Confcommercio compie 70 anni: come sono cambiati i consumi degli italiani

Un reparto ortofrutta di oggi (Unes) e Venditori ambulanti di cavolfiori espongono la merce su carretti, foto di Federico Patellani (Museo di Fotografia Contemporanea, Cinisello Balsamo)

Il 29 aprile ci sarà la manifestazione ufficiale per i 70 anni di Confcommercio.  Fondata nel 1945, su iniziativa di alcune libere Associazioni dei Commercianti provinciali del Centro-Sud e di categoria, la Confederazione del commercio e del turismo ha seguito l’evoluzione della società italiana in questi settant’anni. Ed è interessante la ricostruzione che fa del cambiamento dei consumi delle famiglie in questo arco di tempo, prendendo come punto di riferimento il 1938, due anni prima dell’entrata in guerra.

Alla fine della seconda guerra mondiale, in un contesto di sopravvivenza, i consumi delle famiglie italiane erano rivolti per circa l’80% a generi alimentari e bevande (negli anni prebellici erano intorno al 54%). Mediamente il prezzo del pane, calcolato con i valori attuali in euro, era pari a poco più di un euro al chilo, un litro di latte costava 1,03 euro, un chilo di pasta circa 2 euro, un chilo di carne bovina 13 euro.Schermata 2015-04-27 alle 10.42.35

Già nel 1955 i consumi si erano diversificati e la quota di consumo dei beni e servizi aveva raggiunto il 39%, mentre i generi alimentari scendevano al 50%. Questa tendenza negli ultimi 60 anni si è progressivamente accentuata.

Oggi, in una società post-industriale e fortemente terziarizzata, il consumo di beni e servizi non alimentari supera il 75%, mentre la spesa per i prodotti alimentari rappresenta meno del 20%.

Fermo restando la diversificazione nella qualità e nella varietà dei prodotti in commercio, attualmente un chilo di pane costa in media 2,80 euro, la pasta 1,60 euro al chilo, un litro di latte 1,55 euro, la carne bovina poco più di 16 euro. Per pasta, uova ed olio i prezzi sono in media più bassi che negli anni ’50.

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Anche il sistema distributivo è radicalmente cambiato. Nell’immediato dopoguerra gli esercizi commerciali totali al dettaglio non raggiungevano le 800mila unità, di cui circa 250 mila erano operatori in forma ambulante.

Migliorando nel corso degli anni ‘60 e ‘70 le condizioni di vita e di reddito dei cittadini, la rete degli esercizi si è ampliata sul territorio superando nel 1971 complessivamente 1 milione di unità. Oggi la rete si è assestata al di sotto dei 950 mila unità di cui otre 188mila ambulanti.

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Nel 1945 l’Italia era povera e, pur uscendo da un lungo e doloroso conflitto bellico, evidenziava un debito per abitante inferiore rispetto al reddito prodotto. Negli anni ’60 si registrava il “periodo d’oro”, con un Pil per abitante, calcolato con i valori attuali, che, sulla spinta del boom economico, superava i 9mila euro e un debito pubblico che per ogni italiano era di soli 2.300 euro: il Pil prodotto era 4 volte circa superiore al debito accumulato. A partire dagli anni ‘70 il divario tra Pil e debito pubblico si è iniziato ad assottigliare per invertirsi completamente dagli anni ‘90. Oggi a fronte di un Pil per abitante pari a circa 27 mila euro, ci sono oltre 35mila euro di debito per ogni italiano.

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