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Gli italiani e i prodotti healthy, i risultati dell’Osservatorio Immagino

Gli italiani hanno “fame” di ingredienti benefici: la nuova edizione dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy – lo studio semestrale che monitora i fenomeni di consumo nella GDO incrociando le informazioni sulle etichette dei prodotti digitalizzati dal servizio Immagino e i dati di NielsenIQ di venduto e consumo – ha, infatti, rilevato un aumento annuo di +3,5% della domanda di prodotti alimentari sulle cui etichette è segnalata la presenza di almeno uno dei 27 ingredienti healthy rilevati, appartenenti a sei famiglie: superfruit, spezie, semi, cereali speciali/farine, superfood, dolcificanti.

Per soddisfare questo desiderio i consumatori hanno avuto a disposizione un’ampia scelta a scaffale: in supermercati e ipermercati sono oltre 6 mila i prodotti che evidenziano la presenza di uno di questi 27 ingredienti benefici (dall’avena allo zenzero, dalla mandorla alla spirulina, dai semi di sesamo alla stevia) e in un anno hanno realizzato oltre 1,4 miliardi di euro di vendite (+3,1% annuo), incidendo per il 5,2% sul giro d’affari complessivo del paniere alimentare dell’Osservatorio Immagino.

L’analisi dei trend di vendita nei 12 mesi ha identificato i nuovi fenomeni del paniere della spesa healthy. Come il boom di spirulina (+49,0%) e canapa (+31,4%) e il successo di avocado, cocco, matcha e açai (con crescite attorno al +20%), ma anche il calo di goji (-17,6%), germe di grano, acqua di cocco e curcuma.

La classifica degli ingredienti benefici, con l’analisi completa del loro valore nel carrello della spesa e della sua evoluzione, è consultabile nell’undicesima edizione dell’Osservatorio Immagino, scaricabile gratuitamente dal sito osservatorioimmagino.it

BBQ International Day, il sondaggio svolto da Bord Bia

Oltre 34,1 milioni di post dedicati al tema BBQ, 448 mila quelli con l’hashtag #grigliata e più 500 quelli destinati alla carne irlandese. La carne, quella di qualità, è la regina dei social e non solo. Il 1° agosto infatti, si festeggia il BBQ International Day, la giornata in cui le grigliate prendono fuoco (letteralmente) e si gustano differenti tipi di carne, preparati in diverse modalità e cotture. Ma la passione degli italiani per il BBQ Day è solo un fenomeno social o una ricorrenza davvero attesa dagli amanti della griglia e della carne?

Bord Bia, l’ente governativo irlandese che si occupa della promozione del food & beverage, ha realizzato un sondaggio, tramite il proprio profilo Instagram Irishbeef.it – nato per promuove la qualità e la sostenibilità della carne irlandese – con l’obiettivo di indagare cosa ne pensano davvero gli italiani e quale sarà il loro modo di festeggiare questa ricorrenza estiva.

LA CARNE IRLANDESE: LA SCELTA CHE NON DELUDE
Il 12% degli intervistati è in trepidante attesa di festeggiare questa ricorrenza, mentre l’80% ammette di non conoscere la festività ma di voler segnare l’appuntamento sul calendario per festeggiarla. Ma che cosa sarà grigliato durante il BBQ International Day? Il 96% ha risposto alla domanda affermando carne rossa a volontà, solo il 4% di loro è più amante della carne bianca e quindi ammette che griglierà carne di pollo e tacchino. Tra gli amanti della carne rossa il 93% conosce e apprezza la qualità della carne irlandese mentre solo il 7% di loro deve ancora provarla. Così, il 92% degli intervistati ammette che la carne irlandese sia la migliore per la grigliata, grazie soprattutto alla sua marezzatura che la rende perfetta per questa tipologia di cottura mentre l’8% di loro invece sceglierà proprio la ricorrenza del 1° agosto per provarla.

TAGLIO E MARINATURA: ESALTARE LA BONTÀ DELLA CARNE IRLANDESE
Ma quale è il taglio preferito dagli italiani? Il 24% degli intervistati ha risposto che sceglierà di grigliare un gustoso mix di spiedini mentre ben il 76% ha dichiarato che la sua scelta sarà tra una fiorentina e una costata con l’osso. Ma in che modo gli Irish Beef Lovers preparano la carne per la grigliata? Il 62% preferisce procedere con una marinatura così da esaltare al meglio le qualità naturali della carne. Il 38% di loro invece, preferisca gustarla al naturale senza nessun fronzolo.

TRA CLASSICO E A GAS, LA SCELTA DEL BARBECUE
E ancora, quale è il BBQ perfetto per il giorno internazionale della grigliata? Il popolo italiano è certo: il 72% degli intervistati preferisce il classico barbecue con carbonella, un po’ nostalgici dei ricordi di infanzia mentre, il 28% di loro ammette di essere passato al modello a gas e di preferire i pochi odori e il gusto davvero sorprendente. Non può mancare un contorno, patate o verdure? Anche se per una percentuale davvero piccolissima, le “vincitrici” di questo quesito sono le patate grigliate e immancabili (52%) soprattutto per gli amanti del carboidrato e che superano di poco le verdure grigliate, più light ma comunque gustose (48%).

UN OCCASIONE PER STARE INSIEME
Dal sondaggio emerge che effettivamente il BBQ International Day e in generale la passione per la carne irlandese e per la griglia sono propri degli italiani che colgono questa ricorrenza per passare il tempo con gli affetti più cari come la famiglia (38%) per una reunion o con gli amici amanti della carne rossa di manzo irlandese (62%). A conti fatti una vera e propria occasione per passare del tempo di qualità con chi si ama. Quindi, non resta che scegliere il posto più adatto, scegliere il taglio di carne irlandese più adatto al proprio gusto e grigliare.

