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Carmela Ignaccolo

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E’ boom per la spesa online. L’analisi di Bain & Company

Da oltre due decenni, la spesa di generi alimentari si sta progressivamente spostando sull’online. L’emergenza Covid-19 ha radicalmente accelerato questa transizione digitale, portando i consumatori nel giro di pochi mesi a prediligere il canale online per la propria spesa. Negli Stati Uniti, in Germania, Francia, Regno Unito e Italia, si stima che nel 2020 ci saranno circa 350 milioni di ordini di generi alimentari online in più rispetto al 2019, con un apporto delle vendite attraverso questo canale di circa 36 miliardi di dollari all’anno.

Questo inaspettato cambiamento rappresenta una sfida per l’industria. Per la stragrande maggioranza dei negozi di generi alimentari, le consegne a domicilio sono strutturalmente meno redditizie delle transazioni fisiche e, in molti casi, gli ordini sono in perdita.

Andrea Petronio

“In Italia il canale online rappresenta oggi almeno il 3% delle vendite alimentari, con una quota raddoppiata rispetto a prima della pandemia. In pratica, l’accelerazione legata al Covid-19 ha catapultato i consumatori un paio di anni in avanti in termini di abitudini d’acquisto. Questo modello si consoliderà? Nel breve termine, ciò dipende da diversi fattori, come la qualità della shopping experience, l’offerta di prodotti freschi, la capacità di evadere gli ordini in modo affidabile e veloce, la rapidità di rilascio delle restrizioni antiCovid”, spiega Andrea Petronio, Partner di Bain & Company.

Se si verificasse una seconda ondata della pandemia da Covid-19, e se il vaccino non fosse pronto prima della metà del 2021, il contesto incoraggerebbe ulteriormente i consumatori alla spesa online. In questo scenario, la penetrazione della spesa online potrebbe toccare, nei prossimi cinque anni, quota 8-9% in Italia. 6-7% invece se il ritorno alla normalità sarà più rapido.

“Coloro che sceglieranno di non adattarsi ai nuovi canali, eviteranno le perdite nel breve termine, ma dovranno fronteggiare la mancanza di infrastrutture digitali, che potrebbe renderli non competitivi nel lungo termine. Chi si rivolge a terzi per soddisfare la domanda sarà altrettanto vulnerabile se la partnership dovesse terminare. Ed è possibile invece portare a profitto il canale. Come? Lavorando su 4 aspetti chiave dove concentrare i propri sforzi: ottimizzare la rete in ottica omnicanale, modificare le logiche contrattuali e promozionali con l’Industria, rimuovere le insostenibili sovvenzioni al canale attraverso il dynamic pricing, investire sull’automazione dove la scala lo consente”, sottolinea Luca Manfioletti, Expert Partner di Bain & Company.

 

 

Droni e fotografia: i nuovi acquisti di oggi. L’indagine idealo

Quanto pesa oggi il mondo delle immagini nel quotidiano di ciascuno di noi? Se lo è chiesto idealo che ha monitorato l’andamento dei prezzi e delle ricerche degli italiani online per i prodotti delle categorie Droni e Fotografia. L’indagine conferma l’aumento dell’interesse online per fotocamere, droni e componenti legati al mondo della fotografia.

Tra le principali evidenze emerge che l’interesse degli italiani online per i prodotti legati al mondo della fotografia in generale è aumentato, nell’ultimo anno, del +40,4% in generale con un boom per Action Camera (+165,7%) e Droni (+107,1%), per immortalare anche le avventure mozzafiato più spericolate e le visuali più strane e insolite. Inoltre, stando a un sondaggio effettuato da Kantar per conto di idealo nel mese di giugno 2020, un italiano su due metterà nella valigia delle prossime vacanze estive la macchina fotografica per fissare e avere un ricordo dei momenti trascorsi.

A conferma dei dati precedenti ecco segnalato anche un aumento delle ricerche di Fotocamere digitali mirrorless (+46,3%), Obiettivi fotografici (+41,6%), Fotocamere compatte (+23,0%) e Reflex (+7,8%).

Sul fronte geografico, inoltre, sono  Lombardia e Lazio le regioni dove è maggiore l’interesse online per i prodotti della categoria Droni e Fotografia.

Quanto ai periodi più indicati per l’acquisto, emerge chese a Dicembre conviene acquistare i droni è Giugno il mese più conveniente per le action cam.

Sul fronte delle tipologie, infine, è la GoPro Hero 7 Black la preferita degli italiani.

 

 

Metodologia

L’indagine demografica ha coinvolto 1500 consumatori digitali italiani. Alla domanda “Quali prodotti avrà il tuo kit da viaggio?”, il 49,2% ha risposto la macchina fotografica.

idealo ha analizzato la categoria dei Droni e quelle relative al mondo della Fotografia sul proprio portale italiano. Le intenzioni di acquisto del periodo compreso tra Luglio 2019 e Giugno 2020 sono state messe a confronto con quelle del periodo compreso tra Luglio 2018 e Giugno 2019.

MediaWorld: a Milano il primo Tech Village

MediaWorld, apre a Milano il primo Tech Village al mondo, un experience center dedicato all’innovazione con la presenza diretta dei principali leader tecnologici internazionali.

