Si profila un rinvio a gennaio 2027 per Sugar e Plastic tax. La notizia è arrivata a valle del Consiglio dei Ministri, durante il quale è stato presentato il Documento Programmatico di Bilancio.
L’annuncio è stato accolto con soddisfazione da Assobibe, l’associazione di Confindustria che rappresenta le imprese che producono e vendono bevande analcoliche in Italia: “Siamo grati al Governo che si è impegnato nel posticipo di un anno di Sugar tax e Plastic tax, una doppia tassazione che colpiva in stereo il comparto delle bevande analcoliche – sottolinea Giangiacomo Pierini, Presidente di Assobibe –. Questo risultato è frutto di un ascolto attento delle esigenze di un settore che contribuisce alla crescita del Paese e alla valorizzazione del Made in Italy. Questo ulteriore tempo guadagnato permettere un dialogo che auspichiamo ci porti, in 12 mesi, alla definitiva cancellazione di imposte che ormai ogni governo ha posticipato e, per la Sugar tax in particolare, riconoscendone l’inefficacia dal punto di vista della salute oltre all’inutilità sotto l’aspetto economico”.
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Sugar e Plastic tax, Governo intenzionato al rinvio
Agosto amaro per le bevande analcoliche: vendite calate dell’11,3%
È stata un’estate avara di soddisfazioni per il comparto delle bevande analcoliche quella che si è appena conclusa. E se non bastasse l’andamento negativo del mercato nei mesi di picco stagionale, ad alimentare la preoccupazione dei produttori è l’avvicinarsi dell’entrata in vigore della Sugar tax, prevista per il 1° gennaio 2026.
In base ai dati a fonte Circana diffusi da Assobibe, l’associazione di Confindustria che rappresenta le imprese delle bevande analcoliche in Italia, l’estate 2025 ha mostrato una debolezza del carrello della spesa e vendite particolarmente sotto le aspettative nel canale domestico: i volumi di vendita nei canali Gdo e cash & carry hanno visto un giugno positivo seguito da un graduale peggioramento a luglio (-4,3%) e agosto (-11,3%).
Le riduzioni hanno interessato la maggior parte dei segmenti: le acque toniche hanno segnato -4,2% a luglio e -11,3% ad agosto; andamento simile per le bevande a base di tè (-7,3% e -17,3%), i chinotti (-8,7% e -17,9%), le aranciate (-6,3% e -12,5%), le limonate (-2,4% e -12,8%) le gazzose (-3,7% e -13,6%) e gli aperitivi analcolici (-11,9% e -15,2%).
STABILITÀ DELLA FILIERA A RISCHIO
Dati che Assobibe vede come una conferma delle difficoltà del settore che, pur con qualche eccezione, si trova a fronteggiare consumi in ulteriore contrazione e un contesto estremamente instabile. Situazione ancora più allarmante se si considera che si verifica nella stagione estiva, abitualmente il periodo principale per il comparto. In questa fase così delicata, pesa la prospettiva dell’entrata in vigore della Sugar tax: un provvedimento che l’associazione definisce non sostenibile e che a suo dire rischierebbe di compromettere ulteriormente la stabilità della filiera delle bevande analcoliche, già provata da mesi difficili. “Dietro questi dati ci sono lavoratori, famiglie e territori che rischiano di pagare il prezzo più alto – dichiara Giangiacomo Pierini, Presidente di Assobibe –. I nostri appelli di questi ultimi mesi vanno proprio in questa direzione: le imprese hanno bisogno di interventi per la crescita e investimenti, anziché di misure regressive come la Sugar tax. È necessario che venga rapidamente cancellata questa misura fiscale che umilia il Made in Italy, alimenta incertezza costante, frena la competitività con ripercussioni pesanti per produttori e famiglie italiane, senza garantire risultati concreti per la salute pubblica”.
Assobibe chiede di sospendere plastic e sugar tax, per l’emergenza Covid-19
Assobibe chiede al Governo la sospensione immediata di Sugar e Plastic tax per evitare il tracollo delle aziende del settore, già colpite duramente dalla chiusura delle attività commerciali che rappresentano fino al 40% del loro fatturato. La contrazione della domanda e le incertezze sulla ripresa rendono insostenibile un qualunque ulteriore aumento della pressione fiscale, mettendo a rischio gli 80.000 posti di lavoro della filiera nel Paese, in parte già in ferie forzate e in cassa integrazione.