È boom per il mercato dei prodotti da forno

Il mercato mondiale dei prodotti da forno non interrompe la sua crescita e, sulla spinta dei nuovi trend di consumo post-pandemici all’insegna di benessere e sostenibilità, quest’anno supererà i 500 miliardi di dollari di valore e, secondo le stime elaborate da IMARC Group, entro il 2027, raggiungerà la cifra record di 612,4 miliardi di dollari, con un tasso annuale di crescita del 4%. L’Europa è l’area che detiene la leadership del settore grazie alla presenza, sul suo territorio, di un gran numero di panifici locali, unita ai gusti dei consumatori che, anche a fronte della diffusione dei nuovi modelli di lavoro basati sullo smartworking e ai cambiamenti demografici, nel loro carrello della spesa amano inserire prodotti da forno già pronti, venduti in confezioni famiglia e a lunga conservazione.

Durante la pandemia i modelli di produzione, consumo e vendita al dettaglio del settore alimentare sono stati messi a dura prova, con le aziende di tutta la catena di approvvigionamento del comparto bakery che sono state costrette ad affrontare nuove sfide senza precedenti. Se da un lato, infatti, queste ultime hanno dovuto superare notevoli ostacoli logistici e operativi (chiusure forzate, incremento della concorrenza e delle vendite online) dall’altro la pandemia ha lasciato in eredità un’evoluzione dei gusti e delle preferenze dei consumatori, sempre più attenti a scegliere con cura ciò che acquistano, compiendo scelte etiche e informate.

A tal proposito, il portale online World Bakers ha rivelato come due terzi degli europei (66%), prima di acquistare un prodotto vogliano conoscerne la provenienza e il processo di produzione. Lo studio ha anche rilevato che il 60% degli abitanti del Vecchio Continente acquista prodotti alimentari biologici e il 61% cerca cibi realizzati con ingredienti locali. È quanto emerge da una ricerca condotta sulle principali testate internazionali del settore da Espresso Communication per Vitavigor, storica azienda meneghina famosa nel mondo per i “Super Grissin de Milan”.

L’ascesa delle diete a base vegetale, la spinta ad una maggiore personalizzazione del prodotto, essere buoni con sé stessi senza perdere di vista l’indulgenza e un’attenzione particolare all’ambiente. Son queste le principali tendenze che stanno cambiando anche il mercato italiano dei prodotti da forno, come svelato dal portale online Bakeryandsnacks.com.

“La sostenibilità è diventata una componente fondamentale del processo decisionale del cliente, unita alla ricerca di prodotti sani e genuini che soddisfino le crescenti esigenze in termini di salute e benessere – afferma Federica Bigiogera, marketing manager di Vitavigor. Il benessere è il fattor comune che ci lega ai nostri clienti: tramite un’alimentazione sana e corretta, che si ispira ai principi della dieta mediterranea, è possibile migliorare il livello qualitativo della vita e per questo nel processo produttivo utilizziamo solo ingredienti naturali e tutti i nostri prodotti sono privi di grassi animali, senza olio di palma, grassi idrogenati, OGM e conservanti. Come azienda sempre al passo con i tempi e con un focus costante sul soddisfacimento delle esigenze dei nostri clienti abbiamo potuto osservare e analizzare, in anticipo, i principali trend globali del settore bakery, applicandoli poi direttamente al mercato italiano come accaduto recentemente con il lancio dei nuovi formati dei soffietti della linea VitaPop e con la nuovissima proposta di grissini e snack ricchi di proteine”.

La spinta dei consumatori all’acquisto di cibi biologici, prodotti localmente e con un marchio di sostenibilità anche nel packaging è il risultato non solo di un processo decisionale e consumistico rispettoso dell’ambiente, ma anche dei numerosi vantaggi percepiti per la salute e il benessere. Come svelato da Ingredion nel suo “The Latest i2s Brief: Insights into Acceptance and Trial”, infatti, il 42% dei consumatori globali desidera ridurre la quantità di zucchero nella propria dieta e addirittura nella regione Asia-Pacifico, sulla base dei dati dello studio “Industry, A. P. F. Sugar & Sweeteners: Evolving Trends In Asia Pacific. Asia Pacific Food Industry”, emerge come l’87% delle persone punti a ridurre la quantità di assunzione di cibi ricchi di zucchero.

Meno dolcezza ma anche sempre meno carne e sempre più prodotti vegetali
Secondo Lumina Intelligence il 48% dei cittadini adulti del Regno Unito sta cercando di ridurre il consumo di carne, orientando sempre più le proprie scelte in termini di consumi alimentari verso diete a base vegetale. In Asia, come spiegato dal sito Foodingredientsfirst.com si prevede che, nei prossimi 5 anni, la domanda di alcune categorie di prodotti e ingredienti a base vegetale aumenterà del 200%. Innova Market Insights 2021 riporta invece che il 45% dei clienti food fa uso di prodotti alimentari che hanno tra i loro principali effetti quello di rafforzare il sistema immunitario e in diversi paesi del mondo si è registrato un aumento nell’impiego di zenzero, curcuma e ingredienti a base di agrumi nell’industria dei prodotti da forno.

Ma non è tutto: come riportato da Bakery Info, tra i principali trend del settore dei prodotti da forno spiccano i prodotti ricche di proteine e fibre, realizzati con farine e cereali integrali. Oltre alla riscoperta dei grandi sapori e delle ricette classiche del passato, riadattate però in chiave moderna e al boom dei consumatori più golosi e indulgenti per i quali il consumo dei prodotti bakery si trasforma in un’esperienza visiva totalizzante come forma di intrattenimento alimentare.

Anche i rifiuti, in relazione sia agli imballaggi sia agli alimenti, sono fonte di preoccupazione per i consumatori europei: ben tre su quattro (75%) stanno cercando di acquistare solo prodotti venduti in imballaggi sostenibili, 6 su 10 mostrano interesse per gli alimenti che dichiarano zero rifiuti e più di un terzo (37%) cerca cibi e prodotti realizzati con ingredienti riciclati, come mostrato dai dati pubblicati sul portale online World Bakers.

