Periodicamente la proposta di una sugar tax entra tra le ipotesi della manovra di bilancio e ne esce poco dopo, generalmente in seguito alle proteste aziende che producono bevande gassate e altri prodotti ad alto contenuto di zucchero. Nella compagine di quanti fanno opposizione compaiono anche i produttori di zucchero italiani, anche se solo il 20% circa dello zucchero consumato in Italia è di produzione nazionale.

Per Slow Food “anche questa volta la storia si ripeterà, ma la gravità della situazione è evidente e non va sottovalutata. E se le tasse non sono mai di per sé una buona soluzione per risolvere i problemi e tantomeno una scelta strategica, bisogna comunque riconoscere che le esperienze dei Paesi in cui è stata applicata la sugar tax dimostrano un conseguente, notevole calo dei consumi di soft drink, come avvenuto in Francia, Norvegia, Messico, Cile e Ungheria. In Gran Bretagna invece la tassazione è progressiva rispetto alla quantità di zuccheri aggiunti, e ciò ha portato le aziende produttrici a ridurre il tenore zuccherino nelle bibite”.

A Berkeley, San Francisco, Oakland e Seattle, negli Stati Uniti, ad esempio, le entrate derivanti dalle tasse sulle bevande zuccherate vengono utilizzate per pagare programmi di nutrizione e attività fisica, frutta e verdura fresca per i destinatari del programma di assistenza nutrizionale supplementare.

“L’esempio statunitense – prosegue Slow Food – è quello più efficace, perché più incisivo nel lungo periodo. Anche in Italia la sugar tax sarebbe un buon punto di partenza, ma deve far parte di un progetto più ampio: è necessario accompagnare l’introduzione della sugar tax con norme che ne destinino i proventi all’inserimento nei programmi scolastici di percorsi di educazione alimentare e sensoriale,  per abituare il palato a gusti naturalmente dolci, nonché a progetti di miglioramento delle mense scolastiche. In questo modo, la tassa così impiegata non si configurerebbe come un ennesimo balzello, ma anzi sarebbe un mezzo efficace per intervenire alla radice nella lotta a sovrappeso e obesità infantili, con un effetto di miglioramento della prevenzione a tutto vantaggio del sistema sanitario”.