Progettato in collaborazione con l’architetto Fabio Novembre, il Tech Village  impiega circa 150 persone e offre a clienti e visitatori un’esperienza immersiva nella tecnologia, con sezioni dedicate a tutti gli ambiti dell’elettronica, 24 “botteghe” tecnologiche gestite dai major brand che completano lo spazio MediaWorld, aree per la formazione, per gli eventi e per l’intrattenimento.

AEG, Amazon, Apple, Bose, Dyson, Garmin, Haier, HP, Huawei, LG, Logitech, Moulinex, Nespresso, OPPO, Rowenta, Samsung, SKY, Sony, Vodafone, Xiaomi, infatti, hanno scelto proprio il MediaWorld Tech Village per evolvere la relazione con i propri clienti e sviluppare format e servizi inediti, che integrano all’esperienza di acquisto, test, simulazioni, anteprime, consulenze esclusive e formazione.

“Siamo molto orgogliosi di inaugurare oggi il Tech Village, un passo importante verso la ripartenza che testimonia la nostra grande connessione con il territorio nazionale e la nostra volontà di continuare a investire portando valore e innovazione nel Paese. Abbiamo ideato e realizzato questo nuovo format, unico al mondo, per combinare perfettamente le tre ragioni principali per il Cliente: bisogno, scoperta, passione. Ci impegniamo tutti i giorni a sviluppare soluzioni in linea con le richieste del mercato, per essere il più vicino possibile a tutti i cittadini che ogni giorno ci danno fiducia e si affidano alla nostra esperienza”, dichiara Guido Monferrini, CEO Italia & Europe Executive VP di MSH Group.

“È stato per me un grande piacere poter collaborare con una realtà importante come MediaWorld e portare in vita questo progetto. I miei spazi nascono per far incontrare le persone e il Tech Village permette di vivere la tecnologia in un modo tutto nuovo, più umano e intenso. L’architettura in questo senso è pensata per soddisfare le esigenze dei clienti con diverse tipologie di spazi: il porticato perimetrale con le botteghe tecnologiche per l’approfondimento, il mercato per l’acquisto immediato, e la piazza, il cuore del village, per vivere la magia dell’innovazione e dell’intrattenimento.”, dichiara Fabio Novembre.

 

 

Consumi e consumatori: un rapporto da ripensare

L’emergenza COVID-19 ha profondamente influenzato le opinioni dei consumatori sulla spesa. Prima dell’epidemia, la fiducia dei consumatori era alle stelle, con quasi la metà (46%) degli intervistati globali che si aspettava di spendere di più nei prossimi 12 mesi. Dopo l’inizio dell’epidemia, il 40% a livello global ha riportato una riduzione del reddito e la percentuale di coloro che hanno dichiarato che avrebbero speso meno nei prossimi mesi è quasi raddoppiata mentre il numero di coloro che hanno dichiarato di voler spendere di più è diminuito di oltre il 10%.

La spesa futura

Le aspettative sulla spesa futura tuttavia differiscono notevolmente tra i paesi: con i consumatori europei molto più cauti mentre le prospettive di spesa diventano più positive nei paesi in cui vengono revocate le misure di isolamento, come la Cina e il Medio Oriente. A livello europeo sembra emergere il rischio che la pandemia faccia emergere un Europa a due velocità. Da una parte, infatti, troviamo i paesi del Nord in cui i redditi delle famiglie sono stati meno colpiti dalla pandemia (solo il 34% in Germania dichiara di aver subito una diminuzione del proprio reddito, seguito da 38% in Olanda e 48% in Francia) e in cui i consumatori che ritengono di ridurre le proprie spese nei prossimi mesi sono limitati (25% in Germania, 30% in Olanda e 30% in Francia). Dall’altra paesi come la Spagna e l’Italia duramente colpiti dall’emergenza COVID anche nella propria economia, in cui circa il 60% degli intervistati ha subìto una contrazione delle proprie entrate (57% in Italia e 61% in Spagna). In questi paesi il 42% degli italiani e ddirittura il 56% degli spagnoli intervistati prevede di ridurre significativamente le proprie spese nei prossimi mesi; a principale preoccupazione, infatti, riguarda le prospettive lavorative (57% in Italia, 60% in Spagna vs 33% in Germania).

L’impatto sulla domanda di beni e servizi

Le fasi più acute della pandemia i consumi sono state caratterizzate dall’acquisto compulsivo di prodotti necessari – come generi alimentari e prodotti per la cura della casa e della persona – con un costante aumento della spesa media. Secondo la GCIS Pulse Survey, la spesa per grocery è aumentata per il 64% degli italiani (seguita, a distanza, dal 35% che ha aumentato spese di Entertainment & Media e dal 27% che ha aumentato spesa per food delivery o pickup), e la metà degli intervistati ha acquistato generi alimentari con minor frequenza rispetto a prima dell’emergenza (ma con carrelli più grandi).

Andamento opposto invece avranno gli acquisto di beni non necessari come ad esempio l’abbigliamento. Questa categoria sempre secondo la GCIS Pulse Survey 2020, è stata tra le maggiormente penalizzate con il 58% del campione italiano che ha ridotto spese di abbigliamento e calzature, ma quando i consumatori si sentiranno di nuovo al sicuro, è ipotizzabile e auspicabile un effetto di revenge spending.