Il K-Food entra nei piatti degli italiani

Dopo il K-Pop e il K-Movie anche il K-Food ha ormai conquistato gli italiani, che stanno imparando a combinare ingredienti coreani, noti anche per le loro proprietà salutistiche, con quelli italiani. Per questo AT Korea, l’agenzia governativa sudcoreana creata dal Ministero dell’Agricoltura per la promozione dei prodotti agro-alimentari e ittici sudcoreani, ha scelto lo chef Daniel Canzian per proporre nuove ricette sulle tavole degli italiani utilizzando per esempio i funghi King Oyster, le paste fermentate di soia e peperoncino, l’olio di sesamo, le famose salse (Ssamjang e Ganjang) e il già conosciuto Kimchi.

Tra i tanti supercibi, disponibili in Italia nei negozi di prodotti coreani, spicca il fungo King Oyster (Saesongyi Mushroom) il cui contenuto proteico è simile a quello della carne (solo il 2,5-4% in meno di proteine), il doppio di quello degli asparagi o del cavolo, quattro volte quello delle arance e dodici volte quello delle mele. E’ ricco di vitamina C e vitamina B6, che non si trova in altri funghi, utile alla stabilizzazione dei nervi e alla salute della pelle ed è efficace nel rallentare l’invecchiamento.

Oltre al fungo King Oyster abbiamo lo Yuja, un frutto ibrido tra il mandarino e il papeda (un agrume proveniente dall’India), che bilancia gli ingredienti “grassi” con la sua giusta acidità e previene raffreddori e influenze. Non può mancare nemmeno il famoso Kimchi ovvero un contorno fermentato a base di cavolo cinese, condito con aglio, cipollotti e peperoncino macinato, che rafforza il sistema immunitario grazie alle sue proprietà anti-invecchiamento.

Sapori nuovi, ma sorprendenti in una cucina “fusion” che possono esaltare la tipicità del piatto italiano con i più famosi prodotti coreani come suggerisce Daniel Canzian. Lo chef in alcune sue ricette ha rivisitato per esempio un classico spaghetto al pomodoro che diventa uno spaghetto vegetale con salsa Ssamjang, il riso in cagnone (tipica ricetta lombarda e piemontese) che viene arricchita con funghi King Oyster, fino al maialino croccante insaporito con olio di sesamo e Kimchi.

“Gli alimenti coreani, fin dalla loro tradizione millenaria, forniscono equilibrio nutrizionale, armonia di sapori e colori – commenta HA Jung-a, Direttrice di AT Korea Parigi. Si tratta per lo più di cibi fermentati che garantiscono anche attraverso metodi di cottura come bollitura, al vapore o alla griglia, proprietà nutrizionali fondamentali per il benessere dell’organismo. Proprio come la cucina italiana, quella coreana è caratterizzata da una grande varietà regionale, che la rende una delle cucine più complete al mondo. Il nostro obiettivo è proprio quello di far conoscere gli ingredienti coreani che possono esaltare la cucina italiana che tra l’altro in Corea è molto amata”.

Ma non solo alimenti, in Corea i condimenti sono alla base della cucina, per esempio le paste fermentate di soia e peperoncino o l’olio di sesamo: quella di soia è una pasta di fagioli di soia fermentati, fonte di lisina, un amminoacido essenziale per gli occhi e ricca di proteine e di vitamine; mentre l’olio di sesamo è un olio ricco di minerali e Omega3 e ottimo integratore per la crescita dei bambini e contro l’osteoporosi degli anziani.

“La vicinanza tra montagna e mare tipica dell’Italia fa sì che ci sia una conformazione microclimatica che enfatizza tutte le materie prime provenienti dal mondo – commenta lo chef Daniel Canzian. Per esempio, il pomodoro importato dalle Americhe, nato come pianta ornamentale, ha trovato un terreno talmente fertile e un microclima unico che hanno permesso di far emergere tutte le sue peculiarità a tal punto da far nascere tante tipologie diverse; il microclima ha infatti enfatizzato il prodotto ed ecco perché la ricettazione della cucina italiana si basa al 100% sulla materia prima che va rispettata con ricette semplici, perché più è semplice la ricetta più emergerà il prodotto. Io non ho fatto altro che adattare questi meravigliosi prodotti coreani a ricette tipiche locali così da rendere facile ai palati la comprensione dell’alta qualità che questi esprimono”.

Retail, un settore in costante evoluzione

Il settore del commercio al dettaglio sta attraversando una fase di cambiamento strutturale, guidata dallo sviluppo delle attività digitali e dal sorgere di nuove modalità di acquisto e abitudini di consumo. Nelle nostre città capita sempre più spesso di osservare come i locali su strada stiano assumendo nuove destinazioni d’uso, ad un ritmo accelerato non soltanto dagli sviluppi tecnologici, ma anche dagli effetti duraturi della pandemia da Covid-19.

Alcuni dati: sostenibilità e digitale sembrano essere i temi più caldi nel settore retail. Secondo un recente studio di Deloitte, il 55% dei consumatori ha acquistato nelle ultime 4 settimane un bene o servizio prodotto secondo criteri di sostenibilità. Una ricerca di Bloomberg evidenza come gli acquisti attraverso canali digitali negli Stati Uniti siano destinati a crescere dal 24% del totale nel 2020 al 35% nel 2025. E il cambiamento di abitudini è testimoniato dalla minore fedeltà ai marchi: secondo McKinsey, nel febbraio del 2022 ben il 46% dei consumatori americani ha scelto brand diversi per le nuove spese, rispetto al 33% del settembre 2020.

Secondo Dana Telsey, amministratrice delegata di Telsey Advisory Group, una delle figure più influenti negli Stati Uniti nel settore dei prodotti di consumo e più volte premiata da Barron’s come una delle 100 donne più influenti nel settore finanziario, i negozi fisici e il commercio digitale sono destinati a convivere a lungo, all’insegna di una forte personalizzazione dei consumi. L’aspetto sociale e legato al contatto umano riveste infatti ancora un ruolo di grande rilievo per le scelte dei consumatori, scelta che aumenterà grazie alla presenza di piattaforme sempre più numerose, in grado di guidare le decisioni di acquisto verso bisogni specifici.

