
Il benessere di chi lavora negli uffici è sempre più importante. E l’attenzione degli investitori su questo tema, il cosiddetto “workplace wellbeing”, è premiante in termini di profitto dei canoni di locazione. Lo dice chiaramente il nuovo report pubblicato da Cushman&Wakefield, società leader a livello globale nei servizi immobiliari, che rileva i principali trend e le sfide che dovranno affrontare proprietari e conduttori di spazi a uso ufficio.
Sono tre in particolare le previsioni contenute nel report, riguardo all’impatto del “Wellbeing” sull’industria immobiliare. Ci sarà prossimamente una moltiplicazione delle professionalità legate al tema del “workplace wellbeing”, e nascerà la figura del “community manager” che grazie a una serie di strumenti ad hoc si occuperà di adattare lo spazio fisico alle esigenze dei suoi occupanti trasformando l’ufficio tradizionale in uno spazio permeabile che avrà un prezzo premium in funzione della sua fruibilità e del contributo al benessere degli occupanti così come all’andamento delle performance.
Secondo trend, il “wellbeing“, il benessere sarà decisivo nella scelta dei locali da affittare, soprattutto per le aziende operanti in settori ad alto contenuto intellettuale, e attirerà i maggiori “tenant”; gli uffici intelligenti diventeranno una scelta prioritaria per i talenti migliori e la locazione di spazi concepiti per il benessere degli occupanti sarà imperativa per le società leader.
Infine i parametri di misurazione del “workplace wellbeing” saranno sempre più tecnologici e sarà possibile analizzare lo stato di salute del personale in relazione agli spazi fisici di lavoro, ciò che naturalmente proporrà delicate questioni di privacy. Conterà molto, quindi, quanto i dipendenti siano disposti a concedere per avere luoghi di lavoro migliori.
Un ambiente piacevole aumenta la produttività
Fin d’ora è possibile osservare come migliorare l’illuminazione e il layout degli spazi e inserire ad esempio delle piante aumenti il comfort dello spazio di lavoro e quindi incrementi la produttività dei dipendenti in misura assai maggiore dei risparmi che l’azienda otterrebbe attraverso un utilizzo più efficiente degli spazi. Allo stesso modo, i proprietari traggono un vantaggio sotto il profilo commerciale e possono beneficiare di una quotazione “premium” per quegli asset che incorporino soluzioni volte al benessere sul luogo di lavoro. In base a uno studio di Dodge Data & Analytics, oltre un quarto dei proprietari ritiene di affittare prima e di chiedere canoni di locazione più elevati per spazi concepiti secondo criteri del benessere del luogo di lavoro.
«L’importanza crescente che il tema del benessere ricopre nell’industria del real estate – garantisce Sophy Moffat, Emea Research & Insight team di Cushman&Wakefield – non è una moda passeggera, ma il riconoscimento a posteriori di un dato di fatto: le risorse umane rappresentano la principale voce di costo e, allo stesso tempo, i maggiori generatori di successo per ogni azienda».
Eppure sono ancora pochi gli esempi di immobili nei quali il benessere degli occupanti è compiutamente integrato, e tra essi Moffat indica l’Edge di Amsterdam (nella foto). «Questa contraddizione, che vede da una parte i benefici prodotti da una forza lavoro motivata e in buona salute e dall’altra le problematiche causate da un ambiente di lavoro inadeguato, non può continuare. Così come la rapida evoluzione tecnologica sta condizionando le tipologie di lavoro che le persone possono svolgere e gli spazi richiesti per queste attività, anche l’attenzione al benessere degli occupanti sta emergendo come un tema fondamentale e ineludibile per l’industria immobiliare».