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Filiera olio, la sostenibilità è un buon affare

La redditività della filiera dell’olio passa dalla sua sostenibilità. Ne è convinto Pascal Pinson, Ceo di Costa d’Oro, quarto player del comparto in Italia con un fatturato di 206,5 milioni di euro e 27 milioni di litri prodotti nel 2024. L’azienda, parte del gruppo francese Avril, ha avviato due anni fa Planet O-live, un piano nazionale di sostenibilità con cui ha fatto da apripista nel settore e vuole ritagliarsi il ruolo di facilitatore dei processi. “Con il lavoro di ricerca della Planet O-live Accademy, che ha coinvolto la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, l’Università di Perugia e Assoprol – afferma Pinson – studiamo le pratiche agricole che permettono di valorizzare i terreni rispettando l’ambiente e aumentando la produttività. Ovviamente siamo un’azienda e guardiamo al profitto, ma anche l’agricoltore deve guadagnare. Senza di lui noi non esistiamo”.
In base ai risultati presentati a Milano, in occasione della fiera Tuttofood, questa attività divulgativa ha raggiunto 430mila alberi, mentre l’impegno di Costa d’Oro sul fronte della sostenibilità ha portato a 158 tonnellate di emissioni CO2 risparmiate, 57% in meno di rifiuti in PVC, 30% di risorse idriche accantonate, 15% in meno di rifiuti plastici, 260 controlli annui sui pesticidi e 187 milioni di euro di valore economico generato. “Il nostro obiettivo è arrivare a 1 milione di alberi entro il 2030 – dichiara Pinson (nella foto destra) – e per questo dobbiamo continuare a coinvolgere ancor di più gli olivicoltori italiani”.

LO STATO DELL’ARTE DELLA FILIERA
Nel corso di un incontro organizzato da Costa d’Oro a Tuttofood, è emerso che condizioni climatiche avverse, frammentazione, problemi fitosanitari, aumento dei costi di gestione, carenza di manodopera hanno portato a un calo di quasi il 40% nella produzione media, pari a 244.000 tonnellate di prodotto in meno nel biennio 2024-2025 rispetto al quadriennio 2006-2009. Per Walter Placida, Presidente Federazione Nazionale Olivicola di Confagricoltura, “Veniamo da anni di grande difficoltà ambientale in cui si è speso poco in ricerca. Per fortuna la domanda è alta (l’Italia è il primo consumatore mondiale di olio, ndr), ma non vorrei che l’olivicoltura stesse perdendo centralità nello scenario agricolo nazionale perché, invece, l’olio è ancora strategico per il made in Italy”. Il sistema deve essere innovato per crescere, ma le soluzioni si possono trovare secondo Placida: “Se vogliamo che la filiera non si spezzi, bisogna invitare ai tavoli decisionali anche la grande distribuzione”. Altro tema di grande attualità è mantenere linearità nei prezzi. “Dobbiamo aumentare gli introiti, per esempio attraverso l’oleoturismo – ha dichiarato Placida –, spingere le indicazioni geografiche e riconoscere un equo valore al prodotto e al lavoro degli agricoltori per consentir loro di sopravvivere e continuare a produrre per le nuove generazioni”.