Le abitudini dei consumatori sembrano seguire sempre di più l’evoluzione dei valori di riferimento di una società, alla luce di un crescente interesse per i temi legati alla sostenibilità e alla riscoperta dei prodotti locali. È stato dimostrato che per formare un’abitudine duratura sono necessari appena 65 giorni. Le tendenze, dunque, possono emergere in un tempo relativamente breve quando nuovi valori diventano più importanti per i consumatori. Quello che si sta notando, sempre secondo le osservazioni di Dana Telsey, è che i consumatori stanno riscoprendo alcuni valori fondamentali, che si traducono in nuovi usi e consuetudini.

Per rispondere a questo nuovo insieme di valori che sta emergendo negli ultimi anni, i processi produttivi e i modelli di business hanno dovuto adattarsi diventando più veloci, più agili, più pronti alla personalizzazione dell’offerta. Un aspetto che sta diventando sempre più rilevante è l’origine di ciò che acquistiamo, e la capacità di un prodotto di esprimere attraverso la sua provenienza una serie di principi ben precisi, o l’eredità di una storia legata al territorio. Si osserva questa tendenza in tutti i settori, dall’abbigliamento al cibo: le persone selezionano con sempre maggior attenzione ciò che indossano e ciò che consumano, cercando in tutti questi prodotti l’opportunità di migliorare il proprio benessere e di condividere con gli altri ciò che li fa stare bene.

La pandemia ha portato le persone a sperimentare nuovi modi di comprare e consumare, con cambiamenti destinati a perdurare nel tempo. L’impatto del modello lavorativo ibrido tra casa e ufficio sarà positivo, perché destinato a portare una maggiore produttività. La tendenza a connettersi in comunità, siano esse virtuali o reali, renderà l’apprendimento e lo sviluppo di tendenze di consumo ben più veloci rispetto al passato.

Italiani e spesa online, disponibile il terzo report di Everli

Il 2021, benché in maniera differente rispetto al 2020, ha visto ulteriori cambiamenti nello stile di vita e nelle abitudini di consumo degli italiani, complice la continua evoluzione dell’emergenza sanitaria.

In uno scenario in costante mutamento, Everli – il marketplace della spesa online – ha voluto analizzare i propri dati per fornire un’istantanea delle tendenze che hanno caratterizzato la spesa online lungo tutto lo Stivale negli ultimi 12 mesi. In particolare, attraverso il suo terzo Report Annuale ha evidenziato trend e curiose differenze tra le diverse regioni e province, indagando se e come siano cambiati i comportamenti di acquisto in Italia.

I trend della spesa online degli italiani nel 2021
In base al report di Everli relativo al 2021, la classifica delle 10 categorie di prodotto più acquistate dai consumatori del Bel Paese è parecchio cambiata rispetto allo scorso anno, con una crescente tendenza a comprare prodotti salutari. Nello specifico, si conferma capolista di questo speciale ranking la categoria “verdura”, subito seguita da “frutta” (2° posto), spodestando la categoria merendine, che nel 2021 si ritrovano solo al settimo posto. Questa tendenza “healthy” si conferma anche guardando al resto della classifica, che vede quest’anno posizioni più alte occupate da categorie quali pasta di semola corta (3°), insalate pulite e lavate (6°), pane (9°) e agrumi (10°) e registra l’uscita dalla top 10 di categorie particolarmente apprezzate nel 2020, come formaggi e salumi, latte e burro, gelati e scatolame, così come le farine e i preparati per pane e pizza fatti in casa (che nel 2020, complice il lockdown, avevano raggiunto uno stellare +5.046% rispetto al 2019).

Il carrello online degli italiani nel 2021
Negli scorsi 12 mesi, complici limitazioni meno severe rispetto ai lockdown del 2020, il dato relativo alla spesa totale effettuata online in Italia è fisiologicamente leggermente sceso (-4%), mentre il numero complessivo di ordini è salito (+6%), benché con un valore medio del carrello inferiore (-9,8%): segno che i consumatori dello Stivale nel 2021 hanno integrato la spesa effettuata online nella loro quotidianità, gestendo un numero maggiore di spese, ma un po’ più “piccole”. La zona d’Italia che ha visto maggiormente l’affermarsi della spesa online nelle proprie abitudini è stato il Nord-Est (Friuli-Venezia-Giulia e Veneto): infatti, Venezia (+17,5%), Udine (+17%) e Trieste (+15%) sono le tre città dove si è registrata la crescita maggiore anno su anno.

Per quanto riguarda l’organizzazione della spesa, le abitudini degli italiani sono parzialmente cambiate rispetto all’anno precedente: infatti, se nel 2020 era il lunedì il giorno preferito per ordinare la spesa online, nel 2021 è il venerdì la giornata abitualmente deputata a questa attività. La domenica, invece, anche nel 2021 rimane il giorno in cui si registrano meno ordini sulla piattaforma. Sul fronte orari, il mattino si conferma il momento più gettonato per ordinare la spesa online, soprattutto tra le 10 e le 11. Infine, l’app per la spesa è di gran lunga preferita dagli abitanti del Bel Paese rispetto alla versione web (68% vs 31%), con una crescita di ben 7 punti percentuali rispetto al 2020.

Le evidenze più interessanti per ogni categoria
Indagando più nel dettaglio i dati di Everli e mettendo a confronto le abitudini di acquisto online lungo lo Stivale, emergono interessanti curiosità e differenze su gusti e comportamenti dei consumatori tricolore.

Nel corso dell’ultimo anno, Messina è stata la provincia italiana che ha acquistato il maggior numero di prodotti della categoria frutta e verdura (18%), guadagnandosi dunque lo scettro di città più “salutista” del Paese. Mentre l’Emilia-Romagna si riconferma per la terza volta consecutiva la regione più healthy dello Stivale, con ben 3 province nella top 10: Bologna (2° posto), che sale di quattro gradini rispetto al 2020, Parma e Modena, rispettivamente in 4° e 6° posizione.