Il fuori casa

Se per grocery e apparel i consumatori di tutti Paesi intervistati sono stati concordi durante la pandemia nell’aumentare la spesa di food e ridurre quella di abbigliamento, al contrario la ristorazione ha registrato comportamenti totalmente differenti. Da una parte Italia, Francia e Germania, in cui pur di non rinunciare ai propri piatti preferiti gli intervistati hanno aumentato la spesa in pickup e delivery e la ristorazione è balzata fra le top 3 categorie di spesa in aumento (per il 27% degli italiani, il 24% dei tedeschi e il 32% dei francesi) Dall’altra Spagna, Cina e UK, in cui questa spesa è risultata fra le top 3 più penalizzate: con 49% degli spagnoli, il 47% dei cinesi e il 46% degli inglesi che hanno ridotto gli acquisti in food delivery e pickup.

Erika Andreetta, Partner PwC e Consumer Markets Consulting Leader, commenta: “Siamo di fronte a un forte momento di discontinuità che avrà ripercussioni sull’economia, sulle abitudini di consumo e sul paniere della spesa. In generale, ci attendiamo dai consumatori una tendenza ad acquistare sempre più Made in Italy, anche in un’ottica di solidarietà collettiva. Parallelamente, tra le aziende si verificherà un aumento della collaborazione volta a far ripartire l’economia del nostro Paese, aiutando in primis le filiere produttive e le piccole e medie imprese.”

Fisico e online

Il 64% degli italiani, per la ricerca GCIS Pulse 2020, continua ad acquistare grocery in store, ma analogamente agli altri paesi mediterranei come Francia e Spagna l’online è stato scelto durante la pandemia da quasi un terzo dei consumatori (31% in Italia, Francia e Spagna) e la quasi totalità di questi “nuovi” consumatori continuerà ad utilizzare questo canale anche nel “New Normal” (85% in Italia, 88% in Spagna e 90% in Francia). Questo trend dell’e-grocery è particolarmente rilevante in Medio Oriente in cui il 44% degli intervistati acquista online e in Cina in cui la % di acquirenti online supera quella degli shopper in store (69% vs 25%).

Al contrario rimangono più saldamente radicati verso un consumo tradizionale in store i Paesi di lingua germanica come la Germania (76%) e l’Olanda (70%).

Per il canale fisico in Italia, con le misure di limitazione degli spostamenti torna a essere importante la prossimità: è stata la rivincita del negozio di vicinato. Le piccole botteghe e i negozi di quartiere diventano così i punti vendita prediletti dal consumatore, rivalutati dal 29% degli intervistati nell’ambito dello studio GCIS Pulse 2020. Un trend destinato a restare anche dopo l’emergenza, grazie al riconsolidamento della relazione tra cliente e commerciante. E ancora, un 13% dei consumatori nel corso degli ultimi mesi ha sperimentato acquisti presso punti vendita “nuovi” per il consumatore, che prima dell’emergenza non vendevano generi alimentari al pubblico.

Per il canale online si è assistito e si assisterà ad un forte impulso dell’e-grocery: il 31% degli italiani secondo la GCIS Pulse 2020 ha scelto in Italia il canale on-line per il grocery e di questi il 70% ha acquistato online in quantità maggiori (rispetto al canale fisico) e l’85% continuerà a usare il canale anche dopo la pandemia. Il trend delle vendite di prodotti di largo consumo online dal 17 febbraio al 3 maggio (periodo di quarantena in Italia) è stato del +144,6% (con un picco del +304,6% nella quarta settimana di aprile) (fonte ANSA).

La crescita dell’e-commerce, tuttavia, non riguarda solo la vendita di beni essenziali: secondo i dati della ricerca GCIS Pulse 2020, il 60% dei consumatori italiani ha ridotto i propri acquisti di prodotti non alimentari presso gli store fisici e al contempo il 43% ha utilizzato il computer e il 36% il proprio smartphone.

“Nel brevissimo termine, le aziende del settore Consumer Markets dovranno adattarsi per rispondere alla nuova domanda dei consumatori, oltre che prepararsi per gestire diversamente diversi aspetti operativi al fine di garantire la sicurezza dei luoghi di lavoro e dei punti vendita” – commenta Erika Andreetta. “Tra i trend del medio periodo, invece, auspichiamo un ripensamento del canale dell’e-commerce, in particolare per quanto riguarda il business model delle consegne, ma anche in termini di potenziamento delle piattaforme”.

 

Metodologia

PwC ha svolto nei mesi di maggio e giugno lo studio GCIS Pulse Survey 2020, intervistando quasi 4.500 consumatori in 35 città.

 

Più salutisti ed ecologisti gli italiani del dopo lockdown

Negli ultimi mesi, complice il lockdown, gli italiani hanno pensato più alla salute eall’ambiente, operando scelte più attente anche per quanto attiene all’alimentazione e la sostenibilità. Questo è quanto emerge dall’Osservatorio “THE WORLD AFTER LOCKDOWN” realizzato da Nomisma e Fileni per indagare le abitudini e preferenze dei consumatori di carne e come esso si sia modificato durante il clou dell’epidemia.