IL CONTRIBUTO DELLA RICERCA IN LABORATORIO E “SUL CAMPO”
Maurizio Servili, Professore ordinario di Scienze e Tecnologie Alimentari all’Università di Perugia, in Academy è responsabile dei progetti sull’economia circolare: “Il sistema produttivo del Mediterraneo è quasi tutto basato su oliveti secolari, bellissimi paesaggisticamente, ma che non creano sufficiente valore. Oggi i processi sono veloci e dobbiamo entrare nell’ottica che l’oliva non può essere fonte solo di olio. Sprechiamo fino al 90% in peso del frutto trasformato in frantoio e tendiamo a valorizzare il solo olio dal punto di vista economico. La criticità sta nella valorizzazione economica dei sottoprodotti dell’estrazione meccanica degli oli vergini di oliva, acqua di vegetazione e sansa, che attualmente non hanno un valore economico, ma vengono smaltiti per la produzione di biogas o, parte della sansa, utilizzata per l’estrazione dell’olio di sansa. Dobbiamo mettere in atto processi tecnologici smart in grado di produrre valore a partire da tali sottoprodotti. Ci sono molti studi che possono essere trasferiti a livello industriale, sulla valorizzazione zootecnica e, in parte, umana delle sanse denocciolate o sul recupero di composti fenolici bioattivi dalle acque di vegetazione, da utilizzare nell’industria alimentare come antiossidanti ed antimicrobici naturali, per la produzione di alimenti funzionali e integratori alimentari”.
La ricerca “sul campo” è portata avanti dal Prof. Luca Sebastiani dell’Istituto di Produzioni Vegetali della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa che ha sottolineato come la Planet O-live Academy di Costa d’Oro sia partita senza attendere finanziamenti pubblici: “In Italia molte superfici olivicole sono abbandonate. I veri imprenditori agricoli sono pochi e devono confrontarsi con un mercato velocissimo in cui si affacciano competitor stranieri che, bisogna dirlo, spesso sono anche più bravi di noi, soprattutto a condividere”. Non a caso uno dei pilastri dell’Academy, insieme a conoscenza e crescita, è proprio la condivisione. “In due anni abbiamo prodotto diverse pubblicazioni, realizzato seminari e webinar – ha continuato Sebastiani – e, grazie ad Assoprol e Confagricoltura, trasferiamo i principi scientifici agli agricoltori in campo. Abbiamo supportato tante aziende, su tutto il territorio nazionale. Il ritorno economico è fondamentale per la sopravvivenza del settore e anche per garantire sicurezza sul lavoro”.

L’IMPEGNO DI COSTA D’ORO
Forte del radicamento nel cuore verde d’Italia, Assoprol Umbria ha portato all’incontro la voce dell’olivicoltura umbra certificata. “La sostenibilità è un pilastro fondamentale per il futuro dell’olivicoltura umbra e italiana” ha affermato il direttore Gianfrancesco Petroni, aggiungendo poi in tema di valorizzazione del prodotto certificato che “Noi operiamo nel contesto varietale umbro, quindi in una nicchia della nicchia, ma anche questa tipologia di prodotti deve arrivare al consumatore. Per questo stiamo promuovendo la partnership con Costa d’Oro per l’olio “DOP Umbria”, un progetto nato tre anni fa che oggi merita più che mai di essere raccontato”.
Emanuele Zampetti, che in Costa d’Oro si occupa di selezionare gli oli migliori per costruire un paniere coerente con la visione green dell’azienda, ha rivelato come gli acquisti di olio da fornitori italiani siano aumentati dell’11% nel 2024 rispetto al 2022: “La qualità del prodotto italiano è nota, ma la materia prima scarseggia. Ciononostante, siamo stati tra i pochi a proporre sempre il prodotto italiano indipendentemente dalla stagionalità e dalle dinamiche dei prezzi”. Sul fronte dell’impatto sulle comunità e il territorio, Costa d’Oro – come rilevato dalla HR Director Silvia Iacchelli – ha promosso svariate iniziative dedicate all’inclusività, al volontariato e giornate di open day rivolte ai consumatori e alle scuole, masterclass con chef e master blender e visite culturali alla scoperta di Spoleto.
Daniela Pontecorvo, Chief Marketing Officer di Costa d’Oro, ha poi spiegato come la visione sostenibile venga incorporata in tutte le attività all’interno della fabbrica: “Abbiamo voluto iniziare a misurarci su quello che di concreto abbiamo fatto finora sulla sostenibilità, sviluppando con Kpmg, il primo Report Esg in cui si evidenzia il progresso in ciascuno dei pillar di Planet O-live. Relativamente alla riduzione dell’impatto ambientale, il fabbisogno energetico di Costa d’Oro proviene oggi per il 75% dagli impianti fotovoltaici presenti in azienda. Sono stati ridotti del 15% i rifiuti plastici ed è stata posta grande attenzione all’utilizzo dell’acqua arrivando ad un risparmio del 30% sulle risorse idriche utilizzate. “Ovviamente anche l’innovazione di prodotto si ispira alla sostenibilità”, ha continuato Pontecorvo e lo conferma il lancio a Tuttofood della prima gamma di oli di semi certificata da SGS con Zero Pesticidi Residui. Inoltre, il rilancio della gamma dei classici (L’Extra, L’Extra fruttato leggero e L’Extra non filtrato) prevede da oggi il sistema di tracciabilità in blockchain, per offrire al consumatore ancora più trasparenza e sicurezza su origine e sistema di qualità adottato dall’azienda. Infine, con le nuove bottiglie più snelle, frutto del recente restyling presentato in fiera, si è raggiunto un efficientamento logistico che riduce le emissioni di CO2 in fase di trasporto.

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