Sondrio, invece, si aggiudica il primato di città più “godereccia” d’Italia per l’acquisto online di dolciumi, seguita da Napoli al secondo posto e da Taranto (3°). Le spese più ingenti di carne e pesce sono state effettuate in provincia di Caserta: è, infatti al primo posto, con questa categoria che pesa ben il 22% del totale delle spese effettuate. Le fanno compagnia sul podio, Imperia al secondo posto e Alessandria (3°).

Commercio conversazionale, la nuova tendenza secondo VTEX

La pandemia e con essa l’imposizione del distanziamento sociale ci hanno dimostrato quanto siano fondamentali le interazioni personali. Molti retailer online stanno utilizzando strategie di servizio clienti sempre più personalizzate, per offrire opportunità di interazione in grado di migliorare la customer experience. I consumatori vanno sempre più alla ricerca di interazioni personalizzate e immediate con i brand e si sta diffondendo sempre più un nuovo trend: il cosiddetto conversational commerce.

Secondo VTEX, piattaforma di commercio digitale per grandi imprese e retailer, leader nell’accelerare la trasformazione del commercio in America Latina e ora in espansione a livello mondiale, si tratta di un nuovo approccio strategico, grazie al quale chi vende online punta a valorizzare al massimo il cliente come individuo e a soddisfarlo con la stessa qualità di servizi che offrirebbe se si trattasse di un negozio fisico. Al centro del boom del commercio conversazionale ci sono i molti vantaggi ad esso legati, associati per di più al valore dell’interazione umana e alla capacità dei retailer di creare connessioni significative con i propri clienti.

Il concetto di commercio conversazionale si riferisce a qualsiasi tipo di conversazione in tempo reale tra brand e clienti, che si sviluppi attraverso tecnologie quali l’AI e i Chat Bot oppure tramite app di messaggistica, o ancora tramite le piattaforme social. L’obiettivo è acquistare o vendere, e in entrambi i casi replicare nell’esperienza online lo scambio – che normalmente avviene con l’interazione umana – di informazioni e consigli personalizzati.

L’obiettivo è sempre quello di fornire, nella comodità dell’esperienza di shopping online, lo stesso livello di interazione e di soddisfazione del cliente auspicabile durante l’acquisto in store, attraverso l’offerta combinata di diversi servizi, dall’evasione di richieste di assistenza e aggiornamento ordini, alle indicazioni sui pagamenti e molti altri. Rappresenta poi un metodo rapido affinché i clienti trovino esattamente ciò di cui hanno bisogno senza perdere tempo a navigare online alla ricerca di specifiche informazioni.

Il commercio conversazionale rappresenta un ingrediente di sicuro successo all’interno delle strategie di marketing online, in quanto modalità davvero efficace per costruire fiducia e relazioni durature con i clienti. Se per l’utente è semplicissimo ad esempio avviare le conversazioni attraverso pulsanti di Call-To-Action e link di messaggistica reperiti direttamente sui canali di un brand, mentre per il retailer è altrettanto immediato fornire l’assistenza e garantire il livello di customer experience che quello stesso utente si aspetta di ricevere.

Molte aziende decidono di utilizzare un mix di interazione umana e bot, creando fasi di triage per capire come reindirizzare le richieste dei clienti. L’obiettivo è sempre avere impatto sull’omnicanalità e favorire una migliore esperienza di shopping.

Tra le tecnologie Intelligenza Artificiale e i Chat Bot sono normalmente utilizzati dalle grandi aziende che hanno bisogno di mantenere la stessa eccellenza del Servizio Clienti su tutti i canali. Con i bot ad esempio possono fornire in tempo reale informazioni accurate su inventario, opzioni di catalogo, tempi di consegna e molto altro – sembra che i Chat Bot continueranno ad avere successo, andando a rappresentare ben il 50% delle interazioni entro il 2025 secondo Juniper Research – ma offrire esperienze personalizzate di commercio conversazionale passa anche attraverso l’utilizzo di app di messaggistica come WhatsApp, Facebook Messenger e WeChat.

Il consumo di tali app ha superato quello delle piattaforme di social media, registrando un 20% in più di utenti attivi e una ricerca Facebook ha dimostrato che il 66% dei consumatori è più sicuro nel fare un acquisto quando un’azienda è attiva su tali app. WhatsApp risulta, tra l’altro, la più utilizzata al mondo, con ben 100 miliardi di messaggi inviati ogni giorno, nonché la terza , dopo Facebook e Youtube, tra le piattaforme social.

Conclude Daniela Jurado, EMEA General Manager VTEX: “VTEX, da sempre attenta all’evoluzione delle tendenze del mercato e impegnata nello sviluppo di tool sempre più in sintonia con le esigenze dei retailer, ha recentemente arricchito la piattaforma di commercio digitale integrando in modo nativo la funzionalità di shopping conversazionale di Suiteshare. Anche grazie a questa acquisizione oggi siamo in grado di fornire alle aziende uno strumento davvero efficace per evolvere l’omnicanalità da semplice soluzione logistica a vero strumento per incrementare tassi di conversione e vendite”.

É chiaro che la diffusione del commercio conversazionale sia destinata a proseguire ed è per questo che VTEX invita i retailer a coglierne al più presto le opportunità.

Italiani e carrello spesa, il nuovo studio di Osservatorio Immagino

Un capitale informativo esclusivo (quello delle indicazioni presenti sulle etichette dei prodotti di largo consumo registrate da Immagino), una base statistica senza eguali (costituita dai dati di vendita di oltre 125 mila prodotti) e un punto di vista innovativo, che individua i fenomeni trasversali in atto nel carrello della spesa e ne misura i trend, semestre dopo semestre: sono queste le caratteristiche che rendono l’Osservatorio Immagino di GS1 Italy uno strumento unico per mettere a fuoco i fenomeni di consumo e seguirne l’evoluzione.