Come è cambiato il carrello
Durante il lockdown gli italiani hanno fatto scelte più salutari orientandosi verso cibi di maggiore qualità e più sicuri, sia in termini di provenienza che in termini di metodi di produzione. Made in Italy e Km 0 sono diventatiattributi centrali nella scelta dei prodotti alimentari (il 22% dei consumatori dichiara di aver incrementato gli acquisti in queste due categorie) coinvolgendo anche chi prima non era solito ricercare queste caratteristiche (il 28% ha cominciato ad acquistare prodotti alimentari provenienti da filiere corte proprio durante la quarantena). In crescita anche l’interesse verso i metodi di produzione biologica e sostenibile: durante il lockdown, il 20% degli italiani ha preferito cibi prodotti con metodi a basso impatto ambientale, il 12% ha acquistato prodotti alimentari con packaging sostenibile e il 30% ha sperimentato i prodotti biologici per la prima volta.

La crescita del bio
Un dato, queest’ultimo, da inquadrare in uno scenario di crescita che interessa tutti gli indicatori di questo settore: +76% la superfice agricola coltivata secondo il metodo bio negli ultimi 10 anni, +66% il numero di operatori impegnati nella filiera dal 2008 a oggi e un valore dell’export pari a circa 2,3 milioni di euro (+2,6%).
E non basta: sul mercato interno i dati Nielsen sugli Iper e Super evidenziano una crescita del +3,6% rispetto al 2018 e del +83% rispetto al 2014, facendo aumentare il peso del bio sul totale della spesa alimentare a valore che passa dal 2% al 4% in cinque anni. Complessivamente le vendite di prodotti alimentari biologici in GDO nel 2019 superano 1,3 milioni di euro.

Un segmento dunque, già in ascesa, ma che nel corso del lockdown è proprio “schizzato” verso l’alto: dal 17 febbraio al 22 marzo 2020 le vendite di prodotti alimentari e bevande bio in GDO (Iper+Super+Discount+Lsp) hanno infatti segnato un +20,1% rispetto allo stesso periodo del 2019.
In particolare, è il comparto dei freschi quello su cui si è concentrata maggiormente l’attenzione dello user bio: +10% nei primi 3 mesi del 2020, con picchi nell’ortofrutta (+15%) e nella carne (+31%).

Provenienza, metodi produttivi e freschezza:i nuovi must
L’Osservatorio Lockdown Nomisma ha rilevato che attributi come “origine 100% italiana”, “sostenibilità” e “biologico” sono per il consumatore assolutamente indispensabili nel carrello della spesa alimentare e, ancor
di più su alcune categorie di prodotti. È il caso dei freschi e, in particolare della carne: il 71% dei consumatori reputa importante l’origine 100% italiana ma questa quota sale al 78% per la carne, il 51% cerca il marchio bio tra gli scaffali, ma ancor di più sul banco carne (54%). Altri fattori che entrano in gioco nella scelta della carne da acquistare sono l’assenza di antibiotici (importante per il 75% dei consumatori di carne), la preferenza verso carni da animali cresciuti all’aperto (66%), l’assenza di OGM nei mangimi (65%) e l’alimentazione con soli mangimi vegetali (56%).

Secondo i dati raccolti nell’ultimo approfondimento per Fileni nell’ambito dell’Osservatorio Lockdown Nomisma, gli italiani 18-65 anni che nell’ultimo anno hanno consumato carne in almeno
un’occasione sono il 92% della popolazione. Di questi, il 52% ha scelto la carne biologica per motivi di salute/benessere (16% degli users), perché garantisce l’assenza di antibiotici (15%), perché è priva di OGM,
additivi e conservanti (12%), e perché è ritenuta in generale più sicura (12%). Infine, circa 1 consumatore su 10 la acquista perché prodotta secondo metodi più rispettosi dell’ambiente o da allevamenti sostenibili.
Anche il packaging della carne diventa protagonista e portatore di messaggi “green” .

L’importanza del packaging
I consumatori hanno quindi le idee ben chiare sui valori e sulle garanzie che la carne biologica può offrire e chiedono che ci sia coerenza anche con il packaging: 9 user su 10 vogliono trovare nei supermercati carne bio con un packaging sostenibile e il 36% afferma che la confezione della carne bio dovrebbe essere riciclabile al 100%, compostabile (17%) o comunque contenere meno plastica possibile (16%). Ma i valori e l’importanza del pack sostenibile hanno bisogno di essere comunicati, tanto che l’11% degli user di carne bio, vorrebbe trovare in etichetta informazioni sull’impatto ambientale dell’imballaggio.

Feedback dei consumatori

I risultati dell’indagine evidenziano che esistono dei margini di miglioramento dal lato dell’offerta: il 49% dei consumatori di carne non è pienamente soddisfatto dell’assortimento della linea biologica e, inoltre, tra chi ad oggi non consuma carne bio, il 19% non ne comprende le garanzie e il 6% non la trova nei punti vendita che frequenta abitualmente.
“Istituzioni e consumatori chiedono a gran voce un sistema alimentare più sano e che rispetti l’ambiente e l’allevamento biologico gioca un ruolo fondamentale nel raggiungimento di questo obiettivo. Fileni è stato un
pioniere nell’ambito della sostenibilità: abbiamo molto a cuore il benessere degli animali, che vengono allevati nelle migliori condizioni all’interno di una filiera biologica, e il futuro del nostro pianeta che difendiamo anche attraverso la scelta dei migliori e più innovativi packaging sostenibili per i nostri prodotti,” afferma Roberta Fileni, membro del CDA del Gruppo. “Trasparenza e qualità sono due valori chiave che da sempre cicontraddistinguono

