
In Occidente la guerra dei prezzi morde i profitti e le insegne della GDO soffrono. Sempre più guardano allora ai grandi mercati emergenti (in realtà già emersi da tempo) come modo per sistemare i conti. Primo tra questi la Cina. Così Walmart, che ieri ha annunciato l’apertura di altri 115 punti vendita nel Paese asiatico entro il 2017. Le nuove aperture di concentreranno nelle grandi città, come Shanghai, Shenzhen e Wuhan, e andranno ad aggiungersi ai 411 pdv Walmart in Cina creando 30mila nuovi posti di lavoro. Allo stesso tempo però il gigante americano, numero uno della GDO mondiale, chiuderà gli store meno performanti (dopo averne chiusi 29 lo scorso anno), mentre 50 di questi saranno ristrutturati con un investimento di 60 milioni di dollari. Perché in realtà qui sta il punto: le vendite cinesi di Walmart hanno lo scorso anno subito un rallentamento, e così è successo a Tesco e Carrefour, mentre Auchan nel 2014 ha dichiarato un “traino” da parte dei suoi ipermercati cinesi su uno scenario sempre più internazionale (ormai la Francia risponde per il 33,5% delle vendite). “Anche se c’è stato un rallentamento delle vendite, abbiamo guadagnato quote di mercato negli ipermercati” ha detto Scott Price, capo delle operazioni asiatiche di WalMart.
“Vogliamo diventare parte dell’economica cinese” ha spiegato così la strategia dell’insegna l’Ad Doug McMillon durante una conferenza stampa a Pechino. Potenziato anche l’e-commerce con il sito Yihaodian.com che offre oggi ben 8 milioni di articoli.