La decima edizione dello studio ha ampliato ulteriormente il suo raggio d’analisi, incrociando i dati Nielsen su venduto, consumo e fruizione dei media, con le informazioni, rilevate dal servizio Immagino di GS1 Italy, presenti sulle etichette di 125.431 prodotti, tra alimentari e non alimentari, venduti nei supermercati e ipermercati italiani. Un paniere ampio e diversificato che, nell’anno finito a giugno 2021, ha generato un giro d’affari di poco meno di 39 miliardi di euro, pari all’83% del sell-out totale realizzato da ipermercati e supermercati in Italia.

«L’Osservatorio Immagino ha introdotto un nuovo modo di leggere i fenomeni di consumo e i relativi cambiamenti. Industria e Distribuzione del largo consumo hanno così una chiave di lettura utile per creare nuovi prodotti e calibrare assortimenti che incontrino i gusti di un consumatore sempre più preparato e consapevole» afferma Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy.

I contenuti

L’Osservatorio Immagino monitora i trend che guidano le scelte d’acquisto degli italiani nella distribuzione moderna, seguendo l’evoluzione di 11 panieri che rappresentano altrettanti fenomeni e tendenze di consumo:

Nel food:
• Italianità: in tutte le declinazioni, dal “100% italiano” alle indicazioni geografiche (come Dop e Igp) fino alla presenza di un richiamo alla regione di provenienza.
• Free from: i 17 claim più importanti nel mondo dei prodotti “senza”.
• Rich-in: i 12 claim più rilevanti nel paniere dei prodotti ricchi o arricchiti.
• Intolleranze: la dinamica dei prodotti “senza glutine” o “senza lattosio”, e quella dei claim emergenti, come “senza lievito” o “senza uova”.
• Lifestyle: i claim del cibo identitario, come “vegano”, “vegetariano”, Kosher e Halal.
• Loghi e certificazioni: bollini, indicazioni e claim che forniscono garanzie precise, come il logo EU Organic o le 8 certificazioni del mondo della Corporate social responsibility (come Fairtrade, Friend of the sea, FSC, Sustainable cleaning e UTZ).
• Ingredienti benefici: dall’avena alla canapa, dal matcha all’avocado, dallo zenzero ai semi di sesamo, i 27 sapori più trendy nel mondo dei superfruit, delle spezie, di supercereali/farine, dei dolcificanti, dei semi e dei superfood.
• Metodo di lavorazione: “estratto a freddo” e “lavorato a mano”, “non filtrato” o “a lievitazione naturale”, quando la tecnica produttiva fa la differenza.
• Texture dei prodotti: morbido o ruvido, soffice o croccante, sottile o fragrante? Le 11 consistenze più evidenziate in etichetta.

Nel non food:
• Cura casa green: i sette claim che comunicano la sostenibilità dei prodotti per la pulizia domestica.
• Cura persona: i 30 claim più significativi nell’universo dei prodotti per la cura personale relativi agli universi del free from, del rich-in e della naturalità.

Gli approfondimenti: la sostenibilità in etichetta
Anche in questa edizione dell’Osservatorio Immagino è presente il “Barometro sostenibilità”, che misura e racconta come le aziende comunicano sulle etichette le misure che hanno adottato per migliorare il loro impatto ambientale. A giugno 2021 hanno superato quota 30 mila i prodotti che riportano in etichetta almeno un claim o una certificazione relativi alla sostenibilità. Il loro giro d’affari è arrivato a 11,5 miliardi di euro, in aumento di +3,2% rispetto ai 12 mesi precedenti. Nello stesso periodo è cresciuto anche il numero delle indicazioni “green” rilevate sulle loro confezioni (ben 40 tra claim e certificazioni), suddivise in quattro aree:

• Management sostenibile delle risorse
• Agricoltura e allevamento sostenibili
• Responsabilità sociale
• Rispetto degli animali

Un’analisi approfondita è dedicata alla comunicazione in etichetta della riciclabilità dei packaging: quasi un terzo di tutti i prodotti analizzati fornisce indicazioni che aiutano a conferire correttamente le confezioni e la loro quota è aumentata di +4,1% nei 12 mesi rilevati.

Il dossier speciale: petfood
Il dossier della decima edizione dell’Osservatorio Immagino è dedicato al mondo della nutrizione per cani e gatti. Complessivamente sono stati rilevati 3.461 prodotti che hanno sviluppato 767 milioni di euro di vendite tra supermercati e ipermercati italiani, con una crescita di +1,2% rispetto ai 12 mesi precedenti. Partendo dalla rilevazione di 18 claim, anche questo settore è stato suddiviso in tre panieri, dedicati rispettivamente al free from, al rich-in e all’italianità.

L’approfondimento dedicato al tema della sostenibilità rileva come venga comunicata sui packaging dei prodotti destinati alla nutrizione di cani e gatti. Tre i panieri costruiti dall’Osservatorio Immagino:

• Management sostenibile delle risorse
• Agricoltura e allevamento sostenibili
• Rispetto degli animali

Qui si può la decima edizione dell’Osservatorio Immagino.

Le 5 tendenze nel retail del 2022 secondo Tiendeo

Il 2021 è stato un anno di assestamenti, segnato da una lenta ripresa economica ancora immersi nella pandemia di Covid-19, che continua a circolare ad alta velocità nel Paese. Ci si aspettava che il 2021 sarebbe stato l’anno del ritorno alla normalità, ma purtroppo non è stato così. A causa delle circostanze, il settore retail si è trovato ad adottare una strategia flessibile, in grado di adattarsi alle nuove abitudini di consumo degli italiani, inducendo i professionisti del marketing a riorganizzare le proprie risorse e i propri canali di distribuzione per il 2022. Tiendeo.it, azienda specializzata nella digitalizzazione del settore retail, ha realizzato uno studio coinvolgendo i professionisti del marketing dei principali brand mondiali, che ha permesso di individuare i 5 trend chiave che rivoluzioneranno il settore retail nel 2022.