Corepla premia il pensiero green

Anche quest’anno, nonostante la pandemia, Corepla ha premiato due progetti selezionati tra i tanti che hanno risposto all’invito lanciato dalla terza edizione della Call for Ideas “Alla ricerca della plastica perduta” per l’elaborazione di soluzioni innovative di recupero della plastica

L’iniziativa, rivolta a Centri di Ricerca, Università e istituti accademici, Imprese, Pmi e Startup, anche quest’anno ha raccolto numerose adesioni tra le quali un Comitato tecnico-scientifico ha selezionato i progetti vincitori, che sono stati premiati oggi nel corso di una diretta Facebook, per procedere successivamente al loro sviluppo grazie all’intervento di Corepla.

Si è trattato quest’anno di un evento adeguato al periodo di restrizioni anti Covid-19, quindi svolto prevalentemente da remoto ma con una padrona di casa d’eccezione, Debora Villa, in studio insieme al Presidente di Corepla, Antonello Ciotti, e al Direttore della Ricerca e Sviluppo del Consorzio, Antonio Protopapa, con i due vincitori di questa edizione.

Presentando l’iniziativa il Presidente Ciotti ha rimarcato come “Corepla, grazie alla sua competenza e all’esperienza pluriennale nell’ambito delle buone prassi di sostenibilità, sia impegnato, proprio in un frangente tanto delicato quanto difficile come quello che stiamo vivendo, a svolgere un ruolo di catalizzatore di nuovi progetti. Il Consorzio sostiene costantemente nuove iniziative volte ad accelerare il processo di trasformazione verde dei modelli produttivi, in cui la plastica riciclata giochi un ruolo di primaria importanza e funzionale alla salvaguardia ambientale, ambito verso il quale convergerà, in futuro, una fetta consistente degli investimenti destinati al rilancio del Paese”.

Per la realizzazione della Call, Corepla ha usufruito della consulenza di Triwù, società specializzata nel monitorare la ricerca scientifica, tecnologica e la produzione di innovazioni di ogni genere.

I 2 progetti vincitori

Contenitori Ciro Pizza di Mario Menzio prodotto e distribuito dalla Food Delivery Packaging Srl, startup all’avanguardia del settore food.

L’idea: creare un innovativo vassoio in plastica riciclabile per la pizza da asporto, impilabile, areato ed in grado di salvaguardare fragranza, qualità e temperatura del prodotto, esattamente come al ristorante, incoraggiando, allo stesso tempo, il recupero del contenitore che il cliente può riportare al ristorante ricevendo in cambio un incentivo. I Ciro Pizza Box ritirati verranno sottoposti ad un adeguato trattamento di recupero e verranno nuovamente immessi in un ciclo produttivo. In questo modo potranno essere riciclate, ogni mese oltre 2 tonnellate di plastica. La novità ancora più interessante è data dalla possibilità di creare in futuro un circuito chiuso di raccolta che permetterebbe di produrre nuovi vassoi utilizzando la plastica derivante dal riciclo di quelli usati.

Le Malte Cementizie e gli Impermeabilizzanti prodotti da NEW LIFE ITALY di Maurizio Pasini. NEW LIFE ITALY srl, con sede a Poggio Torriana (RN), è una startup innovativa, in possesso di brevetti inerenti il riutilizzo di materiali plastici di riciclo, derivanti da attività di recupero. Filosofia dell’azienda è di andare oltre l’Economia Circolare, sviluppando un ciclo economico virtuoso di Economia della Natura, con una filiera di Produzione-Recupero-Riciclo a “Scarto Zero” e riutilizzo al 100%”, estendibile e replicabile.

L’idea: realizzare malte cementizie e impermeabilizzanti dalle plastiche riciclate ricavate dalla trasformazione di rifiuti, utilizzandole in sostituzione degli inerti da cava. Le malte così prodotte possono essere utilizzate non solo in edilizia ma anche in altri ambiti, quali costruzioni, manutenzioni stradali, restauro conservativo, arredi, cantieristica navale e molto altro. Con tali prodotti è possibile anche produrre manufatti di vario genere (es. casalinghi) e arredo urbano.

Surgelati: i consumi superano i 14 kg pro capite

Refrigerator in the supermarket

Nel 2019 la spesa alimentare delle famiglie italiane è stata all’insegna di una sostanziale stabilità[1] (+0,4%). All’interno di questo trend i prodotti surgelati hanno mostrato segnali positivi: nel 2019 sono cresciuti in volume del +1,3% rispetto al 2018 per un consumo pro capite di 14,1 kg annui, un valore mai registrato prima. A fronte di una crescita dei volumi, anche il valore di mercato del settore ha segnato un incremento passando dai 4,3/4,6 miliardi di euro del 2018 ai 4,4/4,7 miliardi di euro del 2019. Tra le performance più importanti dello scorso anno il canale Retail ha raggiunto le 531.400 tonnellate (+1,5% sul 2018), il Catering (Fuoricasa) ha comunque segnato un +1,1%, attestandosi a 318.500 tonnellate e risultati lusinghieri registrati anche dal Door to door.

