
Stando all’ultimo rapporto mensile del Barometro ECR-OSA, complice l’emergenza Covid-19, in marzo il tasso di out-of-stock nel largo consumo confezionato è salito al 4,2% e le vendite perse sono arrivate al 6,4%. Ma cosa fa il consumatore se non trova a scaffale il prodotto desiderato?
Il tema è stato trattato e approfondito nel report che riporta le evidenze emerse dal progetto pilota “Monitor ECR-OSA” avviato da GS1 Italy in ambito ECR con un gruppo di aziende di produzione e distribuzione del largo consumo italiano – Barilla, Ferrero, L’Oréal e Dimar – in collaborazione con IRI.
Ecco gli atteggiamenti più comuni nel cliente deluso: nel 25% dei giri si cancella l’acquisto mentre nel 10% si cambia pdv (in entrambi i casi c’è un’inconfutabile perdita di vendite da parte del negozio).
Poi c’è invecce chi sostituisce il prodotto (65% dei giri di spesa), con l’acquisto di un altro prodotto nella categoria (40% dei casi) o con l’acquisto di un prodotto al di fuori della categoria (25% dei casi).
Il tema, a questo punto, diventa: perché mancano i prodotti a scaffale? E come ridurre il fenomeno dell’out-of-stock?
Il report indica alcune strategie:
- Controllare in modo continuativo la disponibilità dei prodotti a scaffale.
- Identificare le cause dell’out-of-stock.
- Costruire, quindi, un modello operativo di Optimal Shelf Availability management.
“Il Monitor ECR-OSA” è disponibile gratuitamente sul sito di GS1 Italy