1. Crescita continua delle esperienze omnicanale

Secondo lo studio condotto da Tiendeo “Retail Marketing Hot Trends 2022”, il 58,6% dei retailer e dei brand scommetterà sui canali digitali nel 2022. L’evoluzione delle abitudini di acquisto ha portato il canale digitale a essere il mezzo preferito dai marketer per connettersi con i consumatori. Pertanto, l’investimento nei media tradizionali (TV, radio o pubblicità cartacea) si è spostato verso il mezzo digitale. È quanto evidenziato dallo studio, che mostra come marketing digitale (78%) e social network (67%) saranno gli investimenti a cui verrà riservato maggior spazio nei budget marketing 2022. Ora più che mai, l’uso di strategie adattabili di fronte a un futuro incerto, insieme alla necessità di offrire esperienze omnicanale, costituiranno il fondamento delle strategie pubblicitarie.

2. Il boom del “negozio esperienziale”

Il paradigma dei negozi tradizionali scompare per lasciare posto a quello dei negozi esperienziali. Negozi in grado di coniugare il mondo fisico e digitale in un momento e in un luogo specifici. Un effetto collaterale di questo cambio di paradigma è la crisi del modello di business dei centri commerciali a cui siamo stati abituati finora. Un modello di business che rischia di scomparire, a favore di uno più flessibile, in cui predomineranno campagne effimere o addirittura occasionali.

Così, i centri commerciali cesseranno di essere luoghi di passaggio per consolidarsi come punti di incontro dove gli spazi si trasformeranno in palcoscenici, e dove si potrà assistere a diversi tipi di spettacoli che invitano al consumo di un determinato prodotto o brand. L’obiettivo di questo cambiamento di modello è quello di attirare il pubblico verso il negozio fisico (sia coloro che desiderano acquistare, sia coloro che al momento non manifestano tale intenzione) e creare così un’esperienza unica basata su emozioni in grado di sviluppare una connessione e un legame maggiori.

“Sebbene i negozi fisici continuino a riscuotere i consensi del pubblico, i consumatori sono sempre più alla ricerca di un’esperienza memorabile e fluida, in cui il digitale svolgerà un ruolo fondamentale”, afferma Eva Martín, CEO di Tiendeo.

3. La tecnologia come catalizzatore del cambiamento

Soluzioni digitali di assistenza alla vendita, chioschi interattivi, negozi cashless,… Così sarà il futuro delle attività commerciali. Con l’incorporazione della tecnologia e dell’intelligenza artificiale nel processo di vendita, assisteremo all’apparizione sempre più frequente di negozi intelligenti, che consentiranno ai consumatori di acquistare in luoghi praticamente con pochissimo personale e dove non è necessario passare dalla cassa.

A livello internazionale, i supermercati senza bancomat non sono una novità. In Italia Conad sta testando tecnologie casherless per avvicinarsi alla formula di supermercati senza cassa.

Un passo che è stato fatto anche dai grandi gruppi dei nostri cugini d’oltralpe, come Carrefour, Auchan e Monoprix. Lo sviluppo di queste tipologie di negozi consente ai rivenditori di competere con i giganti dell’e-commerce fornendo un’esperienza più confortevole e senza attriti.

Quando si parla di shopping online, si parla anche di tecnologie che ci trasportano direttamente in negozio senza muoverci da casa nostra attraverso la realtà virtuale aumentata. Ne è un esempio l’azienda Dyson, che è stata uno dei primi brand a testare questo concetto con l’apertura di un proprio negozio virtuale, in cui gli utenti sono stati invitati a testare i prodotti da remoto e avviare così il processo di acquisto.

4. L’economia circolare, al centro delle strategie

La preoccupazione dei consumatori per l’ambiente sta portando retailer e brand ad adottare una strategia più responsabile. Rifiuti Zero, il mercato dell’usato e quello d’occasione continueranno a crescere, e ci si troverà ad affrontare nel 2022 un tema cruciale per il settore: conciliare potere d’acquisto e tutela dell’ambiente.

Come ad esempio il Green Friday, ovvero il Black Friday di Ikea, collegato al servizio “Riporta e Rivendi”, che da anni aiuta le persone a prolungare la vita dei propri mobili Ikea. In occasione del Green Friday i clienti hanno goduto di una valutazione pari al 50% in più del proprio usato. Un modo per fomentare il riciclo e disincentivare lo spreco.

Un esempio per il settore moda è invece il brand francese Kiabi, che prevede di aprire in Italia diversi punti vendita specializzati in abbigliamento usato nel corso del 2022.

Un altro aspetto degno di nota in relazione all’economia circolare, è l’impegno di diversi retailer a ridurre o eliminare la produzione dei propri cataloghi cartacei. Anche in questo caso, ne è un esempio la svedese Ikea, che ha annunciato l’intenzione di interrompere la stampa del suo noto catalogo cartaceo nel 2022.

In Italia sempre più brand stanno raggiungendo questo punto di consapevolezza e optano per strumenti di comunicazione più sostenibili come i cataloghi digitali.

5. Lunga vita al social shopping

Sebbene il social shopping sia una tendenza consolidata, nel 2022 vedremo sempre più brand e retailer utilizzare questo mezzo come complemento dell’e-commerce, dove il social selling si affiderà principalmente a influencer e brand ambassador.

Secondo lo studio Tiendeo, il 68% dei retailer e dei brand prevede di aumentare la propria spesa pubblicitaria sui social media nei prossimi 12 mesi.

Entro il 2050 scompariranno i contanti, le previsioni di SumUp

Con la crescita costante dei pagamenti cashless, trainata negli ultimi due anni dalla pandemia e dalla necessità di trovare soluzioni che evitassero il più possibile i contatti personali, entro il 2050 scompariranno i contanti e tutte le altre forme di transazione fisica, lasciando spazio a processi di pagamento intangibili.