Ecco alcuni dei risultati emersi dal “Rapporto annuale sui Consumi dei prodotti surgelati” di IIAS – Istituto Italiano Alimenti Surgelati  integrato con Unione Italiana Food), che analizza l’andamento del settore in Italia nel 2019 fornendo anche importanti dati sui primi quattro mesi del 2020.

Primi 4 mesi del 2020

Il 2020 era iniziato confermando il trend positivo del settore dei surgelati, ma l’emergenza legata alla pandemia da Covid -19 ha cambiato la spesa alimentare degli italiani e anche il settore dei surgelati è stato interessato. Da una parte, nel primo quadrimestre 2020, le vendite complessive di surgelati nel canale Retail hanno segnato un +13,5% con performance particolarmente positive nel segmento dell’ittico (+16,5%), degli snack salati (+21,5%), delle pizze (+12,5%) e delle patate (+12%). E anche il segmento del Porta a porta ha segnato nel 2020 un aumento significativo (fino a un +40% a marzo, rispetto al 2019).

A questi numeri positivi ha fatto da contraltare il trend negativo del Fuoricasa: nel primo quadrimestre, l’intero comparto della Ristorazione commerciale e della Ristorazione collettiva, a seguito della chiusura di esercizi pubblici, bar, ristoranti, mense, scuole, si è quasi dimezzato. Ciò ha impattato sul settore – che ha nel Fuoricasa più del 37% del totale di consumi dei surgelati nel nostro Paese – lasciando presagire per l’intero anno una perdita di almeno un quarto del fatturato dei surgelati per il Fuoricasa, pari a circa 600 milioni di euro.

“L’esperienza di questi mesi ci consente di affermare che le nostre Aziende di surgelati hanno dimostrato ancora una volta di essere vicine agli Italiani” afferma Vittorio Gagliardi, Presidente di IIAS – Istituto Italiano alimenti surgelati. “Chiamato a uno straordinario impegno produttivo, da compiere in situazioni di massima sicurezza per i propri dipendenti e collaboratori, il nostro settore, così come gli altri dell’agroalimentare nazionale, ha assolto pienamente la propria responsabilità sociale garantendo la costante presenza nella distribuzione di prodotti con i consueti, elevatissimi livelli di qualità e igienicità. Il nostro – conclude Gagliardi – è un patrimonio produttivo, tecnologico, economico, sociale su cui fare affidamento per la “ripartenza” del Paese. Il sotto zero potrebbe avere un ruolo chiave alla riapertura degli esercizi pubblici: il canale Horeca dovrà inevitabilmente adattarsi alla faticosa ripresa della domanda e a nuove modalità di somministrazione dei pasti e, in questo senso, i surgelati potrebbero aiutare in termini di sicurezza alimentare, gestione degli stock, riduzione degli sprechi e ottimizzazione del food cost”.

Le categorie di prodotto

Analizzando le singole categorie di prodotto, scopriamo che l’anno scorso, nel canale Retail, si sono registrate ottime performance per i vegetali che rappresentano quasi la metà dell’intero comparto surgelati: nel 2019, ne sono state consumate 228.000 tonnellate, con una crescita di 0,5% rispetto al 2018. In questa categoria sono tornati a crescere sia i vegetali semplici (piselli, spinaci, fagiolini, patate), sia le zuppe/minestroni e ricettati.

Anche l’ittico torna ad aumentare, con 94.150 tonnellate consumate lo scorso anno e una crescita del +1,2% rispetto al 2018. Il consumatore apprezza soprattutto la provenienza delle materie prime da pratiche certificate di pesca sostenibile, la loro surgelazione veloce e le informazioni contenute in etichetta.

Buoni risultati registrati nel 2019 per pizze e snack, con un consumo di circa 78.500 tonnellate (+2,4%). La più richiesta rimane sempre la Margherita, cui seguono vegetariana, capricciosa, ai funghi, al prosciutto. In leggero aumento anche il consumo di patate surgelate, con 72.300 tonnellate e una piccola variazione dello +0,7% sul 2018.

I piatti ricettati si confermano un prodotto molto gradito dal consumatore, con 32.900 tonnellate consumate dagli italiani +2,9% rispetto al 2018: primi, secondi e contorni crescono di volume segnando un risveglio di questo segmento. Infine, riprendono a crescere i consumi di carne, sia bianca (8.850 tonnellate con +3,3% rispetto al 2018) che rossa (4.500 tonnellate con +2,4% rispetto al 2018).

Le pizze surgelate

Il comparto dei surgelati è anche uno dei fiori all’occhiello dell’export agroalimentare italiano, che nel 2019 ha toccato 35,4 miliardi di euro con un +5,2% sul 2018. Il maggiore mercato di riferimento rimane l’Unione Europea, con la Germania in testa, seguito da Nord America e Asia: gli USA rappresentano quindi il secondo sbocco assoluto del nostro food and beverage, soprattutto con i prodotti tipici trasformati come pizze e ricettati.