La chiusura completa di ristoranti, bar, pub, fast-food, teatri, cinema, parchi divertimento e degli altri punti vendita del canale HO.RE.CA. ha comportato una perdita del 100% delle entrate generate dal comparto delle bevande analcoliche. I danni economici già registrati si protrarranno nei prossimi mesi: la ripartenza dei consumi sarà graduale e lenta, non si completerà fino all’autunno al netto del prevedibile calo del potere di acquisto delle famiglie e degli esercizi pubblici che resteranno chiusi definitivamente anche dopo l’emergenza sanitaria. Uno scenario molto diverso da quello in cui i due provvedimenti sono stati ipotizzati.
“L’industria delle bevande analcoliche in Italia” afferma David Dabiankov, Direttore Generale dell’Associazione “chiede al Governo un gesto di responsabilità che tuteli imprese e lavoratori in un contesto economico senza precedenti. Pensare di introdurre due nuove tasse in questo momento significa condannare un’intera filiera produttiva e distributiva radicata in Italia, con effetti a cascata su numerosi settori, dall’agricoltura alla ristorazione”.
Anche nella grande distribuzione organizzata si assiste ad una contrazione dei consumi per il comparto che si attesta mediamente intorno al 10%, con risultati estremamente negativi nei Cash & Carry. Difficoltà sono registrate anche nell’export di prodotti tipici del made in Italy (aperitivi, chinotti, gassose, aranciate, etc.) a causa del calo della domanda e della saturazione della rete logistica.
In questo scenario drammatico ed incerto, con volumi e fatturati in calo e costi fissi produttivi e distributivi stabili, l’impatto delle due tasse sui conti delle imprese sarebbe ben superiore al 20% stimato prima del crollo dei consumi, ma con un gettito di risorse per lo Stato decisamente minore a quanto preventivato.
Slow Food: “Sugar tax misura positiva se unita a educazione alimentare”
Periodicamente la proposta di una sugar tax entra tra le ipotesi della manovra di bilancio e ne esce poco dopo, generalmente in seguito alle proteste aziende che producono bevande gassate e altri prodotti ad alto contenuto di zucchero. Nella compagine di quanti fanno opposizione compaiono anche i produttori di zucchero italiani, anche se solo il 20% circa dello zucchero consumato in Italia è di produzione nazionale.
Per Slow Food “anche questa volta la storia si ripeterà, ma la gravità della situazione è evidente e non va sottovalutata. E se le tasse non sono mai di per sé una buona soluzione per risolvere i problemi e tantomeno una scelta strategica, bisogna comunque riconoscere che le esperienze dei Paesi in cui è stata applicata la sugar tax dimostrano un conseguente, notevole calo dei consumi di soft drink, come avvenuto in Francia, Norvegia, Messico, Cile e Ungheria. In Gran Bretagna invece la tassazione è progressiva rispetto alla quantità di zuccheri aggiunti, e ciò ha portato le aziende produttrici a ridurre il tenore zuccherino nelle bibite”.
A Berkeley, San Francisco, Oakland e Seattle, negli Stati Uniti, ad esempio, le entrate derivanti dalle tasse sulle bevande zuccherate vengono utilizzate per pagare programmi di nutrizione e attività fisica, frutta e verdura fresca per i destinatari del programma di assistenza nutrizionale supplementare.
“L’esempio statunitense – prosegue Slow Food – è quello più efficace, perché più incisivo nel lungo periodo. Anche in Italia la sugar tax sarebbe un buon punto di partenza, ma deve far parte di un progetto più ampio: è necessario accompagnare l’introduzione della sugar tax con norme che ne destinino i proventi all’inserimento nei programmi scolastici di percorsi di educazione alimentare e sensoriale, per abituare il palato a gusti naturalmente dolci, nonché a progetti di miglioramento delle mense scolastiche. In questo modo, la tassa così impiegata non si configurerebbe come un ennesimo balzello, ma anzi sarebbe un mezzo efficace per intervenire alla radice nella lotta a sovrappeso e obesità infantili, con un effetto di miglioramento della prevenzione a tutto vantaggio del sistema sanitario”.