La previsione arriva da SumUp, fintech leader nel settore delle soluzioni digitali e cashless per le piccole imprese: “La società diventa sempre più cashless e, soprattutto, contactless e, parallelamente le aziende, per essere competitive, saranno sollecitate ad offrire pagamenti integrati e a promuovere diversi tipi di servizi all’interno di un ecosistema di pagamento”, spiega Michael Schrezenmaier, CEO Europe di SumUp. Guardando in particolare all’Italia, la spinta verso il cashless si è effettivamente rafforzata negli ultimi 12 mesi, come dimostrano i numeri dell’Osservatorio di SumUp: il valore del transato medio cashless dei commercianti è cresciuto nel 2021 del 43,6% rispetto al 2020.

Contactless, soluzioni integrate per i commercianti, ecosistemi di pagamento per i consumatori, ma anche sostenibilità: saranno dunque questi i più importanti trend che – secondo SumUp – guideranno il mondo fintech in Europa nel 2022, tracciando le linee guida per i prossimi decenni.

Il futuro è senza contatto
Secondo SumUp, durante i prossimi mesi si assisterà ad una crescita ulteriore per quanto riguarda soluzioni e prodotti innovativi, sempre più richiesti da parte dei consumatori. La pandemia ha senz’altro accelerato l’evoluzione dei processi di interazione e pagamento “invisibili” tra commercianti e utenti. In questa direzione si muove, ad esempio, la diffusione dei QR Code: scansionandoli, gli utenti possono effettuare pagamenti in modo facile e sicuro direttamente dal proprio smartphone e senza dover raggiungere le casse. Anche la tecnologia NFC ha conquistato i consumatori: in Italia dal 2019 il metodo di pagamento “senza contatto” è cresciuto del 34,1%. A favorire questo processo, da una parte la sempre maggiore predisposizione dei commercianti ad accettare pagamenti digitali, dall’altra la diffusione di device come smartphone e smartwatch, che consentono di pagare in modalità contactless e velocizzare le operazioni in cassa, utilizzando uno strumento che si ha sempre a portata di mano e che difficilmente, al contrario del portafoglio, si dimentica a casa. “Nei prossimi tre decenni – spiega Michael Schrezenmaier – i progressi tecnologici nei metodi di pagamento abilitati per NFC semplificheranno ulteriormente i processi di pagamento, eliminando persino la necessità di dispositivi mobili e creando una forte spinta verso dispositivi indossabili come anelli, braccialetti, adesivi NFC o lenti a contatto intelligenti”.

Tutto in un solo luogo: gli ecosistemi di pagamento
Sarà importante per i merchant promuovere, in una logica di “one-stop-shop”, più servizi all’interno di un unico ecosistema di pagamento, per consentire ai consumatori di svolgere diverse operazioni all’interno di un’unica piattaforma – dall’ordine online al pagamento in negozio – senza effettuare singole transazioni fisiche. “Entro il 2050, gli ecosistemi di pagamento diventeranno onnipresenti, diffondendosi in ogni aspetto della nostra vita, semplificando ulteriormente il percorso complessivo del cliente e rendendo i processi di pagamento ‘seamless’ e ‘invisibili’ nella vita quotidiana”, sottolinea Schrezenmaier.

Soluzioni integrate per i commercianti 
“Tutto in un solo luogo” sarà il motto anche per i commercianti, che sempre più si orientano verso soluzioni integrate capaci di accorpare più servizi utili al business. I commercianti stessi diventeranno più sofisticati e richiederanno strumenti più specifici, per adeguarsi alle nuove tecnologie e alle nuove richieste dei consumatori. “Con SumUp stiamo lavorando proprio in questa direzione, con l’obiettivo di fornire ai nostri clienti la migliore soluzione integrata multi-prodotto per gestire ogni attività. Ascoltiamo i nostri commercianti e ciò che accade alla loro attività, adattando la nostra strategia alle loro esigenze concrete”, spiega Marc-Alexander Christ, Co-Founder di SumUp. Per questo, negli ultimi due anni sono nati numerosi gli strumenti sviluppati in casa SumUp, come il Negozio Online, un vero e proprio store digitale che permette di convertire online il proprio negozio fisico, e la nuova soluzione Conto Aziendale, grazie alla quale i commercianti potranno aprire un conto aziendale online con SumUp da associare agli altri servizi (come Lettore di carte mobile, Fatture, SumUp Card, Pagamenti Via Link), velocizzando e semplificando tutte le questioni finanziarie e le operazioni commerciali della propria attività.

Sostenibilità: le fintech devono prendersi cura dell’ambiente
Quello della sostenibilità è un tema che sta conquistando sempre più spazio, a partire dalle scelte nei carrelli dei consumatori. Per questo è importante che anche le fintech pongano la sostenibilità al centro dei propri piani, ad esempio dedicando parte delle proprie entrate a sostenere l’ambiente. SumUp ha scelto di aderire al programma “1% for the Planet”, destinando l’1% delle entrate nette al supporto di cause ambientali, come la prevenzione della deforestazione, la costruzione di infrastrutture per l’energia rinnovabile, l’agricoltura organica rigenerativa, la conservazione delle acque, la creazione di materiali più sostenibili.

Criptovalute e blockchain
L’economia globale non potrà in alcun modo ignorare il fenomeno delle criptovalute, della finanza decentralizzata e della tecnologia blockchain che consentono trasferimenti di denaro o cambi di proprietà o altre forme di contratti: “acquistare un immobile o ricaricare le auto elettriche sarà semplice come pagare una tazza di caffè”, sottolinea Michael Schrezenmaier, CEO Europe di SumUp.

Sicurezza: l’AI per proteggere consumatori e commercianti
Proteggere i propri dati e i propri risparmi è fondamentale tanto per i consumatori, quanto per i commercianti: la digitalizzazione non deve mettere a repentaglio la sicurezza. “Anche per questo, le fintech dovranno adoperarsi per sviluppare soluzioni sempre più efficienti e sofisticate, anche sfruttando tecnologie basate sull’Intelligenza Artificiale, per prevenire le frodi e arrestarle immediatamente, interrompendo le transazioni”, conclude Marc-Alexander Christ.

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