Quando si fa riferimento all’export un discorso a parte merita la pizza surgelata. Nel 2019 l’export italiano di questo prodotto ha oltrepassato le 150.000 tonnellate, registrando un incremento di oltre il 10% rispetto al 2018 stimabile in 500 milioni di euro. Proprio per promuovere ancora di più sui mercati questo prodotto, a marzo 2020, Unione Italiana Food ha concretizzato un importante accordo con il coinvolgimento del Ministero della Salute, del Ministero dello Sviluppo Economico e dell’Ambasciata italiana a Washington. L’operazione ha aperto la strada all’esportazione di prodotti surgelati con carne suina, in qualità di ingrediente, negli USA da alcuni stabilimenti situati nel nord Italia. Le ricadute economiche dell’accordo saranno significative per il settore: infatti, gli americani adorano la pizza surgelata ed il mercato USA è costituito in larga parte da prodotti che contengono ingredienti carnei, come il salame piccante che caratterizza la popolarissima Pepperoni Pizza.

[1] Dati Ismea 2019

I consumatori del post Covid secondo Tiendeo.it

Pandemia e lockdown: sorgono nuove priorità e abitudini d’acquisto diversificate, più improntate all’online.

Tiendeo.it si è occupata di analizzare il nuovo consumatore evidenziando alcune peculiarità.

Cosa è cambiato

La società ha sete della cosiddetta “nuova normalità” ed è per questo che la graduale riapertura  insieme all’arrivo del bel tempo ha causato una trasformazione delle sue priorità, aumentando le ricerche di offerte online (nella prima settimana di apertura). Le ricerche online su Tiendeo sono aumentate del 28% e categorie come arredamento e casalinghi (19%), elettronica e informatica (14%) e giardino e brico (9%) ora raggiungono le prime posizioni. D’altra parte, diminuiscono frequenze, tempi, distanze e modificano persino i normali canali di pianificazione e acquisto.

Secondo un primo rapporto di Tiendeo su come il COVID-19 ha influenzato il comportamento di acquisto, il numero di visite ai supermercati si è ridotto del 22% passando da una media di 4,5 a 3,5 uscite mensili e il tempo trascorso nei negozi è aumentato a 35 minuti, rispetto ai precedenti 33 minuti (+6%). Allo stesso modo, il fatto che gran parte della popolazione lavori in smart working ha influenzato sia i giorni scelti che le fasce orarie: le uscite infrasettimanali diventano le preferite, sostituendo quelle del sabato, e si concentrano tra le 9.00 e le 11.00 del mattino, invece che distribuirsi tra le 10.00 e le 12.00 e le 16.00 e le 18.00. Altro dato interessante è quello relativo al raggio di percorrenza, che durante la quarantena diminuisce notevolmente (-42%): da 4,5 a 2,6 km. Sebbene si tratti di uno scenario in cui il canale online ha acquisito una grande forza nei diversi momenti della customer journey in quanto è il più accessibile (o addirittura unico) nelle circostanze, è anche vero che gli stabilimenti fisici hanno continuato a essere i prescelti per la maggior parte degli acquisti alimentari. Tuttavia, le distanze sono state ridotte, dando priorità ai negozi più vicini a casa e mettendo così in scacco la fedeltà depositata (prima del COVID-19) nei supermercati e ipermercati di fiducia che dovranno lottare per recuperare nei prossimi mesi consensi e clienti.

Maggiore pianificazione

Partendo dal presupposto che il futuro del settore è qualcosa di totalmente incerto, il nuovo consumatore che sta nascendo da questa crisi pianifica i suoi acquisti in modo più coscienzioso prima di recarsi nei negozi, con il fine di contenere i costi, come risultato della crisi economica, e per paura di una possibile recessione. Di conseguenza, sarà anche più sensibile alle promozioni e alle offerte che marchi e aziende mettono a loro disposizione. Inoltre, benché fosse evidente che internet avrebbe acquisito sempre più importanza nel processo di acquisto nei prossimi anni, ciò che era impossibile prevedere era quanto rapidamente ciò sarebbe accaduto. Stiamo assistendo a una iperdigitalizzazione della società a un ritmo rapido. Il coronavirus sta accelerando l’arrivo di quello che doveva essere il futuro del retail. Di fronte a un ambiente così mutevole infatti, il settore del retail si trova a svolgere un’attività di analisi continua per di conoscere le nuove esigenze e il comportamento dei clienti ed essere al loro fianco in ogni momento. Il canale online a questo proposito diventa l’alleato perfetto per ottenere una profonda conoscenza della customer journey grazie ai Big Data ottenuti dalle ultime tecnologie. È essenziale per i retail un’alta adattabilità e un miglioramento delle loro risorse online ripensando la propria strategia media, dove il marketing digitale sarà essenziale sia per continuare a generare vendite sia per ottenere la fedeltà dei potenziali clienti, modificatasi durante la quarantena. Dopo questa crisi, i retail che hanno saputo reinventarsi e orientare le loro strategie di comunicazione e marketing verso il digitale saranno i vincitori.

La sfida dell’online

“È una crisi che ha rappresentato per i retailer molteplici sfide, che si sono trasformate in grandi opportunità per stare più vicini ai propri clienti, apportando un valore aggiunto. Questo è questo il momento di provare e sperimentare nel canale online, se si vuole uscirne fortificati” afferma Jaume Molins, Country Manager Italia.

Questo significa che i retailer dovranno adattare all’online le proprie forme di comunicazione e vendita, prediligendo i cataloghi digitali rispetto a quelli cartacei, questi ultimi da sempre considerati arma vincente della GDO. Si tratta non solo di una scelta sostenibile dal punto di vista ambientale, ma che permette maggiore agilità e un ipersegmentazione, così da raggiungere un target locale in modo preciso piuttosto che in forma massiva, contenendo i costi. Ora che il consumatore non smette di informarsi online e scopre i vantaggi di fare provviste attraverso e-commerce, il marketing digitale si afferma più che mai come strumento fondamentale per aumentare le vendite e fidelizzare i propri clienti.

