumi. Anche Rabobank evidenzia dunque come i margini del settore suinicolo siano davvero sotto pressione, in misura eccezionale.

“Il governo chiede all’industria alimentare di calmierare i prezzi di alcuni prodotti, lasciati alla libera scelta della distribuzione, e non tiene conto di almeno tre cose: la prima che le imprese di produzione dei salumi, al pari dei loro colleghi dell’industria alimentare, sostengono già da tempo uno sforzo volto al contenimento dei prezzi finali sia per evitare un’ulteriore riduzione dei consumi già provati dal caro bollette, mutui e costo della vita sia per la difficoltà di vedersi riconoscere aumenti adeguati a compensare l’importante crescita dei costi: basti pensare che la carne per i salumi è cresciuta di oltre il 42% negli ultimi due anni mentre l’inflazione alimentare è rimasta ben sotto le due cifre percentuali; la seconda che il mancato coinvolgimento di tutti gli attori che contribuiscono a formare i costi lungo la filiera rende insostenibile l’impegno proposto dal governo: l’industria alimentare finirebbe per finanziare le altre fasi della filiera e gli altri contributori ai costi di produzione senza averne la capacità finanziaria e i margini sufficienti. Infine, occorre evidenziarlo, le promozioni al consumo sono da sempre cofinanziate dall’industria alimentare il cui impegno nei confronti del consumatore è ben chiaro e costante per portare prodotti di qualità a prezzi adeguati e accessibili” ha aggiunto D’Angeli.

“Speriamo che questo protocollo con cui la distribuzione si impegna a praticare prezzi calmierati, non si traduca in una imposizione alle nostre aziende di azioni promozionali da cofinanziare, come di consueto. Vigileremo affinché l’attuazione del protocollo non comporti la violazione della disciplina in materia di pratiche commerciali sleali. Confermiamo invece al Governo la nostra piena disponibilità a mettere a punto, con serietà e senza improvvisazione, adeguate misure di intervento per sostenere i consumi: a tal proposito abbiamo proposto a più riprese la riduzione dell’aliquota IVA su carne e salumi dal 10% al 4% per allinearne il trattamento fiscale a quello di altri generi di prima necessità come pane, pasta, latticini, formaggi ad esempio o a quello di generi non esattamente di prima necessità come il tartufo che sconta un’IVA al 5%. Ridurre l’IVA su carni suine e salumi sarebbe una misura fiscale di immediato sollievo per il consumatore e di sicura efficacia per liberare risorse ai bilanci delle famiglie” ha continuato il Presidente.

“Infine, mi si permetta un’osservazione: ci è stato proposto e mostrato il protocollo chiedendoci una risposta o eventuali suggerimenti migliorativi in una settimana; è da gennaio di quest’anno che chiediamo al governo di mettere a disposizione le adeguate risorse economiche per eradicare la PSA: pochi milioni per scongiurare miliardi di indennizzi . Tuttavia nonostante gli innegabili sforzi profusi, ancora oggi non abbiamo ricevuto indicazioni in tal senso. Al momento le nostre aziende sono molto preoccupate dal garantire e preservare la propria continuità operativa e i posti di lavoro per gli oltre 30.000 addetti occupati nel comparto” conclude D’Angeli.

Plant based, approvata la norma in Senato sul fenomeno meat sounding

Pochi giorni fa il Senato ha approvato il testo del DDL 651 presentato dal governo in materia di divieti riguardanti la carne e i mangimi c.d. sintetici. All’interno di tale provvedimento, con un emendamento a prima firma del vicepresidente del Senato On.le sen. Gian Marco Centinaio, è stata inserita anche una previsione che mira a tutelare i cibi a base di carne dal fenomeno del meat sounding. Si tratta di quella pratica decisamente diffusa per cui prodotti a base vegetale vengono posti in vendita con nomi che richiamano o citano espressamente prodotti a base di carne: pollo veg, bistecca alla fiorentina vegan, vegan mortadella sono solo alcuni esempi di questa anomala prassi di mercato.

