Assemblea Confcommercio: la ripresa c’è, ma solo al Centro-Nord

“La ripresa c’è, ma restano dubbi sulla sua intensità”. Lo dice l’Ufficio Studi di Confcommercio nelle “Note economiche” diffuse in occasione dell’Assemblea Generale della Confederazione tenutasi ieri a Milano, sottolineando da un lato le variazioni congiunturali e tendenziali del Pil “finalmente positive” del primo trimestre e i buoni dati di aprile per ICC (Indicatore dei consumi Confcommercio)(+0,5%) e occupati (+0,7%), ma dall’altro i cali del clima di fiducia di famiglie e imprese a maggio.

Per il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli “siamo finalmente davanti ai primi segnali di ripresa, anche se  timida” e in più in una situazione in cui “l’estero conta tanto, sia in negativo che in positivo”. Ma al di là delle statistiche “molte famiglie e imprese fanno ancora fatica a percepire la ripartenza dell’economia nella realtà quotidiana”.

È una situazione che per l’Ufficio Studi dipende dalle difficoltà sul versante dei conti pubblici e dallo “spettro delle clausole di salvaguardia che incombono sul futuro fiscale degli italiani”. In ogni caso, sono confermate le previsioni di crescita all’1,1% per il 2015 e all’1,4% per il 2016 che però “favoriranno solo un moderato recupero di quanto perso negli anni della recessione in termini di produzione di ricchezza, di reddito disponibile e di consumi delle famiglie”. In valori pro capite, tra il 2007 ed il 2014 gli italiani in media hanno infatti “patito una riduzione in termini reali del 12,5% per il Pil, del 14,1% per il reddito disponibile e dell’11,3% per i consumi”.

Schermata 2015-06-09 alle 09.43.06Al ritmo attuale di crescita, il recupero di quanto perso è stimato al 2027 per il Pil pro capite, al 2030 per la spesa delle famiglie e addirittura al 2032 per il reddito disponibile.

Quanto alla natimortalità delle imprese, nel 2015 e 2016 è previsto un miglioramento, con “un ridimensionamento del saldo negativo a circa 17mila unità, determinato prevalentemente da un incremento delle iscrizioni”.

Infine l’eterno “problema Sud”, che al contrario del Centro-Nord dovrebbe restare in recessione almeno fino al prossimo anno. Una soluzione a portata di mano sarebbe quella del turismo, se si considera che dei circa 30 miliardi di euro all’anno che mediamente, negli ultimi quindici anni costituiscono la spesa dei turisti stranieri sul territorio italiano, solo poco più di 4 miliardi arriva nel Mezzogiorno. “Il rilancio del turismo, soprattutto nel Sud, magari con l’occasione dell’Expo – afferma l’Ufficio Sudi – potrebbe essere una strada davvero percorribile per iniziare un processo di riduzione dei gap macro-regionali, questa volta nella direzione di un livellamento verso l’alto”.