Live Stream Shopping: la rivoluzione firmata Motivi

Motivi anticipa e traduce le nuove tendenze del consumo globale attraverso un’innovativa piattaforma di Live Stream Shopping che rivoluziona completamente l’esperienza di acquisto proiettando il rituale della vendita in negozio su un nuovo concetto di digital shopping interattivo e istantaneo.

Realizzata in collaborazione con Radicalbit, la piattaforma abilita un’evoluzione nel modello di business del brand del Gruppo Miroglio, che negli ultimi mesi, dopo aver messo in campo diverse modalità di assistenza e vendita in remoto tramite social network, si appresta ora a lanciare il primo formato Retail-into-Digital Sale in Europa.

La piattaforma su misura studiata da Radicalbit integra un potente strumento per l’analisi dei dati in motion con i servizi di live video streaming di Bambuser. Il risultato è la creazione di un nuovo processo di vendita online, diverso da quanto
già presente sul mercato: un’interfaccia e una sinergia diretta tra gli spazi fisici di Motivi, il canale e-commerce motivi.com e le consumatrici a casa. Un flusso end-to-end unico nel suo genere, che parte dai punti vendita di Motivi per coinvolgere
le utenti in un’esperienza di realismo virtuale a 360°, immediata e personalizzata, che in ultimo prevede la conclusione dell’acquisto sullo stesso sito web del marchio.

Le sessioni di shopping saranno infatti ambientate e condotte all’interno degli store Motivi, dove le venditrici abitualmente impegnate nelle relazioni con le clienti saranno chiamate a presentare e raccontare in video le nuove collezioni e i nuovi prodotti in qualità di streamer specializzate.

Nel corso delle “trasmissioni”, le clienti connesse alla piattaforma potranno chattare in diretta con la professional streamer per chiedere, in tempo reale, consigli di varia natura o dettagli specifici sulle silhouette, sui tessuti e sugli accessori da abbinare, proprio come durante lo shopping in negozio.

In contemporanea, la smart interaction offerta dalla piattaforma consentirà la vendita istantanea degli articoli presentati grazie a un semplice click sulle relative immagini che scorreranno in fondo allo schermo. I prodotti selezionati dalla cliente appariranno nel carrello personale direttamente collegato all’e-commerce Motivi per finalizzare le successive fasi di acquisto. Il Live Stream Shopping di Motivi fa dunque leva sulla competenza professionale, sul valore umano e sulla capacità di intrattenimento del personale di vendita dei negozi per azzerare le distanze con le consumatrici e offrire una nuova esperienza digi-fashion autentica ed empatica, ricca di contenuti e storytelling in continua evoluzione. La personalizzazione sarà un elemento chiave di questo sistema di vendita all’avanguardia, in cui l’intelligenza artificiale e l’analisi avanzata dei dati permetterà al brand di rivolgersi a milioni di clienti con prodotti mirati, in base ai gusti specifici, e con un programma CRM di massima efficacia.
“Siamo orgogliosi di annunciare questa operazione straordinaria che parla di progresso tecnologico, di amplificazione della brand loyalty e di vicinanza alle nostre clienti”, dichiara Furio Visentin, Brand Director di Motivi. “Questa piattaforma rappresenta un vero e proprio canale aggiuntivo di vendita, complementare agli altri touchpoint del marchio ma ancora più potente per il numero di negozi coinvolti e per il numero di persone che potremo raggiungere. Come azienda e come brand oggi scegliamo di investire nello stile, nell’innovazione e nell’intrattenimento per allineare la nostra
strategia omnichannel a un pubblico estremamente evoluto che ricerca esperienze sempre più dinamiche, immediate e coinvolgenti”

Esselunga passa all’acqua in confezione rPET al 50%

Esselunga lancia le bottiglie d’acqua a marchio privato con il 50% di PET riciclato.

Per facilitarne la trasformazione durante il processo di recupero, inoltre, è stata anche modificata la colorazione del packaging, sostituendo le classiche bottiglie verdi e blu con bottiglie trasparenti. Ogni anno Esselunga vende 80 milioni di bottiglie e, grazie al passaggio ad una confezione rPET al 50%, limite massimo permesso dalla legge italiana, si assisterà a un decremento dell’utilizzo di PET vergine di oltre 1000 tonnellate all’anno, pari al peso di 100 camion.

L’iniziativa si inserisce nel quadro di un più ampio progetto di riconversione del packaging delle linee di prodotti a marchio Esselunga: è il caso, ad esempio, delle confezioni di latte, realizzate con plastica rPET al 50% o con Tetra Rex Bio-Based, così come dei prodotti della linea “Pronti in Tavola”, il cui imballaggio in plastica riciclata comporta un risparmio di circa 130 tonnellate di PET vergine, e del progetto “FeVBio: obiettivo ZeroPlastica”, che prevede l’intervento sugli imballaggi dei 150 articoli del settore frutta e verdura fresca biologica a marchio, dotandoli di un packaging compostabile e/o riciclabile.

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