“È bene che il Senato abbia approvato tale norma che vieta l’uso di nomi carnei sui prodotti che la carne non la contengono” commenta Pietro D’Angeli, presidente di Assica. “Si tratta di una battaglia culturale e di buon senso per la corretta concorrenza tra operatori del settore alimentare. E poi, personalmente, non ho mai capito perché i prodotti c.d. plant based che ci tengono tanto a distinguersi dalla carne per dieta, valori nutrizionali, persino impatto ambientale, finiscano sempre per proporsi al pubblico con i nomi dei prodotti da cui prendono le distanze”

Il provvedimento approvato dal Senato passa ora alla Camera dei deputati dove dovrà affrontare un ulteriore dibattito e approfondimento da parte delle Commissioni e dell’aula, prima di concludere il suo iter. “Quando la norma vedrà definitivamente la luce torneremo immediatamente in Europa per chiedere che anche l’UE si doti di una disciplina sulla materia, in maniera analoga a quanto già avvenuto per il settore del latte”, ha proseguito D’Angeli. “Le norme sul food devono essere comuni in tutto il mercato unico. Non si tratta di una guerra ai prodotti plant based, ma di una battaglia a difesa di una filiera di cui gli stessi che cercano di evidenziarne i limiti da un lato, dall’altro tentano però di accaparrarsene i pregi, evocando nel consumatore l’insostituibile apporto nutrizionale, la tradizionalità cultural gastronomica e la professionalità peculiare di un settore dalla storia secolare, appunto quello della lavorazione delle carni”.

Emergenza settore carni e salumi, Assica chiede al Governo di ridurre l’iva al 4%

Attraverso una tavola rotonda organizzata a Roma negli scorsi giorni, Assica (Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi) ha attuato un confronto con tecnici e politici per trovare soluzioni e percorsi condivisi che permettano al settore di reagire alla difficile situazione attuale, testimoniata dai dati 2022 (-2,2% sui volumi della produzione e – 2,1% nel consumo apparente pro-capite in Italia) e di concentrarsi sulle priorità, su tutte come restituire marginalità alle aziende e contrastare la peste suina africana.

Pietro D’Angeli, Presidente dell’Associazione, ha indicato possibili interventi concreti a disposizione del Governo per dare un segnale immediato alle aziende: “chiediamo con forza di ridurre l’IVA sui nostri prodotti dal 10 al 4%, una misura che darebbe ossigeno sia ai produttori, i cui margini sono oggi compressi come mai accaduto prima, che ai consumatori, il cui potere di acquisto è sempre più ridotto. È un provvedimento che si potrebbe adottare da subito, equiparando il nostro settore ad altri dell’agroalimentare in cui l’IVA al 4% è già applicata”.

Come seconda indicazione, D’Angeli ha suggerito l’internazionalizzazione quale possibile via per dare respiro alle aziende nel breve periodo. “Il made in Italy alimentare è un vanto e un pilastro dell’economia nazionale, e il settore dei salumi è determinante. L’impegno delle nostre aziende per crescere e internazionalizzarsi non conosce battute d’arresto. Sul fronte dell’offerta, abbiamo continuato ad ampliare le gamme e innovare prodotti per rispondere all’affermazione di trend di consumo sempre più attenti all’autenticità, a un regime alimentare equilibrato e vario e alla sostenibilità, nel rispetto della nostra grande tradizione alimentare. Dobbiamo favorire l’internazionalizzazione, in particolare delle PMI, aiutandole a crescere per cogliere il grande potenziale ancora inespresso del nostro export e rispondere alla voglia di mangiare italiano diffusa in tutto il mondo”.

Un appello prontamente rilanciato dal Min. Adolfo Urso Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), intervenuto al convegno, che ha ricordato la nuova fase di politica di sviluppo industriale che il Paese sta affrontando e le buone prospettive di crescita per l’Italia. “Il tavolo agro-industriale che abbiamo costituito con il MASAF in maniera sinergica e dove siedono, oltre ad Assica, le associazioni che esprimono l’intero settore, rappresenta il contesto istituzionale ideale per elaborare un piano di filiera che, insieme agli altri piani di settore, dia una nuova prospettiva industriale al Paese. Sempre in accordo con il Ministro Lollobrigida stiamo inoltre portando avanti un decreto interministeriale che riguarda anche direttamente il settore carne e i prodotti di salumeria, perché al classico slogan dei prodotti made in Italy “belli, buoni e ben fatti” si aggiunga ora anche “sempre più sostenibili”, sul piano etico e sul piano ambientale“.

In merito all’intervento sulla Peste Suina Africana invece, il Presidente uscente di Assica, Ruggero Lenti, ha ricordato come sia “essenziale che la battaglia alla diffusione della PSA si combatta oltre che sul fronte dell’eradicazione e delle barriere sanitarie anche dal punto di vista negoziale, per riaprire il dialogo con Paesi che al momento hanno chiuso in maniera ingiustificata le importazioni ai nostri prodotti”.

Il convegno è stato anche l’occasione di presentare in anteprima due importanti ricerche commissionate da Assica: la prima è focalizzata sulla distribuzione del valore lungo la filiera, la seconda è invece dedicata alla sostenibilità.

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